
Protagonista del romanzo è un professore di Storia di scuola media dal nome altisonante, Tertuliano Máximo Afonso. Separato dalla moglie senza ricordare né perché si è sposato né perché ha divorziato, ha difficoltà nelle relazioni col prossimo e si può definire un depresso. Conduce una vita solitaria e noiosa, fino al giorno in cui non fa una scoperta sensazionale: dietro consiglio di un collega, noleggia una commedia leggera in videocassetta, ed eccolo faccia a faccia con una comparsa che, ben più che somigliargli, è lui. Un autentico doppio, la cui esistenza sconvolge quella di Tertuliano, che da quel momento fa di tutto per scoprire chi sia quell’attore, cosa faccia, che storia abbia, sprofondando in una realtà parallela. Saramago commenta passo passo la vicenda, accompagna il lettore con ironia, acume e sapienza narrativa in quest’inquietante indagine sull’alter ego, ricca di suspense e di spunti di riflessione sull’identità, nonché di svolte impreviste.
Nella regione portoghese dell’Alentejo per tutto il Novecento, dalle prime occupazioni delle terre fino alla Rivoluzione dei garofani, l’economia latifondista ha segnato duramente la vita degli umili braccianti, con una lunga catena di soprusi e prevaricazioni, in un contesto di miseria e ignoranza. A questa grande Storia è intestricabilmnete legata la storia minore e marginale, ma emblematica, di una famiglia di contadini: i Mau-Tempo, le cui stesse origini sono connesse a un’antica violenza e sulla quale continuano ad abbattersi prepotenza e sfruttamento. La narrazione ne segue lungo quattro generazioni l’esistenza fatta di sacrifici e fatica, ma anche di passioni, aspirazioni, lotte, sconfitte. È una saga di vinti, l’emozionante epopea di tutta una classe sociale, scandita dal ritmo dell’oralità, dove si mescolano poetica rappresentazione del paesaggio, amara ironia nel descrivere le secolari ingiustizie e commossa partecipazione per le sorti degli eterni sfruttati.
In un paese dominato dall'Inquisizione e percorso da processioni funeree, incrociano i loro destini personaggi opposti e complementari: Giovanni V re di Portogallo; padre Bartolomeu Lourenco de Gusmào.che mescola scienza e misticismo nel progetto di vincere la gravità con una macchina per volare; Baltasar Mateus il Sette-Soli, ex soldato monco di una mano; l'ingenua Blimunda, giovane dotata di poteri occulti che a Baltasar si lega di tenacissimo amore; e il musicista Domenico Scarlatti. L'utopia e la morte, il riso e la tragedia si coniugano in una narrazione di grande talento che adopera i registri dell'oratorio sacro, del picaresco, dell'opera comica e della commedia dell'arte per evocare contagiosamente l'epopea del convento di Mafra: immane costruzione voluta da un monarca in cambio della grazia ricevuta per la nascita dell'erede.
A Cerbère, sui Pirenei Orientali, improvvisamente la terra si spacca, seminando panico e terrore tra gli abitanti. Non si sa per causa di chi o di che cosa, ma ben presto si crea lungo tutto il confine tra Francia e Spagna una frattura così profonda… Con un capitolo inedito in prima edizione mondiale.
Il libro
"Dopo ci fu una pausa, si sentì passare nell’aria un grande soffio, come il primo respiro profondo di chi si sveglia, e la massa di pietra e terra, coperta di città, villaggi, fiumi, boschi, fabbriche, macchie incolte, campi coltivati, con la sua gente e i suoi animali, cominciò a muoversi, come una barca che si allontana dal porto e punta al mare di nuovo ignoto."
A Cerbère, sui Pirenei Orientali, improvvisamente la terra si spacca, seminando panico e terrore tra gli abitanti. Non si sa per causa di chi o di che cosa, ma ben presto si crea lungo tutto il confine tra Francia e Spagna una frattura così profonda che la Penisola Iberica resta disancorata dal continente europeo e, trasformatasi in un’enorme zattera di pietra, inizia a vagare nell’Oceano Atlantico, verso altri orizzonti e un ignoto destino. Sulla zattera, che rischia di speronare le Azzorre, i protagonisti sono costretti a fare i conti con la loro favolosa e fatale condizione di naviganti, in un clima di sospesa magia, tra eventi miracolosi e oscuri presagi. Le antiche rivali, Spagna e Portogallo, da sempre tenute ai margini dell’Europa, ora che non sono più vincolate a essa potrebbero dirigersi verso l’Africa e le Americhe, cui le lega un antico patrimonio comune di lingua e cultura. La zattera di pietra è la storia di questa incredibile e avventurosa navigazione, scritta con divertita fantasia e con una straordinaria invenzione di grandi e piccoli prodigi.
