
Tornata dopo quarant'anni nella Sicilia della sua giovinezza, la narratrice vede avanzare tre figure di donna "con leggero passo di danza", che la inducono a raccontare la loro storia. Sono le protagoniste di "Quella mattina a Noto", donne che nella Sicilia a cavallo del secolo si sono battute per la libertà di decidere, di istruirsi, di insegnare. La capostipite è Mariannina, costretta ad abbandonare Palermo dopo la perdita del marito e del patrimonio. La figlia, Lidduzza, conquista l'indipendenza e la difende gelosamente; la nipote, Ituzza, si laurea - ospite della famiglia Brancati, dove il piccolo Vitaliano, detto Nuzzo, inventa sul vasino le sue prime storie - e poi si trasferisce a Noto, dove insegna, si sposa e cresce i figli, finché la necessità la spinge a lasciare la sua Sicilia per Bari. Muovendo dal ricordo di un rapporto familiare, Gianrico Carofiglio chiude con una affascinante finzione il racconto della madre.
In queste lettere d'amore scritte tra 1945 e il 1946 e mai spedite, Ingeborg Bachmann si rivolge a un "tu" imprecisato, all'"amato", a Felician. Costretta nella casa estiva dei genitori, trova in questo colloquio una via per sfuggire ai limiti di una cittadina di campagna. È un grande poeta che per la prima volta prova la sua voce o è il primo amore di un poeta di vent'anni? Se la personalità di Felician resta misteriosa, la Bachmann si rivela invece nella sua sottile e delicata potenza. Un libro intimo e prezioso, l'opera ritrovata di una grande scrittrice del nostro tempo.
L'ordine animale delle cose è nascosto sotto la superficie del potere umano sul mondo. Antonio Prete ci racconta di animali fantastici e animali reali, di animali che sono stati parte della sua vita o l'hanno attraversata con la forza del simbolo, dell'allegoria o della semplice presenza. Un bestiario privato e illuminante, cui l'autore affida la nostalgia di una purezza perduta. O, forse, un sogno: che all'uomo sia riservato "un tempo in cui, deposta infine la pretesa superiorità del genere umano, e appresa dagli animali la forma profonda del pensiero", saremo pronti per una nuova, inattesa metamorfosi. Un'evoluzione al contrario.
Dal suo rifugio sotto le coperte, Tina racconta a Vittoria, amica amatissima, persa e ritrovata, i fatti, il disordine e i ricordi degli anni in cui una brusca rottura le ha tenute lontane. Nel tentativo di ricondurre a un unico, ricorrente malamore i tanti modi in cui ha amato, Tina recupera dai suoi cassetti brani di romanzi incompiuti e li annoda alla testimonianza di un presente insopportabile. L'assistenza a due genitori anziani, incattiviti da una relazione infelice, riporta in superficie le sofferenze infantili e permette di ricomporre gli indizi di un antico rifiuto. Si delinea così l'"autobiografia di una borderline" dalla caotica vita sentimentale, nella quale gli affetti vivono di strappi e tormentosi ritorni. Eppure il cielo resta alto sulle rovine e una ricomposizione è possibile.
Uno scrittore alle prese con un nuovo romanzo. Un ispettore laureato in filosofia, che conosce il segreto per ottenere confessioni senza ricorrere alla violenza. Attraverso il loro dialogo, incalzante e rivelatore, Gianrico Carofiglio, per anni Sostituto Procuratore Antimafia presso il tribunale di Bari, guida il lettore alla scoperta dei segreti della sua professione e ci offre un testo letterario che è anche una magistrale lezione sulla tecnica e sull'arte dell'interrogare, dietro la quale si nasconde una insospettata metafora del pensiero laico e della tolleranza.
Tre sorelle occupano tre appartamenti di un palazzo nobiliare, un tempo tutto loro, nell’antico quartiere Castello di Cagliari. La maggiore, Noemi, sogna gli splendori perduti e tenta di ricostruirli con avarizia e puntiglio, mentre la seconda, Maddalena, sposata a Salvatore, sogna un figlio che non vuole venire, e l’ultima, detta ‘contessa di ricotta’ perché ha le mani e il cuore di ricotta, sogna l’amore. Ed è lei la sola ad avere un figlio, Carlino, indecifrabile terremoto e squisito pianista. Intorno alla famiglia e alle sue tenaci illusioni, ci sono personaggi piú solidi, piú concreti, ma non meno sfuggenti, perché, dopotutto, solo le illusioni non fuggono: la vecchia tata, l’ombroso vicino, il pastore Elias… Milena Agus, nel suo quarto romanzo, ci riporta a quel mondo tutto suo, dove incanto e disincanto si mescolano senza mai sciogliere il verdetto, il mistero; e dove ogni vita disegna la sua parabola come tante stelle cadenti, che appaiono e scompaiono in un fulgido cielo nero.
