
Se il 7% del commercio mondiale è davvero basato sul falso, bisogna pur provare a capirne qualcosa senza fermarsi alla versione ufficiale, no? L'unico modo è andare a vedere, cercare di ricostruire il viaggio di una merce contraffatta dall'origine al consumatore. C'è da partire per la Cina, intanto, e capire chi fa cosa, in che modo, con quali complicità. E poi a Napoli, con le stesse intenzioni, perché è da lì che entra la maggior parte delle merci sospette cinesi. Questo è il canovaccio del libro: seguire passo passo il percorso di un falso, ripercorrerne la parabola che lo porta da uno sperduto villaggio del Guangdong al centro storico di una qualsiasi città italiana, capire come avviene la produzione e la distribuzione, parlare con i legali, andare in giro con i detective, partecipare ai raid, fingersi acquirenti, ma anche vedere come e dove lavorano i contraffattori, cercare di appurare se e quali responsabilità hanno le multinazionali.
Viviamo in un'epoca caratterizzata da straordinarie innovazioni tecnologiche, organizzative e istituzionali. Eppure, la teoria economica dominante si fonda su assunzioni statiche che presuppongono strutture produttive e tecniche date. Al contrario, l'economia classica era intrisecamente dinamica. Per interpretare il processo di sviluppo economico dei paesi avanzati, ma anche di quelli in via di sviluppo, la teoria economica dominante è di scarso aiuto. A partire dai "classici" - da Smith a Ricardo, da Malthus a Marx - l'autore analizza i problemi del capitalismo maturo dell'Occidente e delle aree del mondo che si stanno affrancando dal sottosviluppo.
L'impresa Italia non è avviata a una decadenza irrimediabile. È impegnata a giocare una difficile partita a scacchi dall'esito non scontato, tra nuove tecnologie, concorrenti asiatici e scenari globalizzati. Nell'analisi di un economista 'sul campo', le vittorie e le sconfitte, le opportunità e i rischi delle imprese italiane di fronte a un'economia mondiale in epocale trasformazione. Salvatore Rossi è responsabile del Servizio Studi della Banca d'Italia.
"La famosa affermazione di Marshall, per cui l'economia è come la biologia, era morta in partenza. La teoria economica ha sempre cercato piuttosto di assomigliare alla fisica. Ingrao e Israel ci mostrano come ciò sia avvenuto in un affascinante capitolo di storia intellettuale, ben raccontato e con riflessi sulla produzione teorica di oggi. Dalla lettura di questo libro abbiamo tutti qualcosa da imparare." (Robert Solow)
"... a un figlio - beh, veramente a tre: Lidia, Fabio e Adrian, nell'ordine. Ricordi, Adrian, quando eri a scuola e ti chiedevano cosa faceva tuo padre? Tu farfugliavi: economista, giornalista... economista giornalista... giornalista... economista... giornalista economico... Ma, alla fine, capivano quello che faccio? No, rispondevi. Ma almeno tu lo capisci? Veramente neanch'io, confessavi. Questa mi sembra già una ragione sufficiente per scrivervi un libro..." (Fabrizio Galimberti)
Lo scoppio violento della bolla della new economy, gli avventurismi politici come la guerra in Iraq, il prezzo raggiunto dal petrolio e da altre materie prime, il difficile avvio dell'euro, le discutibili scelte dei vertici della Federal Reserve americana e della Banca centrale europea, la crisi di produttività del Vecchio continente, l'ascesa dei nuovi giganti asiatici: gravi incognite pesano sul presente e sull'immediato futuro dell'economia mondiale, e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Quali sono le cause e quanto durerà questo clamoroso ritorno di instabilità sulla scena mondiale dopo anni di crescita apparentemente illimitata? La penna di Marcello De Cecco non risparmia nessuno. Tantomeno l'Italia.
"La motivazione più profonda con la quale ho cominciato a scrivere il libro non è solo quella di fare una proposta al legislatore. La spinta è la necessità di riflettere sulle fonti dell'infelicità sociale e sul fatto che la priorità oggi è garantire una maggiore inclusione nel mondo del lavoro, perché nella vita di una persona questa esigenza è cruciale per consentire il suo sviluppo emotivo e il suo benessere complessivo." Il Premio Nobel Edmund S. Phelps avanza una proposta innovativa per integrare nel mondo del lavoro e dell'impresa quelle persone che oggi vivono ai margini. Edmund S. Phelps, considerato un capostipite dei neo-keynesiani, insegna alla Columbia University dove è McVickar Professor of Political Economy. Il Premio Nobel 2006 per l'Economia gli è stato conferito per la sua analisi delle relazioni tra gli effetti a breve e a lungo termine delle politiche economiche.
