
Ai margini di un villaggio nel sud della Germania degli anni Sessanta, là dove cominciano i campi, c'è una casetta di assi sghembe in cui abitano Aja e sua madre Évi. Zigi, il padre di Aja, è lontano, in qualche remoto angolo del mondo dove ogni sera si esibisce come trapezista. Anche Seri e Karl, gli amici di Aja, devono fare i conti con mancanze dolorose. Seri era nata da poco quando, nella luce gialla del pomeriggio, suo padre si portò improvvisamente le mani al petto e alla gola e si spense tra le braccia di sua madre. Una tragedia, misteriósa e straziante ha offuscato, invece, l'infanzia di Karl: in una bella giornata di primavera, il suo fratellino è salito sull'auto di uno sconosciuto ed è scomparso nel nulla. Come per un incanto, la vita in comune dei tre bambini, nell'atmosfera stralunata e idilliaca del villaggio e del giardino di Aja, sembra rimuovere ogni lutto. I giorni chiari e lieti dell'infanzia hanno il sopravvento, e l'esistenza è spensierata sotto lo sguardo amorevole delle madri. La vita adulta, però, coi suoi compromessi e le sue disillusioni, le sue sconfitte e i suoi lati oscuri, è in agguato.
È il 1960, l'anno in cui il giovane Kennedy porta via la poltrona al paterno generale di nome Ike, una scimmia vola nello spazio a bordo di un razzo americano e il mondo intero ruota attorno a un asse chiamato Congo. Lo stato dell'Africa centrale, liberato dalla dominazione coloniale belga, precipita nel Grande Gioco della guerra fredda tra le superpotenze, diventando meta di avventurieri, spie e missionari provenienti da ogni parte del globo. Nessuno stupore perciò se in quell'anno del Signore, nella foresta nei pressi di Kilanga, dove gli alberi crescono a dismisura come possenti animali, i viticci strangolano i loro simili nella lotta senza fine per la luce e i serpenti occhieggiano tra i rami, una donna e quattro ragazze bianche procedano come boccioli esangui lungo un sentiero. La donna, gli occhi chiari, l'andatura decisa, i capelli scuri raccolti in un logoro fazzoletto di pizzo, si chiama Orleanna Price, battista del Sud per matrimonio avendo sposato un predicatore, anzi uno di quei predicatori dalla furia così potente da far invidia a quella dell'inferno. Le ragazze che le marciano dietro sono le sue figlie, quattro ragazze strizzate in corpi tesi come archi verso la gloria o la dannazione: le due bionde - Ruth May, piccola e vivace e Rachel, imperiosa e bella come la Rebecca biblica, la vergine al pozzo - le due brune, identiche come gocce d'acqua, Leah che procede a passo spedito, e Adah che trascina i piedi con andatura molle.
"Vanessa e Virginia" è la storia di due donne: la celebre scrittrice Virginia Woolf, autrice di capolavori come "Gita al faro" e "La signora Dalloway", e sua sorella Vanessa Bell, pittrice. Cresciute nel perbenismo vittoriano di una famiglia borghese di Londra, le due sorelle lottarono fin dalla gioventù per liberarsene, seguendo ciascuna la propria vocazione artistica; all'inizio del Novecento, intorno a loro si raccolse il famoso "Circolo di Bloomsbury", un gruppo di intellettuali e artisti che avrebbe influenzato radicalmente la cultura inglese ed europea. Il romanzo, narrato dalla voce di Vanessa e strutturato per capitoli che fotografano diversi momenti nella vita delle due sorelle, ripercorre il loro rapporto, segnato da complicità, gelosia, competizione, reciproci tradimenti e inestirpabile affetto. Dai giochi dell'infanzia ai primi esperimenti creativi, a un'età adulta segnata da matrimoni, amanti e figli, lutti dolorosi, successi e fallimenti - fino, nel caso di Virginia, alla depressione e al suicidio - veniamo trasportati in un mondo complesso e affascinante che Vanessa, in quanto pittrice, racconta con un occhio particolare per le luci, i colori, le immagini, mettendoci a volte davanti a quelli che sembrano veri e propri quadri di vibrante intensità.
