
Nella Londra del dopoguerra, capita spesso a Louise, una giovane donna che si è appena separata dal marito, di essere abbordata nei pub. Louise però si è sempre sottratta agli incontri occasionali, fino a quel maledetto o, forse, benedetto giorno in cui ha incontrato Gordon, lo psichiatra dallo sguardo irresistibile e dal comportamento carismatico, che nel giro di un'ora le ha talmente fatto perdere la testa che Louise gli si è concessa subito, su una panchina del parco. Perché Gordon le infligge piccole, strane umiliazioni fisiche? E, soprattutto, perché lei averte uno strano piacere nel sentirsi sottomessa? Perché sogna di essere completamente schiava dei suoi desideri?
Shun'ei vive secondo le più rigide regole religiose in un tempio buddista sul monte Hiei. Ma non è sempre stata una monaca. In una gelida notte rievoca la sua storia. Un tempo si chiamava Toshiko Fujiki ed era una celebre scrittrice, famosa per la sua bellezza e la sua tormentata vita sentimentale. Aveva una figlia, un ex marito e un amore travolgente e distruttivo per un uomo sposato. A quarant'anni la decisione di rifuggire la fama e i tormenti della passione. La storia di una donna che ha osato seguire fino in fondo, e in ogni circostanza, soltanto ciò che le ha dettato il cuore.
Haley Ellison ha sedici anni, studia alle superiori e fa la maestra di equitazione nel ranch a Houser Banks, una cittadina del Missisippi dove lavora coi cavalli anche suo padre Ire. La madre è scappata quando lei aveva sei anni per vivere la sua vita e il padre ha una nuova compagna, Gwyn, che aspetta un bambino, e molti amici inclini al gioco, alla bottiglia e a menare le mani. Haley ha una relazione con Bo Dickens, un amico di famiglia della stessa età di suo padre, col quale condivide un segreto inconfessabile: una sera, a casa sua, Bo ha ucciso un nero che minacciava Ire. Bo approfitta della cosa per soggiogare sessualmente la ragazza, all'insaputa di tutti. Haley però è innamorata di Fletcher Greel, il figlio del giudice del paese.
Quando Frank Cassidy aveva cinque anni, trent'anni fa precisamente, i suoi genitori morirono in un incendio, in una remota cittadina del Michigan. Ora anche suo zio è morto, ucciso da un uomo misterioso, ricoverato in coma nell'ospedale della stessa piccola città del Michigan. Con la speranza di beccarsi la sua fetta d'eredità, Frank parte con moglie, il figlio teenager di lei e il bambino avuto con lei, alla volta del Michigan. Giunto in città dopo un viaggio avventuroso, Frank si ritrova a dover fare i conti col suo passato. Il tentativo di capire le circostanze della morte dello zio si intrecciano con il mistero dell'uomo ricoverato nell'ospedale della contea e, per vie inaspettate, con le cause dell'incendio che costò la vita ai suoi genitori.
Nella cantina di casa di un insegnante di matematica, Cornelius Engelbrecht, un signore sobriamente vestito, dal carattere chiuso e dall'atteggiamento sfuggente, giace un quadro prezioso che ritrae una ragazza vestita di blu. In un momento d'abbandono e di inconsueta familiarità, Engelbrecht confida a un amico che il quadro, palesemente risalente al XVII secolo, è una delle opere "ignote" di Vermeer, il grande pittore olandese. Suo padre, ufficiale nazista durante la guerra, l'aveva trafugato a una famiglia ebrea.
1666: la peste da Londra arriva a Eyam attraverso un pezzo di stoffa. E la trasporta fino alla casa di Anna Frith, una servetta vedova con due bambini, che in cambio di qualche soldo ospita un giovane sarto innamorato di lei. Manipolando la stoffa, il sarto diventa la prima vittima della terribile malattia. Attraverso la voce e lo sguardo di Anna, assistiamo al drammatico e incalzante susseguirsi degli eventi. Dalle preghiere, gli abitanti di Eyam passano alle pratiche magiche e poi alla crudele caccia alle streghe, in un innarrestabile crescendo di ottusità e superstizione.
