
Responsabile dei diritti umani all'Onu? Economista alla Banca Mondiale? Funzionario alla Commissione europea? Le possibilità di lavoro nelle organizzazioni internazionali, ma anche in quelle non governative, le cosiddette Ong, sono tante e per le più svariate specializzazioni: dal fisico all'agronomo, dal medico al giurista. Ma per chi vuole lavorare all'estero non esistono solo Onu e Unione europea. Ci sono anche le ambasciate e il vasto mondo delle multinazionali. In questo libro tutte le informazioni pratiche, i consigli, le opportunità per i giovani, anche attraverso la testimonianza diretta di chi ce l'ha fatta.
Prima gli «illuminati», poi le élite sconfitte dalla storia, infine i «cuochi che prendono il controllo della nave». Per capire il grande disordine che oggi investe le nostre vite, Giulio Tremonti prende spunto da tre profezie che emergono dal profondo della storia.
Quella di Marx sulla deriva del capitalismo globale, la previsione del Faust di Goethe sul potere mefistofelico del denaro e del mondo digitale (dove al posto del vecchio cogito vale un categorico digito ergo sum!), infine l’intuizione di Leopardi sulla crisi di una civiltà che diviene cosmopolita. Tre chiavi di lettura che l’autore, testimone diretto di tanti «misteri» della storia recente, intreccia con la personale esperienza di studioso e di protagonista della politica.
La storia, che doveva essere finita, sta tornando con il carico degli interessi arretrati e la giovane «talpa» del populismo sta scavando il terreno su cui, appena caduto il muro di Berlino, è stata costruita l’utopia della globalizzazione. Oggi sembra di essere tornati agli anni ’20 di Weimar, in una società stravolta e incubatrice di virus politici estremi. Ma non tutto è perduto, per l’Italia e per l’Europa.
I fenomeni climatici estremi e il corona virus con i suoi effetti sul rapporto tra gli Stati e l'economia globale ma anche la fine dell'inflazione e la resistenza del sovranismo: sono questi i temi che aggiornano e il saggio di Giulio Tremonti sul grande disordine che oggi investe le nostre vite. L'autore prende spunto da tre profezie che emergono dal profondo della storia. Quella di Marx sulla deriva del capitalismo globale, la previsione del Faust di Goethe sul potere mefistofelico del denaro e del mondo digitale, infine l'intuizione di Leopardi sulla crisi di una civiltà che diviene cosmopolita. Tre chiavi di lettura che l'autore, testimone diretto di tanti «misteri» della storia recente, intreccia con la personale esperienza di studioso e di protagonista della politica. La storia, che doveva essere finita, sta tornando con il carico degli interessi arretrati e la giovane «talpa» del populismo sta scavando il terreno su cui, appena caduto il muro di Berlino, è stata costruita l'utopia della globalizzazione. Oggi sembra di essere tornati agli anni '20 di Weimar, in una società stravolta e incubatrice di virus politici estremi.
Le piaghe che si sono abbattute sull'Egitto, secondo la Bibbia, erano dieci. Le piaghe che si stanno abbattendo sul mondo in cui viviamo sono almeno sette: il disastro ambientale, lo svuotamento della democrazia sversata nella repubblica internazionale del denaro, la società in decomposizione, la spinta verso il transumano, l'apparizione dei giganti della rete, la pandemia, la guerra alle porte d'Europa e la crisi nell'approvvigionamento di risorse, dal gas al grano. Ma è un numero destinato a salire: inflazione e recessione, crisi finanziarie, carestie, migrazioni, altre guerre. Tutti anelli sconnessi di una stessa catena, perché non siamo alla «fine della storia» ma alla fine della globalizzazione. Un esito che evidenzia la crisi di trent'anni del modello globalista cui l'Occidente ha aderito acriticamente. Il nuovo libro di Giulio Tremonti è una riflessione sulla deriva delle società occidentali ma anche un appello per evitare il disastro finale attingendo al vecchio «arsenale della democrazia»: «Oggi il rischio è che la divisione prevalga sull'unione, come replica della dividente maledizione dei guelfi contro i ghibellini, che lo smarrimento e la paura prevalgano sulla speranza, che la rassegnazione prevalga sull'orgoglio. E l'urlo sulla voce. Ci sono dei modi per evitarlo: uno è mettere a punto una cura che freni il dominio assoluto del mercato, l'altro è recuperare le risorse e i valori di fondo della nostra comunità».
