
Cosa fare della nostra libertà? Come ricercarla, come nutrirla, come liberarla da ciò che la opprime? Questo libro è un percorso meditato e inaspettato, che attinge a piene mani dall'episodio evangelico di Maria Maddalena, donna liberata dalla possessione di sette demoni, e interroga il bisogno di libertà presente in ciascuno di noi. Attraverso riflessioni e semplici esercizi, capaci di interrogare l'esperienza quotidiana di ciascuno, l'autore aiuta a distinguere la libertà "malata" da quella "sana", arrivando a prevenire l'illusione di una libertà assoluta e la paura delle responsabilità che l'essere liberi porta con sé. Una sollecitazione preziosa, perché riappropriarsi della propria libertà significa prendere in mano, davvero, ciò che siamo nel profondo.
Ogni cosa intorno a noi richiede energia. Dobbiamo agire, scegliere, produrre, consumare, e non è una sorpresa se sempre più spesso ci scopriamo come svuotati, incapaci di far fronte alle mille esigenze che la vita propone. Questo libro vuole offrire una risposta meditata alla nostra inesauribile ricerca di energia, e lo fa in modo inaspettato, indirizzando la propria attenzione al tempo del riposo. Riguardo a questo gli insegnamenti di Gesù sono decisi, controcorrente, stimolanti. Ed è proprio dal riposo, dal Sabato, e dal significato che questo può assumere, che scopriremo la possibilità di offrire un senso profondo alla nostra attività, un significato che le donerà, come una fonte copiosa, nuova energia.
Quando le cose non vanno come dovrebbero, quando le trame della nostra vita paiono tessersi lontano da noi, il senso di impotenza può sopraffarci. È ciò che succede, sovente, nei momenti più difficili della nostra esistenza, perché il dolore diventa talmente grande da sembrarci insostenibile. Cosa fare, allora? Se la parola "rassegnazione" ha spesso descritto l'atteggiamento del cristiano - immaginato forse a capo chino, pronto ad accogliere passivamente fortune e sfortune -, più di recente si è preso a parlare di "resilienza", ossia della capacità di resistere e reagire alle avversità. Questo volumetto, partendo dal Libro di Giobbe e concludendo la sua trattazione al fianco di Gesù nell'Orto degli Ulivi, traccia una riflessione tra questi due apparenti opposti, costruendo una traccia che possa aiutare ogni lettore a riprendere in mano la propria vita.
Poche ricchezze sono preziose quanto la gratitudine. È grazie a lei se possiamo dare il giusto senso a un beneficio ricevuto e, insieme, restituire altrettanto per costruire un legame con il nostro prossimo. Non si tratta di una buona pratica che poggia su una norma sociale: la gratitudine è un sentimento che ci mette in gioco nel profondo, proprio perché si pratica quando non c'è obbligo di farlo. E quando riconosciamo la gratuità con cui l'altro ci è venuto incontro, in noi scaturisce il bisogno di fare altrettanto. O, almeno, così dovrebbe. La gratitudine è come un muscolo: va allenata perché dia il meglio di sé. In questo libro Natale Benazzi, con una riflessione incentrata sull'episodio evangelico dei dieci lebbrosi guariti da Gesù e con una serie di consigli ed esercizi, aiuta a intraprendere questa necessaria "palestra di gratitudine".
La capacità di ascoltare va preservata e accresciuta perché è fondamentale per la vita. L'ascolto di noi stessi è essenziale tanto quanto quello che riserviamo agli altri. Senza, siamo impermeabili a tutto, corpi inerti e insensibili, e possiamo fare del male non dando spazio né alla nostra voce interiore, né a chi, prossimo a noi, sente il bisogno di qualcuno che gli presti orecchio. Papa Francesco l'ha chiamata «sordità del cuore», ed è l'anticamera di ogni cattiva relazione. Ma c'è un altro pericolo. Se lo spirito si nutre dell'ascolto della Parola di Dio, la nostra sordità interiore è tra i peggiori rischi per la donna e per l'uomo di fede: per questo l'ascolto è indispensabile alla ricerca spirituale. Questo libro è una riflessione sull'ascoltare ispirata da Gesù e, in particolare, dagli episodi dei Vangeli in cui le sue parole e le sue azioni sanano chi ha perso la capacità di ascoltare.
