
"Chi volesse indugiare brevemente in una ricerca di frequenze lessicali si accorgerebbe con facilità di quante volte ricorrano i due verbi "fare" (hacer) e "vedere" (ver) sui quali sembra imperniarsi l'intero sistema degli Esercizi: fare orazione, fare scelta, fare colloquio, fare tutto ciò che, secondo la via tracciata da Ignacio, colui che dà gli esercizi indica a colui che li riceve; e vedere, con gli occhi di un'immaginazione spinta ai limiti dello stravolgimento, tutto ciò che si esorta a vedere, a sentire, in una continua osmosi tra parole di preghiera, pensieri, consolazioni, desolazioni e finalmente proposte di immagini, sempre e comunque fortemente materializzate, localizzate, rese attingibili ai sensi. Un po' come il prodotto, non prevedibile e però scarsamente governabile, dell'immaginazione poetica o ispirazione, che nasce anch'esso (come l'"illuminazione" a cui puntano gli Esercizi) da un'ékstasis ossia, letteralmente, da una dislocazione, da uno spostamento della sensibilità, da una distrazione della coscienza soggettiva, da un suo non esserci alle cose usuali, da un suo dimenticarsi nel silenzio in cui una voce "altra" parlerà, in uno spazio non dissimile da quello dell'autentico pregare (e questo è, più che un chiedere, un darsi)." (Dalla Postfazione di Giovanni Giudici)
"Non è casuale che il primo e il più tipico rappresentante di questa universale coscienza religiosa della vita non sia stato un filosofo che svolgesse sistematicamente i concetti tradizionali, ma un'anima ardente di ingenua, violenta fede religiosa. Jacob Böhme non è giunto al pensiero per un'esigenza logica o sulla base di una problematicità teoretica del mondo. La sua filosofia non è che l'espressione dell'universalità, dell'indipendenza, del dominio assoluto dello spirito religioso che accese il suo cuore e travolse la sua vita. Il pio calzolaio di Görlitz trasse certo il materiale della sua visione del mondo in parte dai libri santi e dalla tradizione della teologia dogmatica, in parte dagli scritti teosofici e di filosofia naturale di Paracelso e di Valentin Weigel, ma il principio in cui il caos del suo sapere s'unificò in un significato preciso e profondo fu l'esperienza mistica interiore. E questa non rimase in lui fine a se stessa, né si concluse in una redenzione dell'anima individuale, ma fu fiamma di grazia da cui si accese in lui la luce della conoscenza divina, perché si svelasse agli uomini la visione religiosa del mondo nella sua assoluta universalità." (Dallo scritto di Antonio Banfi)
La misericordia è uno dei cardini della teologia cristiana ed intorno ad essa si sono accese molte discussioni, alcune per enfatizzarne il rilievo, altre per deprimerne la centralità privilegiando altri motivi come quello della grazia divina e della iustitia sola fide. Nel Rinascimento la misericordia fu uno dei punti centrali del dibattito teologico ed antropologico, anche sullo sfondo di una ripresa di temi legati ad Origene, uno dei più grandi padri della Chiesa. Questo testo di Erasmo rappresenta per molti aspetti un momento decisivo della riflessione su questo concetto tanto complesso quanto affascinante. Nei nostri tempi la discussione intorno alla misericordia si è nuovamente accesa anzitutto per iniziativa di papa Bergoglio, che ne ha fatto uno dei centri della sua missione aprendosi per questa via anche a nuovi orizzonti con le altre confessioni, cristiane e non cristiane. Stampando un’agile traduzione del testo le Edizioni della Normale intendono riproporre un’opera che, oltre ad essere un capolavoro teologico, è di straordinaria attualità.
La fortuna di questo volume, che ha avuto tre edizioni, sotto il titolo di Appunti per una scuola di preghiera, viene presentato ora con un nuovo titolo e con un importante contributo del card. C. M. Martini sulla preghiera di intercessione. Il libro presenta le varie forme di preghiera cristiana ed è utile per un approfondimento personale e di gruppo.
Uno dei frutti più belli che lo Spirito ha suscitato nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II è la riscoperta della Parola di Dio. Oggi sono sempre più numerosi i cristiani che desiderano accostarsi a questa "sorgente d'acqua viva". Il volume contiene tre contributi essenziali per capire la "lectio divina": la Lettera sulla vita contemplativa di Guigo II certosino, testo divenuto classico nella tradizione; una ricca bibliografia la quale, senza pretendere di essere completa, dà però una panoramica su quanto di valido è stato scritto intorno a questo argomento; uno studio che presenta una sintesi dei vari studi sul tema e riflette sul come si possa attuare oggi.
