
Brevi meditazioni da compiere soli o in compagnia che il cardinale Angelo Comastri offre al lettore, un piccolo diario dell’anima per accompagnare il tempo quaresimale e avvicinarsi al mistero della Pasqua.
Le parole di Comastri sono – come sempre – semplici, immediate e allo stesso tempo capaci di una grande profondità.
Testo letterario dall’architettura elegante e cesellata, la Meghillath Ekhah (il rotolo delle Lamentazioni) si rivela un alfabeto della disperazione, una sillabazione dello strazio, un ululato che modula ciò che altrimenti risulterebbe inarticolabile. Per l’ebraismo, questa meghillah rinvia alla distruzione del Santuario di Gerusalemme e al doloroso esilio di Israele, perdurato per numerosi secoli. Per il cristianesimo, si tratta di rinvii simbolici, evocativi e prolettici, afferenti alla missione di Gesù di Nazaret. Nei secoli, purtroppo, queste pagine veicolarono anche, da parte cristiana, insegnamenti e comportamenti antiebraici. L’ebraismo contemporaneo, in generale, non ha fatto ricorso alle Lamentazioni per rileggere la tragedia della Shoah. A differenza di quanto narra il libro biblico in relazione a Israele, nessuna Chiesa cristiana ha sperimentato sulla propria pelle, a livello di popolo e di singoli individui, la conquista e la razzia, lo stupro, l’esilio, la diffamazione e il dileggio, l’annientamento e il genocidio, se non quelle armena e assira. In questo volumetto tre voci diverse ma con
cordi (una cristiana cattolica romana, una ebraica e una cristiana armena) riascoltano un urlo mai sopito.
Piccola ONU di Trastevere? Formula italiana di risoluzione dei conflitti? Diplomazia parallela? Sono svariate le definizioni della Comunità di Sant’Egidio per le sue attività pacificatrici internazionali.
Premio Balzan per la Pace e Premio Unesco per la Pace, in prima linea in molte aree calde del pianeta: qui c’è la storia di come la Comunità di Sant’Egidio sia diventata un soggetto decisivo nella soluzione di guerre civili e conflitti internazionali.
Il libro presenta un’analisi delle principali iniziative di pace di Sant’Egidio. Dal Mozambico all’Algeria, dal Guatemala al Burundi, dall’Albania al Kosovo, dalla Liberia alla Costa d’Avorio, dal Centrafrica al Togo, dalla Guinea Conakry al Niger, fino all’impegno – non meno pacificatore – per sconfiggere l’AIDS in Africa e per eliminare la pena di morte nel mondo, scorrono pagine di storia con un messaggio comune: la pace è sempre possibile e tutti, davvero tutti, possono contribuirvi.
Amore, carità, misericordia, tenerezza... i nomi della prossimità di Dio verso di noi e quelli della nostra prossimità vicendevole sono infiniti, poiché infinite sono le sfumature della passione che ci accomuna nell'incontro con l'Altro e con gli altri. In Papa Francesco, questi nomi sono tutti riscontrabili e ricorrenti, quasi come un refrain della sua predicazione. Come altre parole-chiave del suo pontificato (perdono, gioia, cammino, vita...), anche queste rimangono fondamentali per incontrarne la profonda spiritualità, radicata nel Vangelo e nella tradizione della Chiesa.
La fedeltà, la fede, la fiducia rimandano innanzitutto a Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa. Non a caso questo libretto si apre con pagine in cui papa Francesco celebra l'icona mariana come vero e proprio contraltare della società moderna, in cui la fiducia in Dio sembra piuttosto scomparire sempre più, nascosta sotto i luccichii effimeri del potere, del denaro, dello sfruttamento dei deboli. Maria rovescia questa prospettiva poiché parte dall'accoglienza semplice di una richiesta che è, invece, enorme, quella di essere donna che accoglie Dio nel proprio grembo. Nella predicazione del pontefice, il tema della fedeltà alla chiamata trova molti riferimenti e punti di riflessione: su tutti, spiccano due figure del credere, quella di Pietro e quella di Abramo; due uomini che, in modi diversi, si trovano di fronte a una scelta radicale, continuare ad affidarsi a Dio contro ogni evidenza, persino contro ogni speranza. La forza della loro fede viene, come per Maria, dalla consapevolezza di non essere soli, ma radicati nell'unica fede che non viene mai meno: la fede di Dio nell'uomo, nonostante tutto.
La vita del cristiano è compresa fra due attese: quella di Gesù, dono di Dio nella storia dell'uomo; e quella di Cristo, dono di Dio che conclude la storia dell'uomo. Potremmo dire che la vita del cristiano è compresa fra Gesù e Cristo, fra il Gesù "atteso dalle genti" che "nasce a Betlemme" e il Cristo che torna alle soglie degli ultimi tempi, come giudice. L'attesa ha una caratteristica propria, che non è in nessun modo eliminabile e che, anzi, è da sempre centrale nella vita spirituale e morale del cristiano: questa caratteristica, spesso dimenticata, soprattutto nel tempo attuale che vive di corsa, è la pazienza. La pazienza di Dio, che attende il ritorno dell'uomo; la pazienza dell'uomo, che deve accettare per sé i ritmi di Dio, che hanno talvolta la lentezza saggia di Colui che è eterno. La pazienza è, dunque, elemento che dobbiamo riscoprire: pazienza che attende e che non si scoraggia quando il bene sembra faticare a giungere; pazienza però che non è remissività, ma atto di coraggio che appartiene a tutti noi che viviamo nel tempo "di mezzo-, tra la prima e la seconda venuta.