La voce narrante è un pittore privo di talento che conosciamo solo per la sua iniziale, H., un ritrattista ufficiale che comprende finalmente che la sua non è affatto arte ma una forma di schiavitù al potere. Da quel momento sarà la scrittura – e quindi la calligrafia – a dover trasmettere ciò che avrebbe dovuto passare attraverso la pittura. Nella migrazione da una forma d'arte all'altra, dalla pittura alla calligrafia, dalle immagini alla rappresentazione verbale, si snoda la storia della crisi di un uomo e di un paese, un percorso che simbolicamente si conclude il giorno della caduta del regime fascista portoghese.
Un romanzo definito dal suo autore "forse il mio libro più autobiografico", sospeso fra il Portogallo e l'amatissima Italia. Un percorso di rinascita di un uomo, di un artista e di una nazione.
"Questo Viaggio in Portogallo è una storia. Storia di un viaggiatore all'interno del viaggio da lui compiuto, storia di un viaggio che in se stesso ha trasportato un viaggiatore, storia di un viaggio e di un viaggiatore riuniti nella fusione ricercata di colui che vede e di quel che è visto… Prenda il lettore le pagine che seguono come sfida e invito. Faccia il proprio viaggio secondo un proprio progetto, presti minimo ascolto alla facilità degli itinerari comodi e frequentati, accetti di sbagliare strada e di tornare indietro, o, al contrario, perseveri fino a inventare inusuali vie d'uscita verso il mondo. Non potrà fare miglior viaggio."
Una "guida" anomala che va oltre la geografia di un paese amato, per addentrarsi nella psicologia di un popolo. Un invito a perdersi, più che a trovare la strada.
La produzione teatrale di José Saramago è animata dallo stesso intreccio di poesia, lucidità e potenza che ha reso inconfondibile il suo profilo di narratore. Il gioco continuo di due piani temporali, quello della Storia e quello dell'Invenzione, crea un'infrastruttura che permette ai personaggi di spaziare agilmente di secolo in secolo, di paese in paese. E tanti e diversi sono gli ambienti storici che Saramago esplora con queste quattro pièces. "La notte" segue una redazione di giornale messa in subbuglio, nel Portogallo del 1974, da quella Rivoluzione dei Garofani che fu centrale nella vita stessa dell'autore. "Cosa ne farò di questo libro?" ci fa fare un salto all'indietro di quattro secoli per ritrovarci nel Portogallo del Cinquecento e seguire le peripezie di Luís Vaz de Camões, il più grande poeta lusitano, nel tentativo di dare alle stampe il suo capolavoro I Lusiadi. "La seconda vita di Francesco d'Assisi" fa tornare il grande santo fra i vivi (e nel mondo contemporaneo) per mostrarcelo alle prese con grosse incomprensioni con lo stesso ordine da lui fondato. "In Nomine Dei" vede ancora la religione come protagonista ma si sposta nella Münster del XVI secolo, dove protestanti e cattolici lavano nel sangue degli auto da fé le loro divergenze dottrinali.
