
Un invito a riscoprire la ricchezza del Vangelo e a farne tesoro per il cammino spirituale di tutto l'anno. Padre Livio commenta i brani delle cinquantadue domeniche dell'anno liturgico con il suo stile, corredato di preziosi riferimenti biblici ed esegetici. Uno scrigno da cui attingere indicazioni evangeliche per il vivere quotidiano, per le proprie scelte etiche e per quel progetto di salvezza che coinvolge non solo i credenti, ma tutti gli uomini di buona volontà.
Occorre ritrovare il gusto della meditazione quotidiana degli insegnamenti di Gesù.
Nel diluvio di messaggi, proposte e seduzioni del mondo, padre Livio esorta a non dimenticare che uno solo è il Maestro dal quale andare per avere parole di luce e di consolazione.
È urgente che ogni credente, proprio come Maria di Betania, si metta a sedere ai piedi di Gesù per ascoltare la sua Parola. Questa è la parte migliore, ed è anche la più urgente, perché il contatto diretto con il vangelo riaccende il fervore della fede, rinnova i cuori e getta una luce di speranza sulle strade insidiose della vita.
Dio ci attende con pazienza. E bisogna saper accettare i tempi di Dio proprio come Lui accetta le nostre lentezze, le nostre reticenze, le nostre paure sul cammino della conversione.
Da vero partigiano del Vangelo, don Gallo sa che le parole di Gesù sono sovversive, indomabili: soffocano nelle sagrestie e respirano sui marciapiedi. Da questa convinzione nasce l'idea di raccontare, a modo suo, alcune delle pagine più radicali e scandalose dei quattro Vangeli, porgendole con sapienza e leggerezza alla matita pungente, ironica e poetica di Vauro. I peccatori, le prostitute e i diseredati di queste schegge evangeliche sono i barboni, i trans, gli sbandati che da oltre quarant'anni don Gallo raccoglie dalla strada, quei "cani in chiesa", sfortunati ma prediletti dal Signore, che la società del perbenismo di facciata ha dimenticato idolatrando denaro e potere. Il Vangelo scomodo di un prete scomodo, ma anche una "buona novella" dei miti e degli umili, che sorprende e scuote, diverte e rincuora.
Nella notte del 6 aprile 2009 un terremoto di magnitudo 5.9 della scala Richter colpisce L'Aquila: il bilancio è di oltre 300 vittime, 1.600 feriti e miliardi di euro di danni. Pochi mesi dopo, il Santo Padre invia sul posto monsignor Giovanni D'Ercole, pastore assai apprezzato e volto noto al pubblico televisivo che lo segue da anni nella trasmissione "Sulla via di Damasco". Ma don Giovanni - così ama farsi chiamare - è anche e soprattutto uomo d'azione. E quando, a oltre un anno di distanza dal terremoto, coglie le lamentele della gente per le macerie non ancora rimosse, non ci pensa un attimo: rimboccatosi le maniche, imbraccia una pala e comincia a darsi da fare. Perché, spiega, proprio questo deve fare la Chiesa oggi: darsi da fare affinché, tra le problematiche della postmodernità, gli uomini possano sentire che la Chiesa è accanto a loro, ne incoraggia il cammino. Quello odierno è uno scenario inquietante, e il terremoto dell'Aquila ne è una metafora quanto mai efficace.
"Oggi d'amore si parla troppo. Una colossale ipocrisia ha deturpato il senso di questa parola nella dimensione privata delle relazioni e in quella pubblica delle istituzioni, della Chiesa e della comunicazione. Forse è arrivato il momento di non nominarla più, di lasciarla stare un po' in pace". Inizia così la sferzante riflessione di suor Giuliana Galli, una vita dedicata ad aiutare minori e madri in difficoltà, barboni e immigrati, persone sole e coppie in crisi. Protagonista per quasi trent'anni del mondo del volontariato torinese, oggi impegnata nel campo dell'etnopsichiatria, suor Giuliana denuncia l'urgenza di un "undicesimo comandamento" laico "Non nominare amore invano" per recuperare la radicalità di significato di una parola abusata e bistrattata. Poco abituata a far prediche, donna schietta, preferisce in questo percorso raccontare storie, invitare testimoni, rievocare immagini. Sono pagine delicate e profonde, ottimiste ed esigenti, in cerca di un nuovo umanesimo scandito intorno a sei passi precisi: coltivare l'interiorità, onorare l'esistenza, tessere il quotidiano, abbracciare l'umano, sentire la res publica, vivere il Mistero. "Perché amare è un lavoro 'a giornata' dice suor Giuliana - e la disperazione non arriva quando c'è la sofferenza fisica o la povertà materiale, ma quando a esse si aggiunge la solitudine, la mancanza di legami affettivi forti, autentici, carnali".
