
Otto, il protagonista di questo racconto che segnò l'esordio letterario di Márai, è un formidabile, agghiacciante esempio di abiezione spontanea, naturale e ragionevole: uccidere animali in un mattatoio o soldati nemici in guerra non fa una grande differenza per lui, anzi corrisponde a una sorta di vocazione. Che si manifesterà in seguito in una forma brutale. Anticipando la Figura di Moosbrugger, il memorabile criminale dell'Uomo senza qualità di Musil, Márai ha saputo concentrare in un personaggio l'incontenibile sommovimento psichico che condusse alla prima guerra mondiale e devastò gli anni successivi. Ma racconta tutto questo con la pacatezza, lo scrupolo e la concisione di un cronista - come qualcosa che appartiene a una nuova, terrificante normalità.
Se il professor Victor Henrik Askenasi, proveniente da Parigi e diretto in Grecia, ha deciso di fermarsi a Dubrovnik (che negli anni Trenta si chiama ancora Ragusa), è forse perché è lì che ha un appuntamento con il destino. Perché lì, forse, troverà la risposta alla domanda che da sempre lo tormenta - quella che lo ha spinto, alcuni mesi prima, a lasciare sua moglie, i suoi studi e la cattedra di greco antico, e ad andare a vivere con Eliz, una equivoca ballerina russa. Ma nemmeno lei, pur nella sua generosa impudicizia, ha saputo dargli quella risposta: Eliz non era la meta, poteva soltanto indicargli la strada. E adesso, in un pomeriggio di maggio eccezionalmente caldo, allorché decide di andare a bussare alla porta della sconosciuta che gli ha rivolto uno sguardo provocante chiedendo la chiave della sua stanza a voce appena troppo alta, Askenasi sente che la risposta è vicina, che è infine arrivato il momento di oltrepassare quel limite al di là del quale forse c'è l'oscurità del crimine e della follia - o forse la verità.
Nel 1567 l’Abbazia Lateranense delle isole Tremiti subì un furioso attacco da un’imponente flotta del Sultano Selim Secondo. Uno dei badiali ricorda la sua vocazione, il suo arrivo nella comunità, l’impegno sacerdotale e la strenua difesa contro i turchi per salvare un faro della presenza cristiana nel mare Adriatico. La luce sul mare è la gloriosa abbazia nel suo ruolo di evangelizzatrice nei secoli. Il mare, ponte fra le terre, è l’altro protagonista di questa vibrante narrazione, paesaggio naturale e metafora dello spirito contemplativo.
“In mezzo al mare, il silenzio può anche essere un impercettibile sciacquio, un’onda ovattata o tremenda, una delicata carezza sugli scogli, o un fragore come di tuono lontano. È il passaggio di un gabbiano stridulo. In mezzo al mare il silenzio è solo apparente immaginazione. Il silenzio del mare è un compagno vociferante della solitudine. In quella prima notte a Sant’Agata il silenzio era la perfetta assenza delle cose, l’assenza del vento, di un uccello, di un fruscio casuale, di un latrato. Appoggiavo la testa al cuscino e ascoltavo il battito del cuore nelle tempie e un debole ronzio nelle orecchie. Ma appena mi alzavo, e quella notte fu insonne, tutto taceva. Il mio cuore sembrava scomparso, inghiottito nella quiete più assoluta”.
L'Autore
Angelo Maurizio Mapelli è docente in un liceo di Bergamo. Ha al suo attivo conferenze, collaborazioni con giornali e riviste anche a tiratura nazionale ed esperienze di conduzione televisiva e radiofonica. Per anni, alle Isole Tremiti, ha collaborato con un’importante società di viaggi e vacanze in qualità di responsabile delle escursioni. Dall’assidua frequentazione di quei luoghi nasce questo appassionato romanzo, omaggio a una terra amatissima. Mapelli ha recentemente pubblicato Diomede di Argo, Sestante Editore, 2006, Il viaggio dei Magi, Il Cerchio, Rimini, 2007. Ha curato due antologie di giovani autori: Banchi di fantasia, Sestante, 2008 e Giovani in cammino, Mariano Spina Editore, 2011 (a cura di A. M. Mapelli/O. Talarico). Ha nel cassetto molte pagine che attendono la luce.
Il capolavoro della letteratura italiana riproposto in una chiave che ne chiarisce i profondi contenuti cristiani, spiega come la fede che anima i suoi personaggi non sia un affidarsi passivamente alla provvidenza, ma un bene da conquistare - anche lottando - giorno per giorno, con le opere e con il nostro impegno.
