
Una devozione popolare di antica tradizione rivissuta nella contemplazione delle quattordici formelle votive (sette dolori e sette gioie) riprodotte nel Santuario mariano di Nostra Signora di Torreciudad, in Spagna, luogo sacro valorizzato e molto amato da san Josémaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei.
Nella lettura dei passi corrispondenti del Vangelo, nel commento e negli spunti di riflessione proposti dall'autore che iniziano e culminano nella preghiera personale, si impara a conoscere meglio la vita «normale», intrisa di santità quotidiana, della Sacra Famiglia di Nazaret; e si impara, in particolare, a conoscere le doti umane e spirituali di san Giuseppe, che si rivelò guida sapiente, sposo e padre amorevole e giusto, per Maria e Gesù, grazie alla fiducia che in tutta la sua avventura terrena ha sempre riposto nel disegno che Dio aveva preparato per lui (pp. 72).
Nel tempo della società multicaotica si avverte con evidenza la necessità dell'armonia interiore, imprescindibile risorsa per assorbire il logorio quotidiano, facilitare il tessuto relazionale e, soprattutto, condurre a una feconda vita spirituale e all'incontro con Dio.
Il percorso ascetico viene grandemente facilitato dalla direzione spirituale, una scelta sempre incoraggiata dalla Chiesa per l'orientamento della ricerca interiore del singolo fedele.
Il maestro spirituale illustra le ricchezze offerte dalla «guida» spirituale, presentandosi come un completo vademecum che incoraggia uomini e donne a considerare Dio come un Padre, che desidera sempre il meglio per i suoi figli (pp. 176).
Umberto De Martino (Napoli, 1938) è laureato in chimica industriale all'Università di Bologna e in Sacra Teologia all'Università Lateranense. Vive da trent'anni a Milano dove svolge il suo lavoro pastorale. E' autore del volume Andrei a messa ma.... Le risposte della dottrina cattolica alle più comuni obiezioni (Mondadori 2002).
Il libro di Suárez è un invito a meditare a fondo il significato e i frutti della Messa. Ma - ed è molto di più - incoraggia il lettore a trarre dalla rinnovata consapevolezza del «mistero della fede» le necessarie conclusioni operative sul piano della vita interiore e dell'amore al prossimo.
La disciplina del rito della Messa è limpidamente spiegata attraverso un ininterrotto dialogo, intenso e famigliare, con la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, con i Padri, i santi di ogni tempo e gli autori di spiritualità che sul Sacrificio dell'altare hanno espresso le riflessioni più illuminanti (pp. 208).
Federico Suárez (Valencia 1917 - Madrid 2005) è stato professore di Storia moderna e contemporanea a Santiago di Compostela e Decano della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Navarra. E' autore di numerosi volumi, tra cui Maria di Nazaret e Giuseppe sposo di Maria, pubblicati in Italia dalle Edizioni Ares.
Questo libro di aforismi è la testimonianza di una persona che pur avendo condotto nella sua intera esistenza una vivace attività pubblica con opere, iniziative, interventi, ha conservato la dimora ideale nella torre d'avorio, che è lo stato spirituale di chi ama la fermezza ed è pronto a difenderla senza cedere un millimetro; ma nello stesso tempo non vuole chiudere i sensi al mondo: attraverso gli spalti e le feritoie guarda il panorama, invia incessantemente fervidi messaggi (pp. 168).
Fausto Gianfranceschi è stato per più di vent'anni il direttore della pagina culturale del quotidiano «Il Tempo» di Roma. Ha pubblicato una ventina di libri tra saggi e narrativa, ottenendo prestigiosi riconoscimenti, tra cui il «Premio Napoli» e il «Selezione Estense».
Tra le sue pubblicazioni più recenti, Elogio della nostalgia (2002) e Bestiario della sinistra (2004).
«Il volume che avete tra le mani», scrive Dino Boffo nella Prefazione, «è il quarto e conclusivo tomo dell’apprezzata serie di Persone & parole, la rubrica che Cesare Cavalleri ha tenuto su Avvenire dal 1985 a tutto il 2007, assumendo poi la titolarità di un altro appuntamento settimanale, quello di Leggere, rileggere. Per il quotidiano dei cattolici Cavalleri rappresenta una firma storica: lo dico con ammirazione e anche con una certa invidia, pensando al gruppo di coraggiosi professionisti che, giusto quarant’anni fa, nel fatidico 1968, misero intelligenza e coerenza al servizio del progetto di comunicazione personalmente voluto da Paolo VI.
