
II libro propone uno spaccato sul panorama dell'editoria digitale, illustrando i presupposti che ne favoriscono la diffusione e analizzando nel dettaglio linguaggi, formati, dispositivi e concrete esperienze editoriali, con un occhio di riguardo ai problemi pratici legati alla produzione dei libri digitali e ad alcune criticità come quelle poste - per esempio - dal copyright. Queste le domande intorno a cui si sviluppa il discorso: cos'è l'editoria digitale? Su quali prodotti si concentra? Come vengono distribuiti? In quali formati? Come cambia il flusso di lavoro sul contenuto? Al centro una riflessione sull'alternativa tra libri stampati e libri elettronici, e un'analisi sulle possibilità offerte da nuove tecnologie per la presentazione dei contenuti. Senza dimenticare che attraverso il Web e i motori di ricerca "trovare e leggere" è diventato più semplice e veloce. Un libro per riconsiderare il processo che porta un contenuto al lettore. In pratica per imparare a fare "editoria digitale".
La città si presenta oggi come nuovo soggetto e, contemporaneamente, nuovo spazio della politica. Richiede dunque una prospettiva pluridimensionale, che questo volume fa propria mutuando concetti, chiavi di lettura e strumenti di intervento da diversi campi disciplinari: storia e sociologia, scienze politiche e giurisprudenza, scienza dell'amministrazione e urbanistica. L'analisi si basa su una molteplicità di esempi empirici, centrati sul caso italiano ma estesi, in chiave comparata, al contesto europeo. Il libro è pensato sia per studenti di diverse discipline nell'ambito delle scienze sociologiche, politologiche e della progettazione urbana, sia per un pubblico di politici e amministratori locali.
Nel libro si afferma la necessità per gli insegnanti del tenere conto del "sapere spontaneo" dell'alunno in modo da realizzare una base lessicale e concettuale condivisa da cui partire. La "reltà" dell'alunno e il suo mondo interiore non possono essere ignorati dalla scuola; il problema didattico più importante è quello di evitare di creare nell'alunno un sistema di "sapere parallelo": uno scolastico, che soddisfa le richieste dell'insegnante e uno interiore, legato all'esperienza personale.
In un libro dedicato alla rappresentazione la quasi totale assenza di riflessioni sulla prospettiva può apparire strana. Ma la maggior parte delle rappresentazioni grafiche non utilizzano la prospettiva, bensì il disegno frontale e obliquo: vale a dire le proiezioni parallele. Del resto l'Antichità ha raramente fatto uso degli scorci prospettici, anche per una scelta di chiarezza, semplicità e misurabilità. Dopo la straordinaria produzione illusionistica greco-romana - che dura meno di cinque secoli - per mille anni il mondo mediterraneo e quello cinese continuano a utilizzare solo la proiezione parallela, la cui trascrizione grafica è qui definita disegno obliquo.
L'oggetto del volume è quello tradizionale: l'esposizione del sistema delle tutele offerte dall'ordinamento ai cittadini contro gli atti e i comportamenti delle pubbliche amministrazioni e dei soggetti privati che la legge ad esse equipara. Le tutele non si esauriscono sul piano processuale ma si estendono al piano sostanziale (ricorsi amministrativi, strumenti di soluzione stragiudiziale delle controversie); e, sul piano processuale, sono assegnate a giudici diversi (giudici ordinari, amministrativi, contabili, delle acque, parlamentari), che seguono riti processuali differenziati. Restano fuori dal quadro solo le controversie tributarie, secondo tradizione. Per queste ragioni il volume non può essere denominato "Diritto processuale amministrativo": il titolo non renderebbe appieno il suo contenuto.
Il manuale fornisce un quadro unitario degli studi sociologici sulla cultura. L'attenzione per lo sviluppo storico della disciplina si accompagna alla descrizione dei più rilevanti fenomeni e processi culturali, senza tralasciare i principali modelli teorici in base ai quali tali fenomeni e processi vengono compresi e spiegati. L'impostazione di fondo si basa sulla distinzione tra cultura e società e sull'analisi bidirezionale del loro rapporto: come la società influenza la cultura e come la cultura influenza la società. Accanto a temi «classici» come l'identità culturale, il consumo, la socializzazione e i processi di globalizzazione della cultura, in questa nuova edizione trovano spazio anche nuovi metodi di studio (ad esempio, i metodi visuali) e nuovi ambiti tematici, fra i quali le pratiche di genere e il corpo, la dimensione culturale del cibo e dell'alimentazione, le industrie culturali.
Il manuale sulla Gestione dell'Impresa è giunto , oramai, all'ottava edizione, partendo dal volume originario sul Sistema d'impresa, pubblicato nel 1977. In oltre trenta anni d'insegnamento e di pratica aziendale, l'autore ha via via perfezionato un testo che può , a ragione , definirsi un classico dell'economia e gestione dell'impresa. Le ultime edizioni hanno subito adattamenti per effetto della riforma universitaria, che ha distinto la laurea triennale da quella magistrale. Si sono rese così opportune una semplificazione della materia e un ridimensionamento di alcune delle parti rinviate al corso di laurea di secondo livello. Per facilitare lo studio , il manuale è stato ulteriormente arricchito con grafici e tabelle, riprodotte peraltro nel CD accluso al volume. Nonostante le revisioni apportate, il volume conserva la sua validità per la consultazione da parte di imprenditori e manager e di quanti altri volessero avviarsi allo studio alla gestione d'impresa.
