
Paolo Brosio è lontano dalla fede e dalla preghiera negli anni in cui acquisisce la notorietà di personaggio televisivo, prima come giornalista del Tg4, con Emilio Fede nei giorni di Tangentopoli, poi con la partecipazione a programmi importanti: “Quelli che il calcio”, “Sanremo Notte”, “Domenica In”, “L’Isola dei Famosi”, “Stranamore”, “Linea Verde”, le telecronache della Juventus su Mediaset e un programma di successo sul Giro d’Italia.
La fama, i soldi, la carriera si intrecciano a una vicenda umana inquieta e travagliata che lo porterà nel baratro più profondo del lutto, della delusione affettiva, della depressione; un baratro in cui ricchezza e popolarità non bastano più.
Nasce nel cuore una preghiera alla Madonna e il desiderio d’incontrarla a Medjugorje, il villaggio della Bosnia-Erzegovina dove, dal 24 giugno 1981, sei ragazzi hanno apparizioni e dove si recano in pellegrinaggio milioni di persone.
Per Brosio è una svolta. L’incontro con i veggenti e con tante persone di fede, ma soprattutto il desiderio di fare del bene e la decisione di raccogliere fondi per finanziare una casa di accoglienza per i bambini orfani a causa della guerra nei Balcani.
Con la semplicità e la simpatia che lo contraddistinguono, il giornalista racconta la sua vicenda umana e i passi di un ritorno a Dio che gli ha restituito forza, ottimismo e amore per la vita.S
Come può un neocattolico vivere la fede nel mondo contemporaneo?
Tornato alla fede cristiana, Alessandro Meluzzi si pone da alcuni anni un ingombrante interrogativo che si staglia con urgenza nell’orizzonte cattolico: si può essere cristiani nel 2010? E può il contenitore della Chiesa cattolica di oggi accogliere la fede che ci è stata trasmessa dai nostri padri? Non sono questioni scontate. E altrettanto poco scontate le risposte. «Perché da persone formate fra gli anni ’70 e ’90 – sostiene il celebre psichiatra e opinionista televisivo – abbiamo la mente colma di preconcetti e sovrastrutture figlie della postmodernità che fanno sembrare talvolta il cattolicesimo anacronistico». Per essere davvero cattolico devo dissimulare – si chiede Meluzzi – o magari vivere con imbarazzo una labile identità che riduce la fede a un fatto privato o intimo per stare al passo con i tempi? O non è piuttosto tempo di profezia e testimonianza scomoda e faticosa?
Le riflessioni conducono tutte a una sola domanda: che ne è della fede tradizionale in questo inizio di terzo millennio? Come si è trasformato quel sentimento universale di fratellanza e di solidarietà che ha saputo infondere tante energie nelle civiltà e nei popoli dell’Occidente? E soprattutto ha offerto un incontro personale e comunitario con Cristo? C’è un intimo desiderio nell’autore: quello di percepire nuovamente il soffio dello Spirito Santo nella Storia.
A Medjugorje la vita di Paolo Brosio ha avuto una svolta inaspettata e sconvolgente, che ha radicalmente cambiato il suo modo di essere. Sulla collina delle apparizioni di Medjugorje la Madonna ha abbracciato la sua esistenza, facendogli vivere l’esperienza della conversione, della misericordia e della tenerezza di Dio.
Ricco di gioia per questa rinascita interiore, il celebre giornalista e conduttore televisivo – dopo una crisi esistenziale dovuta a un periodo di dolore e sofferenza – ha sentito forte il desiderio di narrare l’incontro con Dio e con la Regina della Pace e di condividere la gioia di sentirsi amato dal Cielo. Ha cominciato così a tenere incontri pubblici, a fare presentazioni del suo libro A un passo dal baratro – che in poche settimane è diventato un bestseller e un caso editoriale da 200.000 copie –, a invitare amici, conoscenti, personaggi pubblici dello sport, dello spettacolo e del mondo imprenditoriale, ma anche lettori e semplici fedeli a seguirlo a Medjugorje in pellegrinaggio.
Da questa intensa attività è nata una ricca trama di nuovi amici, incontri, segni e miracoli che, ancora una volta, Paolo ha sentito il desiderio di raccontare ai suoi moltissimi lettori: il miracolo della Madonna capace di guarire le ferite di ogni cuore trafitto.