«In questa avventura, nell’avventura di Avvenire, Cesare Cavalleri ha investito con generosità, portatore di una curiosità culturale inesausta radicata – come spesso accade ai cristiani veramente adulti – in una spiritualità dottrinalmente rigorosa. Non a caso, tra i suoi primi impegni per il giornale ci fu quello, quanto mai spinoso e necessario, della critica televisiva, affrontata con il piglio sicuro del letterato di vaglia e, all’occorrenza, dell’umorista sottile. Doti che poi Cavalleri ha confermato, di settimana in settimana, nello zibaldone di Persone & parole. Per rendersene conto basta sfogliare quest’ultima collezione, dove raffinate divagazioni letterarie convivono in tutta naturalezza con appassionate incursioni nel mondo della musica leggera, mentre il ricordo degli amici scrittori va di pari passo con le note di una laicissima, doverosa indignazione civile».
È la prima edizione italiana moderna di un classico della spiritualità del Cinquecento (la precedente traduzione risale al 1769). L’autore, semplice sacerdote diocesano, consigliere di santa Teresa d’ávila, di sant’Ignazio di Loyola, di san Pietro d’Alcantara, incorse nei rigori dell’Inquisizione per la prima edizione di quest’opera, pubblicata a sua insaputa nel 1556. Ripubblicata nel 1574 nell’edizione emendata dall’autore, a cinque anni dalla sua morte, Audi, filia (che prende il titolo dal Salmo 45, 11-12, «Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio...») raccoglie i consigli spirituali rivolti alla giovanissima discepola Sancha Carrillo. È un trattato di ascetica cristiana, su come resistere alle tentazioni, sulla vita di orazione, sull’umiltà e sull’identificazione con Cristo, che attraversa intatto i secoli con la forza della dottrina e dell’esperienza vissuta.
«...Lo scriviamo assieme! Facciamo nell’arco finale della vita quello che avremmo dovuto fare nel 1970». Con queste parole don Gianni mi disse di getto che avremmo scritto assieme quel libro su Dossetti di cui gli avevo appena sottoposta una traccia sommaria. Nasce così il volume che avete tra le mani, frutto di un comune, appassionante, continuo lavoro di approfondimento, confronto e verifica che mi ha reso possibile essergli particolarmente vicino nell’ultimo scorcio della sua vita. Il volume è articolato su due testi – Costituzione & politica e Dossetti, il monaco «Principe» – la cui logica è, tuttavia, assolutamente unitaria. L’impianto di lettura del dossettismo, già impostato da don Gianni nei suoi indimenticabili volumi sulla storia della Dc, è punto di riferimento dominante e i due saggi si presuppongono e arricchiscono vicendevolmente. Al tempo stesso, vi è molto di nuovo nella «biografia politico-culturale» tracciata nelle pagine di Dossetti, il monaco «Principe» perché vengono messi a fuoco e documentati aspetti, scenari e connessioni di pensiero della seconda fase del dossettismo ancora inesplorati: il concetto di Costituzione come fondazione della legittimità della politica, le radici dell’«antiberlusconismo», il rapporto del dossettismo con la «cultura giustizialista» e con l’affermarsi della sua egemonia sulla sinistra. Anche su queste novità don Gianni struttura l’analisi lucida e profetica, ma inesorabile, che possiamo leggere in Costituzione & politica: pagine da lui scritte con entusiasmo e rigore, ma con grande sofferenza, per l’affetto e il rispetto che nutriva nei confronti del vecchio amico, pur nella critica radicale del suo pensiero.
Saggio rosa autobiografico che, traendo spunto dal brano del Qoélet noto ai più come «C’è un tempo per ogni cosa», ne dipana i contenuti in una riflessione sulla vita. In un percorso delicato, ironico e infarcito di sano pragmatismo femminile, l’autrice conduce alla valorizzazione dell’esistenza nella sua declinazione quotidiana, attraverso il racconto fresco e coinvolgente della sua esperienza di giovane moglie, madre e lavoratrice. Lo scorrere del tempo è la presa di coscienza che a ogni momento della vita è associata una diversa realizzazione. I desideri cambiano, le persone maturano, qualcuno nasce e qualcun altro muore: in tutto questo c’è un significato e una bellezza da scoprire. A ogni età corrisponde la sua soddisfazione, a ogni passo verso la maturità, un obiettivo. E se il tempo corre via, restano le riflessioni a 360 gradi sul come e con chi se ne è andato: dal marito che si crede di conoscere, ai figli che si cerca di non «rovinare». Dalla ricerca di senso in una giornata storta, al retrogusto di ciò che ci lasciamo alle spalle spegnendo la luce la sera. E se anche sembra che alla fine qualcosa non quadri, niente fretta: «C’è un tempo per ogni cosa».
Marcella Manghi Catania è laureata in Matematica e si occupa di editing digitale. Nata a Parma nel 1975, ora vive a Milano con il marito e tre figli. Questo è il suo primo libro.
