
Oltre a essere una delle situazioni a cui si fa fronte quotidianamente, tra le competenze dei manager una delle capacità più utilizzate è quella di prendere decisioni. Il processo decisionale comporta l'utilizzo di strategie psicologiche di gestione delle informazioni, di trattamento del rischio e dell'incertezza che lo rendono tutt'altro che scontato e automatico. Questo volume affronta i processi decisionali individuali e di gruppo, le dinamiche proprie del ragionamento degli esperti - che i manager spesso coordinano e a cui si rivolgono -, le trappole in cui possiamo incappare nel decidere, le modalità e le strategie per giungere a decisioni efficaci. Un testo utile a consulenti nell'ambito della psicologia del lavoro e delle organizzazioni e, inoltre, a tutti coloro che all'interno delle organizzazioni ricoprono posizioni di primo piano nelle scelte delle strategie aziendali.
Chi è la bambina senza stella? Una bambina, in cui si cela l'autrice, sfortunata, ma non troppo. Seguendo il filo dei suoi ricordi, sedotto da una scrittura suggestiva e poetica, il lettore potrà ritrovare, per consonanza, tratti perduti della propria infanzia, là dove risiede il cuore pulsante della vita e la parte più autentica di sé. Cresciuta, come molti altri, negli anni tragici del fascismo, della guerra e delle persecuzioni razziali, che la coinvolgono in quanto nata da padre ebreo, la bambina ne uscirà intatta avendo preservato la magia dell'infanzia e la voglia di crescere. Le sue vicende, rievocate con flash della memoria e puntualmente commentate da una riflessione competente e partecipe, svelano le sofferenze dei bambini, spesso colpiti dai traumi della separazione, dell'indifferenza e del disamore. E il dolore infantile non cade mai in prescrizione. Negli squarci di un passato che non passa possiamo cogliere però, con l'evidenza della vita vissuta, anche le meravigliose risorse con le quali l'infanzia può attraversare le difficoltà della vita: il gioco, la fantasia, la creatività e l'ironia. Risorse che, attualmente, un'educazione ansiosa e iperprotettiva rischia di soffocare.
Christopher Bollas ha, tra gli altri, il dono di accompagnare il lettore nella trama sottile del processo psicoanalitico. In questo libro esamina e discute uno dei problemi fondamentali: che cosa c'è di tanto unico nelle persone, negli individui? Come si manifesta questa unicità nella personalità, nella vita, nei rapporti e nel processo psicoanalitico? A partire dai concetti classici di "fato" e "destino" e dall'idea di Winnicott del Vero Sé, Bollas propone il concetto di "idioma umano" per spiegare come gli individui elaborano - sia con la creatività sia nel corso dell'analisi - la "dialettica della differenza". In particolare, riflette sul modo in cui i pazienti possono usare aspetti della personalità dell'analista per esprimere il loro idioma e la loro pulsione del destino.
L'espressione "principio di precauzione" ha avuto un forte impatto e una rapida diffusione nell'ambito bioetico, biogiuridico e biopolitico. Ma che cosa significa, propriamente, precauzione? Come rendere compatibili le istanze della tecno-scienza con le esigenze etiche, giuridiche e politiche? Il volume getta luce sul principio di precauzione in una prospettiva filosofica, in una prospettiva biogiuridica e biopolitica e su un piano applicativo, con riferimento a problemi concreti in ambiti diversi.
La pratica educativa è una professione ad elevata complessità, poiché chiede di gestire differenti situazioni per le quali non è disponibile un sapere dal valore generale. Ciò rende necessario sottrarre reagire educativo dalla sfera della razionalità strumentale per interpretarlo alla luce di una razionalità che va alla ricerca di una saggezza della pratica. L'azione educativa così intesa ha necessità di un sapere che si apprende dall'esperienza, cioè a partire da un'interrogazione riflessiva della pratica. In questa prospettiva una componente fondamentale della formazione dei pratici è rappresentata dalla disciplina della riflessione, quella riflessione che intensivamente interroga l'esperienza per elaborare orizzonti di senso.
È necessario parlare della musica oppure è sufficiente suonarla o ascoltarla? Il volume cerca di rispondere a questa domanda, introducendo il lettore al dibattito intorno ad alcune questioni centrali dell'estetica musicale del Novecento: in che termini si può parlare di linguaggio musicale? Cosa intendiamo quando parliamo di senso della musica e significato di una composizione? Cos'è un'opera d'arte musicale? Qual è l'importanza della dimensione temporale nella composizione e nell'interpretazione della musica? Cosa significa avanguardia? Senza seguire una narrazione strettamente storico-cronologica, viene data la parola alle voci storiche che hanno segnato una svolta nel dibattito, spaziando dalla prospettiva fenomenologica, ermeneutica, analitica a quella più specificamente estetico-musicale e musicologica.
Il volume rappresenta un tentativo di mettere insieme ambiti di discorso differenti, multidisciplinari, per fornire una sorta di piccolo lessico della contemporaneità attraverso alcune parole-chiave. Attraverso il linguaggio noi possiamo fissare, conoscere la realtà e rapportarci ad essa, ma è pur vero che la natura necessariamente polisemica di molti concetti rende indispensabile ricostituire un significato proponibile e condivisibile. Vi si troveranno quindi sviluppati veri e propri "oggetti" culturali (come "appartenenza", "pregiudizio"), ambiti e territori di socialità (come "politica", "comportamento", "globalizzazione"), modalità di produzione sociale (come "comunicazione", "tradizione"); il tutto in maniera essenziale e discorsiva.