Per Paolo Brosio Medjugorje significa trasformazione interiore, profonda rinascita nella fede. Dal primo pellegrinaggio compiuto in Bosnia-Erzegovina all’inizio del 2009 la sua vita è radicalmente cambiata. Lo ha raccontato nei due primi libri, bestseller internazionali che hanno superato le 400.000 copie: A un passo dal baratro e Profumo di lavanda.Paolo è instancabile. Tiene centinaia di incontri in parrocchie, santuari e associazioni in ogni parte d’Italia, partecipa a dibattiti televisivi in programmi RAI e Mediaset e continua ad accompagnare pellegrini desiderosi di vivere l’incontro con la Madonna. Con i viaggi a Medjugorje continua a raccogliere fondi per il progetto “Nonni e Nipoti”, l’orfanotrofio di suor Kornelya in fase di ultimazione, e per il progetto “Bravi ma Poveri”, borse di studio a studenti meritevoli che i frati francescani destinano a giovani della Bosnia-Erzegovina.Medjugorje ha un significato tutto particolare in questo 2011, anno in cui si celebra il trentesimo anniversario dall’inizio delle apparizioni della “Gospa”. Paolo non poteva mancare all’appuntamento e, con la verve giornalistica che lo caratterizza, racconta i principali avvenimenti di un pellegrinaggio straordinario da Forte dei Marmi a Medjugorje.L’incontro in Italia con il vescovo di Loreto, la visita a padre Jozo in un’isoletta croata, l’incontro con i veggenti sono solo alcuni degli episodi che si intrecciano alle testimonianze di conversioni e guarigioni miracolose, al ricordo delle celebrazioni dell’anniversario – il 25 giugno – fino alla partecipazione al Festival dei Giovani di agosto. Ma non è tutto: Paolo racconta il miracolo di guarigione fisica di un muratore pugliese paralizzato alle gambe e la scoperta, grazie a quattro giornalisti croati, di alcuni documenti segreti della polizia comunista che, nei primi anni delle apparizioni, minacciò il vescovo e i francescani.È un diario di viaggio vibrante di speranza, quella speranza che fa dire a Paolo che «Medjugorje è il “paese delle meraviglie”».
Vittima dell’abbandono da parte del padre quando era un bambino, e del conseguente rapporto sbilanciato, ai limiti del morboso, con la madre, Luca si ritrova a mettere in discussione la propria identità di genere e a intraprendere l’esperienza omosessuale. Dopo i primi amori adolescenziali, l’ingresso nell’età adulta coincide con la scelta di vivere senza timori la propria condizione. Eletto Mister Gay negli anni ’90, si ritrova famoso e molto richiesto a eventi mondani, feste e spettacoli. La sua nuova vita lo porta a vivere ogni sorta di trasgressione e sfrenatezza.
Dietro l’angolo, però, sta in agguato un nemico letale: l’Aids, che senza pietà lo priva nel giro di poco dei migliori amici. Si ritrova con tanta rabbia addosso, soprattutto verso il padre e verso Dio.
Un giorno accade che qualcosa si rompe nella dinamica di vita e nel precario equilibrio costruito in quegli anni. Luca rientra in se stesso e decide di intraprendere un percorso di conversione, su base psicologica e religiosa, che lo porta a scoprire e a sanare le ferite di tanti anni, fino a riappropriarsi della sua mascolinità ed eterosessualità. Un cammino faticoso, fatto di dubbi e ricadute, che lo porta fino a Medjugorje: l’incontro con la Madonna lo spinge decisamente sulla strada della conversione, favorendone una completa rinascita interiore. Dopo sofferenze e fatica, Luca incontra anche l’amore a lungo cercato e con Terry inizia una nuova vita, fatta di una gioia mai sperimentata prima.
Con occhi di bambina è un romanzo-verità. È la storia di Ania e della sua instancabile ricerca dell’amore, della felicità e di una gioia di vivere che credeva perduta per sempre.
La storia comincia in Polonia, con una bambina che sogna di vivere in un castello incantato, e che conosce invece tutta la durezza della vita. È la storia di un viaggio in Italia, come verso la terra promessa. Un viaggio che invece, per questa ragazza ancora minorenne, diventa un susseguirsi di tragiche avventure. È una storia che racconta la forza dei sogni, e quanto sia importante non mollare mai. Ania passa attraverso esperienze di sfruttamento e di discriminazione, poi un sequestro e un tentativo di suicidio; scopre che persino chi dovrebbe proteggerla, la polizia, può nascondere al suo interno persone corrotte. Molestie, alcol, droga, la vita dei night e mille falsi amici senza scrupoli sono gli antagonisti contro cui la ragazza si batte da sola, alla disperata ricerca di se stessa. Alla ricerca di un grande amore che sembra arrivare, e poi svanisce, inghiottito da quel nulla che in certi momenti sembra mangiarsi tutto.
La storia di Ania rovescia il luogo comune per cui è solo accettando i compromessi che si può andare avanti nella vita. Sarà invece proprio la ricerca della lealtà e dell’amore, la sua voglia di restare se stessa fino in fondo, a darle la forza di realizzare il sogno di diventare prima di tutto una donna. Una nuova strada si apre del tutto inattesa. Una strada che promette un futuro diverso, una speranza che non finirà mai, una strada che arriva fino alle porte del cuore.
