
Lo sviluppo recente del terzo settore in molti paesi del sud del Mediterraneo ha favorito la diffusione di idee e aspirazioni di cambiamento, costringendo spesso le forze più tradizionali a non restare immobili. Le società sono state così attraversate da un "vento" nuovo, da un desiderio di mobilità e libertà che ha in parte aperto la strada alla c.d. "primavera araba". Di questa trasformazione sociale dà conto la ricerca presentata in questo volume, condotta dalla Fondazione Roma-Terzo Settore e dall'Istituto Internazionale "Jacques Maritain", con la collaborazione di importanti centri di ricerca internazionali (Institut Maghreb Europe, Arab Forum for Alternatives, Medea Institute, TUSEV) in cinque paesi paradigmatici (Algeria, Marocco, Egitto, Libano e Turchia). La ricerca, esaminando lo sviluppo del terzo settore, ha intercettato queste novità, documentando le attività che hanno preparato la domanda di democrazia che oggi osserviamo nel sud del Mediterraneo e integrando la letteratura italiana e internazionale su questi avvenimenti.
Negli anni Cinquanta il processo di internazionalizzazione dell'Olivetti compie un salto di qualità. In un contesto internazionale favorevole, l'impresa riesce ad acquisire una importante presenza produttiva o commerciale in tutti i continenti. Alla base di questo successo, le scelte imprenditoriali di Camillo Olivetti negli anni Venti-Trenta, quando l'azienda si mosse su due fronti strategici per la crescita: l'innovazione di processo e di prodotto in settori che erano allora alla frontiera tecnologica, e gli investimenti diretti all'estero per crearvi proprie strutture produttive e commerciali. Il che consentì all'impresa di superare quasi indenne la Grande Depressione del 1929-32. Adriano rimase fedele ai capisaldi della strategia imprenditoriale del padre, rafforzandoli con una più moderna organizzazione del lavoro, nuovi impianti, una attenta cura dell'immagine e della comunicazione aziendale. Egli costruì un'impresa su scala globale, che si affermò per innovazione e cultura, efficienza e responsabilità sociale, capace di conquistare nel 1959 il controllo di uno storico marchio delle macchine per scrivere, l'americana Underwood, e allo stesso tempo di presentare il primo elaboratore elettronico italiano. L'improvvisa scomparsa di Adriano, nel 1960, rese difficile continuare a sviluppare la presenza internazionale insieme all'innovazione tecnologica: ma quel percorso rimane un modello a tutt'oggi.
Quarta tappa di un percorso di ricerca sui conflitti dimenticati, avviato da Caritas Italiana nel 2001, questo volume approfondisce il ruolo centrale della dimensione economico-finanziaria nel determinare situazioni di tensione politica e di conflittualità armata, sia nell'ambito dello scacchiere internazionale sia all'interno dei singoli stati. Il volume fornisce una mappatura aggiornata dei conflitti presenti nel mondo, concentrandosi in particolare su alcuni casi studio: Libia, Somalia, Afghanistan, Filippine, Colombia. Il terrorismo internazionale, lo scontro di civiltà, i disastri ambientali, il tema delle risorse energetiche, le molte situazioni di conflitto armato si configurano come "emergenze umanitarie complesse". Ma cosa sappiamo davvero di queste "guerre lontane"? Cosa pensano e come sono informati gli italiani delle guerre nel mondo? Quanto spazio riservano i media a questi temi? E soprattutto, cosa possiamo fare, e come? Delineando in queste pagine una serie di prospettive di lavoro e di impegno in ambito ecclesiale e civile, Caritas si conferma non solo osservatore attento delle grandi emergenze mondiali, ma anche attore impegnato in prima persona nella ricerca di una soluzione ai disagi e ai conflitti che sono da queste generati.