Attinge alle emozioni più profonde questa lettera appassionata, e il suo autore, fra i più grandi cineasti viventi, non nasconde che forse disturberà gerarchie e devoti benpensanti, ma nella sincera convinzione che il nostro Occidente e la nostra Italia - sempre più piccola e incapace di grandi slanci - abbiano bisogno di un supplemento d'anima. La Chiesa dell'ufficialità è sempre più lontana dagli uomini di questo tempo, il suo apparato ha esaltato la "liturgia del rito" dimenticando la "liturgia della vita", ha aperto sportelli bancari anziché combattere l'idolatria del superfluo, ha fatto di se stessa un dogma svilendo la sacra libertà della coscienza. Questa progressiva lontananza dall'umanità è coincisa con un allontanamento da quel falegname e rabbi di Nazareth che con la sua vita ha suggerito l'unica strada della gioia: spendere senza sconti il bene prezioso della propria esistenza. Nel rivolgersi alla Chiesa, Olmi chiama in causa anche altre "chiese", che con la loro supponenza si sono allontanate dalla realtà: le "chiese" dei potenti, delle lobbies, degli pseudo-intellettuali e di tutti coloro che vorrebbero condannarci a consumare in perpetuo per sostenere sistemi ed economie che hanno divorato il patrimonio di nostra madre Terra nell'illusione che le sue risorse fossero illimitate.
"Carissimo amico", comincia così la lunga riflessione di monsignor Vincenzo Paglia sulle grandi questioni del vivere e del credere. Lo stile semplice e colloquiale si fonda sulla convinzione che solo in una dinamica di relazione profonda e di speciale attenzione all'altro è possibile tentare quel dialogo fra fede e ragione, tra credenti e non credenti, indispensabile per affrontare i grandi punti interrogativi dell'esistenza e il disorientamento del tempo presente. Con l'amico che non crede si possono condividere le inquietudini insopprimibili dell'uomo di ogni tempo: esiste un Creatore? ...e se esiste non potrebbe avere la tenerezza di un Padre? C'è un disegno dietro ogni cosa o tutto è in balìa del caso? Religiosità e dubbio sono davvero incompatibili o possono incontrarsi sulla soglia del mistero? Come dare del Tu a Dio di fronte al male, alla sofferenza, alla solitudine? Si può credere nell'uomo e si può credere in Dio - sostiene Paglia in un percorso filosofico e teologico - ma entrambe le "fedi" sono necessarie nell'orizzonte di una comune ricerca di senso che restituisca verità e dignità al vivere di ogni persona in una dimensione d'amore che spalanca le porte dell'Oltre.
Per il fine esegeta Joseph Ratzinger la vicenda umana nel corso dei secoli è Tempo di Salvezza fin dalla creazione del mondo. Dalle origini dell'umanità, attraverso l'avventura del popolo ebraico, la matassa degli eventi buoni e cattivi della Storia ha visto intrecciarsi un filo provvidenziale, che le ha conferito senso, portando a compimento l'incarnazione del Figlio di Dio. Gesù di Nazareth - Alfa e Omega, Principio e Fine di tutte le cose - è la Provvidenza che prevale sul caos, è l'amore di Dio che sostiene l'umanità esortandola a non perdere mai la speranza. Questa raccolta di scritti mai pubblicati in Italia costituisce la sintesi di una riflessione nitida sulle luci e le ombre della modernità: sugli idoli e gli orrori del tempo presente, sul buio interiore di alcune fasi storiche, sull'evoluzione e involuzione delle civiltà, sul confronto sempre aperto fra fede e scienza, sulla scomparsa di quegli "uomini di Dio" che hanno sostenuto in passato la cristianità oggi immersa nella palude dell'indifferentismo religioso. La lunga meditazione è la summa di un percorso teologico e spirituale che ha sostenuto il magistero di Benedetto XVI, oggi papa emerito della Chiesa cattolica. Un percorso affascinante, in cui fedeli e laici sono invitati a diventare lievito buono nella pasta del mondo contemporaneo per riscattare il declino dell'umano che pare oggi inarrestabile.