A New York, in un futuro non molto lontano, Antar, un egiziano addetto alle ricerche telematiche per conto di un'organizzazione internazionale che si occupa dell'esaurimento delle risorse idriche del pianeta, si imbatte in una vecchia tessera di riconoscimento, un ID di una compagnia presso cui era impiegato nei primi anni Novanta del Ventesimo secolo. Antar è curioso di sapere a chi possa essere appartenuto quell'ID consunto e immediatamente interroga Ava, il suo computer di ultima generazione. La tessera era di proprietà di un indiano, L. Murugan, un "soggetto disperso dal 21 agosto 1995" e "visto l'ultima volta a Calcutta", dove si era recato per vedere il monumento al maggiore medico Ronald Ross dell'Indian Medical Service. Quel Ronald Ross che "nel 1898 scoprì in che modo la malaria viene trasmessa dalle zanzare". Così comincia questo romanzo. Tutto ha inizio nel lontano 1898, con la scoperta, appunto, del cromosoma Calcutta, una conquista scientifica apparentemente inspiegabile in base agli strumenti e alle conoscenze del tempo. In realtà, la scoperta contiene una "verità" che viene da lontano e si è tramandata attraverso le generazioni in maniera nascosta. Ma cosa nasconde il cromosoma Calcutta? È davvero la chiave di volta dell'intero DNA umano? La soluzione che libererebbe di colpo gli uomini dalle più terribili malattie? E che potrebbe renderli immortali come gli dèi?
Nei primi anni Ottanta Howard Marks, figlio di un ufficiale della marina e di una maestra elementare, ha più di quaranta pseudonimi, Mr Nice è uno dei tanti, dispone di 80 linee telefoniche e possiede 25 società commerciali sparse in tutto il mondo, ma per la Dea Drug Enforcement Agency, il dipartimento anti-droga degli Stati Uniti, è un pericoloso criminale. Marks, infatti, contrabbanda fino a 30 tonnellate di erba colombiana diretta in America e Canada ed è in contatto con mafia, IRA, M16 e CIA. Frequenta alberghi a cinque stelle, rockstar e belle ragazze. Ma la sua vita si trasforma in un inferno quando, nel 1988, viene arrestato e condannato a 25 anni di detenzione presso il penitenziario più severo, a Terre Haute, nell'Indiana. Racconto sincero e travolgente dell'esistenza del più sofisticato barone della droga negli anni della contestazione studentesca, "Mr Nice" è un viaggio nel mondo dei traffici illeciti e nei sogni di una generazione ribelle.
In uno di quei villaggi dickensiani della vecchia Inghilterra in cui il cielo illividisce sin dalle prime ore del pomeriggio, vive Angel Deverell, quindicenne con gli occhi verdi, la carnagione bianca e i capelli scuri, e un animo scontroso e indolente, avido di rivalsa e di affermazione. Nel piccolo universo in cui si aggira, la scuola, la bottega di sua madre, rimasta prematuramente vedova, la casa di sua zia, Angel non riesce a nascondere la sua natura indocile e ribelle. Senza vere amiche, con un astioso rapporto con la madre, la ragazza vive in un mondo tutto suo, creato dai suoi sogni e dalle sue fantasticherie. Un mondo in cui occupa un posto centrale Paradise House, la villa nobiliare in cui sua zia lavora al servizio di Madam, una vera lady coi polsi ornati da splendidi granati. Il destino, però, ha approntato per Angel la più imprevedibile delle svolte. Un giorno la ragazza decide di trasferire le sue innumerevoli fantasticherie in un romanzo. Grazie al fiuto di un editore di Bloomsbury, l'opera conoscerà un incredibile successo. Angel sarà celebre e ricca e avrà Paradise House e, soprattutto, avrà Esmé Howe-Nevinson, pittore di talento, bello e scapigliato, capace di assoggettarsi al suo capriccio. Asserragliata nel proprio grottesco delirio e nelle stanze di Paradise House, Angel trascorrerà gli anni migliori della sua vita. E, come una primadonna del cinema muto, saprà far fronte ai rovesci che l'esistenza le riserverà affrontando un lungo Viale del Tramonto.