C'è qualcosa di profetico nella difficile arte dell'educare. Il profeta non è un veggente, e tuttavia sa intravedere: prevede perché prepara. Il profeta è colui che parla in nome di qualcuno, che è Dio, a qualcun altro che cerca la liberazione. E in questa accezione la figura dell'educatore e la figura del profeta sono in un certo senso affini. Entrambi conducono fuori da una forma di schiavitù verso una maggiore e matura, quindi libera, consapevolezza di sé. Oggi la vocazione dell'educatore si scontra con la destrutturazione del mondo che rende caotiche e confuse le scelte di chi vuole seguire comunque ogni sua inclinazione momentanea. L'educatore spesso svolge compiti che prima erano affidati alla famiglia, assumendo un aspetto genitoriale. Stiamo diventando tutti genitori gli uni degli altri, padri e madri di noi stessi e dell'altro al di là dei legami tradizionali. La qualità profetica dell'educazione è misteriosa ma va rivelata. La profezia educativa oggi appare come l'impellente necessità di un evento creativo dell'Assoluto e del Divino incarnato in Gesù, unico vero Maestro dell'umano e del suo senso ultimo oltre che presente.
"Lascia perdere chi ti porta a mala strada!". Era questa l'esortazione che don Puglisi ripeteva senza stancarsi ai ragazzi del quartiere Brancaccio di Palermo, persuaso che solo a partire dalle giovani generazioni si sarebbe potuta estirpare la gramigna della mafia. Nato a Palermo nel 1937, don Puglisi venne ordinato sacerdote nel 1960. E proprio in quella Palermo insanguinata dagli omicidi e dagli attentati, padre Pino, così lo chiamavano i siciliani, prese coscienza della forza criminale delle logiche mafiose, capaci di condizionare non solo le menti, ma anche le strutture politiche ed economiche. Il coraggioso sacerdote cercò di aprire varchi nel muro di omertà e connivenza che proteggeva il potere mafioso, e moltiplicò il suo impegno nel campo educativo, consapevole che le indagini e gli arresti non erano sufficienti a estirpare il male se non era aggredito anche nelle sue radici sociali e culturali. Il libro di Mario Lancisi ricostruisce il cammino esistenziale e spirituale di don Puglisi fino a quel tragico 15 settembre 1993, giorno in cui venne ucciso allo scoccare del suo 56° compleanno. Il percorso è quasi un diario, toccante e documentato, arricchito dalle testimonianze di chi ha conosciuto e voluto bene a questo prete, beatificato dalla Chiesa come martire del Vangelo, un prete che interferiva come dovrebbe interferire nella vita di tutti la voce della coscienza e un autentico desiderio di giustizia. Prefazione di don Luigi Ciotti.
Fabio Salvatore ha scoperto di avere un cancro alla tiroide all'età di 21 anni. Fino a quel momento aveva creduto che la vita fosse ai suoi piedi. Era pieno di sé. Forte di un talento messo a disposizione solo di se stesso, stava per debuttare in un'importante produzione teatrale internazionale che lo vedeva come protagonista. All'improvviso, la scoperta: il cancro, da lui sempre definito "Scarafaggio". Per mesi nega l'evidenza, recita in teatro, accantona la malattia, nasconde tutto ai suoi familiari, finché, afono e privo di forze, è costretto ad affrontare il calvario della malattia. Operato d'urgenza, supera l'intervento e fa la sua prima radio-iodio-terapia, che lo porta a essere isolato da tutto e da tutti. È in quel silenzio che Fabio inizia a guardare dentro se stesso. Guarda alla fede, ma è poco lucido per capirne la forza. Passano i mesi, e dopo un anno parte per il Portogallo, per una vacanza, ma durante quel viaggio nel buio dell'intimità trova uno spiraglio che è Maria, la sua Mamma, e che lo porta a Fatima. Di qui il suo cammino, il suo deserto che diventa fiorito e pieno di colori. Abbraccia la Croce e vive nella Gioia. La morte tragica del padre, avvenuta in un incidente stradale, fa conoscere a Fabio il valore della Redenzione del perdono, e il ritorno del cancro dopo dieci anni lo consegna in totale offerta a Maria. Ecco il dolore che si trasforma in passione di vita. L'incontro con Chiara Amirante e la Comunità di Nuovi Orizzonti è il sentiero che lo porterà a Medjugorje...
