
“È un piacere essere qui.
Lo sarebbe molto meno se ci fosse una vostra visita a casa mia.”
Silvio Berlusconi
in occasione della cerimonia per i 230 anni dalla fondazione della Guardia di Finanza
Forse non tutti sanno che i soldi non versati in Italia al Fisco corrispondono a 7 punti percentuali del Prodotto interno lordo. Se tutti gli evasori pagassero le tasse, infatti, gli italiani avrebbero in tasca 100 miliardi di euro in più all’anno, circa 8 miliardi e mezzo al mese.
Ma, soprattutto, non tutti conoscono l’inesauribile fantasia creativa di chi froda il fisco: esiste un paese, Antartictland, paradiso fiscale virtuale per chi non vuole pagare le tasse, fondato nel cuore del polo Sud, con tanto di bandiera e moneta; si è arrivati ad allegare materassi ai giornali per sfruttare il favorevole regime fiscale concesso all’editoria; il settore delle pompe funebri tocca livelli record di evasione tanto che si dovrebbe dedurre che al Nord un morto su due si sotterra con le proprie mani mentre al Sud si sale a due su tre.
Tragedia e commedia, dunque. Un campionario surreale di giochi di prestigio e trucchi diffusi in tutta Italia, regione per regione, nessuno escluso, privati, sia famosi che sconosciuti, e aziende, sia piccole che grandi.
La prima inchiesta puntuale, rigorosa, documentata, che sorprende e diverte, che racconta un malcostume talmente diffuso da non essere neppure più percepito. Anzi, che sembra perfino legittimato. Almeno prima di questo libro.
Come è successo che il capitalismo si è ingolfato di debiti? Perché i governi hanno salvato i capitalisti mentre risparmiatori, contribuenti e lavoratori hanno pagato un conto salato? L’impressione per la gente comune è che gli interventi delle istituzioni abbiano aiutato i più forti e messo con le spalle al muro i più deboli. È davvero così? Chi si è davvero arricchito in tempo di crisi? A queste e altre domande di stretta attualità risponde Stefano Cingolani, con un’analisi documentata e brillante che racconta di come le bolle speculative siano diventate “balle” facilmente confutabili, mentre i grandi gruppi di interesse aumentavano i propri introiti. Il libro se la prende con i profeti di ventura e di sventura, quelli che credevano di sapere e quelli che facevano finta di non sapere. Ma alla fine, non può sfuggire alla domanda che tutti si fanno: come, dove e quando ci sarà una nuova crisi?
Stefano Cingolani, 61 anni, è giornalista e scrittore, specializzato in politica estera ed economia, editorialista del quotidiano “Il Foglio”. Ha lavorato all’“Unità”, al “Mondo”, al “Corriere della Sera” (in particolare da New York e da Parigi), all’agenzia ApBiscom e al “Riformista”. Collabora con “Panorama”. Ha pubblicato per Laterza Le grandi famiglie del capitalismo italiano e Guerre di mercato.
Il fisco conosce per nome e cognome tutti coloro che non pagano le tasse scavando ogni anno un buco di 180 miliardi nel bilancio dello Stato. Con i dati di cui dispone potrebbe stanarli subito, costringendoli a restituire quanto hanno rubato alla collettività. E sarebbe così in grado di abbassare la pressione fiscale sui contribuenti onesti. L’evasione è il cancro della nostra economia. Ma basta passare in rassegna le leggi che dovrebbero combatterla per capire che in Italia la lotta a un fenomeno senza uguali in altri paesi è solo una farsa. Il sistema è congegnato proprio per consentire ai contribuenti infedeli di non rischiare nulla. Perché i ladri di tasse sono anche elettori. E votano compatti come nessun’altra categoria. Perciò, sono protetti da una potentissima lobby politica. Che ha il suo zoccolo duro nel centrodestra. Livadiotti lo dimostra svelando chi ha scritto, proposto e votato quelle leggi che lasciano certezza di impunità agli evasori. Il lavorio di Berlusconi & Co. ha dato i suoi frutti: uno studio condotto in esclusiva per questo libro fa vedere come l’evasione sia sempre salita con i governi di centrodestra e scesa quando a comandare era il centrosinistra. E la lobby che ha fatto gli interessi dei contribuenti infedeli ha ottenuto il suo tornaconto. L’analisi dei flussi elettorali dal 1994 al 2008 dice che il voto degli evasori è sempre stato alla base dei successi di Berlusconi. Fino al 2013, quando i ladri di tasse sono passati armi e bagagli con Beppe Grillo. Scandalo nello scandalo, la casta della politica ha concesso un formidabile privilegio ai suoi rappresentanti in parlamento. Se un comune mortale guadagnasse quanto loro, la sua aliquota media arriverebbe al 39,4. Quella di Lor Signori è appena del 18,7 per cento.
