
«Già alte si levano la croce e le braccia inchiodate; a testa china dalla bocca s’aprono bave e lamenti; il corpo è serrato, stretto alla vita da un filo di ferro lungo, tirato da una parte e dall’altra dalle mani burine dei soldati romani. Vibra il sogno del Cristo: le carezze del padre falegname, l’incandescente agonia, l’angoscia dell’abbandono. Modellerò legni lucidi, tendini di cera, l’incupire degli incavi e dei nodi; mescolerò i “compiti” (la disponibilità ad accettare qualche loro desiderio) alla mia fatica e alla salute dei miei umori più bassi, che poi sono l’autonomia della mia arte.»
«“Fuori di senno”: così l’aveva giudicato la maggior parte. Dopo di che l’avevano condotto all’ospizio. Da quando, per bocca di sua figlia, un angelo gli aveva fatto sapere: “La vita non ha senso”, ha un centro, l’occhio con cui guardava se stesso, gli altri, le cose e il mondo era cambiato. Era dunque del tutto naturale e logico che lo considerassero “fuori di senno”.
Ma quello che non avrebbe mai potuto immaginare era la felicità che doveva sperimentare a partire dal momento della sua esclusione sociale. [...] Questa felicità era quella di una liberazione, poi di una libertà senza paragoni o, se bisogna paragonarla, di una libertà alla radice dello spirito.»
«Siamo tutti persone in viaggio. E questo viaggio è la vita. Attraversiamo, uno dopo l’altro, paesi in cui le prospettive e le avventure non si confrontano tra loro, e in cui cambia persino la percezione che abbiamo degli esseri, delle cose, del tempo e dello spazio. Una rivelazione attende chi avanza con il cuore e gli occhi aperti – senza precipitazione e, se gli è possibile, senza rimpianti. Lungo il cammino, dopo essersi visto spogliato di quanto aveva posseduto in passato, eccolo presto, con sua grande sorpresa, ricolmo di altri beni di cui prima non immaginava né l’esistenza né il costo. Impara – e la sua riconoscenza allora non ha limiti – che nulla gli viene tolto nel corso dell’esistenza, senza che non gli venga donata come contropartita un’altra cosa di corrispondente preziosità.»
Il modo di riconciliarsi con il mondo è di separarsene. E l'amore è l'invincibile solo nella misura in cui è totalmente impotente davanti a ciò che lo distrugge.
L'attenzione ai segni illuminanti della liturgia, il richiamo costante alla qualità del vivere e all'essenzialità dei linguaggi di relazione, la fedele volontà d'ascesa verso la conoscenza e la trasfigurante visione, le forme sempre più pure di dire la somiglianza, di riflettere l'immagine divina archetipica, l'affascinata e stupita apertura verso il sapere universale, le culture, le differenti esperienze d'incontro con il mistero dell'esistenza divina, immanente e trascendente, lo stato orante coltivato come atteggiamento globale e continuo, "così misurato, così silenzioso", sono i tratti del fortissimum genus di monaco, di cui padre Giovanni ci ha lasciato stimolante e insieme dolcissima nostalgia: "Era essenziale come i radi casolari e i geometrici vigneti del paesaggio dove si era ritirato a vivere. Nascosto e solitario; austero e aristocratico come il suo eremo" scrive di lui David M. Turoldo.
Dopo il femminismo, movimento sociale di cui la de Souzenelle sottolinea e la necessità storica e i limiti, e dopo lo sfruttamento pubblicitario della femminilità, è giunto il tempo per l'umanità uomini e donne uniti in una medesima ricerca dell'umano di riscoprire il senso del "femminile". La Bibbia contiene, secondo la de Souzenelle, la chiave che può aprirci la porta su questa dimensione essenziale, trascurata dalla nostra società. Partendo dal testo ebraico, fonte ispirativa cui Annick ci ha ormai abituati con i suoi precedenti libri, ci parla della nostra esistenza e della nostra vocazione attraverso la storia e il significato delle figure matriarcali e femminili bibliche o anche di personaggi maschili con "valenza" femminile, per arrivare ad esporre la prospettiva cristiana ortodossa che afferma la mistica sponsalità della chiesa o dell.anima nella relazione con Dio.
Il corpo ha un linguaggio proprio, attraverso il quale esprime la gioia e la sofferenza; ma è anche linguaggio in sé, un "libro di carne". Imparare a leggere il corpo vuol dire prestare attenzione alla sua struttura, saper decifrare le forme del labirinto anatomico. Significa anche riascoltare quanto raccontano i grandi miti dell'umanità intorno alla natura e alla sottile funzione di ogni organo. Implica, infine, la riscoperta dell'"albero" dei qabbalisti: se l'uomo è «creato a immagine di Dio», la figura del suo corpo dev'essere letta come riflesso terrestre di quell'"albero di vita" di cui parla la tradizione della Qabbalah.
