
Il libro racconta la figura e l’opera di don Luigi Di Liegro (1928-1997), fondatore e anima della Caritas diocesana romana, sempre in prima linea a fianco degli ultimi. Un sacerdote conosciuto da molti, ammirato e anche osteggiato come capita spesso a chi con semplicità e determinazione mette in pratica il Vangelo. Un carteggio, per lo più inedito, e molte testimonianze di chi ha lavorato con lui (a partire da quella di Maurice Bignami, ex-comandante di “Prima Linea”, pluriomicida, che lavorò molti anni nell’ostello Caritas alla stazione Termini, voluto da don Luigi).
Un libro che non celebra ma racconta ciò che è stata la scelta di Marcello Candia imprenditore milanese che negli anni ’70 decide di vendere la sua azienda e partire in Brasile ad aiutare i lebbrosi. Con il suo consueto stile fine e poetico Giorgio Torelli cerca di scandagliare le motivazioni di una scelta così radicale, prova a capire chi era l’uomo e il cristiano. E per fare questo attinge dai suoi ricordi diretti: il loro primo incontro, lo svolgersi di un’amicizia sempre più coinvolgente negli anni, il soggiorno nell’ospedale fondato a Macapà. E poi l’oggi: come continua ciò che il seme di quella scelta ha generato? Come cresce, cosa insegna a noi e cosa annuncia al mondo. Chi sono le persone compiono nuovamente quella scelta?
La storia di Abd el Jalil, nato a Fez nel 1904 e morto a Parigi nel 1979, è di quelle destinate non solo a essere ricordate ma a lanciare lampi di riflessione e sfide profetiche per il nostro futuro.
Brillante studente marocchino, avviato a una promettente carriera di studioso, egli si converte a Cristo ma resta profondamente convinto di non dover per questo rinunciare a nulla della fede islamica. Il libro ripercorre le tappe della sua vita e di questa particolare vocazione di fedeltà al Profeta e a Cristo, ben sintetizzata da quel doppio nome, datogli da papa Pio XI: Giovanni-Maometto.
Nel volume vengono poi riportati molti stralci di testi e studi di Padre Abd el Jalil che mostrano anche il suo straordinario valore di studioso, rafforzato dalla conoscenza dal di dentro dei due mondi culturali che egli continuamente mise a confronto.
Quando fu nominato cardinale da Giovanni Paolo II, il 21 febbraio del 2001, Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga aveva 58 anni ed era uno dei più giovani rappresentanti del sacro collegio. Pochi si aspettavano che il suo nome rientrasse nella lista dei porporati, men che meno il diretto interessato. Ma l’ascesa di questo vescovo di una lontana provincia latinoamericana, l’Honduras, non si è fermata lì. Rodriguez Maradiaga è stato tra i “papabili” più in vista durante l’ultimo conclave. Questo libro ne tratteggia un profilo a tutto tondo, scoprendo il personaggio e la sua vita, fatta di grandi passioni: la musica (suona il sassofono e il pianoforte, mitiche le sue jazz session a porte chiuse), il volo (pilota “clandestinamente” aerei ed elicotteri fin da ragazzo), don Bosco (conobbe il santo torinese giovanissimo e se ne innamorò). Al centro la lotta contro la povertà, convinto della necessità di una globalizzazione solidale, nella quale le banane e il caffè dell’Honduras possano valere quanto i prodotti del cosiddetto primo mondo.
Il libro – ricco di citazioni dalle opere di Illich – si propone come un’opera di primo contatto con la figura e il pensiero di Illich, ma anche come un saggio critico di approfondimento, per la capacità di cogliere nessi e contatti tra l’opera del pensatore con quella di altri filosofi, teologi e politici, contemporanei e non.
- Nel settembre 2006 ricorrerà l’80° anniversario della nascita di Illich. Su di lui non esistono finora biografie complete o studi divulgativi. Le sue opere – pubblicate negli anni 70 e 80 da grandi editori come Mondadori – sono in corso di ripubblicazione presso l’editore Boroli.