Ci sono momenti nella vita che segnano una svolta. A raccontarlo può sembrare strano, ma noi sappiamo che tutto ciò che di male, o di bene, ci è successo dopo, è iniziato lì. Per Umberto Scapagnini quel momento è stato il 2005 quando, in veste di sindaco di Catania, partecipa a una partita di calcio di beneficenza e si procura una frattura. Da allora gli eventi negativi si susseguono senza tregua. Poco tempo dopo, la sua compagna gli nota un gonfiore sulla tempia, che si rivelerà essere un melanoma molto radicato. È così che nella vita di Scapagnini irrompono il dolore e la paura. Dopo l'operazione e un iniziale ottimismo, il male si ripresenta più insidioso di prima. C'è un'unica possibilità per lui: una cura sperimentale che però può avere devastanti effetti collaterali. Infatti lo porterà al coma. Ma proprio quando sembra che tutto sia perduto, una luce misteriosa e l'apparizione rassicurante di Padre Pio, lo conducono fuori dal tunnel. Le metastasi sono scomparse. Accolto dal sorriso dei suoi affetti più cari, Scapagnini nasce una seconda volta. Dopo tanta sofferenza e la fatica di riprendere il contatto con la quotidianità, la pagina negativa aperta quella sfortunata sera pare essere terminata. Una storia di dolore, malattia e guarigione in cui la fiducia nella scienza e in se stessi, uno sguardo positivo sul mondo e la fede in Dio si uniscono per celebrare una volta ancora la bellezza della vita.
Ventisei dischi d'oro, otto di platino e un record imbattuto: nel 1982, quattro canzoni nello stesso mese nella hit parade italiana. Una carriera artistica, quella di Al Bano, costellata di premi e riconoscimenti internazionali. La passione per la musica nasce da bambino, suonando la chitarra all'ombra degli alberi della campagna pugliese nella tenuta del padre contadino. E proprio in terra di Puglia troverà radici anche quella fede religiosa che non lo abbandonerà mai. A 16 anni emigra da Cellino San Marco a Milano. Gli inizi sono tutti in salita: frequenta quella che lui stesso chiama "l'Università della vita", facendo i lavori più umili per non rinunciare alle proprie ambizioni. Dopo i primi passi nel Clan Celentano arrivano gli album che lo impongono al grande pubblico. La carriera si consolida poi nel sodalizio affettivo e artistico con la moglie Romina Power, dalla quale avrà quattro figli. Tutto sembra sorridere al cantante, acclamato da milioni di fans, ma poi la vita lo mette alla prova. Nel 1994 scompare in circostanze misteriose la figlia Ylenia, all'epoca ventiquattrenne. Un dolore che incrinerà l'armonia di coppia fino alla separazione del 1999. Sono anni in cui Al Bano rivede la propria vita alla luce della fede; i giorni ritrovano luce anche grazie al sostegno di una nuova compagna, Loredana Lecciso, da cui avrà due bambini. Al Bano si racconta rivelando come il suo credo sia stato puntellato da incontri importanti: Padre Pio, Madre Teresa, Giovanni Paolo II
Da patriarca di Venezia ad arcivescovo della diocesi che fu di sant’Ambrogio. Un caso unico che in molti vedono come il passo che prelude all’ascesa al soglio pontificio. Il cardinale Angelo Scola – l’amico di Joseph Ratzinger – racconta come ha vissuto questo evento e ogni tappa della propria esistenza come frutto degli imperscrutabili disegni dell’amore di Dio.
Dai tanti episodi emerge il profilo di un credente, di un sacerdote e di un alto prelato dalle molteplici sfaccettature: l’infanzia a Malgrate, in provincia di Lecco, con il padre socialista e una madre profondamente cattolica, la scuola, la passione per la politica e i partiti marxisti, l’università e l’incontro con don Giussani. Quindi la vocazione, il sacerdozio e le frequentazioni con il promettente teologo tedesco, che sarà poi Benedetto XVI, fino all’episcopato a Grosseto. In un resoconto ricco di particolari inediti, riaffiorano vividi gli anni della Lateranense e quelli del patriarcato di Venezia.
In un percorso umano e spirituale che non dimentica i tanti amici e collaboratori che gli sono stati vicini, il nuovo arcivescovo di Milano lancia infine uno sguardo sul futuro ponendo i capisaldi della missione che lo attende: le sue idee sull’islam, l’immigrazione e il meticciato, le prospettive della civiltà italiana, la politica, la sua idea di società, di famiglia e di Chiesa.
ANDREA TORNIELLI, inviato e vaticanista del quotidiano «La Stampa», collabora con varie riviste italiane e internazionali. Numerose le sue pubblicazioni, tra cui ricordiamo presso Piemme: Pio XII. Il Papa degli Ebrei (2001), La scelta di Martini (2002), Papa Luciani. Il sorriso del santo (2003), Il Papa che salvò gli Ebrei (2004), Benedetto XVI. Il custode
della fede (2005), Il segreto di Padre Pio e Karol Wojtyla (2006) e Attacco a Ratzinger (con Paolo Rodari, 2010).