A vent'anni dal "Vangelo secondo Gesù Cristo", José Saramago torna a occuparsi di religione. Se in passato il premio Nobel portoghese ci aveva dato la sua versione del Nuovo Testamento, ora si cimenta con l'Antico. E sceglie il personaggio più negativo, la personificazione biblica del male, colui che uccide suo fratello: Caino. Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago ne fa un essere umano né migliore né peggiore degli altri. Il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini. È un dio che rifiuta, apparentemente solo per capriccio e indifferenza l'offerta di Caino, provocando così l'assassinio di Abele. Il destino di Caino è quello di un picaro che viaggia a cavallo di una mula attraverso lo spazio e il tempo, in una landa desolata agli albori dell'umanità. Ora da protagonista, ora da semplice spettatore, questo avventuriero un po' mascalzone attraversa tutti gli episodi più significativi della narrazione biblica: la cacciata dall'Eden, le avventure con l'insaziabile Lilith, il sacrificio di Isacco, la costruzione della Torre di Babele, la distruzione di Sodoma, l'episodio del vitello d'oro, le prove inflitte a Giobbe, e infine la vicenda dell'arca di Noè. Riscrittura ironica e personale della Bibbia, invenzione letteraria di uno scrittore nel pieno della maturità, compone un'allegoria che mette in scena l'assurdo di un dio che appare più crudele del peggiore degli uomini
"Vero è che avevo sempre pensato che Don Giovanni non poteva essere tanto cattivo come nel tempo lo avevano dipinto da Tirso de Molina in poi, né Donna Anna e Donna Elvira delle creature tanto innocenti, per non parlare del Commendatore, puro ritratto di un onore sociale offeso, né di un Don Ottavio che a stento riesce a dissimulare la vigliaccheria sotto le affabili battute che va via via declamando nel testo di Lorenzo da Ponte. Azio Corghi insisteva, insisteva, e allora, come ultima possibilità, attirato dalla sfida, ma nello stesso tempo intimidito dalla responsabilità dell'impresa, gli dissi che se mi fosse venuta un'idea, una buona idea, ci avrei provato. Passava il tempo, passavano i mesi, con Azio che domandava, e finalmente l'idea è nata. Ora mi viene il sospetto che potrebbe non essere così buona quanto al principio mi era parso, ma il risultato è questo. Si può alzare il sipario. Mancherà la musica, che è sempre la cosa migliore di tutte. Speriamo che il lettore possa ascoltare, avvicinando bene l'orecchio alla pagina, quell'altra musica che possiedono le parole e che queste forse non hanno del tutto perduto." (José Saramago)
La grande "epica per aforismi" del premio Nobel portoghese. Un racconto di lotta per la libertà che si ispira alla rivoluzione dei Garofani ma va oltre, verso la lotta di tutti i popoli, in tutti i tempi. "Ho cercato di esprimere in questi poemi l'angoscia, la paura, e anche la speranza di un popolo oppresso che a poco a poco vince la rassegnazione e organizza la resistenza fino alla battaglia decisiva e alla ripresa della vita, pagata al prezzo di migliaia di morti."
"Di questo mondo e degli altri" raccoglie gran parte dei testi dei due libri di cronache scritte da José Saramago tra il 1968 e il 1969 per i giornali di Lisbona "A Capital" e "Jornal do Fundão", e riuniti poi nei due volumi citati, pubblicati rispettivamente nel 1971 e nel 1973. Sono settantatré racconti che descrivono quasi tutti episodi di vita reale vissuta da Saramago, in cui il grande scrittore lusitano alterna diversi registri narrativi. I temi spaziano dalle conseguenze del sisma alla sua grande passione per gli animali e per l'ecologia; i nonni analfabeti e pastori di porci; la Rivoluzione dei garofani; l'impacciata foto dei genitori; lui stesso bambino scalzo; la nebbia del mattino; i contadini; il "mare portoghese"; l'arrotino; le persone che poi diventeranno i suoi stessi personaggi... e, naturalmente, Lisbona e il Portogallo. Nei racconti che compongono questo libro c'è il "vivaio" di tutta l'opera a venire del grande premio Nobel portoghese. Era lo stesso Saramago a ripeterlo frequentemente: "Là dentro c'è già tutto".
E se gli oggetti sfuggissero alla loro natura di muti testimoni, per diventare diversamente protagonisti, soggetti dotati di un proprio pensiero e proprie capacità decisionali? Nell'immaginario surreale di José Saramago può succedere. Gli effetti di questo spostamento onirico sono straordinari. Gli oggetti assumono una personalità e un'inedita moralità, ribellandosi ai loro proprietari e guidandoli in comportamenti bizzarri e autolesionistici. Nei racconti di questo libro, raccolti nel 1978, l'epidemia di indipendenza delle cose si diffonde e si radicalizza. In "Sedia" la protagonista è una sedia occupata da un uomo che al rallentatore viene indotto a cadere (metafora neppure troppo velata della fine del dittatore portoghese Salazar, morto in seguito a una rovinosa caduta da una sedia). In "Embargo" invece, un racconto ambientato ai tempi del blocco petrolifero sancito dai paesi arabi, l'auto utilizzata da un comune impiegato per andare a lavorare diventa protagonista. Non solo essa si ribella, decidendo fermamente di bloccare il conducente con le cinture di sicurezza, ma porta l'uomo alla morte, in una struggente scena finale di fronte all'oceano. Completano il libro altri quattro racconti.