
Pochi temi sono stati tanto cruciali e controversi nella storia del XIX e del XX secolo come il cosiddetto 'Welfare State', per molti versi uno dei momenti fondanti della nuova identità dello Stato moderno. In questa edizione italiana, Ritter ne ricostruisce il percorso di formazione e di sviluppo spingendo la sua analisi fino agli esiti più recenti, mentre nel capitolo finale due studiosi italiani, Gaeta e Viscomi, forniscono una lettura specifica della vicenda dello Stato sociale nel nostro paese.
"Con un gusto ardimentoso ed enciclopedico Ripellino passa in rassegna una folla di persone, luoghi, libri, ombre, edifici, relitti, echi e bagliori della civiltà praghese: sepolcrali ossessioni alchemiche di Rodolfo II e passeggiate notturne di Kafka, taverne picaresche del soldato S'vejk e antri del Golem, caffè letterari e chiese spettrali, tutti travolti dalla continua sopraffazione politica-etnica-religiosa che ha visto il calvario boemo sotto il tallone della Controriforma, di Hitler, di Stalin e dei suoi successori." Claudio Magris. Il libro, a metà tra saggio e romanzo, è stato pubblicato per la prima volta nel 1973.
Il volume presenta il sistema di governo della Repubblica Popolare Cinese collocandolo nell'attuale contesto storico e politico. Capisaldi del sistema fondato sulla Costituzione del 1982 restano ancor oggi il partito unico, la totale assenza di una alternativa democratica, l'accentramento dei poteri, la subordinazione del sistema giudiziario all'apparato di governo. Ma gli autori danno conto anche dei cambiamenti intervenuti nel corso del tempo, analizzando in particolare la riforma costituzionale del 2018. Grande attenzione è dedicata alle conseguenze esterne dell'assetto interno: in politica estera la Cina mostra il volto di una potenza e di un modello etico e culturale alternativo agli USA, propone una concezione propria dei diritti umani, agisce con l'idea di assumere la leadership dei paesi in via di sviluppo.
La Cina è una grande civiltà che si è sviluppata in condizioni del tutto indipendenti da quella europea occidentale, con una lingua estranea al ceppo indo-europeo e con una storia che, a differenza del mondo arabo ed ebraico, non ha avuto punti di incontro e di interconnessione con l'Europa. L'idea della democrazia, sia in senso classico che moderno, non appartiene alla cultura cinese. Un sistema la cui trasformazione - che pure è in atto se si guarda alle riforme costituzionali - si svolge con ritmi assai più lenti rispetto al rapido procedere della "locomotiva" economica, indotto più dalle sollecitazioni dei nuovi mercati, che dalle istanze politiche.
Nell'era delle comunicazioni globali, il fenomeno della circolazione dei modelli giuridici sembra abbia in parte superato la dinamica esportazione/importazione per intraprendere nuovi percorsi di "dialogo" tra sistemi giuridici. Tale dialogo si avvale di tecniche e strumenti, di luoghi e di linguaggi appropriati. Il risultato cui si assiste sempre più frequentemente è l'ibridazione dei modelli giuridici, cioè la capacità dei sistemi di recepire e fare propri elementi di altri sistemi in conseguenza di un dialogo avviato e condotto sulla base di un "linguaggio" comune, o apparentemente tale, e di "luoghi" di compartecipazione alla governance sovranazionale o transnazionale. Tra i protagonisti di questo fenomeno, la Cina appare come uno dei casi di studio più complessi e al tempo stesso più significativi nello scenario degli ordinamenti costituzionali. Il dialogo tra il sistema giuridico cinese e i sistemi giuridici di matrice occidentale si è andato evolvendo soprattutto a partire dall'era di Deng Xiaoping, che sostenne e affermò il socialismo del libero mercato nel quadro della costituzione economica cinese. Ciò che si offre agli occhi degli osservatori è che vent'anni di riforme economiche e legislative hanno dato alla Cina un sistema che appare ispirato a modelli diffusi nei paesi occidentali.
Una riflessione sui caratteri che oggi contraddistinguono le diverse forme di "spettacolo musicale", condotta da più punti di vista con l'obiettivo di metterne in luce le peculiarità e di evidenziare gli elementi che caratterizzano la loro ricezione. Dall'indagine sull'attualità del passato applicata a un repertorio costituito per definizione da musica "sulla scena" come quello del melodramma, alla situazione attuale di questo stesso repertorio nell'ambito del consumo culturale nel nostro paese; dall'analisi dei luoghi comuni relativi all'assenza di teatro musicale contemporaneo dai cartelloni italiani, ai caratteri specifici del connubio tra teatro musicale ed elettronica. Senza trascurare le altre forme di spettacolo musicale, a partire dalla danza che, nel corso del Novecento, ha moltiplicato il senso del legame tra l'elemento musicale e quello gestuale, per giungere alla più recente ma quantomai raffinata forma di rappresentazione musicale incarnata dal videoclip. Il campo in seguito si allarga, affrontando sia la spettacolarizzazione del rock - indagata attraverso la valutazione della mediazione tecnologica, la definizione dei pubblici e l'individuazione dei significati connessi - sia la tendenza a sradicare le espressioni di musica popolare dalle loro dimensioni originarie per trapiantarle su una scena rappresentativa "altra".
Il libro
L’uso e l’abuso di cocaina stanno diventando uno tra i più gravi problemi sociali, educativi e clinici che gli operatori dei più diversi settori si trovano ad affrontare.
A partire dall’esperienza concreta dei clinici che lavorano in prima linea, il testo propone un panorama completo delle conoscenze scientifiche sulla diagnosi e sulle strategie terapeutiche, offrendo un preciso modello di gestione del trattamento, basato sull’interpretazione del consumo di cocaina come ricerca di un Sé maniacale.
I curatori
Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterapeuta, dirige una struttura psichiatrica territoriale dell’Ospedale San Carlo di Milano. Nella collana di Psicologia clinica ha pubblicato Doppia diagnosi (2004) e Gay e lesbiche in psicoterapia (2006).
Emanuele Bignamini, psichiatra e analista della Società italiana di psicologia individuale, dirige il dipartimento Dipendenze 1 della ASL Torino 2.
La vittoria nella Grande Guerra (4 novembre), la Liberazione (25 aprile), la nascita della Repubblica (2 giugno) sono le ricorrenze canoniche dell'Italia democratica. Ma quale storia hanno dietro di sé? E quali altre ricorrenze sono state invece dimenticate o derubricate? Quella sorta di pedagogia storica che un paese esercita segnando sul calendario la celebrazione dei momenti fondanti della propria storia cambia nel tempo. Lo mostra questo volume raccontando le nostre feste nazionali, dai primi anni unitari alla mobilitazione patriottica della prima guerra mondiale, alla ritualità fascista, all'affermarsi di un patriottismo costituzionale nell'età repubblicana. E infine all'evolvere del calendario civile del primo ventennio del Duemila che ha visto fra l'altro l'istituzione di ben cinque diversi giorni della memoria.
Una ricostruzione della storia della scuola (e dell'università) italiana: dalla legge Casati alla riforma Gentile, dalla Carta della Scuola fascista al dibattito nella Costituente, dalla stagione del centro-sinistra ai Decreti delegati, dalla scuola dell'autonomia alle speranze (e alle incognite) della "buona scuola". Una riflessione sul cammino di una istituzione caratterizzata dalla prolungata assenza di un progetto riformatore che consideri, come è avvenuto solo in qualche tratto della vicenda politica nazionale, il diritto allo studio come un atto costituzionale che si compie ogni giorno, una costruzione della cittadinanza come cultura, una parte essenziale di una sfera pubblica comune. "Forse scuola, università e ricerca sono anche l'anima di appartenenza non solo mia, ma anche di quanti ho formato e, soprattutto, di quanti ho visto, ogni giorno, salvare la scuola come atto costituzionale colto e competente, fieri di farlo senza essere del tutto riconosciuti".
L'assistente sociale è tenuto a scrivere per obblighi lavorativi una documentazione che annovera diverse tipologie testuali (espositive, interpretative, descrittive e argomentative) che impongono distinte e diversificate modalità di stesura. Questo volume si propone di fornire strumenti e tecniche che supportino e orientino nella redazione dei documenti richiesti. Dopo una sezione propedeutica, nella quale i testi di servizio sociale vengono inquadrati nell'ambito della scrittura giuridico-amministrativa e in cui vengono illustrati gli strumenti di scrittura e i metodi linguistici di base, l'analisi viene focalizzata su presentazione e analisi del caso, relazioni per la supervisione, quindi su relazioni di richiesta, di aggiornamento e di valutazione. Ogni testo è presentato nella sua versione originale - ovviamente epurato, nel rispetto del diritto alla privacy, di ogni riferimento che potesse consentire l'individuazione di persone o di circostanze - e corredato di un apparato che comprende l'analisi linguistica, la correzione preliminare, la segnalazione delle lacune informative e la proposta di riscrittura.