
Due amici in bicicletta da Tblisi a Yerevan, percorrono il tratto armeno dell'antica Via della Seta. Un itinerario a volte docile, ma spesso duro e aspro. L'incanto delle valli e delle montagne fanno da sfondo ad ogni pedalata fino all'arrivo. Il viaggio acquista il lussureggiante fiorire di situazioni negli incontri con persone e luoghi visitati che lasciano il segno nel cuore e nei sentimenti dei due cicloturisti. Dietro ogni pedalata sorge un'intima conoscenza di un Paese e di un popolo a conferma che le "storie quando passano attraverso le gambe assumono un significato di grande umanità". Fotografie, mappa e descrizione dei luoghi visitati rendono il libro una possibile guida.
Chi c'è dietro i programmi televisivi che ogni giorno incessantemente entrano nelle nostre case? Chi decide di quali sensazioni, stati d'animo, argomenti si devono nutrire i telespettatori? È tutto frutto del caso o c'è qualcosa di più? Sullo fondo di questi interrogativi il romanzo si popola di eroi inconsapevoli del nostro tempo: un direttore giornalistico, una ragazzina hacker di poco più di 18 anni, un cardinale presso la Santa Sede, una giovane cronista e una guida palestinese cristiana, tutti coinvolti all'interno di un grande mosaico mediatico, una battaglia senza esclusioni di colpi. L'eterna lotta tra il bene e il male, silenziosa, invisibile ma profondamente reale sarà combattuta ai nostri giorni: i trenta denari tornano a comprare quanto di più prezioso uomini e donne possiedono: l'anima. Il romanzo pone una semplice domanda al lettore: "...e se fosse tutto vero?".
E' un romanzo sul teatro, che ne reinventa i protagonisti e strasfigura scene di classici, ma riscrive pure un'antica saga islandese, proiettandola sullo sfondo livido di un Sud contemporaneo.
La natura dei racconti è tale che è possibile narrare cose antiche in modo nuovo e usare parole antiche per eventi recenti.
"Sotto il guasto viene l'aggiusto": è la rassegnata, quanto efficace, filosofia di vita adottata da un popolino abituato a trarre vantaggio anche dalla cattiva sorte. Come avviene agli orfani di famiglie povere di una città del Sud, accolti, e "felicemente reclusi", in un istituto che si assume il ruolo di risollevare il loro destino, di migliorarlo rispetto alle aspettative del loro ceto. Nelle vicende di una scolaresca chiusa in collegio si riverberano le dinamiche psicologiche e sociali di una società emarginata, ancora in grave ritardo rispetto al boom economico che si appresta ad avvolgere l'Italia. Nel racconto di Giacomo Annibaldis, la memoria ritesse la vita di bambini sfortunati, i "figli dei morti", ai quali tuttavia sarà offerta una chance rispetto ai loro compagni e parenti: storia di un'infanzia del tutto inusuale, intrecciata con l'ordito di una cultura mediterranea dai riverberi arcaici.
Amore e crudeltà, ideale e corruzione, colpa e perdono: la storia di un uomo.
È un romanzo breve sulla vita della moglie di Ottaviano Augusto, madre di Tiberio, nonna di Claudio, bisnonna di Caligola, trisavola di Nerone, anima della dinastia dei Cesari, signora di Roma per 67 anni: dal matrimonio con Ottaviano Augusto, nel 38 a. C., fino alla morte, avvenuta nel 29 d. C. Il libro si compone di 12 capitoli che rappresentano altrettanti "quadri" della vita di Livia. Il testo è costruito con continui richiami - espliciti e non agli autori della Roma augustea. Tutti i riferimenti a fatti e persone hanno agganci storici, seppur romanzati, e si può trovare per ciascuno di essi almeno una fonte. Nella finzione del racconto viene evocato un antico codice latino degli inizi del III secolo d. C., il cui testo (che avrebbe anche utilizzato Machiavelli come fonte per il suo Principe) sarebbe stato scritto per confutare la descrizione negativa che di Livia danno Tacito e altre fonti dell'epoca di Tiberio, interessate a denigrare Livia.