In un'Italia segnata da un cambiamento politico a volte vorticoso, qualcosa rimane uguale: ci rimettono sempre gli stessi. Sono le donne e gli uomini che lavorano e fanno impresa, che pagano le tasse (e poi non ricevono i servizi), pagano le multe (e poi vedono arrivare i condoni), pagano le bollette (ogni mese più salate) e alla fine del mese vedono rosso: nel conto in banca e per la rabbia. Intanto, si diffonde un clima di paura e di incertezza che non solo non può favorire lo sviluppo di nuove iniziative e nuove aziende, ma mina la democrazia. Se infatti le persone non sono economicamente indipendenti, se sono costrette a dipendere dallo Stato, dalle sue provvidenze, dalle sue decisioni anche quando arbitrarie, l'ordine liberale non esiste più. Così si fondono in un unico magma soffocante crisi politica e crisi economica e dal Covid alla guerra, dai costi energetici all'aumento dei tassi, ondata dopo ondata, nella totale incapacità d'azione dei governi tanto di destra quanto di sinistra, le imprese falliscono, le aziende chiudono e la classe media rischia di diventare il nuovo proletariato. Con ricchezza di analisi e forza argomentativa, Giuliano Guida Bardi firma un vero e proprio reportage dal fronte della guerra alla borghesia, invocando un cambiamento non più rinviabile. Non sono, però, solo tinte fosche: brillano infatti in questo accurato quadro di storia e cronaca la resilienza, la creatività, la generosità con cui una spina dorsale di professionisti e imprenditori, con poche certezze e ancor meno tutele, continua a tenere in piedi il corpo del Paese. Nonostante tutto.
Da una parte il cervello, uno degli organi più complessi del corpo umano; dall'altra il denaro, come strumento da lungo tempo utilizzato per favorire il commercio, le attività umane e l'organizzazione stessa della società. Il loro rapporto non è mai stato semplice. Già Aristotele distingueva tra ciò che è «naturale», soddisfare le necessità primarie, e il «non-naturale», in cui è inclusa la ricchezza. Il denaro non ha alcuna caratteristica per rispondere alle dinamiche dei bisogni del corpo, della mente, delle relazioni con l'ambiente, naturale e sociale. Se esce dalla sua dimensione di strumento, genera anzi lotta, confusione, egocentrismi e maniacalità. Il denaro permette la «sopravvivenza », ma anche il «potere», insito in quella parola «profitto» che per l'economia è la modalità per ottenerlo. E può produrre veri e propri disturbi di dipendenza quando da mezzo diventa fine ultimo, condizionando il presente e il futuro del singolo. In questo senso il minimalismo che nasce come rigetto in molti giovani, se non è un modello da proporre, rappresenta però un primo passo in cui si cerca un modus vivendi che prescinda dai condizionamenti alienanti della dittatura dell'economia. Il dramma, e nello stesso tempo la consapevolezza, è che di fronte al profitto l'etica umana viene dimenticata. Ecco perché - sostiene l'autore - occorre allontanarsi dal culto del Dio-denaro per tornare a un'economia dal volto umano, all'individuo e al suo significato di essere nel mondo. Una «psicoeconomia» del bene aperta a campi come quelli della fragilità dei sentimenti e delle relazioni e ai valori che sono alla base del vivere comune.
Una guida che contiene una precisa e aggiornata documentazione sulla situazione e la natura del mercato del lavoro, e illustra tutte le tecniche più aggiornate di ricerca di lavoro. Il lettore viene guidato nel bilancio delle proprie competenze, nell'apprendimento delle giuste tecniche per l'acquisizione delle informazioni, nella definizione del proprio obiettivo professionale, nella conoscenza approfondita del settore di lavoro che gli interessa e enlle tecniche di ricreca più aggiornate e più adeguate al proprio stile di vita.
Nell’anestesia generale riusciamo a provare il sentimento di generosità necessario per salvaguardare il pianeta, il nostro Paese, la nostra città, la nostra casa, il nostro cervello? Quali sono i dispositivi economici e ambientali che si possono attuare nelle aree produttive? Quali sono le azioni possibili e concrete per salvarci dalla pulsione distruttiva? Quali sono i progetti da incoraggiare e le ricerche di lungo periodo da promuovere? Quali sono le riflessioni sull'ambiente da comunicare immediatamente ai bambini che avranno vent’anni fra vent’anni?
Una radiografia, un censimento, con due facce: da una parte l'agenda delle cose da farsi subito con tanto di indirizzo e specialità della struttura proposta, e dall'altra un motivo di riflessione in più per le scuole di ogni ordine e grado.
Ci sono in Italia quasi sessantamila complessi scolastici: è da lì che bisogna iniziare. Una radiografia (chi fa cosa e dove e perché) sulle capacità di ragionare, progettare, determinare innovazione del nostro Paese.
La nostra volontà è immaginare (e raccontare) uno scenario di potenzialità con valore e portata culturale internazionali.
Una visione grandangolare: dal sistema del credito finanziario, alla pianificazione dei contenuti della conoscenza, dal territorio alla comunicazione, fra la ricerca dei saperi e le attività economiche e imprenditoriali.
Jeff Howe, in un articolo su "Wired", coniò il termine "Crowdsourcing" per indicare una metodologia di collaborazione con la quale le imprese chiedono un contributo attivo tramite la rete, agli utenti riuniti in piattaforme partecipative, blog, social network... Crowdsourcing descrive anche il processo attraverso il quale il sapere diffuso di molti può essere utilizzato per compiere attività che un tempo erano territorio di pochi specializzati. La folla è più funzionale del singolo: possiede talento, creatività ed è straordinariamente produttiva. Si pone in atto una meritocrazia perfetta, in cui età, sesso, razza, istruzione e storia personale non contano, la qualità del lavoro è tutto ciò che importa, e ogni settore è aperto a persone con diversi background sociali e culturali. Prefazione di Riccardo Luna, introduzione di Bruno Pellegrini.