"Il Piccolo Principe" fu pubblicato per la prima volta il 6 aprile del 1943 in inglese presso l'editore Reynal & Hitchcock di New York. Qualche giorno dopo, precisamente il 13 aprile del 1943, Saint-Exupéry salutò l'America per raggiungere le forze francesi in Algeria. Un viaggio da cui non fece mai ritorno. L'idea del libro nacque probabilmente a tavola, in uno dei ristoranti che l'autore frequentava in compagnia di Elisabeth, sua moglie, e di Reynal, l'editore. Saint-Exupéry disegnava spesso sui tovaglioli un piccolo saltimbanco che, avvolto in una sciarpa svolazzante al vento, poggiava i piedi nell'aria. Forse fu Reynal a suggerire di trasportare in un libro per bambini quel "ragazzino nomade", o forse fu Elisabeth. Fatto sta che, nell'estate e nell'autunno del 1942, Saint-Exupéry lavorò alacremente al progetto "con una dedizione quasi pazza, stando sveglio intere notti, ingurgitando caffè nero e fumando un numero smodato di sigarette condite dal gin". Il libro ha l'aspetto di una favola, ma è in realtà un "romanzo filosofico" che affronta i temi eterni della condizione umana: la solitudine, il senso della vita, il significato dell'amore e dell'amicizia. Tradotto in più di duecento lingue e dialetti (tra cui l'esperanto), viene riproposto in una nuova accurata traduzione integrale, condotta sulla base dell'edizione originale dell'opera e illustrata dagli acquerelli di Saint-Exupéry.
"La passione di Artemisia" narra dell'incessante lotta della prima grande pittrice celebrata e riconosciuta nella storia dell'arte: Artemisia Gentileschi, la donna che, in un mondo ostile alle donne, riuscì a imporre la sua arte e a difendere strenuamente la sua visione dell'amore e dell'esistenza. Violentata dal suo maestro, Artemisia subì, nel corso della sua vita, non soltanto l'onta di un processo pubblico nella Roma papalina, e l'umiliazione di un matrimonio riparatore con Pietro Stiattesi, artista mediocre, ma anche un duro, terribile confronto con il suo avversario più temibile: il grande pittore Orazio Gentileschi, suo padre.
A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall'aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesse lì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre è scomparso. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido... un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L'atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: "Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l'ultima volta".
Lo sguardo penetrante e la scrittura precisa e implacabile che hanno aperto la strada a Raymond Carver e Richard Ford tornano a dissezionare l'apparente normalità della middle class americana, ma con toni ancora più drammatici: sullo sfondo dell'ottimismo e della prosperità dell'era Kennedy si disegna la storia dell'ambizione frustrata - e della discesa nella follia - di John Wilder, impiegato che sogna il successo come produttore cinematografico e invece conoscerà soltanto l'angoscia dell'ospedale psichiatrico e le manipolazioni di Hollywood.
Sebastian Croll ha undici anni, grandi occhi verdi, lineamenti delicati ed è sospettato di aver brutalmente ucciso Ben Stoker, suo compagno di giochi, fracassandogli il cranio con un mattone e nascondendone il cadavere in un angolo di fitta vegetazione di Barnard Park. Il ragazzo è alla stazione di polizia di Islington quando viene raggiunto da Daniel Hunter, il legale che ha l'incarico di difenderlo, e che ha alle spalle una vita intera dedicata a occuparsi di minori: quindicenni accusati di aver sparato a compagni di gang, adolescenti dediti al crimine per qualche grammo di droga. Mai, però, un ragazzino cosi giovane, praticamente un bambino. Sebastian sembra tutto fuorché l'autore di un omicidio tanto atroce: è eccezionalmente bello, ha uno sguardo intelligente e i modi rispettosi e beneducati. Gli indizi, tuttavia, sono tanti, i testimoni anche e l'atteggiamento di Sebastian non aiuta certo a fugare i dubbi. Incalzato dalle domande della polizia, il bambino muta abilmente versione ogni qual volta viene messo di fronte a nuove evidenze. Con l'aria più innocente riesce a trarsi fuori dalle trappole tese dagli inquirenti durante il lungo interrogatorio. E la domanda rimane aperta: è l'assenza di malizia, propria solo dell'età dell'innocenza, che lo guida o la lucidità di chi è già capace di mentire, rielaborare e manipolare senza rimorsi e sentimenti? Un thriller psicologico che trascina il lettore nella zona d'ombra che non risparmia nemmeno l'età dell'innocenza.
Dagli infimi night club di Fox trot al sordido ambiente delle foto per i rotocalchi, all'ineguagliabile glamour del cinema berlinese, tutto il mondo della capitale tedesca del breve periodo d'oro tra le due guerre scorre in queste pagine. E accompagna la vita luminosa di Lilly Afrodite fino a quando diventerà una stella del cinema e si innamorerà perdutamente di un regista russo, fino a mettere in discussione la sua stessa esistenza dorata. "La vita luminosa di Lilly Afrodite" è la storia di una donna che ha vissuto fino in fondo la sua vita, una storia fatta di sfarzo e miseria, di luce e ombra, di dissolutezza e amore, di salvezza e perdizione, una storia che illumina un periodo straordinario del secolo scorso.

