
"...La poesia vera, autentica, densa di umori, accesa da verità e da suggestioni che si fanno senso del divenire non nasce, non può nascere come un fungo o come una distillazione di sole letture, ma nasce da una serie di componenti che macerano nell'anima e fanno poi fiorire la parola che potrà dire qualcosa di importante e di nuovo. Ecco, la poesia di Piera Mattei è il frutto di questa confluenza di incontri e di scontri, di lacerazioni e di intuizioni, di esperienze e di analisi che si fondono con ragioni universali per diventare postille di una condizione umana esemplare. Non vedo in giro molti esempi, oggi, di poesia che sappia partire dal proprio io per farsi portavoce di interessi globali senza perdere una briciola della propria identità. E la scommessa sta, credo, proprio in questo equilibrio espressivo e di tematiche che oscillano verticalmente e orizzontalmente dal mondo degli affetti a quello delle amicizie, dei libri, dei viaggi, del sociale, del pensiero. 'Le amiche sottomarine' è un libro in qualche modo stimma del percorso di Piera, che si confessa in un modo tutto speciale, che diventa affluente e fiume di una se stessa frantumata, dilatata, ricostruita e perfettamente deserto e folla insieme..." (Prefazione di Dante Maffìa)
"Il fico che cresce sulle rovine della fortezza, emblema e geroglìfico del nuovo libro di Claudio Damiani, ha i giorni contati. Verrà qualcuno a restaurare gli spalti del diroccato maniero aristocratico dove cresce, sradicando quella forma di vita abusiva, vita incurante della sua propria bellezza, capace di assentire al suo destino senza opporgli un'assurda resistenza. Dall'albero il poeta ricava l'insegnamento supremo: è possibile amare la vita senza avvelenarla con la paura della morte. È possibile, dunque, la felicità, quella pura e gratuita vibrazione dell'essere qui, dell'esserci ora, minuscolo filo saldamente intrecciato all'arazzo del cosmo? Come un saggio taoista, Damiani non si stanca mai di dipingere a rapidi colpi di pennello paesaggi nei quali gli uomini e le bestie, le piante e le pietre, le nuvole e le acque sono gli elementi solidali dello stesso prodigio, ovvero una sola materia senza più nome, disponibile a tutti gli esperimenti di un'alchimia interiore capace di trasformare in oro il fardello dell'impermanenza e l'angoscia del tempo che fugge. Oltre il piacere del testo, ai lettori di questo libro si offre una terapia sottile ed efficace come solo sanno essere i consigli di chi è capace di curare se stesso, e non smette mai di farlo." (Emanuele Trevi)
Questo libro nasce dal desiderio di far conoscere ai giovani lettori i versi più belli della tradizione poetica italiana. Donatella Bisutti raccoglie centotrenta poesie scelte tra i grandi autori dell'Ottocento: Leopardi, Carducci, Pascoli per arrivare ai più contemporanei Luzi, Sereni, Caproni passando da Gozzano, Saba, Ungaretti e moltissimi altri (sono in tutto cinquanta i poeti citati). Non un'antologia ma un "laboratorio di emozioni" che vengono fatte scaturire dalla lettura delle poesie raccolte dall'autrice non in ordine cronologico ma seguendo particolari tematiche. Ecco come la poesia trasforma le sensazioni in stati d'animo (La pioggia è con noi di Salvatore Quasimodo, I fiumi di Giuseppe Ungaretti). La poesia ci insegna ad ascoltare (La quiete dopo la tempesta di Giacomo Leopardi). La poesia imita i suoni della natura (La capinera di Giovanni Pascoli, La fontana malata di Aldo Palazzeschi). La poesia ha un colore (Sera di Vincenzo Cardarelli, L'Azzurro di Sibilla Aleramo). Il ritmo nella poesia fa parte di un significato (La preda di Giorgio Caproni). Fino alla poesia che ci mostra l'invisibile al di là del visibile (L'infinito di Giacomo Leopardi). Età di lettura: da 11 anni.
"Con le 25 liriche del volume 'Azzurro', il quinto di 'Cantar de mi amor', Renzo Piccoli rende al meglio la versatilità di temi che caratterizza la collana. Dalla visione di un mondo migliore in cui l'uomo è in armonia con la natura, agli slanci passionali verso l'illuminata che arriva lieve come ondina. Ma è nelle rievocazioni e nelle suggestioni notturne che il poeta raggiunge il vertice."
