
Un coro di testimonianze che percorre il tempo di una vita che si fece esperienza diretta nei confronti del servo di Dio, il sacerdote Pino Puglisi. Una lettura attenta di queste testimonianze e degli stessi scritti di Puglisi permette di cogliere il filo conduttore che coniuga, attraverso la ricerca personale, il valore del volontariato con la centralità della parola di Dio accolta, donata, vissuta. (...) P. Puglisi insegnava a pregare: "È la preghiera - diceva - che dà senso alla vita dell'uomo perchè rende viva l'amicizia con Dio e ci rende simili a Lui". Il modello a cui faceva riferimento era Cristo, che P. Puglisi definiva "Preghiera vivente", perchè durante tutta la sua vita fu in continuo dialogo con il Padre e tutto ciò che compiva era sempre preparato e concluso dalla preghiera.
Etty illesum, questa giovane donna ebrea alle prese con la violenza nazista, ci dice con la sua vita che in ogni situazione è possibile salvare l'umanità che ci abita e il divino che ci visita, e che in ogni storia personale si può costruire un frammento di vita buona.
Questo libro raccoglie alcune riflessioni che si sono susseguite negli anni, nella Memoria di P. David Maria Turoldo in occasione dell'anniversario della morte avvenuta il 6 Febbraio 1992. Un intero popolo si raduna ogni anno per custodire la memoria del poeta e profeta friulano.
Con chiarezza e capacità di coinvolgimento il testo si propone di far conoscere don Lorenzo Milani nella sua complessa personalità. Il suo insegnamento profetico ha ancora tanto da dire su alcune questioni nevralgiche dei nostri giorni, come la potenza rivoluzionaria del messaggio cristiano, la centralità della scuola per la costruzione di una civiltà più a misura d’uomo e la sfida di una convivenza pacifica fra i popoli. La lettura del testo è utile a chi, giovane, ha sentito soltanto il nome di don Milani e a chi lo ha letto in passato, per riscoprirne la testimonianza in occasione del cinquantenario della morte (26 giugno 1967).
Attraverso abbozzi di diari, articoli di giornale e scambi epistolari, il libro ripercorre la vita di Don Filippo Di Grazia senza scadere in un asettico resoconto di eventi o, ancora peggio, in un’agiografia epurata da difetti ed errori. L’esperienza con Don Oreste Benzi, la collaborazione con Maria Massani, l’ordinazione a sacerdote, i numerosi viaggi e l’insegnamento in Terra Santa sono solo alcune delle tappe fondamentali della intensa vita di Don Filippo. Se la precoce vocazione all’insegnamento e all’educazione, seguita in età matura dall’ordinazione a sacerdote, mettono in luce il suo desiderio di dedicarsi agli altri, le sue lettere ci parlano di un uomo che non ha mai rinunciato alla sua libertà di pensiero ed azione. Un intellettuale che si è battuto per coniugare l’ortodossia e la norma alla concreta vita che incrociava ogni giorno nelle confidenze dei suoi discepoli spirituali. Un sacerdote che ha sempre rispettato il voto di obbedienza verso l’autorità senza mai rinunciare alle sue convinzioni. Un uomo che ci ha lasciato – anche tra le righe di queste pagine – uno spunto di riflessione, una polemica costruttiva, un insegnamento intelligente e pratico.
In un periodo storico nel quale non è chiaro quali siano i percorsi ecclesiali e teologici da intraprendere, il pensiero di Paolo De Benedetti (1927-2016) è essenziale e provocante. Mette in dubbio la logica occidentale nel fare Teologia. La mette in crisi e ci mette in crisi. Costringe chi lo ascolta a non essere banale nel parlare di Dio, della Bibbia, della fede e della vita. Nel leggere le Scritture Paolo De Benedetti spinge l’intercolutore a non fermarsi mai al primo “senso”, ma ad andare sempre oltre, fino ad arrivare al “settantunesimo senso”, cioè al “proprio” senso. Per De Benedetti la realtà della fede è misteriosa e sfuggente. Come il volto di Dio, che si mostra ma nello stesso tempo si nasconde, in un gioco quasi sempre incomprensibile. Le pagine di questo piccolo libro rileggono la vicenda esistenziale di Paolo De Benedetti come vicenda teologico- ecclesiale capace di aprire nuove piste di riflessione e di azione.
Scopo di questo breve saggio è dimostrare che Lutero non intendeva fondare una nuova Chiesa, bensì trasformare quella esistente, rendendola più confacente allo spirito evangelico delle origini. Per questo il monaco agostiniano si adoperò con zelante impegno a tratteggiare, per così dire, la planimetria del cristianesimo del futuro, configurandolo più come una fede, che come una religione. Solo così, alla luce anche di certe sue intuizioni, è possibile pensare che il cristianesimo, scevro dalle ipoteche dei condizionamenti culturali, sia in grado di fare ancora risuonare l'eco della voce di Cristo e risulti più "credibile", presso le nuove generazioni, nella sua "pretesa" di essere depositario di un messaggio universale da offrire all'umanità.