La dimensione estetica è essenziale nella vita umana. A detta di Dostoevskij (I demoni), la bellezza è «il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più alto che mai possa essere». «Quale bellezza salverà il mondo?», si chiede allora lo scrittore russo nell’Idiota. Attraversando la storia dell’estetica dalla sua concezione antica, «interrogando – come scrive Stefano Zecchi in Prefazione – la tradizione e testimoniandola nella nostra contemporaneità con potente vigore, questo libro coraggioso» giunge alle conclusioni che furono di Charles Moeller in Saggezza greca e paradosso cristiano: la bellezza dell’arte su questa Terra è superata dalla bellezza dei santi, quindi dell’uomo, che di Dio è immagine. «La gloria di Dio è l’uomo vivente», aveva affermato prima di lui icasticamente sant’Ireneo. Il percorso del volume investe i campi artistici letterario (Iacopone, Dante, Petrarca, Tasso, Shakespeare, Manzoni, Dostoevskji, Zola, Peguy, Wilde, Ungaretti...), figurativo (Michelangelo, Raffaello e tanti altri fino a oggi) e quello filosofico (Platone, Aristotele, san Tommaso, Kant, Croce...) sorpresi sotto la luce portata dal fatto cristiano. «Presi per mano dall’autore – commenta sr. Maria Gloria Riva in Postfazione – apriamo gli occhi su quel brutto a cui ci siamo abituati e che sta diventando categoria di giudizio e veniamo pian piano istradati dentro quella via pulchritudinis che davvero rappresenta l’urgenza educativa del nostro tempo».
Le innovazioni scientifiche che configurano la società contemporanea dischiudono all’uomo del XXI secolo una rete di possibilità eticamente arricchenti, senza precedenti nella storia della civiltà. E tuttavia, in un mondo sempre più tecnologizzato e in tumultuoso divenire, di relazioni liquide e fuggevoli, sembra che il sogno della libertà interiore sia ogni giorno più difficile, insidiato di continuo dalle seduzioni del conformismo e del relativismo.
In queste pagine Jutta Burggraf riflette sulla nozione di libertà e sulle questioni che ne conseguono alla luce della fede cristiana.
L’autrice sottolinea come la libertà sia apertura all’infinito e illustra in qual modo da essa dipenda la piena realizzazione della persona, o, al contrario, la sua «dissoluzione». Con un illuminante e vario campionario di consigli, guida alla ricerca della vera autonomia, a dispetto delle pressioni esterne o del giudizio altrui, delle ansie e degli insuccessi: attraverso un delicato ma profondo esame di coscienza il lettore affronta un itinerario alla riscoperta del proprio «sé», tornando certamente a scoprire la coincidenza tra la propria felicità e l’adesione alla chiamata paterna di Dio.
Non c’è, nella realtà, legge più forte dell’amore, come afferma Dante in uno dei versi più belli che siano mai stati scritti: «Amor che move il sole e l’altre stelle». L’autore si inoltra nel mistero dell’amore nel duplice percorso della sua manifestazione nella storia dell’umanità e nella sua storia individuale: in un suggestivo incrocio tra macrocosmo e microcosmo, l’opera da un lato esplora il cambiamento della cultura, della visione dell’uomo, del mistero, degli dèi, dell’aldilà, dell’amore stesso all’avvento di Cristo in mezzo a noi; dall’altro si confronta con alcune delle manifestazioni dell’amore nell’avventura umana, dal senso della nascita all’incontro con il maestro, alla scoperta del talento e della vocazione, all’amicizia, all’affettività e al matrimonio, alla paternità e maternità. Costante, in questo intreccio, è il dialogo dell’autore con la tradizione classica (da Omero a Platone, Cicerone, Orazio...) e cristiana (da san Paolo a Dante, Shakespeare, Lagervist, Faustina Kowalska...), con i giganti della modernità (Dostoevskij e Péguy, Mounier, Ungaretti, Saint-Exupéry, Montale, Testori...) e con il magistero della Chiesa.
Che cosa fa un direttore spirituale? Affianca la persona in cammino, la aiuta a discernere, le offre consigli frutto di saggezza e di esperienza, prega per lei. E tutto questo senza invadere il santuario della coscienza né condizionare in alcun modo la libertà. Questo libro contiene molta esperienza e sarà utile ai direttori spirituali. Non si ferma agli accorgimenti pratici su come gestire i colloqui. Molto più a fondo si domanda, come devono fare i direttori, di che cosa hanno bisogno le anime, quali sono le aspirazioni da suscitare in esse, quali i disturbi e le malattie più frequenti o più gravi. Per concludere che questo compito non si può svolgere se non a partire da una vita interiore profondamente radicata in Cristo. Ma per le stesse ragioni sarà altrettanto utile a chi riceve la direzione spirituale, che in queste pagine troverà orientamento per accostarsi ai colloqui adeguatamente disposto e per saper applicare i consigli alla pratica.