
Rod Dreher cominciò a parlare di Opzione Benedetto dieci anni fa, dalle colonne dei giornali conservatori americani. Quando gli chiesero di raccogliere le proprie ipotesi in un libro, Dreher scrisse questo testo che è diventato un vero e proprio manifesto sia del conservatorismo, sia delle prospettive future per il cristianesimo. La tesi di fondo è semplice: in un mondo come il nostro, molto simile a quello che vide la fine dell'Impero Romano con l'arrivo dei barbari, è necessario fare come Benedetto da Norcia, separarsi dall'Impero per poter ritrovare le proprie origini, radici e identità, così da poter essere in prospettiva "sale della terra- non insipido. Tacciato di favorire un ghetto cristiano, il libro di Dreher è molto più ricco, e non mancherà di creare dibattito anche in Italia, dove prima ancora di essere pubblicato è stato recensito e commentato. «Leggete questo libro e imparate dalle persone che vi incontrerete, e lasciatevi ispirare dalla testimonianza delle vite dei monaci. Lasciate che vi parlino tutti al cuore e alla mente, poi attivatevi localmente per rafforzare voi stessi, la vostra famiglia, la vostra Chiesa, la vostra scuola e la vostra comunità» (Rod Dreher).
Cura è la parola del nostro tempo più richiesta e più dimenticata. La solitudine sembra essere la compagna più diff usa nella vita dei nostri contemporanei, che vorrebbero essere accompagnati nella vita da persone che si caricano sulle spalle le loro crisi e le loro incertezze. Purtroppo questo non sempre avviene in una comunità dove la vita assieme sembra sempre più faticosa. Cura è parola chiave anche in medicina, perché deve accompagnare la tecnica, che da sola spesso non raggiunge adeguati obiettivi di salute. La postmodernità ha costruito una società complessa che sembra non tener conto della relazione di cura. Ora l'umanità è arrivata a un bivio: deve comprendere se è in grado di salvarsi dall'autodistruzione provocata da egoismi, violenze, danni all'ambiente, guerre... Se però la cura diviene un atteggiamento diff uso può svolgere una funzione di salvezza, purché ci si impegni su vari piani per defi nire praticamente e teoricamente compiti e scopi di relazioni effi caci.
«L'arcobaleno è un poveraccio. Ha solo sette colori. Il cuore umano ne ha molti più». Così esordisce don Diego in questo suo nuovo libro che conduce il lettore all'interno del mondo delle emozioni: oggi tema così fortemente attuale. Emozioni (antiche e nuove, di moda e fuori moda), ma non solo: anche sensazioni, intuizioni... positive e negative, che ci appartengono, che ci interpellano, che sono nostre ma che spesso non sappiamo "coordinare" con l'esistenza. Emozioni che ci smuovono, ci conducono allo stupore, ma che ci confondono... Come considerare questo tratto fondamentale delle nostre vite? Don Diego propone una sorta di manuale per camminare in maniera "orientata" (un "manuale di orientamento", dunque, una vera e propria "mappa") all'interno dei nostri sentimenti quotidiani: con una traccia evangelica, naturalmente, che è l'unica vera bussola che è stata data a noi per non disperderci nei tempi difficili.
In uno scambio amichevole con un gruppo di giovani, papa Francesco ha risposto alla domanda di uno di loro sul coraggio e le paure nelle scelte della vita, invitandolo a saper rischiare, perché, ha affermato: «Chi non rischia non cammina». Ecco da dove nasce il titolo del presente volume, indirizzato alle guide spirituali e ai formatori che accompagnano i giovani nella loro maturazione umana e cristiana. Sostenere i giovani nell'itinerario di crescita della fede è un ministero di aiuto che richiede un'indispensabile attenzione alla dinamica del discernimento vocazionale, tema che verrà trattato dalla Chiesa nel prossimo Sinodo sui giovani. Aiutare a discernere la peculiare vocazione di ogni persona è il compito della guida spirituale, il motivo (a volte non evidente) per cui un giovane chiede aiuto e, non da ultimo, lo scopo di questo contributo, del quale l'autore offre una serie di riflessioni sul tema della vocazione, della scelta dello stato di vita, della direzione spirituale e del discernimento vocazionale.
Affrontare la vita è una s da; affrontare il Vangelo altrettanto: la vita e il Vangelo sono cammini paralleli per chiunque sia in cerca di senso e oggi ce n’è molto bisogno. Ecco allora che un sacerdote (don Sergio Massironi) e uno psichiatra (Sergio Astori) propongono un cammino “senza sconti” per poter diventare donne e uomini adulti e cristiani in un tempo di s de.
L’assunto da cui prende il via il testo è: la parte migliore
di noi stessi può rimanere a lungo addormentata anche in
un mondo stimolante e competitivo. Eppure la miriade d’immagini e notizie che ci investe non spegne il presentimento che qualcosa di veramente nuovo debba avvenire.
Il libro è un mosaico di storie in cui l’ovvietà è finalmente sovvertita, con l’effetto di un risveglio, di una liberazione. Gente di ogni età toccata da incontri che non lasciano nulla come prima: un istante d’attenzione, la potenza d’una parola, l’imprevisto che pare da sempre fissato. Da queste storie nasce ogni volta una riflessione.