Evagrio Pontico (345 ca.- 399) è un padre spirituale e di questo occorre tenerne conto. Della copiosa dottrina di Evagrio il volume presenta un aspetto spirituale che sembra tuttora attuale: la presentazione dell'accidia. Di questo vizio altri ne hanno parlato, ma una specifica "teoria" dell'accidia si trova però solo in Evagrio stesso e dopo di lui tutti, più o meno abilmente, ne fanno la parafrasi. L'intento dell'autore non è di tracciare una descrizione storica esauriente del fenomeno "Akèdia", ma di rendere nota una dottrina spirituale molto precisa che può ancora essere utile all'uomo moderno. In questo saggio l'attenzione è rivolta ai soli scritti di Evagrio. Tanto più che lui non ci dà mai un sapere puramente libresco, da erudito, ma attinge sempre al proprio vissuto, e anche l'accidia, come egli ammette, fa parte della sua esperienza personale.
La Russia degli starcy rivive in questo volume che ci introduce nella conoscenza del santo monaco Amvrosij Grenkov la cui vita, trascorsa nel monastero di Optina Pustin’, ci fa conoscere il mondo spirituale del suo monachesimo.
Il volume ha peso e formato serioso e grande; quasi possa essere destinato appunto a servizio di testo di preghiera liturgica. I suoi 50 salmi sono infatti meditazione e poesia insieme; come del resto lo sono molti salmi biblici e liturgici. Non una sfida al Salterio biblico, ma una sua esemplare continuazione. Lirismo accentuato; ma anche adesione intensa alla storia. Meditazione ma insieme adorazione, glorificazione di Dio, invocazione. Addirittura, queste, paiono risultare quasi intrise dentro le stesse mura dell'abbazia; a rendere totalmente comunitario e infinito il cantico orante, ed anche in dimensioni di ampiezza cosmica. Come a dire che non basta pregare; bisogna "diventare preghiera".
Nel IV secolo, il retore Procopio di Gaza (465-530 ca.) diede inizio a un genere nuovo di letteratura patristica che chiamiamo oggi catene. Se gli interi codici contenenti i testi dei più noti Padri e scrittori ecclesiastici non erano a portata di tutti, anche per motivi economici, era tuttavia possibile offrire i testi scritturistici corredandoli di un commento antologico formato da piccoli o lunghi estratti di commenti di diversi Padri, copiati dai redattori in modo ordinato accanto o sotto a ciascun versetto biblico. Ne risultò un genere nuovo di esegesi, un genere "corale", dove la voce di grandi autori offriva una valida interpretazione per ogni versetto dei singoli libri della Scrittura. La "Catena palestinese", è un testo di primaria importanza perché raccoglie estratti di quanto resta degli antichi commenti sui salmi, in massima parte andati perduti.
Il volume è un'antologia tardobizantina di detti e novelle edificanti. Compilato in ambiente monastico, con lo scopo di edificare religiosi e religiose e, più in generale, per l'utilità di ogni buon cristiano, ciò che distingue il Neon Miterikon è il suo contenuto "femminile" perché sono donne, prevalentemente, le protagoniste o le comprimarie degli ottantadue brani che lo compongono. Esse offrono all'ammirazione del lettore parole ed azioni virtuose; ma non meno significative sono le vicende che provano la fede di spose e madri di famiglia interpreti di un'umanità contraddittoria e, perciò, paradigmatica. Il presente volume offre la versione italiana, preceduta da uno studio che ripercorre le fasi di evoluzione del primo monachesimo bizantino e traccia alcuni aspetti salienti della spiritualità e dell'ascetismo cristiano orientale dei primi secoli.
San Pier Damiani è arrivato a comprendere in profondità la bellezza della vita solitaria, e se ne è talmente innamorato che vorrebbe, proprio come Romualdo di Ravenna, "trasformare il mondo cristiano in eremo", e vedere coloro che vanno alla ricerca di Dio, già conquistati alla vita angelica nei monasteri, andare fino in fondo alla loro speranza.
Questo spiega come mai Pier Damiani abbia scritto molto in lode alla vita solitaria, e l'abbia fatto mirabilmente, con grande competenza e con quella intelligenza del cuore che vede al di là delle forme e che indovina la presenza dello Spirito Santo.
Il volumetto qui presentato contiene brevi riflessioni suscitate nell'Autrice dalla visione della cripta dell'abbazia di Marienberg. Qui gli affreschi medievali durante la liturgia che i monaci vi celebrano riprendono tutto il loro autentico significato, che nelle sue dimensioni più profonde sfugge ad un'analisi puramente storico-artistica per divenire una glorificazione di Dio e rispecchiare l'armonia nascosta della storia della salvezza. L'autrice ci fa scoprire tutta una rete di simbolismi nei suoi particolari soprattutto a partire dalle opere di Ildegarde di Bingen e da altri testi contemporanei. Tuttavia il significato degli affreschi è semplice: essi esprimono il mistero della Salvezza in cui Dio, all'interno del suo disegno di amore chiama gli uomini alla familiarità con lui, a divenire compagni degli angeli "pronti alla voce della sua Parola" (Sal 102,20).