La preghiera non fa ripiegare su se stessi, non è un narcisismo velato o uno specchio su cui proiettare le proprie insoddisfazioni, i propri fallimenti. La preghiera è un mettersi in ginocchio, che qualifica l’atto di rivolgersi a un Tu che si china e accoglie. Mostra la piccolezza dell’human: da una parte, sono comprese tutte le tonalità del sentire; dall’altra, è indicata anche la direzione della preghiera. Il libro mette in luce come Etty Hillesum (1914-1943) è una donna ebrea olandese ce a un certo punto, d’un tratto, arriva a inginocchiarsi: l’atto di preghiera di chi ha riconosciuto il proprio limite, come segno di avere bisogno di un altro, di dipendere da un Altro. Poco tempo dopo, questo abbandono mistico viene messo alla prova in un campo d’internamento nei Paesi Bassi, dove assiste altri ebrei. La guida sicura della preghiera salica la consoliderà nel colloquio costante con Dio e con tutti. Fino alla camera a gas di Auschwitz, dove muore il 30 novembre 1943.
Viviamo in un mondo pluralista con molte religioni, culture, lingue, gruppi etnici. Dovremmo essere capaci di conoscere, accettare e apprezzare gli altri. Dovremmo dialogare e collaborare per il bene di tutti. È necessario portare le persone a capire che l'unico Dio può essere raggiunto in maniere diverse. Le strade diverse dipendono dalla storia, dalle circostanze geografiche e culturali. La sfida non è solo quella di rispettare e di tollerare queste differenze, ma di celebrarle. Le religioni non salvano. Ma Dio sì. Dio può far uso di ogni mezzo per raggiungere le persone. Dio può parlare tramite santi e profeti in ogni religione. Con contributi di Brunetto Salvarani e Gaetano Sabetta.
P. BERNHARD HÄRING (BÖTTINGEN 1912- GARS AM INN 1998), redentorista, esponente della scuola teologica di Tubinga, è considerato il massimo protagonista del rinnovamento della teologia morale nella stagione del Concilio Vaticano II e in quella immediatamente successiva. Determinante il suo apporto per quanto riguarda la centralità della coscienza, la fondazione biblica dell’etica, i valori spirituali del matrimonio, la teologia della pace e della non violenza, in tempi in cui questo tipo di riflessione non era ancora pacificamente acquisito. La sua vita di teologo si svolse per gran parte a Roma - all’Accademia Alfonsiana in cui insegnò per quasi quarant’anni dopo esserne stato uno dei fondatori e negli Stati Uniti. Non “teologo e basta”, ma aperto alla pastoralità e testimone vero dei valori che professava, dovette anche soffrire per le sue idee e affrontare per un non breve periodo forti difficoltà con la S.Congregazione per la Dottrina della Fede che lasciarono il segno anche sulla sua salute; ma continuò sempre a riconoscersi una persona felice e a esprimere la sua gratitudine a Dio per quanto sentiva di aver ricevuto «dalla chiesa, nella chiesa e per mezzo della chiesa».
«In un mondo che, dagli anni immediatamente successivi alla caduta del muro di Berlino, sembra ancora muoversi in direzione contraria rispetto a quanto auspicato da Balducci, in cui si impongono modelli antropologici individualistici e frammentati, si svolgono conflitti ingestibili e laceranti e si assiste alla riaffermazione di religioni fondamentalistiche, la prospettiva di Balducci - il suo “utopismo” dell’uomo planetario - risulta affascinante e più che mai attuale. I due ambiti privilegiati a cui si rivolge la sua riflessione culturale, la pace e le religioni, costituiscono il binario obbligato da percorrere, perchè si profili all’orizzonte la sagoma dell’uomo planetario, dell’uomo inedito sul cui “avvento” Balducci non esita a scommettere».
André Neher (1914-1988), esegeta e filosofo, è stato un grande protagonista dell'ebraismo francese del dopo-guerra. È una delle personalità più in vista dell'ebraismo tout court del ventesimo secolo. Ha animato i celebri colloqui degli intellettuali ebrei di lingua francese insieme ad altri illustri esponenti dell'ebraismo quali furono E. Lévinas e il rabbino L. Askénazi (Manitou). Ha insegnato Lingua e Letteratura ebraica presso l'Università di Strasburgo prima di lasciare la Francia per Israele al tempo della Guerra dei Sei giorni. La sua carriera accademica è poi proseguita in Israele presso l'Università Bar-Ilan. La sua cospicua opera abbraccia la tradizione religiosa ebraica e il suo pensiero percorre la storia del popolo ebraico dalla Bibbia alla Shoah. Egli è autore di molti libri, oltre venti, e di centinaia di articoli. Questo libro, che raccoglie una serie di studi in gran parte pubblicati in francese o inediti, getta luce su aspetti decisivi e originali dell'opera di Neher: la complessità del suo metodo ermeneutico, la prospettiva midrashica caratteristica della cosidetta scuola di Parigi, la centralità teologica della nozione di Alleanza, l'universalismo e il particolarismo dell'amore, la vertigine come dimensione del suo pensiero, la tensione tra umanesimo ed elezione, la paradossale condizione (vissuta e tematizzata) dell'identità ebraica, la relazione dialettica tra Diaspora e terra di Israele in prospettiva messianica.