I testi sulla pace che presentiamo sono ricavati da scritti ancora dattilografati da Luigi Sartori, e solo alcuni sono stati inseriti in pubblicazione ormai introvabili. Per l'attualità delle loro tematiche essi costituiscono un'occasione per riflettere e dimostrare come la storia per il cristiano è il "luogo" in cui riconoscere i segni dei tempi e le devianze ecclesiali dalla fedeltà a Cristo e al vangelo.
«Il nostro libro vorrebbe costituire un aiuto ai cristiani per un ritorno interiore alle origini, per renderli ancora più attenti alla chiamata dello Spirito, che, dal profondo della loro anima, li invita alla "preghiera nella verità", alla "preghiera incessante", secondo le parole stesse di Gesù nel Vangelo.» Pensato sulle rive del Gange, in intimo contatto con l'esperienza spirituale upanis.adica e con la tradizione mistica della chiesa, ci auguriamo che il libro continui ad essere un compagno di strada sul cammino che conduce all'Horeb dove Dio lo attende. «Possa essere d'aiuto a trovare la via dell'interiorità e a guidare le anime "fino al centro del cuore", là dove, risvegliandosi a sé, l'uomo si risveglia a Dio.»
Dio si manifesta nell'uomo, in ogni cosa e tempo, in tutta la creazione con la sua costante rivelazione, costituendosi in lui come coscienza profonda, "silenzio" di verità, cui egli è chiamato a "risvegliarsi"; come solitudine identificante, non allontanamento dagli altri o alienazione, ma superamento salutare dell'io. Nel cuore del "saggio" o del "santo" questo processo conferisce maturità di vita e prende forma compiuta attraverso le vie dell'orazione incessante, della meditazione, della lectio divina, delle tecniche ascetiche conducenti alla quiete del cuore, al "riposo sabatico". Il libro può essere di grande utilità a chiunque sia in sincera ricerca di sé e dell'Assoluto, magari per strade non convenzionali o comunque personali, ma con severità di metodo e senza fughe dalla realtà: una "compagnia" straordinaria sul cammino che conduce "al centro del cuore".
Henri Le Saux, monaco benedettino francese, lasciò l’Europa per l’India nel 1948, per unirsi a Jules Monchanin nell’āśram di Śāntivanam nel Tamil Nadu. Qui egli “scopre” l’advaita attraverso la meditazione delle Upanisad e grazie all’incontro con due grandi maestri: Śrī Rāmana Mahārsi e Śrī Gñānānanda. Vive perciò, nella profondità della sua coscienza, l’esperienza, spesso dolorosa e angosciante, dell’incontro tra le due tradizioni culturali e spirituali d’occidente e d’oriente. Muore a Indore nel 1973.
Sono pagine che offrono riflessioni aperte, stimoli a ulteriori approfondimenti, specie personali, secondo quell'attività della mente umana che è processo infinito di creazione e ricreazione della conoscenza di sé e del mondo, nella ricerca di una mai raggiunta integrazione di razionalità ed emozioni.
I saggi qui raccolti sono stati pubblicati sui Quaderni di ricerca spirituale Servitium nel corso di anni, e perciò con ritmo lento e discontinuo. Ciò nonostante, riletti insieme, danno vita a un piccolo corpus coerente: li lega, come intelaiatura di fondo, il pensiero psicoanalitico, che ne costituisce lo specifico e la ragion d'essere. I titoli pertanto si rifanno agli argomenti ai quali è dedicato il quaderno monografico di Servitium, leggendoli e interpretandoli dal punto di vista psicoanalitico.
Autore
Forti Paola è laureata in filosofia all'Università degli studi di Milano e diplomata alla Scuola di assistenti sociali Unsas di Milano. Ha svolto la professione di insegnante presso scuole medie statali e la professione privata di psicoterapeuta. La sua formazione clinica è avvenuta presso la Scuola di psicoterapia psicoanalitica di Milano, sotto la guida del professor Gaetano Benedetti e del professor Johannes Cremerius.
Nella presente raccolta di conferenze la Singer ci rivela il suo profondo pensare circa la misteriosa realtà della vita: «È il fallimento a darci forma» esclama. «Il successo fa parte del sistema: ci culla, ci fascia, ci gratifica, ci lascia dove siamo. Solo il fallimento ci apre il varco e strappa il velo...». Al di là della disperazione, tutte le imperfezioni dell'esistenza nascondono una potenza rivelante: ci stimolano al grande balzo verso un sovvertimento d'amore e ci conducono sulla soglia di una insospettata liberazione. Un "buon uso delle crisi" può essere apertura di orizzonti nuovi.