
Il volume, il cui titolo è tratto dalla Sequenza di Pentecoste, raccoglie brevi riflessioni sul dialogo con Dio. Sono "meditazioni", ci dice l'autore, "scaturite dalla frequentazione di amici che pur lontani nei secoli, riescono a leggere e decifrare il vissuto attuale, a portare a parola quello che non è ancora chiaro, conferendogli così forma". I testi sono arricchiti da citazioni di maestri della fede. L'auspicio del libretto, potenziale compagno di una sosta nella metro, sul bus o in coda per l'imbarco, è che il lettore nella fatica del lavoro quotidiano si lasci incontrare da Cristo ed in Lui trovare riposo.
Età di lettura: da 9 anni.
"I malati e i santi sono persone che Dio non lascia in pace", con questa breve citazione di P. Claudel si apre il libretto Nella malattia... alla scuola dei Santi, in cui p. Max Huot de Longchamp raccoglie le principali domande di tutti i sofferenti: "Perché proprio a me", "Cosa ho fatto io per meritarlo?", "Perché Dio mi lascia soffrire?". L'esperienza della sofferenza da sempre interroga l'uomo e impone domande radicali sul senso del vivere e del morire. L'autore affida ai Santi le risposte a questi interrogativi e, in forma colloquiale, intende supportare il malato nel processo di accettazione della malattia, attraverso cui egli è ricondotto alla verità di se stesso, fine ultimo del beneplacito divino. L'abbandono nelle braccia del Padre apre all'ammalato la via della serenità e la gioia di una pienezza ritrovata.
'La grandezza dell'Artefice si mostrerà certamente nella grandiosità del tessuto e del disegno in esso contenuto, ma anche nell'arte quotidiana di tessere la tela, perché Egli è perfetto in tutto. E allora la tesse quotidianamente in modo che tutto sia perfetto'.Sulla scia e con lo stesso stile de 'Il riposo nella fatica', il volume raccoglie brevi riflessioni sul dialogo con Dio, stavolta incentrate sull'amore, pienezza della vita cristiana, e invita il lettore a collaborare nella vita quotidiana all'opera del Creatore.'Non si tratta', dice l'autore, 'di mutare l'agenda della propria giornata, ma il modo di leggere l'universo che ci viene donato: accoglierlo come Dio ce lo consegna, cioè secondo la sua ottica'. L'auspicio del libretto, potenziale compagno di una sosta nella metro, sul bus o in coda per l'imbarco, è che il lettore nel rumore e nel rincorrersi delle azioni di ogni giorno possa ospitare nel proprio cuore lo Spirito d'Amore.
In un mondo di conflitti, competitivo sino all'esasperazione e alla violenza individuale, di gruppo o di sistema, diventata proposta normale per risolvere i problemi, dove non sembrano esserci più scusanti neppure per Dio di fronte al dilagare del male, riportare l'amore come lievito dell'uguaglianza e della dignità di ciascuno è un compito difficile ma urgente, pena la distruzione o l'alienazione. La Bibbia è uno scrigno straordinariamente attuale per aprirci alla comprensione dell'amore liberante che rende felici. L'amore che governa l'universo resta la chiave ultima per capire la libertà che ci permette di scegliere il bene o il male. La libertà permette anche di aprire un dialogo del tutto nuovo con Dio. Il libro che per gli ebrei, i cristiani, i musulmani, è sacro, viene rivisitato attraverso le lenti dell'attualità filosofica e del progresso tecnologico. Con un linguaggio giornalistico che facilita la lettura di temi impegnativi, ma aderenti al vissuto quotidiano, si scopre meglio un mondo come quello biblico che di solito si pensa lontanissimo dall'esperienza di gente comune e, invece, può essere un sale adatto a darle senso e sapore. Si scopre che, senza rinunciare alla propria singolarità, ogni persona è interlocutore di Dio, della creazione e di ciascun essere umano.
Madre Amata, in queste riflessioni tenute alle sue figlie, attingendo al Vangelo di Giovanni, ci offre non solo la sua intelligenza e il suo cuore in relazione al Mistero eucaristico, ma anche un riflesso della sua anima e della sua intimità con Gesù risorto, presente nell'Eucarestia.
«Nel tempo dell’ultima probazione [i gesuiti] insistano nella scuola del cuore, esercitandosi in quelle cose spirituali e corporali, che siano capaci di procurar loro una più grande umiltà e abnegazione d’ogni affetto sensibile e d’ogni volontà e giudizio proprio, ed una maggior conoscenza e amore di Dio nostro Signore. Così, dopo aver progredito essi stessi, potranno meglio aiutare gli altri a progredire, a gloria di Dio nostro Signore». (Ignazio di Loyola, Costituzioni della Compagnia di Gesù, [516]).
