
Di Aaron T. Beck e collaboratori erano già disponibili in italiano "La depressione" (Boringhieri, Torino 1978, ed. orig. 1967) e i "Principi di terapia cognitiva" (Astrolabio, Roma 1984, ed. orig. 1976). Il presente volume non apporta novità sostanziali al discorso della psicoterapia cognitiva, e, come per i due precedenti, tanto vi appaiono interessanti e stimolanti certi aspetti dell'elaborazione teorica, quanto vi è, poi, deludente, modesta e priva di spessore l'elaborazione della pratica. L'atteggiamento schematico, riduttivo, persino banalizzante che induce nel terapeuta sembra piuttosto pericoloso, giacché l'inesperto può essere sedotto dalla rassicurazione che gli può derivare da una metodica dall'apparenza molto scientifica e molto pratica (scalette, tabelle, punteggi, verifiche). È un guaio, questo, che sembra frequente allorché il cognitivismo viene applicato alla clinica, e che, forse, è connesso al fatto che le teorie cognitivistiche sono, ancor più che troppo giovani, troppo piattamente collegate a certe miopie del comportamentismo d'oltreoceano. Peccato, perché la posizione cognitivistica sembrerebbe centrale per l'elaborazione di ogni teoria della tecnica psicoterapica, dato che qualunque intervento psicoterapico mira, di fatto, a una ristrutturazione del campo cognitivo del paziente, e si fonda sulle attività cognitive sue e del terapeuta. Forse, la speranza di rendere utilizzabile in modo non banale e non riduttivo la prospettiva cognitivistica in ambito psicoterapico potrà essere realizzata da qualcuno che costruisca, sì, dei ponti fra clinica e cognitivismo, ma partendo da una prospettiva psicodinamica più sfumata, ricca e consapevole che non sia quella del comportamentismo.
A partire dalle scoperte di Freud, la psicoanalisi come teoria della mente ha attinto i suoi dati a due fonti principali: la clinica degli adulti e l'osservazione del bambino. Stern parla in questo senso di "bambino osservato" e "bambino clinico" e già Bowlby considerava essenziale per il progresso della teoria psicoanalitica una tale dialettica tra indagine "retrograda" (la clinica) e indagine "anterograda" (l'osservazione). Allo stesso ambito di riflessione appartiene tutta l'opera di Pine, come appare dalla struttura di questo volume, diviso in due parti: "Aspetti dello sviluppo da una prospettiva clinica" e "Aspetti del processo clinico da una prospettiva evolutiva".
A partire da un orientamento teorico e di ricerca basato sulla teoria dell'attaccamento, questo lavoro affronta tutti gli aspetti di una tematica oggi molto presente fra gli specialisti, nelle famiglie, nella scuola e nella comunità sociale, e ampiamente rispecchiato nei mass media. Le autrici si preoccupano di mettere in risalto la delicatezza del compito che spetta agli psicologi e alle altre figure istituzionali preposte a valutare l'idoneità di una coppia ad adottare un bambino. Il libro offre un significativo contributo al filone degli studi sull'attaccamento, ed è centrato sugli aspetti di cambiamento (sempre "inquietante") che l'evento adozione produce in tutti i suoi protagonisti.
Discussa, criticata, attaccata, difesa tenacemente, in crisi da decenni, spesso data per morta, ma sempre pronta a risorgere. Oggi più che mai, la famiglia è al centro di accese discussioni, tra chi la vorrebbe ancora rigida nella sua costellazione tradizionale e chi, pur riconoscendone il valore cardine nella società contemporanea, la vorrebbe invece flessibile e aperta. Salvador Minuchin, dopo mezzo secolo di pratica militante come terapeuta familiare, in questo volume insegna che il principale nemico del sistema-famiglia non è tanto il suo "allargamento" (solo uno dei suoi molti aspetti), ma al contrario, proprio la cristallizzazione dei ruoli, che porta al fallimento del nucleo in ben il sessanta per cento dei casi. Se le famiglie hanno molte forme e la strada che attraversa il cambiamento non è mai tracciata una volta per tutte, Salvador Minuchin cerca di fornire una mappa che aiuti a capire meglio quest'avventura in continuo divenire. Dall'alto della loro esperienza, Minuchin e colleghi mettono a fuoco le dinamiche familiari con semplicità. Grazie a un'esposizione limpida ed empatica consentono al lettore di toccare con mano alleanze, complicità, conflitti, insomma tutta la costellazione di sentimenti che uniscono (o disgregano) le famiglie.
L'autore, già nel titolo, racchiude l'obiettivo della pubblicazione: richiamare, anche attraverso la sintesi dell'aforisma, le conoscenze minime che un bravo manager deve avere, per rendere efficace il suo impegno in azienda. Egli, manager dall'esperienza pluridecennale, e con competenze accademiche ed imprenditoriali, raccoglie, e racconta, i problemi, le difficoltà, le contraddizioni e le possibilità della società lavorativa, dando vita ad un connubio originale di generi di scrittura in cui dialogano forme tradizionali di arte e scienza, quali la musica leggera, i film, la tradizione aforistica, e la più classica delle discipline: l'economia. Il testo si compone di tre parti: la prima raccoglie numerosi aforismi di celebri scrittori, brillanti personaggi o anonimi, rapportati alle più tipiche caratteristiche del bravo manager; la seconda propone una serie di canzoni, da Modugno ad altre più recenti, in cui i testi vengono tradotti in realtà aziendalistiche, creando un efficace accostamento esistenziale, tra parole e realtà; la terza compendia termini chiave, dall'uso più o meno comune, dell'economia e della finanza, ma di cui è necessario che il manager abbia conoscenza.