Stefano Livadiotti è una delle firme più note de “L’Espresso”: da venticinque anni si occupa di economia e di politica con inchieste, interviste e reportage. Per Bompiani ha pubblicato L’altra casta. L’inchiesta sul sindacato (2008; tascabili Bompiani 2009), Magistrati. L’ultracasta (2009; tascabili Bompiani 2011), I senza Dio. L’inchiesta sul Vaticano (2011; tascabili Bompiani 2013).
Quali sono le grandi dinamiche che guidano l'accumulo e la distribuzione del capitale? Domande sull'evoluzione a lungo termine dell'ineguaglianza, sulla concentrazione della ricchezza e sulle prospettive della crescita economica sono al cuore dell'economia politica. Ma è difficile trovare risposte soddisfacenti, per mancanza di dati adeguati e di chiare teorie guida. In "Il capitale nel XXI secolo", Thomas Piketty analizza una raccolta unica di dati da venti paesi, risalendo fino al XVIII secolo, per scoprire i percorsi che hanno condotto alla realtà socioeconomica di oggi. I suoi risultati trasformeranno il dibattito e detteranno l'agenda per le prossime generazioni sul tema della ricchezza e dell'ineguaglianza. Piketty mostra come la moderna crescita economica e la diffusione del sapere ci abbiano permesso di evitare le disuguaglianze su scala apocalittica secondo le profezie di Karl Marx. Ma non abbiamo modificato le strutture profonde del capitale e dell'ineguaglianza così come si poteva pensare negli ottimisti decenni seguiti alla seconda guerra mondiale. Il motore principale dell'ineguaglianza, la tendenza a tornare sul capitale per gonfiare l'indice di crescita economica, minaccia oggi di generare disuguaglianze tali da esasperare il malcontento e minare i valori democratici. Ma le linee di condotta economica non sono atti divini. In passato, azioni politiche hanno arginato pericolose disuguaglianze, afferma Piketty, e lo possono fare ancora.
Thomas Piketty raccoglie in questo libro i suoi interventi apparsi su "Liberation" dal settembre 2004 al maggio 2015, componendo una straordinaria sintesi dei temi a lui più cari, già affrontati più analiticamente nel "Capitale nel XXI secolo". Gli articoli testimoniano nel loro complesso il tentativo di comprendere e analizzare il mondo giorno dopo giorno e di impegnarsi nel pubblico dibattito, cercando di conciliare la coerenza e la responsabilità del ricercatore con quelle del cittadino. La risposta alla domanda contenuta nel titolo prende forma articolo dopo articolo: si può salvare l'Europa? Solo con una vera riforma democratica delle sue istituzioni. La soluzione non è infatti "l'aggiramento della democrazia con il ricorso a norme troppo rigide e a procedure tecnocratiche. Questa è la logica che ci ha condotto sull'orlo dell'abisso. Ora dobbiamo dire basta."
I media sono in crisi. Non solo la carta stampata, ma tutta la catena di produzione dell'informazione. Di fronte a una concorrenza spietata e a un calo inesorabile degli introiti pubblicitari, i giornali, le radio, le televisioni sono tutti alla ricerca di un nuovo modello. Basato su un'indagine inedita sui media in Europa e negli Stati Uniti, questo libro propone di creare un nuovo statuto di "associazione non profit", a metà strada tra lo statuto delle fondazioni e quello delle società per azioni, che concili attività commerciale e attività senza fini di lucro. Un simile statuto consentirebbe ai media di essere indipendenti dagli azionisti esterni, dagli inserzionisti e dai poteri pubblici, e di operare invece contando sui lettori, sui dipendenti e su metodi innovativi di finanziamento, incluso il crowdfunding. Julia Cagé propone un metodo ambizioso, che incrocia le sfide della rivoluzione digitale e la realtà del XXI secolo, e che si ispira a un presupposto fondamentale: che l'informazione, come l'istruzione, è un bene pubblico, e come tale va difeso. Il dibattito è aperto: ne va, molto semplicemente, del futuro della nostra democrazia.