Questo libro raccoglie il diario di alcuni tratti di un’ultima probazione, particolare periodo della vita di un gesuita descritto da queste parole di Ignazio di Loyola. Il fondatore dei gesuiti ha la certezza incrollabile che la stessa Voce divina, che parla nella Bibbia, parla nel cuore e nella vita di ogni persona, pur nella ricchezza irripetibile dell’unicità di ogni uomo e di ogni cultura. A dispetto delle chiusure, paure ed egoismi spesso abilmente orchestrati da tanti chiacchiericci mercenari, questa testimonianza, fra le tante possibili, vuol raccontare quanto risponda a verità vissuta e possibile questa certezza di Ignazio, capace di lasciar risplendere anche nelle situazioni più impensate, quello splendore d’Infinito che sa rendere possibile e piena ogni vita insieme. Con la speranza di aiutare il lettore a fare anch’egli un cammino interiore.
Il presente volume riporta alla luce materiale documentario in parte inedito sull'interpretazione del testo sacro attuata dalle donne nel corso del XIX secolo. Cattoliche, protestanti, ebree ed ortodosse provenienti dall'Europa e dal Nord America, dunque da diversi contesti linguistici e religiosi, si rapportano al testo sacro con diversità di approcci, ma con la stessa passione e inventiva. Si va dall'assunzione di personaggi biblici, come modelli per impostare la propria vita, fino alla partecipazione alla nascente esegesi storico-critica.
Il Vangelo è un percorso di integrazione tra l'amore per i "poveri cristi" e per Cristo povero. La pienezza di carità si ha quando si respira con entrambi questi polmoni. È un cammino pertanto che abbraccia ogni povero. È un processo di integrazione tra fare del bene al povero e vedere nel povero innanzitutto un fratello, con uno sguardo sapiente su di lui senza restare lontani dal suo cerchio, amando Cristo che si è fatto povero e amando coloro che sono resi poveri dalla vita.
Sono passati cinquant'anni dalla morte di Thomas Merton. Il '68 gli fu fatale e le cause della sua morte per "un incidente" non sono mai state completamente chiarite. La sua esistenza terrena ebbe termine sul limitare di quell'anno che ha denominato un'epoca ed è ancora sinonimo se non di mutazione culturale, almeno di desiderio di svolta positiva nel cammino dell'umanità.
Thomas Merton è stato senz'altro uno tra i più importanti scrittori e pensatori cristiani del secolo scorso. Letterato, poeta, teologo, monaco trappista, giustifica la sua scelta monastica come ribellione a una prospettiva decadente e distruttiva: la cultura dell'Occidente. Arriva alla conclusione che il monaco è un outsider, un rivoluzionario, ma che a differenza dei rivoluzionari non si impegna nella trasformazione delle strutture bensì della coscienza umana.
L'impegno monastico risiede nell'amore per l'umanità irretita nella menzogna culturale. Aiutarla a liberarsi è la più bella e impegnativa dimostrazione di amore per Dio. In questo risiede il suo umanesimo cristiano, da contemplativo concreto quale è stato. Scrittore di parole alla ricerca di silenzio, ascetico e conservatore, radicale e ribelle, indipendente e obbediente, Thomas Merton narra in questo "romanzo" la sua continua e progressiva conversione, fino alla fine della sua vita, che si conclude in modo misterioso e surreale. La sua originale personalità incarna e mette in luce il carisma profetico che pare dissolversi nello strisciante conformismo che ci circonda. Nonostante la sua parabola terrena riguardi un'epoca ormai passata, Merton, con i suoi scritti, con la sua dinamica eredità umana e spirituale, rimane ancora oggi un profeta del nostro tempo. Un profeta scomodo.
Stadera: bilancia. È quanto Ignazio chiede a chi dà gli Esercizi spirituali «stando nel mezzo» (15esima Annotazione) e a chi accompagna in un percorso ordinario. La guida sta in mezzo, tra la creatura e il Creatore. Il taglio proposto in questo testo è secondo la pedagogia e la spiritualità di Sant'Ignazio di Loyola che, a distanza di 500 anni, la Compagnia di Gesù cerca di incarnare e di declinare in diversi apostolati nel tempo attuale. Uno di essi ha la sua fonte nel libretto degli Esercizi spirituali. Questo libro è pensato come ponte tra il testo scritto da Ignazio, che ovviamente costituisce il punto di riferimento ultimo ed ineliminabile, e le condizioni e le questioni che oggi una guida deve considerare se è chiamata ad accompagnare un gruppo o un singolo.