Uno dei più illuminanti scritti del cardinal Martini sulla necessità di conoscersi e accettarsi. Non è facile capire ciò che vogliamo nel profondo. Aspiriamo a troppe cose diverse, talvolta anche opposte e contraddittorie fra loro. Siamo frammentati e il nostro desiderare assomiglia a un coro disarmonico più che a una voce solista. Nella vita di ogni individuo dev'esserci un momento per fermarsi, trovare una pausa di silenzio e riflettere su chi siamo e sul senso del nostro agire quotidiano nel mondo. Ritrovare se stessi come "esseri pensanti" è la via privilegiata della spiritualità, una via che ci salva dal non-senso e che può essere praticata da tutti, anche da coloro che non si riconoscono in nessun Dio e in nessun Assoluto.
A come Accoglienza, Ascolto, Attenzione... B come Battesimo, Beatitudini, Benedizione... C come Compassione, Comunicazione, Coraggio... Scandito sull'alfabeto dello Spirito, questo scrigno di parole martiniane offre oltre centocinquanta voci per riflettere sui desideri più profondi dell'animo umano. Una lettura da centellinare con parsimonia, lasciando che ogni vocabolo penetri nella mente e nel cuore a suggerire buone ispirazioni e valori preziosi per l'oggi. Il percorso ricco di sollecitazioni di questo dizionario aiuta il lettore a ripensare le proprie relazioni affettive e a scendere negli abissi misteriosi dell'amore di Dio. Un piccolo tesoro di sapienza a cui attingere ogni giorno per la meditazione personale.
Un profeta scomodo. Per nulla ortodosso. Che ha scassinato lucchetti, ha spalancato porte, e le ha lasciate aperte. Con, in fondo, un unico rammarico: "Di essere stato qualche volta troppo dolce con tutte le istituzioni, con tutti i poteri". Un 'rompiballe' del potere, il Don. Ma il potere non si rallegri perché, anche dopo il suo funerale, don Gallo vive. Come i profeti più veri, quelli che si sporcano le mani per le strade del mondo, Andrea parla ancora e fa vibrare i cuori di un desiderio possente di umanità, fede autentica e giustizia. Il cappello nero, il toscano in bocca e il colletto da prete sono i segni della sua doppia appartenenza, alla terra e al cielo. Don Gallo ama la stola sacerdotale quanto la bandiera arcobaleno, e prima ancora la sciarpa rossa, simbolo del suo impegno per l'uguaglianza e il rispetto della dignità umana. Prete e uomo in mezzo ai poveri, ai tossici, ai detenuti, alle prostitute dei vicoli, il Gallo, ché prima della dottrina viene la necessità del fare, del costruire qualcosa di utile presto e subito, perché così reclamano tante condizioni di disperazione, di ingiustizia, di miseria. Questo libro raccoglie un suo scritto inedito insieme alle vignette di Vauro e alle testimonianze di chi gli ha voluto bene.
Quando si cade nell’abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante – da vent’anni in prima linea con la comunità “Nuovi Orizzonti” per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere – ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società disumanizzata che ha smarrito la preziosità delle relazioni autentiche. Molti di loro sono riusciti a cambiare vita e a rinascere.In questo dialogo diretto e interlocutorio con il lettore – ricco di condivisioni personali – l’autrice invita a intraprendere un percorso di crescita interiore per vincere le proprie paure, le assuefazioni a droghe e sostanze, le tante forme nocive di dipendenza dal giudizio altrui, le sfide quotidiane che impone la crisi economica e culturale del nostro Paese e dell’intero Occidente.In ognuno di noi c’è un potenziale inespresso – ci confida Chiara – e la felicità dipende da come decidiamo di utilizzarlo per non fuggire di fronte a tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala.