
I discorsi degli storici sono discorsi scientifici come lo sono quelli della fisica e della biologia? E se non lo sono, in che cosa e perché ne differiscono? Quali son i limiti della verifica nelle scienze storiche? Che cos'è, poi, un fatto storico? L'autore si propone di rispondere a questi e altri interrogativi, trasformandoli in altrettante "regole di controllo" del discorso degli storici.
Questo libro traccia la storia della traduzione dal Diciassettesimo secolo a oggi. Il "traduttore invisibile", secondo quanto afferma Venuti, è quello che ha dominato la produzione di traduzioni nel mondo occidentale, attribuendo al testo tradotto l'illusione di essere l'"originale". Gli esempi tratti da numerose letterature presentano un panorama di quel predominio della traduzione scorrevole su altre strategie di traduzione che ha condotto a una determinata configurazione del canone delle letterature tradotte.
Il testo si pone il problema di un nuovo modello di sviluppo, di una nuova ecologia umana e di una nuova ecologia della modernità, attraverso una riscoperta dei limiti e della misura. Il rischio di stare insieme senza avere nulla in comune viene messo a confronto con il bisogno di comunità e di appartenenza. L'educazione alla dimensione locale, e poi nazionale ed europea, verso una più comprensiva forma di identità terrestre, viene vista come passaggio a forme di comunità mediatrice di universalità, oltre i nazionalismi che uccidono e i cosmopolitismi che mentono.
Questo lavoro si snoda partendo dalla complessa problematica del mondo della sofferenza e da un'essenziale esplorazione del panorama culturale, alla scoperta di possibili risposte. Illuminanti sono il panorama biblico, il pensiero dei Padri della Chiesa e alcuni insegnamenti pontifici, tra i quali particolare rilievo è riservato alla Salvifici doloris di Giovanni Paolo II, il quale indica di cercare l'unica convincente risposta, agli interrogativi dell'uomo, nel Crocefisso: la sofferenza dall'amore.
Questo libro parla di viaggi, ma il viaggio di cui parla Raniero Regni è quello metaforico e concreto insieme dell'eterno incontro/scontro/relazione con l'altro. Si parla del viaggio come metafora dell'educazione, della relazione intersoggettiva e dell'intera esistenza, frutto di un viaggio da un capo all'altro della vita, dei viaggi vissuti concretamente, intesi come immagini di vita vissuta per analizzare infine l'idea della partenza e del ritorno. È un libro di punti interrogativi, di domande e risposte che assumono tutto il loro spessore pedagogico e filosofico insieme; un viaggio per tutti e di tutti, senza limiti d'età, che si rinnova in ogni stagione dell'esistenza umana.