Da Buenos Aires l’ispettore Ferroni viene mandato a Villa del Carmen, un paese della sperduta provincia argentina, sulle tracce di Matilde Trigo: fidanzata con il sindacalista José Luis Benetti, la ragazza da mesi è scomparsa dalla capitale e l’unica possibilità di ritrovarla è l’amica Marita, con la quale si è confidata per lettera. Marita però ha intenzione di difendere testardamente i segreti che Matilde le ha rivelato, il racconto dell’amore e della sua vita all’indomani del golpe militare. Il destino di un paese segnato dalla repressione e dalla violenza si intreccia nel romanzo di Norma Huidobro alla storia di una drammatica partita tra individui: una misteriosa donna scomparsa, una ragazza caparbia, un investigatore ossessivo e tenace.
“Un romanzo onesto e affilato come un ago di cristallo: ti affonda nel cuore, commovente e ipnotizzante” Rosa Montero
“L’epopea di un eroismo singolare, intimo, che luminosamente diventa universale” Alberto Manguel
“Un romanzo necessario per poter capire certe chiavi che articolano o disarticolano questa cosa che chiamiamo specie umana” José Saramago
Traduzione di Maria Cristina Secci
Momo è un inquieto adolescente, vivace e ribelle, costretto tra le mura di una scuola militare in Algeria. Un giorno, nell'odiata routine della sua vita, appare una trentenne dai lineamenti incantevoli e lo sguardo remoto. Il Ragazzo se ne innamora a prima vista e ne insegue ostinatamente le tracce. ma è solo la fantasticheria di "un moccioso in preda al mal d'amore"?
"Ci vuole un poeta per rompere il silenzio e la disperazione, per dire l'indicibile verità. La Walker annuncia ciò che non ci è più concesso fare, ciò che non permetterà più che succeda". Howard Zinn. L'autrice de "Il colore viola" (1984), militante per i diritti civili, ci offre una testimonianza dai territori dell'orrore mo-derno, Ruanda, Congo Orientale e Striscia di Gaza, perché la carneficina abbia fine e la voce della libertà trovi ascolto.
Chi era Mo Yan prima di raggiungere fama internazionale con "Sorgo rosso"? Nel suo ricordo e nelle parole di questo racconto, un bambino cacciato da scuola alla fine degli anni settanta, individuato come responsabile di ogni brutto tiro giocato nel piccolo paese ai margini della campagna cinese in cui è cresciuto. Poi, un adolescente e un operaio al cotonificio di zona che spende tutto ciò che guadagna in guanti bianchi come i divi del cinema e che, per affrancarsi dal ceto di contadino, entra nell'esercito, finendo in una sperduta unità a coltivare i campi e a sognare di morire nella Guerra del Vietnam. Ad accompagnare la sua crescita, a seguire con destini alterni la sua inaspettata fortuna sono due suoi compagni di classe, He Zhiwu - eroe canaglia Che non conosce principi di autorità e costruisce un impero economico di azioni azzardate - e Li Wenli - una ragazza testarda, abituata a fare sempre le scelte giuste che la portano sul cammino sbagliato. Trent'anni di storia cinese, trent'anni di transizione raccontati attraverso i cambiamenti epocali di vite minute, con il tono aperto e autoironico di una confessione tra amici.
I protagonisti di "Dio giocava a pallone" sono ragazzi nati, come l'autore, all'inizio degli anni novanta e ognuno di loro esplora inquieto quel passaggio all'età adulta che li renderà sconosciuti a se stessi. I compiti in classe, con il loro schema quasi calcistico di chi passa la soluzione e di chi se ne appropria, i giorni di scuola dove un buon voto è la possibilità di andare al mare e di innamorarsi al sole, le feste con la luna in cielo e i baci infuocati sulle panchine con partner inattesi, un'isola inventata, metafora dell'adolescenza da cui si esce ritrovandosi perduti, l'ascolto attento e proibito dei desideri del proprio corpo, le intermittenze del cuore e quelle dei sensi, le corse pazze e forsennate con i motorini truccati che trasformano i viali e i lungomari in un nostalgico far west pomeridiano. Con una prosa consapevole e immacolata, Giorgio Ghiotti svela un'adolescenza che è il presente indicativo dello stare al mondo e ci racconta perché nessuno la abbandona mai veramente.
Il Tram 83 è il giardino delle delizie e l'allucinato epicentro della "Città-Paese", capitale di un imprecisato ma riconoscibile stato africano: prostitute di ogni età, musicisti scalcagnati, turisti a scopo di lucro, minatori alcolizzati e faccendieri carichi di soldi sporchi, stranieri in cerca di fortuna e locali in cerca di un diversivo alla miseria si incrociano e rimescolano nel bar a luci rosse più fornito - di bevande, divertimento e carne di cane - della città. È la frontiera africana, niente regole e l'imperativo categorico della sopravvivenza per tutti. Requiem, infaticabile maestro di traffici, e Lucien, scrittore spiantato e idealista in arrivo dall'entroterra, si rivedono dopo molti anni. Coinvolto negli affari loschi di Requiem, Lucien incontra un eccentrico editore e si avventura in un'impresa letteraria dagli esiti dubbi, in mezzo al carnevale esplosivo e disperato del Tram 83, dove le smanie e i gesti sono sfrenati come la corsa all'oro che ha messo a soqquadro il paese, e il vuoto è dietro l'angolo: "Questo è il Nuovo Mondo, ognuno per sé e la merda per tutti".