"Poesia e nient'altro" è la prima antologia in italiano interamente dedicata alla produzione lirica del poeta portoghese Rui Knopfli, nato in Mozambico nel 1932 e morto a Lisbona nel 1997. Una scelta paradigmatica di composizioni, da "O país dos outros" (1959) a "O monhé das Cobras" (1997), che traccia il suo originale percorso lirico, teso tra modelli europei e orizzonti africani, difficilmente inquadrabile entro i parametri delle correnti letterarie canoniche. L'antologia propone i grandi temi affrontati nell'intera produzione del poeta, in toni sempre controllati, densi, spesso sarcastici, e in uno stile sobrio e formalmente curato: la memoria, il tempo, i luoghi, i personaggi e i miti; la riflessione sul soggetto individuale e il soggetto collettivo, nonché sul fare poetico stesso.
"Il libro d'ore" ebbe, nella prima metà del Novecento, vastissima fortuna e fu la base della fama di Rilke presso i suoi contemporanei. Il testo racchiude tre serie di liriche che il poeta concepì come intensamente spirituali, nella ricerca di una religiosità radicata nell'incontro tra l'occidente e l'oriente cristiani, capace a propria volta di illuminare i nuovi scenari aperti dalla nascente civiltà industriale. L'incompiutezza di Dio, la sua condizione di esule in un mondo che pure gli appartiene, la necessità di aiutarlo donandogli nuovamente gli spazi dell'esistenza, la consapevolezza del proprio fremere interiore al cospetto dell'infinito silenzio di Dio e del rumore crescente della vita sociale, la dignità indiscutibile della sofferenza e della povertà sono motivi che Rilke affida alla voce di un giovane monaco russo pittore di icone, protagonista di una vicenda che dalla vita monastica porta al pellegrinaggio nella vastità della Russia e poi alla contemplazione della povertà e della morte.
Antonia Pozzi, poetessa e fotografa degli anni Trenta, è stata oggetto da alcuni decenni a questa parte, fin dal primo riconoscimento di Eugenio Montale, di una straordinaria riscoperta sia in Italia sia all'estero, resa evidente dal susseguirsi continuo di scritti critici e tesi di laurea su di lei, e di traduzioni dei suoi versi in varie lingue (a quelle precedenti, già numerose, se ne sono aggiunte recentemente due in tedesco, mentre è in preparazione una traduzione in francese). Per quel che riguarda la poesia, ricordiamo che, nonostante sia morta suicida a soli ventisei anni, Antonia Pozzi ha lasciato più di trecento composizioni, estremamente originali per temi e linguaggio e, sul piano della fotografia, ha prodotto circa tremila immagini, ormai oggetto di interesse nella loro autonomia espressiva. Il volume, oltre alle poesie, propone testi dai diari e dagli scritti critici come il saggio su Huxley e alcuni passi dell.introvabile tesi di laurea su Flaubert e dalle lettere scelte ai compagni di studi e ad Antonio Maria Cervi.
Un documento che tenta un varco fra le opposizioni di sacro e profano, fra interiore ed esteriore, esterno e interno: la voce, un tempo esperienza sacrale e di comunione della diversità, conosce in questo lavoro, in mezzo al caotico appiattimento, nell'anestesia generale di una città-pretesto, un'utilizzazione volta alla trasmissione della poesia di uno dei più significativi poeti al mondo. I testi vengono detti nel ritmo del quotidiano: il poeta (sempre in anticipo) e il traduttore (in ritardo) entrano nei luoghi di una Roma-pretesto rappresentata da sei vie d'uscita: la piazza, le rovine, la porta, la scala, la stazione e il giardino. Come nella tradizione la voce (sacra) fa tendere il quotidiano al simbolico, ma questo è un quotidiano sofferto come una preghiera dell'interiorità, una consapevole resa all'impossibilità di dire se stessi. Strand e Abeni riescono però a dare voce a un "fronte interno" attraverso la poesia e il suo doppio, la traduzione impossibile, sempre in ritardo. E ci si trova di fronte a una nuova disarmata armonia, che altro non alimenta se non il dubbio di portarsi a compimento. La voce ci arriva dallo spiraglio di un video dove si può sentire l'urlo o il sussurro degli invisibili. Si desiderava che il metronomo dell'eterno ritorno fosse il tic-tac del cuore materno.