Quali sono le grandi dinamiche che guidano l'accumulo e la distribuzione del capitale? Domande sull'evoluzione a lungo termine dell'ineguaglianza, sulla concentrazione della ricchezza e sulle prospettive della crescita economica sono al cuore dell'economia politica. Ma è difficile trovare risposte soddisfacenti, per mancanza di dati adeguati e di chiare teorie guida. In "Il capitale nel XXI secolo", Thomas Piketty analizza una raccolta unica di dati da venti paesi, risalendo fino al XVIII secolo, per scoprire i percorsi che hanno condotto alla realtà socioeconomica di oggi. I suoi risultati trasformeranno il dibattito e detteranno l'agenda per le prossime generazioni sul tema della ricchezza e dell'ineguaglianza. Piketty mostra come la moderna crescita economica e la diffusione del sapere ci abbiano permesso di evitare le disuguaglianze su scala apocalittica secondo le profezie di Karl Marx. Ma non abbiamo modificato le strutture profonde del capitale e dell'ineguaglianza così come si poteva pensare negli ottimisti decenni seguiti alla seconda guerra mondiale. Il motore principale dell'ineguaglianza, la tendenza a tornare sul capitale per gonfiare l'indice di crescita economica, minaccia oggi di generare disuguaglianze tali da esasperare il malcontento e minare i valori democratici. Ma le linee di condotta economica non sono atti divini. In passato, azioni politiche hanno arginato pericolose disuguaglianze, afferma Piketty, e lo possono fare ancora.
Capitale, disuguaglianza, sicurezza e Europa: quattro parole chiave per comprendere il mondo di oggi spiegate attraverso gli articoli che Thomas Piketty, economista francese diventato una superstar del dibattito economico dopo la pubblicazione del Capitale nel XXI secolo, ha scritto su "Libération" e poi su "Le Monde". Con variazioni infinite tra paese e paese, la disuguaglianza moderna combina elementi antichi, fondati su rapporti di dominio puro e semplice e su discriminazioni razziali e sociali, ed elementi più nuovi, direttamente legati al capitalismo contemporaneo. Solo una vera lotta alle disuguaglianze su scala globale potrà condurre a uno sviluppo sociale equo, presupposto per garantire quella sicurezza che oggi più che mai sentiamo quotidianamente minata. L'Europa è chiamata a un ruolo centrale in questa battaglia, ma saprà interpretarlo solo rifondando democraticamente le sue istituzioni e rilanciando il suo modello di integrazione.
Un garage, una buona dose di genio e altrettanta di fortuna, un'idea rivoluzionaria destinata a cambiare il mondo. E poi soldi, successo, felicità. Una narrazione facile e seducente, che per anni ha alimentato la mitologia dorata delle startup da Silicon Valley. Ma la realtà delle statistiche riporta con i piedi per terra: nove startup su dieci non sopravvivono ai primi tre anni di attività. La retorica dell'ottimismo però ha spesso la meglio e delle startup che non ce l'hanno fatta non rimane traccia, soprattutto in quei paesi, incluso il nostro, in cui è assente una cultura positiva del fallimento, vissuto come un'onta personale che si fa stigma sociale. Ma studiare i fallimenti, propri o altrui, è strumento indispensabile per individuare gli errori da non commettere e ricavare lezioni sulle pratiche virtuose da seguire. E perché no, per imparare a essere felici. Andrea Dusi lo fa in questo libro in modo concreto e sistematico, analizzando centinaia di casi, letti e interpretati anche alla luce dei suoi fallimenti e dei suoi successi.
Quali sono le dinamiche che guidano l'accumulo e la distribuzione del capitale? Nel ''Capitale nel XXI secolo'' Thomas Piketty analizza una raccolta unica di dati da venti paesi, risalendo fino al XVIII secolo, per scoprire i percorsi che hanno condotto alla realtà socioeconomica di oggi. I risultati sono destinati a trasformare il dibattito e a dettare l'agenda per le prossime generazioni sul tema della ricchezza e dell'ineguaglianza. Piketty mostra come la moderna crescita economica e la diffusione del sapere ci abbiano permesso di evitare le disuguaglianze su scala apocalittica profetizzate da Karl Marx senza peraltro aver modificato le strutture profonde del capitale e dell'ineguaglianza, così come si poteva pensare negli ottimistici decenni del secondo dopoguerra. Il motore principale dell'ineguaglianza minaccia oggi di generare disuguaglianze tali da esasperare il malcontento e minare i valori democratici.
Ma le linee di condotta economica non sono atti divini. In passato, azioni politiche hanno arginato pericolose disuguaglianze, afferma Piketty, e lo possono fare ancora. Lavoro estremamente ambizioso, originale e rigoroso, ''Il capitale nel XXI secolo'' riorienta la nostra comprensione della storia economica e ci pone di fronte a inevitabili riflessioni sul nostro presente. Un fenomeno editoriale mondiale, tradotto in oltre 30 paesi.