"Dire che papa Francesco è il pontefice della gioia potrebbe sembrare scontato: tante sono le volte che fa uso di questa parola nella sua predicazione; e la gioia, d’altronde, è nello stesso titolo del suo documento “fondativo”, l’Evangelii Gaudium, l’esortazione apostolica con la quale ha aperto il suo magistero, facendone una vera e propria pietra miliare ancora oggi decisiva per comprenderlo. Il “Vangelo della gioia” è al centro del suo annuncio: una gioia che, per i cristiani, non può che nascere da Betlemme e aprire, da lì, alla storia totale, universale. Non possono esistere cristiani infelici, tristi, mogi, poiché chi comprende che l’amore di Dio per l’uomo si spinge fino alla condivisione di una culla e di una croce non può avere alcun dubbio sulla luce che il cristianesimo apre nel mondo."
Tutti sappiamo quanto il tema del perdono e della misericordia di Dio verso il peccatore sia centrale nel ministero di papa Francesco, al punto che ha dedicato a questo argomento un anno giubilare straordinario. «Dio non si stanca mai di perdonare» è uno dei refrain della predicazione del papa venuto "dalla fine del mondo-. Il perdono, quindi, è coniugato sotto vari aspetti, che mettono al centro tre immagini precise: l'umanità che abbisogna di misericordia - un'umanità spesso affaticata, sotto pressione, divisa e a rischio di disperazione -; Gesù che si fa uomo proprio per salvare dalla schiavitù e che muore per liberarci, sacrificando se stesso perché il perdono di Dio e la riconciliazione tra noi sia possibile, oltre ogni legge; il Padre, che accoglie sempre il peccatore che ritorna a lui. Vi è un mezzo per cui questo perdono diviene evidente, ed è il Sacramento della Riconciliazione. Attorno a questi temi ruota il Bergoglio-pensiero e tutti, in breve, li ritroveremo nelle pagine seguenti.
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<tr><td align="right">Date:</td><td>Tuesday, November 30, 2021 at 11:38:13 AM</td></tr>
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<tr><td align="right" valign="top">Message:</td><td><b>WARNING:</b> No link_id found. Likely not be connected to database.<br />Could not open database: <b>libreriacoletti</b>.</td></tr>
<tr><td align="right">Date:</td><td>Tuesday, November 30, 2021 at 11:38:13 AM</td></tr>
<tr><td align="right">Script:</td><td><a href="/demo/obtain_abstract.php?codice=978889221384">/demo/obtain_abstract.php?codice=978889221384</a></td></tr> </table>
Coloro che oggi sono impegnati nella missione educativa fanno i conti con un dato di fatto: i vecchi approcci formativi e catechistici funzionano a fatica. I giovani cercano proposte che li aiutino a fare le loro scelte senza imposizioni e senza tappe preconfezionate. Specialmente nell’ambito del discernimento vocazionale avrebbero bisogno di percorsi portati avanti con creatività e coraggio, che li lascino liberi di conoscere il sapore autentico della loro vita.
Don Marco D’Agostino ricorre all’ef cace metafora della cucina per immaginare un nuovo approccio educativo
e orientare i cuochi di oggi alla scoperta di ingredienti sorprendenti: i nostri giovani.
Viene, per tutti, un momento in cui si sente il bisogno di cambiare, di rinnovarsi e di mutare quel che ci circonda; in genere è un momento di crescita, che però, spesso, viene quasi tenuto a distanza: se da un lato, infatti, tutti noi desideriamo cambiare, di questo stesso cambiamento abbiamo anche paura. Ma se, invece di voler cambiare, provassimo a vivere la nostra esistenza come una continua trasformazione? E se questa trasformazione la vivessimo non solo sotto i nostri occhi solitari, ma in comunione con il percorso che Dio ci offre quotidianamente? Trasformazione, dunque, e non cambiamento è la ricetta che Anselm Grün propone in questo suo nuovo, sorprendente libro. Di tale percorso e progetto egli offre al lettore una serie di esempi, tratti dalla narrazione fiabesca, dalla riflessione psicoanalitica e, naturalmente e soprattutto, dal testo biblico, componendo un intreccio fatto di esempi sorprendenti, che permetteranno di guardare al nostro quotidiano e alla nostra stessa fede come a un cammino possibile, per il quale non è necessario nessun cambiamento radicale, perché tutto è sempre e comunque in mutamento. Sono le nostre stesse fragilità e colpe a indicare la via verso il «tesoro presente in noi, nascosto precisamente in quel punto dove maggiormente ci vediamo deboli e inadempienti, incapaci di venire a capo delle nostre passioni e delle pretese avanzate dal nostro corpo. Invece che assillarci in una lotta impari contro tutta questa realtà negativa, non resta altro da fare che venire a patti... con le nostre passioni e debolezze, affinché si trasformino in nostri alleati e ci aiutino... a sviluppare rinnovate possibilità e prospettive di vita».
Ciascuno di noi ha bisogno di compiere un viaggio verso la parte più profonda di sé: l’interiorità o il cuore di biblica memoria. Proprio lì Dio ci aspetta per incontrarci e far festa con noi.
Tornando a casa è un cammino in sette capitoli, ognuno dei quali affronta una tematica ben precisa, pensato af nché questo viaggio interiore sia possibile per tutti, anche per chi non ha particolare dimestichezza con tematiche spirituali o con esperienze di preghiera particolari.
Le ri essioni sono accompagnate da esercizi di preghiera che tutti possono mettere in pratica e che possono aiutare a capire e interiorizzare quanto descritto nelle pagine.