Tutti siamo inquieti: fin dalla nascita che ci espone a un mondo completamente nuovo, duro, che non ci siamo scelti. Cosa possiamo fare? Molti lottano contro questo mondo, ma si scontrano con la durissima legge della realtà. Ogni parziale vittoria ci pone di nuovo di fronte al tema: chi ci libererà dalla nostra irrequietezza? Marion Muller-Colard propone un cammino dentro le nostre irrequietezze quotidiane, per svelarne l’unica possibile risposta: dobbiamo accettare quel che siamo e permettere che l’inquietudine che rischia di minarci la vita diventi, invece, la nostra chance di libertà e di realizzazione perché “la miglior pianta del nostro giardino è quella che non abbiamo seminato noi”.
In questo volume – il secondo nel piano di pubblicazione dell’opera omnia di Balducci – sono raccolte una serie di conferenze inedite sul tema della Chiesa locale indagata a partire dalle grandi tematiche conciliari: su tutte, la Chiesa come comunione e comunità, in cui i battezzati che partecipano del sacerdozio comune operano per la conoscenza di Dio e la carità vicendevole e verso i poveri. Si tratta di argomenti caldi che appartengono oggi alla ri essione di papa Francesco e sono qui anticipati.
Il "complesso di Telemaco", figlio che attende il padre Ulisse per poter ritrovare anche se stesso e il proprio ruolo nel mondo - secondo la lettura che del mito ha offerto Massimo Recalcati opponendola al "complesso di Edipo", figlio che, invece, uccide il padre - è l'immagine con la quale questo libro si apre, per introdurci a riflessioni decisive e necessarie per la nostra cultura odierna, a questi anni complessi, dai quali le figure di paternità e figliolanza sono uscite "con le ossa rotte". Alla suggestione offerta dall'Odissea, don Luigi Maria Epicoco fa seguire la rilettura di alcuni personaggi biblici (veri prototipi dei padri e figli che anche noi siamo), di alcune relazioni paterne/filiali, offrendo al lettore un percorso inedito e sorprendente, in vista di una reinterpretazione della questione giovanile come opportunità e non più e solo come problematicità. Gesù è, in questa riflessione, l'immagine più significativa di una giovinezza che funziona e in cui definitivamente l'opportunità di essere figlio si realizza nel compimento liberamente "scelto" e non subito della relazione con il Padre. Nel tempo in cui la Chiesa si raduna in Sinodo proprio attorno alla tematica dei giovani, il testo ne delinea un'antropologia positiva, liberata e liberante: quella di cui troppo a lungo abbiamo patito l'assenza.
Insicurezza, paura degli altri, mancanza di coraggio e senso di impotenza di fronte ai propri limiti e alle realtà negative del mondo sono atteggiamenti diffusi tra gli uomini e le donne del nostro tempo. Più questi atteggiamenti crescono e agitano la nostra interiorità, più si ricerca un forte senso di autostima, di fiducia in se stessi e nel mistero della vita, al di là delle ombre che sempre ci accompagnano. Anselm Grün, religioso ed esperto pastore d'anime, coniugando il piano psicologico con quello evangelico ed evitando ogni spiritual bypassing (scavalcamento della realtà), indica con maestria le vie per recuperare consapevolezza e sicurezza in se stessi, guidando il lettore a «sperimentare che sopra di lui il cielo si apre e l'ampiezza di Dio squarcia la sua ristrettezza».
Il libro parla del dolore.
Non per offrire una soluzione o una via di fuga: al discepolo la sofferenza non è evitata.
E nemmeno la Bibbia offre una soluzione univoca e condivisa.
Dobbiamo arrenderci all’evidenza: la sofferenza è un mistero che ci sfugge, nella sua complessità.
Eppure possiamo provare a riflettere, a mettere in gioco la conoscenza e la dignità, l’intelligenza e il ragionamento, perché così vuole il nostro Dio.
Nonostante tutto, Dio è buono.
Nonostante tutto, possiamo amare.
Nonostante tutto, la vita è straordinaria.
Perché esistono il dolore e la sofferenza? Paolo Curtaz riflette su uno dei grandi misteri della vita di ogni persona.
La sofferenza, specie la sofferenza dell'innocente, è l'unica seria obiezione all'esistenza di un Dio buono e compassionevole e, da sempre, rappresenta un problema serio per chi accoglie il volto del Padre che Gesù ci ha svelato. Perché soffriamo? A cosa serve il dolore? Questo saggio riflette, con semplicità , sulla sofferenza, interrogando la Parola di Dio, senza voler dare una risposta esaustiva che la Bibbia stessa non offre. Paolo Curtaz, uno degli autori spirituali più apprezzati e originali di questi anni, porta in questo volume intenso e profondo vicende personali e di altre persone segnate dal dolore, senza nessuna pretesa di dare risposte scontate, ma con il desiderio di seguire le poche tracce di luce che emergono dalla riflessione biblica e dall'esperienza di chi è passato attraverso la sofferenza riuscendo a scorgere una prospettiva di speranza.
Gandhi ebbe molti rapporti con il mondo cristiano; visitò
il Vaticano, incontrò la tradizione europea, ma soprattutto lesse il Vangelo e ne rimase affascinato.
Questo libro raccoglie le pagine più signi cative scritte dal Mahatma su Dio e, in particolare, sul Dio cristiano. Si tratta di testi dall’indubbio valore spirituale che raccontano del fascino che il cristianesimo esercitò su di lui, delle dif coltà ad accogliere ed elaborare alcune tematiche, delle critiche ad alcuni aspetti mondani della Chiesa ma anche della profonda fraternità che visse con il Fondatore del cristianesimo. Gandhi è ancora oggi una voce provocatoria in grado di mettere a nudo alcuni aspetti poco coerenti del nostro vivere la fede e obbligarci a ri ettere sull’essenziale.