È un giorno della Quaresima del 1490 a Parigi, un giorno davvero particolare per Nicolas des Innocents, pittore di insegne e miniaturista conosciuto a corte per la sua mano ferma nel dipingere volti grandi come un'unghia, e al Coq d'Or e nelle altre taverne al di qua della Senna per la sua mano lesta con le servette di bell'aspetto. Jean Le Viste, il signore dagli occhi come lame di coltello, il gentiluomo le cui insegne sono ovunque tra i campi e gli acquitrini di Saint-Germain-des-Prés, proprio come lo sterco dei cavalli, l'ha invitato nella Grande Salle della sua casa al di là della Senna e in quella sala disadorna, nonostante il soffitto a cassettoni finemente intagliato, gli ha commissionato non stemmi imponenti o vetrate colorate o miniature delicate ma arazzi per coprire tutte le pareti. Arazzi immensi che raffigurino la battaglia di Nancy, con cavalli intrecciati a braccia e gambe umane, picche, spade, scudi e sangue a profusione. Una commissione da parte di Jean Le Viste significa cibo sulla tavola per settimane e notti di bagordi al Coq d'Or, e Nicolas, che può resistere a tutto fuorché alle delizie della vita, non ha esitato un istante ad accettare. Non ha esitato, però, nemmeno ad annuire davanti alla proposta di Geneviève de Nanterre, moglie di Jean Le Viste e signora di quella casa.
Nel 1941, all'epoca del crollo della Jugoslavia, Branko Bokun, ventunenne, viene spedito a Roma dall'allora capo del servizio di controspionaggio dell'esercito jugoslavo, come funzionario della Croce Rossa internazionale. Scopo della missione è di ottenere l'intervento e la mediazione del Vaticano a favore dei serbi di religione ortodossa, degli ebrei e degli zingari che venivano letteralmente sterminati da gruppi di fanatici cattolici croati. Branko Bokun si ritrova coinvolto nel sottobosco della Città Eterna, nella Roma del fascismo che sta crollando, dei nazisti, dei borsari neri, un mondo popolato di avventurieri, spie, disertori, prigionieri di guerra in fuga, criminali di prim'ordine e di bassa lega, belle donne dell'aristocrazia.
"L'elefante e la Maruti", il vecchio e il nuovo, la tradizione e la modernità, in una parola il contrasto, il paradosso che agita il grande subcontinente indiano: questo è il filo conduttore di queste novelle. Ecco allora Delhi, descritta entusiasticamente da un forestiero il cui amore per la città viene giudicato puerile dalla sua bella e moderna collega di lavoro Sheila; ecco un matrimonio in cui uno sposo ansioso aspetta la sua sposa chiedendosi se si degnerà di presentarsi; ecco la scuola in cui Renuka, la bruttina, viene sfruttata da Mandakini, la bella che manipola le coscienze di tutti; ecco, infine, il diligente funzionario governativo che, nel più assonnato distretto burocratico, si trova a dover fare i conti con violenze oscure e inaspettate.
Un bicchiere di sherry, la lettura di un sonetto di John Keats e Clarissa Gray, celebre autrice di romanzi polizieschi, china il capo sui morbidi cuscini del suo letto, felice di addormentarsi nella sua quieta casa di Arran, l'isola sulla costa occidentale della Scozia dove vive da più di vent'anni. Il tempo di chiudere gli occhi, però, che subito il rumore di una porta sbattuta la ridesta dal sonno. Col cuore che batte, Clarissa s'infila la vestaglia, scende gli scalini che portano al primo piano e scopre, vicino alla porta d'ingresso, un uomo quasi calvo, col volto smunto, disteso per terra. Ha la gola tagliata e il sangue sgorga a fiotti intermittenti formando una chiazza amaranto sul tappeto...
Il critico musicale van Vlooten si imbatte in una giovane e avvenente violinista e se ne innamora perdutamente. Felice di essere corrisposto, la sposa, ma man mano che la vita coniugale impone i suoi legami, nell'animo di van Vlooten si insinua l'assurdo e insopprimibile sospetto che la moglie abbia una relazione con un altro uomo. Il tragico destino di un uomo condotto alla rovina dalla gelosia, tema dell'omonimo racconto di Tolstoj, riproposto in una nuova versione.
Che cosa spinge un essere umano a scrivere il suo diario intimo? Il bisogno impellente, a un certo punto della propria vita, di essere sinceri con se stessi? Di dirsi tutta la verità senza pudore, e gettare così finalmente luce su quegli aspetti della propria esistenza che non osiamo confessare neanche a noi stessi? Niente di tutto questo vale per il protagonista di queste pagine: Logan Gonzago Mountstuart, scrittore nato in Uruguay nel 1906 da madre uruguayana e padre inglese, e vissuto più o meno ovunque nel corso della sua esistenza. Logan Mountstuart scrive il suo journal intime per quello che lui ritiene lo scopo di ogni vero diario: venire a capo delle infinite personalità che compongono quello strano animale che è l'essere umano.