La Bibbia racconta molte storie di ritorno alla vita, nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Accade talvolta che la morte sia reale, come per gli uomini e le donne resuscitati da Gesù, ma succede anche che la morte sia interiore, uno smarrimento di sé completo e apparentemente definitivo, un buio interiore che si può rischiarare solo guardando a Dio. «Se Cristo è davvero Vita, tornare a vivere significa tornare a farsi irradiare da Lui», spiega Natale Benazzi, che in questo libro compone un itinerario per riprendere o cominciare «a respirare di Lui, a camminare con Lui», un percorso che punta, con semplicità e decisione, a ritrovare la ragione profonda che ci rende credenti.
Recuperare la vista o, più spesso, iniziare a vedere sono temi ricorrenti nei testi evangelici. Sul loro valore spirituale non lascia dubbi il Vangelo di Giovanni, secondo cui Cristo «venne come testimone per dare testimonianza alla luce», e che specifica: «La luce vera, quella che illumina ogni uomo». Serrare gli occhi, essere ciechi, significa restare nelle tenebre, in un buio privo di senso, di direzione e di verità. Aprirli, al contrario, è mettersi in cammino, una scelta che comporta fatica ma aiuta a vedere le cose sotto un aspetto nuovo. In questo libro Natale Benazzi, seguendo passo dopo passo un episodio del quarto Vangelo, invita a rimettere in discussione la nostra "cecità spirituale", perché l'unico cieco davvero insanabile è colui che sceglie di non vedere.
Talvolta le nostre esistenze sembrano arrestarsi, chiudersi entro i propri confini, dare la sensazione che sia tutto come già scritto, già detto. Quando succede, spesso ci accomodiamo, ci adagiamo ed evitiamo con cura tutto ciò che potrebbe sconvolgere la nostra tranquillità. Altre volte proviamo noia, perché il tempo trascorre per noi come un soffio di vento leggero, non lascia nulla e non ci fa crescere. La tradizione ebraico-cristiana nasce da esistenze diverse, nomadi, in continuo movimento, e la Parola di Gesù invita i suoi a una vita in perenne ricerca, senza ripetitività, tesa alla realizzazione piena di ciò per cui siamo fatti. Questo libro, tra riflessioni ed esercizi, vuole essere un pungolo che, come per il paralitico dei Vangeli, ci invita ad alzarci e a rimetterci in cammino.
Perché esistono il dolore e la sofferenza? Paolo Curtaz riflette su uno dei grandi misteri della vita di ogni persona. La sofferenza, specie la sofferenza dell'innocente, è l'unica seria obiezione all'esistenza di un Dio buono e compassionevole e, da sempre, rappresenta un problema serio per chi accoglie il volto del Padre che Gesù ci ha svelato. Perché soffriamo? A cosa serve il dolore? Questo saggio riflette, con semplicità, sulla sofferenza, interrogando la Parola di Dio, senza voler dare una risposta esaustiva che la Bibbia stessa non offre. Paolo Curtaz, uno degli autori spirituali più apprezzati e originali di questi anni, porta in questo volume vicende personali e di altre persone segnate dal dolore, senza nessuna pretesa di dare risposte scontate, ma con il desiderio di seguire le poche tracce di luce che emergono dalla riflessione biblica e dall'esperienza di chi è passato attraverso la sofferenza riuscendo a scorgere una prospettiva di speranza.
Un lettura, profonda e spirituale, degli Atti degli Apostoli. Un libro frutto di decenni di studio, riflessione e meditazione che testimonia come la Parola sia sempre viva ed efficace e quanto sia importante avere una guida saggia in grado di aiutarci a leggerla, applicandola al nostro oggi. Pubblicata a un anno dalla scomparsa, La loro voce percorre la terra è l'ultimo dono di Madre Cànopi, un regalo a tutti coloro i quali sono disposti a mettersi in ascolto, perché - come amava ripetere: «Dobbiamo avere tanta fiducia e speranza, perché il Signore è sempre alla ricerca di tutti per incontrarli in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo; è lui che sceglie, elegge e salva».
Pensieri scelti d'autore che interpretano quel sentimento naturale, unico, inesauribile per la persona più cara al mondo: la mamma.
Un libretto che rivela ciò che ti fa essere veramente speciale, ben oltre l'apparire e l'avere. Una persona veramente speciale è qualcuno con cui condividere i tuoi crucci o che ti aiuta a gestire il dolore, che partecipa ai tuoi successi e che moltiplica la felicità dei traguardi raggiunti. Ma alla fine scopri che ti fanno sentire veramente speciale gli occhi di chi ti vuole bene.