Il diritto penale di impresa è stato tradizionalmente un'arma del potere punitivo dello Stato destinata in gran parte a rimanere lettera morta, o a colpire esclusivamente i "pesci piccoli". Complice anche la crisi finanziaria globale oggi non è più così. La grande impresa è chiamata sempre più spesso a fare i conti con la giustizia penale, tanto in chiave repressiva quanto in chiave preventiva. Attraverso l'analisi di una serie di casi esemplari (Parmalat, Cirio, Antonveneta, Bnl-Unipol) il volume, cui contribuiscono alcuni fra i migliori studiosi della materia, fa il punto sulla portata e sul mutamento di ruolo della giurisprudenza nella materia penale economica in Italia, senza tralasciare puntuali riferimenti alla dimensione europea del fenomeno.
Nel 1978, all'arrivo di Carlo De Benedetti, la Olivetti è in grave difficoltà. Un'impresa senza imprenditore, nel declino seguito alla morte di Adriano. Sotto la guida dell'Ingegnere l'azienda vive un'intensa stagione di sviluppo, fondata sulla produzione di personal computer (l'M24 è il pc più venduto al mondo) e sull'ampliamento dei prodotti: fax, fotocopiatrici, stampanti. A cavallo fra anni Ottanta e Novanta, condivide con le altre imprese elettroniche europee di radice fordista la dura rimodulazione dell'informatica, ma sperimenta pure la felice metamorfosi nella telefonia con Omnitel. Un mutamento di natura, unico nel panorama internazionale: dalla crisi della fabbrica ai nuovi servizi. Il cerchio si chiude nel 1996, quando De Benedetti lascia la guida del gruppo. L'autore ha per primo consultato il Fondo Presidenza Carlo De Benedetti dell'Archivio Storico Olivetti e le Carte Private dell'imprenditore. Grazie a una documentazione ricca e inedita, ha ricostruito una vicenda esemplare del Novecento italiano che, con i suoi successi e i suoi limiti, ha avuto nella Olivetti uno snodo essenziale: industria e tecnologia, politica e cultura, storia e destino.
Compito della statistica economica è quello di sviluppare concetti, definizioni, classificazioni e metodi per produrre informazioni statistiche che descrivono lo stato e l'andamento, nel tempo e nello spazio, dei fenomeni economici. Tali informazioni servono per analizzare i comportamenti degli operatori economici, effettuare previsioni sull'andamento degli aggregati economici, prendere decisioni di politica economica e aziendale, valutare pro e contro di investimenti alternativi. Il volume, qui presentato in una nuova edizione ampiamente rivista, offre, con linguaggio semplice e largo uso di esempi, un sintetico ma esaustivo profilo della materia.
La crisi da Covid-19 fungerà probabilmente da spartiacque fra il mondo che è stato e quello che verrà. Oltre a fronteggiare un'immensa gelata dell'economia globale, sarà necessario riflettere sulle nuove esperienze di produzione e consumo che si sono affermate durante la lunghissima quarantena mondiale e cercare di capire se si consolideranno e si confermeranno in futuro. Se sì, l'intero sistema economico non potrà non adeguarsi e ristrutturarsi di conseguenza. Il volume affronta questo complesso tema e si divide idealmente in tre parti. Nella prima si delineano gli scenari macroeconomici che riguardano i principali paesi e che per l'Italia abbracciano anche i più significativi settori di produzione, fornendo un approfondito quadro d'insieme. Nella seconda parte si esaminano i presumibili cambiamenti strutturali e i prevedibili megatrend, i nuovi modelli di business, il modo in cui dovrà essere ridisegnata la supply chain, il sempre più vasto ruolo che avrà il digitale. Nella terza parte si suggeriscono infine politiche economiche che, coerenti con questi scenari, possano promuoverli e rafforzarli. Emerge con forza il grande tema della politica dei fattori, che parte dalle infrastrutture e dalla tecnologia, per toccare il tema dell'education, del nuovo welfare, di una nuova burocrazia e di nuovi rapporti di lavoro.