Renzo e Lucia, don Abbondio e padre Cristoforo, don Rodrigo e l'Innominato, la tragica figura della monaca di Monza: uno stuolo di personaggi straordinariamente vivi nel nostro immaginario, una storia che ha appassionato generazioni di lettori e ancora oggi è tra le letture più popolari. Ricchissimo affresco storico del XVII secolo e insieme romanzo avvincente, in cui si fondono ironia e compassione per le debolezze e le sofferenze dell'umanità, immagini poetiche e una straordinaria capacità di ritrarre anche il più minimo dettaglio della realtà. Un capolavoro della nostra letteratura in un'edizione arricchita da un corredo di note e da un glossario dei personaggi.
L'edizione dei romanzi manzoniani ("Fermo e Lucia". "I promessi sposi" 1827 e 1840) qui presentata offre al lettore, in un corpus unitario, quelli che il curatore Salvatore Silvano Nigro considera "romanzi" di Manzoni e non tappe dell'accidentata stesura del romanzo perfetto. Il commento fa dialogare tra loro i tre momenti del progetto narrativo di Manzoni ed esplicita le fonti letterarie e figurative. In particolare, il commento ai Promessi sposi è molto attento al dato visivo e tende a mettere in luce i giochi allusivi, i rimandi impliciti, la completezza dei significati offerta dall'analisi contemporanea.
L'opera presenta l'edizione de "I promessi sposi" del 1827, accompagnata dal commento e dalla riflessione critica di Salvatore Silvano Nigro.
La storia nota di un curato di campagna pauroso e vile che, minacciato dai bravi, si rifiuta di sposare due giovani, è il capolavoro della letteratura italiana del XIX secolo. Manzoni trova la forma e la lingua perfetta solo alla terza edizione (quella da noi conosciuta) a cui aggiunge l'inedita "Storia della colonna infame": vero finale del romanzo, narra dell'intentato processo contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale in seguito ad un'accusa infondata, ulteriore esempio di oppressione dei potenti nei confronti degli umili. "I promessi sposi", in questo senso, diventano affresco e sintesi della società italiana di ogni tempo: la prepotenza di Don Rodrigo, la bontà e l'ingenuità di Renzo, l'innocenza di Lucia, il coraggio di Padre Cristoforo. Ma soprattutto, come fece notare Eugenio Scalfari, Manzoni, con Don Abbondio, ci propone la perfetta figura dell'"italiano medio": un brav'uomo che fa quello che deve, ma a fare di più, se c'è da mettersi in mezzo, proprio non ci sta. Studiati, parodiati, usati come modello, "I promessi sposi" raccontano un'Italia che non è mai cambiata. Introduzione di Salvatore Silvano Nigro.
“Si addice a un testo della letteratura, tanto venerabile quanto sfortunato – in amore di moderni e giovani lettori – e per di più gravato, reso distante, da un troppo di ossequio religioso e dai commenti accumulati, come I Promessi Sposi, un disegno che si provi a darne oggi, secolo XXI, illustrandolo, un’idea efficace? Questa, di Federico Maggioni, è certamente una grandiosa lotta di Giacobbe dell’arte di disegnare – e il Libro, come la Sainte Victoire e il monte Fugi, è là. E ad Alessandro un’illustrazione interpretante, estravagante e genialmente forzatrice (di cui avrebbe ambiguamente sorriso) come questa non soltanto si addice: gli urge, ne va cavalcato, gli è riossigenatura necessaria. Perseguendo un suo proprio sogno, Maggioni ci dà una interpretazone di rottura col déjà vu promessosposista che tira a trattenere il libro in un xix dai cancelli incurabili. Per riaccenderlo spegnendo i vecchi ceri, Maggioni stravolge Manzoni con accentuazioni e pressioni incessanti del segno: l’ironia librata e il tacito straniamento dello stile manzoniano, ben noti a chi lo ama, faticano a riconoscersi tali – ma intanto il nuovo (sperabile) lettore è costretto a riappropriarsi del testo, sotto il filtro ipnotico delle figure.” Dalla Prefazione di Guido Ceronetti.
I Promessi Sposi è il romanzo per eccellenza nella tradizione letteraria italiana e una delle opere più importanti nella storia della letteratura europea. Questa edizione integrale, che vede in apertura un commento destinato al largo pubblico, vuol essere un ulteriore contributo alla conoscenza del capolavoro manzoniano, così come le illustrazioni di Nino e Silvio Gregori che lo accompagnano rappresentano con efficacia e dinamismo narrativo le scene, i personaggi e le situazioni memorabili del romanzo. Giuliano Vigini, nel redigere il commento, ha posto particolare attenzione alla visione religiosa di Manzoni e alla prospettiva dottrinale e morale cattolica che assunse al termine del suo travaglio interiore e del suo approdo alla fede.