L'autrice, ragazza lei stessa, riesce a dare volto e cuore ai suoi coetanei schizzandone, velocemente, tratti e fisionomie in un racconto che si muove a metà strada tra fantasia e realtà. Il ladro di ombre è una spy story calata in un'atmosfera decisamente surreale, nella quale l'incrocio tra immaginazione e realtà è oggetto di continue sorprese. L'idea di fondo - il furto delle "ombre" da parte di Roby Pérez, il campione sportivo che deve in qualche modo mantenere la famiglia - rivela il "mondo" di Veronica: la scuola, gli amici, il modo di comunicare dei ragazzi d'oggi, la passione per il calcio, vitale in Argentina. Età di lettura: da 11 anni.
Un papa cinese, una strana indagine che prende avvio con il ritrovamento di un cadavere in un confessionale della basilica di San Pietro e prosegue con il ritratto funerario di una giovane donna rinvenuto in Egitto. Il morto non è uno qualunque: è sacerdote, è di nazionalità filippina ed è a Roma al servizio del papa Matteo I eletto pontefice dopo un drammatico conclave. Suicidio o omicidio? Vendetta o atto intimidatorio contro il papa cinese determinato a viaggiare nel proprio paese? Ma anche la misteriosa donna vissuta in Egitto nel primo secolo dopo Cristo è sempre meno una qualunque per Romeo, l'ostinato investigatore calabrese in pensione intenzionato a venire a capo anche del mistero di quella vita che lo affascina e di quella morte che gli chiede di essere chiarita tanti secoli dopo. Così, tra minacce e depistaggi, tempeste di sabbia e allucinate rivelazioni le due indagini, quella vaticana e quella egiziana, sorprendentemente si incrociano. E l'una, imprevedibilmente, permetterà di risolvere l'altra.
Petrarca non è stato solo il poeta di Laura, il letterato che ha dato un indirizzo imperituro alla lirica nei secoli. Egli è stato molto altro: un colto pensatore politico, un precursore in campo linguistico, un pioniere nella ripresa umanistica del genere dialogico. Ancora, uno dei grandi lumi dell’Europa moderna, che ha saputo osservare dall’alto i confini delle discipline e delle nazioni. Colui, infine, che con la sua autorevolezza e molteplicità di interessi, con la sua forse ingenua ma sincera vocazione per la pace, aprì le porte della riflessione moderna su questo tema.
Un tema che è oggetto, ora, di una pubblicazione, Petrarca, l’Italia, l’Europa, a cura di Elisa Tinelli (edizioni di pagina, pp. 448, euro 21), che raccoglie gli Atti del Convegno di studi (Bari, 20-22 maggio 2015), con interventi di: A. Andreoni, A. Antonazzo, G. Baldassarri, G. Bonifacino, D. Canfora, G. Cascio, S. Castellaneta, C. Cavallini, L. Chines, C. Consiglio, C. Corfiati, G. Dell’Aquila, G. Distaso, L. Geri, R. Girardi, P. Guaragnella, M.D. Limongelli, F.S. Minervini, L. Mitarotondo, M. Mongelli, J.-L. Nardone, R. Palmieri, G. Perucchi, A. Quondam, I. Ravasini, R. Ruggiero, S. Rutigliano, P. Salwa, B. Sasse, G. Scianatico, M. Sciancalepore, P. Sisto, F. Tateo, E. Tinelli, S. Valerio, P. Vecchi Galli, P. Vescovo, P. Viti.
L’unità degli studi e delle prospettive, l’ammirazione per l’antico e il gusto per la modernità, fatta di recupero e al tempo stesso di rinnovamento, di rigore filologico e di varietà linguistica e disciplinare: questo il lascito maggiore dell’umanista aretino, ciò su cui si cerca qui di gettare qualche luce, con contributi dedicati alla fortuna italiana ed europea – non univoca e costante, ma comunque straordinaria – di Petrarca attraverso i secoli, a partire già dai suoi tempi e dall’età, l’Umanesimo, che più di altre riconobbe in lui un autentico maestro di studi, per giungere all’epoca del trionfo della letteratura volgare e, infine, ai giorni nostri.