La Regione Toscana ha affidato all'Os.C.Ar., l'Osservatorio permanente sul Commercio delle Armi di IRES Toscana, la redazione di questo Annuario dedicato ai temi del controllo del commercio degli armamenti. Questa prima edizione dell'Annuario propone una selezione delle ricerche dell'Os.C.Ar. riguardanti in particolare le esportazioni italiane di armi e il commercio internazionale di armamenti. Nella seconda parte vengono aperte agili finestre sull'attualità, inerenti la spesa militare italiana e internazionale, la regolamentazione europea sulla trasparenza e il controllo di armi, le armi di distruzione di massa.
Gli esempi di crescita economica senza benessere e viceversa sono vari, visto che tra gli elementi che influiscono sul benessere e che non si contabilizzano nel PIL si possono citare, tra gli altri: l'ambiente equilibrato e non deteriorato, la distribuzione socialmente equa del reddito e della ricchezza, le aspettative sulla qualità della vita futura e la felicità del tempo liberato dal lavoro. L'idea che un aumento del PIL sia una cosa buona e l'obiettivo da perseguire per tutti i paesi rientra sempre nel concetto di mondo globalizzato neoliberista che ha come valori essenziali quelli del mercato, dello sviluppismo quantitativo, dell'economicizzazione capitalista del mondo. La rincorsa alla crescita del PIL che tutti i governi fanno non è altro che una "menzogna statistica" poiché in definitiva l'aumento del PIL non rappresenta sicuramente un miglioramento del livello di vita in tutti i cittadini di un paese. Attraverso la ricerca condotta da studiosi italiani e cubani, questo lavoro vuole portare alla luce, attraverso un percorso teorico di grande respiro e lo studio di casi concreti, indicatori di sviluppo qualitativo e modelli di politica economica più veritieri e più rispettosi dell'uomo, della società, delle relazioni economiche tra gli Stati e della natura.
La fede nel libero mercato ci ha portato al disastro.
Occorre confutarne i dogmi e riscoprire un’economia più equa.
E più efficace.
L’ennesima recente crisi lo ha confermato: il capitalismo non è una scienza esatta e, proprio come il socialismo, ha limiti intrinseci che rischiano di portare la società al collasso, non solo economico. Dopo anni di fede cieca e immotivata nel libero mercato, come trasformare questo sistema empirico e imperfetto in uno che finalmente funzioni? Bisogna renderlo più giusto, risponde Hans Küng, perché l’etica è un principio di comportamento che va applicato in ogni settore, economia compresa. Alla base devono esserci due imperativi morali: la reciprocità, cioè non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, e l’umanità che – sembra ovvio dirlo ma alla prova dei fatti non lo è – impone di trattare ogni essere umano come tale. Su queste linee si fonda un’etica intesa non come dottrina teologica o filosofica, bensì come “atteggiamento morale interiore” di fondo, un ethos ispirato a un patrimonio di norme e modelli comuni a tutte le grandi religioni e culture, e come tale condivisibile da credenti e non.
Tra analisi concreta e spiritualità, Küng passa in rassegna le nuove sfide del nostro tempo, esaminando da una parte la globalizzazione e l’evoluzione dei mercati, dall’altra interrogandosi su concetti chiave come giustizia, equità, remunerazione. E, in nome di un’economia “onesta” che abbia sempre come fine ultimo l’uomo e la sua dignità, lancia un appello per una moralizzazione del capitalismo, sulla scorta dell’esperienza renana dell’economia sociale di mercato: la creazione di un nuovo canone di valori e regole di condotta che guidi il comportamento dei soggetti garantendo la sostenibilità e la salvaguardia del bene comune.
HANS KÜNG (1928) è un sacerdote, teologo e filosofo svizzero. Ha partecipato come esperto al Concilio Vaticano II. Nel 1979 la Congregazione per la dottrina della fede gli ha revocato l’autorizzazione a insegnare la teologia cattolica. Con Rizzoli ha pubblicato tra gli altri Ebraismo (1993), Cristianesimo (1997), Islam (2005), tutti presenti in BUR, e Ciò che credo (2010)