«La medievistica religiosa è ben avvezza alla dimensione biografica: numerosissimi sono i profili dedicati a santi, a maestri del pensiero, a grandi personaggi della Chiesa; e a sante, scrittrici, mistiche di prima grandezza. Nell'ideazione di questo volume, ci si è chiesti se non fosse possibile applicare la stessa attenzione e gli stessi parametri a persone "qualsiasi"... Rispetto agli studi precedenti, il volume si propone di evidenziare la centralità della persona, intesa non solo come il prodotto e il risultato del suo stato sociale, ma come protagonista della storia in quanto individuo libero che agisce in un contesto storico rispetto al quale può operare delle scelte... Grazie agli scritti di molti autori, si è cercato di tracciare un affresco della vita religiosa medievale che tenga in considerazione molteplici punti di vista su persone appartenenti a diversi ambienti sociali: dal mercante sognatore al console convertito, dal bestemmiatore pentito al talent scout di santi, dalla vedova devota a quella prostituta, dalla ladra di reliquie alla serva eroica e così via...» Dalla nota delle curatrici A cura di Maria Teresa Brolis e Silvia Carraro con un'introduzione di Franco Cardini.
Le storie del libro raccontano i diversi modi in cui la lebbra, forma estrema della malattia e dunque paradigma esemplare della fragilità umana, è stata messa in rapporto con la santità, offrendo uno spaccato di oltre mille anni di spiritualità cristiana. Tutti conoscono l'episodio dell'incontro di Francesco con il lebbroso; ma non tutti sanno che sullo sfondo di quella scena ce ne sono molte altre simili, ben presenti all'uomo del Duecento, tutte originate dal testo evangelico. I protagonisti sono personaggi diversissimi: dall'imperatore Costantino al monaco Iosafat, figura occidentale del Buddha; dall'ex soldato Martino, vescovo di Tours, alla principessa d'Ungheria Elisabetta, fondatrice di un ospedale; e ancora il leggendario saint Ladre" (ovvero "San Lebbroso") e Aleydis di Schaerbeek, monaca lebbrosa dalle folgoranti esperienze mistiche."
Il contesto generale del discorso di Dalarun è costituito dal medioevo occidentale. A partire da tale contesto si propone la domanda capitale: come e perché governare diviene sinonimo di servire. Alcuni prelievi circoscritti da un ciclo di lezioni di Michel Foucault, pubblicato postumo nel 2004, suggeriscono l'andamento di questo libro. Si tratta in particolare della distinzione tra sovranità e governo. Sovranità infatti implica dominio. Governo comporta un'arte di governare gli uomini che li avvolge e li coinvolge ma non li domina. Ed è qui che Dalarun coglie un'analogia con le elaborazioni che l'idea e la pratica di governo avevano conosciuto nell'ambito degli Ordini religiosi medievali. È un libro prezioso, prezioso perché offre un esempio spinto all'estremo di scomposizione di alcuni testi medievali per darne una lettura e un'interpretazione le più fondate ed esaurienti possibili (e che si tratti di testi in fondo "minori" - alcuni passi riguardanti la vita di Chiara, il biglietto di Francesco a frate Leone - accentua la preziosità dell'impresa). È un libro infine fitto di pagine illuminanti ma anche non privo di affermazioni che non mancheranno di suscitare discussioni.
La manifestazione pubblica della propria nudità torna in almeno tre episodi importanti della vita di san Francesco: a Roma sul sagrato di S. Pietro, ad Assisi davanti alle autorità cittadine, e alla Porziuncola, al momento della morte. La spogliazione costituisce una delle chiavi di lettura più affascinanti e meno studiate della vicenda personale del santo di Assisi. Da questa constatazione è nato questo libro, accolto con interesse e curiosità. Esaurita la prima edizione, ne viene proposta una seconda arricchita da una bibliografia ragionata sul tema e da una postfazione del famoso storico del medioevo André Vauchez.
«La medievistica religiosa è ben avvezza alla dimensione biografica: numerosissimi sono i profili dedicati a santi, a maestri del pensiero, a grandi personaggi della Chiesa; e a sante, scrittrici, mistiche di prima grandezza. Nell'ideazione di questo volume, ci si è chiesti se non fosse possibile applicare la stessa attenzione e gli stessi parametri a persone "qualsiasi"... Rispetto agli studi precedenti, il volume si propone di evidenziare la centralità della persona, intesa non solo come il prodotto e il risultato del suo stato sociale, ma come protagonista della storia in quanto individuo libero che agisce in un contesto storico rispetto al quale può operare delle scelte... Grazie agli scritti di molti autori, si è cercato di tracciare un affresco della vita religiosa medievale che tenga in considerazione molteplici punti di vista su persone appartenenti a diversi ambienti sociali: dal mercante sognatore al console convertito, dal bestemmiatore pentito al talent scout di santi, dalla vedova devota a quella prostituta, dalla ladra di reliquie alla serva eroica e così via...» Dalla nota delle curatrici A cura di Maria Teresa Brolis e Silvia Carraro con un'introduzione di Franco Cardini.