Prefazione di Claudio Martini, presidente della Regione Toscana
La figura di don Leandro è presentata con obiettività e complessità. Il suo rapporto con la Chiesa è stato dolorosamente conflittuale. Lombardo non ha alcuna finalità apologetica, ma offre semplicemente dei dati che possono aiutare a comprendere il personaggio. C’è molta cautela intorno a questo prete, che è stato un eccellente professore di Teologia morale, conosciuto in tutta Italia, che poi ha deciso di lasciarsi la cattedra alle spalle per realizzare comunità di recupero per tossicodipendenti ed emarginati. Gli voltarono tutti le spalle: la gente aveva paura di vivere gomito a gomito con ragazzi border-line. Lui divenne, suo malgrado, un rivoluzionario: fu vicino ai divorziati e agli omosessuali, scandalo per la stessa curia locale: i punti più delicati sono quelli relativi alla morale sessuale e familiare, rapporti prematrimoniali, aborto, divorzio, omosessualità. Don Leandro vedeva negli ultimi il volto di Gesù; il motto della sua vita è stato «La pietra scartata è divenuta testata d’angolo».
Il libro è una narrazione romanzata ambientata nel Medievo su uno dei grandi “misteri” che tanto intrigano: i Catari e la nascente Inquisizione. L’opera tenta di ricostruire la complessa figura umana e spirituale di Raniero da Ponza, monaco cistercense vissuto a cavallo fra XII e XIII secolo. Raniero fu amico e consigliere di personaggi chiave della storia di quel periodo ed in particolare ricoprì la carica di “legato” pontificio nell’ultimo tentativo di risolvere in modo pacifico la crisi legata alla presenza degli Albigesi in Provenza; dopo la rinuncia di Raniero, la parola passò alle armi. Il testo è costruito sull’alternanza di tre piani:
la vicenda personale dell’autore che si imbatte per caso nelle tracce di Raniero e poi – affascinato – tenta di ricostruire una figura sconosciuta ai più;
la biografia in forma di romanzo storico di Raniero;
“medaglioni” di inquadramento storico delle vicende affrontate nei “quadri romanzeschi”.
L’antologia non ha la pretesa di ricostruire la ricca dottrina e la profonda spiritualità di Marcello Zago, ma di offrire alcuni spunti di riflessione sui temi che più gli erano congeniali, che permangono di una viva attualità e che domandano ancora di ispirare la nostra vita cristiana. Il desiderio e la speranza è quella di contribuire a far conoscere la figura e il pensiero di questo grande missionario e teologo. Segretario del Segretariato vaticano per il dialogo con i non cristiani e della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, amico stimatissimo di Giovanni Paolo II, rimase però sempre umile e nascosto pur avendo ancora molto da donare a tutta la Chiesa.
Prefazione di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S.Egidio.
Alfie Lambe nacque a Tullamore (Irlanda) nel 1932; entrò nella Legione di Maria e, designato come «Inviato», nel 1953 partì per Bogotà; da qui iniziò la sua infaticabile opera di apostolato nell’America del Sud. Dotato di un carattere forte e volitivo, fu tuttavia un modello di pazienza, amabilità e dedizione al prossimo; tramite la Legione fece rifiorire la vita cristiana con un’azione costante e capillare nelle famiglie, nei collegi, nelle carceri, nei luoghi di prostituzione, nei lebbrosari. Amava gli uomini, ciascuno in particolare, e stava volentieri con tutti, animandoli con il suo temperamento allegro e spiritoso. Il ritmo micidiale della sua attività contribuì alla sua fine prematura; un cancro diagnosticato tardi lo bruciò rapidamente: si spense a 26 anni, a Buenos Aires, nel 1959. Nella stessa città si è aperta nel 1978 la causa di beatificazione.
«Vivere è l’arte di una liberazione continua da ogni schiavitù di intelletto e volontà, da ogni ignoranza e vizio. Ed è gioia di crescere ogni giorno di più in libertà di amare.»
L'ultimo libro di p. Fausti, quasi un testamento spirituale.
Il libro tratta di due martiri gesuiti, amici, accomunati dall'amore per il Vangelo e per la difesa dei poveri, degli indifesi, p. Oscar Romero, beatitificato il 23 maggio 2015 e Rutilio Grande, di cui è iniziato il processo di beatificazione.
“Così la mia vita passa, come il più bel romanzo del mondo, perché è un romanzo d’Amore”. Nato fra le montagne del Trentino, Mario Borzaga (1932-1960) è inviato come missionario fra le montagne del Laos, dove col martirio – a 28 anni – porta a compimento la vocazione e scrive la parola “fine” al suo romanzo d’Amore. Questo è un libro scritto a quattro mani: da padre Ciardi, che è l’autore, e da padre Mario, che si racconta nel suo diari.