A partire dalla crisi iniziata nel 2008, si è andato profilando uno scenario economico sempre più complesso, che ha fatto sorgere molti interrogativi e problemi per il mondo delle imprese. Se si riflette sulla concorrenza crescente di tipo planetario, sull’impellenza del progresso tecnologico (Industria 4.0), sulla stagnazione della domanda interna e sulla graduale compressione dei margini sul venduto, si ha chiara l’idea della difficoltà di una gestione da impostare e condurre in modo molto diverso rispetto a quella tipica di un passato di stabilità e di sviluppo.
In un quadro del genere emerge l’esigenza di una nuova visione dell’impresa collegata ad una maggiore qualificazione dell’imprenditore, chiamato ad affrontare sfide sempre più impegnative sul piano competitivo. Il nuovo modello d’impresa richiede una forte spinta innovativa, in grado di coniugare al meglio l’efficacia delle scelte strategiche con l’efficienza dell’operatività. Questo significa potere, oggi e in futuro, contare di meno su rendite di posizione e dovere invece sviluppare doti previsionali e di governo sempre più affinate in termini gestionali.
L’esito di una sfida del genere non può che poggiare sulla qualità del “capitale umano” a tutti i livelli e, in particolare, sull’abilità a sfruttare l’economia delle relazioni (vedi alleanze strategiche aziendali) puntando sulla reputazione e sul consenso da conquistare con comportamenti imprenditoriali avanzati e, specie, moralmente qualificati.
In origine all'impresa veniva riconosciuta la funzione prevalente e prioritaria di produrre beni o servizi creando valore economico e assicurandosi così la legittimazione a sopravvivere. Il protagonista di questa concezione, strettamente economica, era individuato nell'imprenditore (proprietario dell'impresa), motivato a realizzare il massimo profitto dall'investimento di capitali. In una fase successiva si è tuttavia dato maggiore risalto al profilo della responsabilità sociale («corporate social responsibility») e all'esigenza, per un buon governo, di soddisfare il complesso dei partecipanti, interni ed esterni, all'attività aziendale. Non più soltanto un ruolo prevalentemente economico ma anche una finalità sociale molto più ampia rispetto al passato, non più un solo individuo (o gruppo proprietario) al centro dell'organizzazione ma un insieme di soggetti, tutti ugualmente interessati ai risultati e alla vita dell'impresa. Alla luce di questa evoluzione concettuale, la teoria ha giustamente sostenuto che la «governance» deve dimostrarsi capace di risolvere due aspetti conflittuali: come conciliare finalità economiche con funzioni sociali e, ancora, in qual modo rendere compatibili le aspirazioni dell'imprenditore per un risultato personale ottimale e le istanze dei vari soggetti o gruppi coinvolti nella gestione aziendale. La risposta che al riguardo è sembrata più valida, nell'economia della gestione, è stata indicata nel richiamare l'importanza del ricorso all'etica, intesa come strumento fondamene.9e di equilibrio e di riduzione delle situazioni di conflittualità. L'applicazione di principi mor-"fielle decisioni e l'adozione sostanziale e non formale di comportamenti etici sembravano, a giusta ragione, potere rispondere alle nuove esigenze di gestione e, quindi, all'attuazione di un'efficace azione di governo.
In questi ultimi anni il mondo delle imprese è stato penalizzato da tre crisi di diversa natura, di carattere finanziario, per il diffondersi pandemico del Covid 19 e la terza costituita dalla recente guerra tra Russia e Ucraina con pesanti effetti economici. Si tratta di eventi che, nel loro succedersi, hanno creato una situazione di grave difficoltà, impegnando le imprese a definire strategie di contrasto e più efficienti assetti organizzativi per assicurare la continuità aziendale. Obiettivo, questo, non facile per il protrarsi di situazioni critiche sul piano macroeconomico internazionale (rallentamento e interruzione prolungata dei cicli produttivi, caduta della domanda soprattutto in certi settori industriali, ostacoli per l'approvvigionamento di materie di base e di componenti elettronici). La governance aziendale richiede, quindi, un non facile sforzo di previsione per anticipare le tendenze di trasformazione dell'economia e, in particolare, dei modelli di consumo. Di fronte a cambiamenti di tale portata, la teoria deve contribuire a costruire nuovi modelli di imprenditorialità e a individuare politiche innovative idonee a far superare una crisi di dimensioni planetarie. Questo scenario, purtroppo, continuerà ad evolvere per l'emergere di ulteriori problematiche nella gestione aziendale; basti qui citare la crisi energetica per il conflitto russo-ucraino, l'accendersi dell'inflazione, le difficoltà di funzionamento delle reti (supply chain) internazionali. Rispetto a processi di ampio ridisegno di scenari economici, sociali e politici, le imprese dovranno essere capaci di reagire mediante un profondo cambiamento delle strategie competitive e delle strutture organizzative. Su questi temi, centrali negli studi sulla gestione d'impresa, la dottrina dovrà dunque impegnarsi a fornire contributi stimolanti di riflessione e analisi.