Circa 8 milioni: sono gli italiani che hanno un lavoro instabile. Tra 5 e 6 milioni sono precari per legge, ossia lavorano con uno dei tanti contratti atipici che l'immaginazione del legislatore ha concepito negli ultimi quindici anni. Gli altri sono i precari al di fuori della legge, i lavoratori del sommerso. Come si è arrivati a queste cifre, perché le imprese chiedono la flessibilità del lavoro in misura sempre crescente, quali sono i costi umani che stiamo pagando e quali sarebbero i costi economici che il paese dovrebbe affrontare se si volesse davvero coniugare l'instabilità dell'occupazione con la sicurezza del reddito, cosa ha a che fare tutto questo con la globalizzazione, quali caratteristiche dovrebbe avere una politica del lavoro globale per essere davvero all'altezza delle reali dimensioni del problema. In queste pagine, l'accusa di Gallino: non solo non è giusto che il precariato sia merce di scambio dell'economia globalizzata, ma nemmeno intelligente per una società che voglia congiungere allo sviluppo economico lo sviluppo umano.
Perché nigeriani e messicani risultano essere in media più felici degli europei e degli americani, nonostante siano indiscutibilmente più poveri? Perché l'aumento del benessere economico in una società va di pari passo con una vita di relazione sempre meno soddisfacente? Esiste una branca della ricerca sociale che si occupa di rispondere a questo genere di domande: gli 'studi sulla felicità' analizzano e quantificano il grado di soddisfazione degli individui in relazione a un folto numero di variabili socioeconomiche quali, ad esempio, il livello di reddito e l'occupazione. Le ricerche in questa materia sono oggi in grado di supportare le istituzioni internazionali e le classi dirigenti nella formulazione di obiettivi socioeconomici completi e soddisfacenti, che suscitino il pieno consenso dei cittadini. Questo volume illustra, sulla base dei dati più aggiornati, le principali leggi che regolano il rapporto tra felicità e ricchezza e analizza problemi e paradossi del nesso tra reddito e soddisfazione di vita, l'effetto dell'inflazione, della disoccupazione e della rivoluzione del modello d'impresa contemporaneo sul tasso di felicità di una nazione, il rapporto della felicità con il mercato e il capitale sociale.
Gary Becker è stato un pioniere nell'applicare l'analisi economica allo studio del comportamento umano in aree come la discriminazione, il matrimonio, le relazioni familiari e l'educazione, dove si riteneva che il comportamento fosse dettato principalmente dalla consuetudine e dall'irrazionalità. La ricerca di Becker sul capitale umano - pubblicata in tempi in cui la stessa espressione capitale umano era ancora nuova e fortemente controversa - è divenuta presto un classico ed è stata considerata dal comitato del Nobel come il contributo più notevole di questo studioso alle discipline economiche. Per la prima volta tradotto in italiano, "II capitale umano" studia le conseguenze economiche prodotte, in termini di assunzioni e livelli salariali, dall'investimento in istruzione e formazione individuale.
Franklin Delano Roosevelt traghettò una nazione prostrata dalla crisi verso una ripresa economica, politica e sociale di così vasto respiro da durare per i trent'anni successivi. Grazie a lui gli Stati Uniti del dopoguerra poggiavano su forti valori democratici ed egualitari, incarnazione di una società di ceto medio dove il boom dei salari aveva elevato decine di milioni di americani dalla povertà a una vita agiata, livellando il reddito medio degli individui a scapito della concentrazione dei capitali. Poi le cose sono precipitate sempre più in fretta lungo un crinale scosceso fatto di crescenti disuguaglianze e di strisciante corruzione politica: "Durante gli anni Settanta, la destra radicale ha assunto il controllo del Partito repubblicano, incoraggiato le imprese a sferrare un attacco contro il movimento sindacale, ridotto drasticamente il potere contrattuale dei lavoratori, abbassato le aliquote fiscali applicate ai redditi elevati". I risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. Oggi, sostiene Krugman, il tempo è maturo per un'altra grande era di riforme, per un altro New Deal. Cosa dovrebbe fare la nuova maggioranza? Nell'interesse della nazione, dovrebbe attuare un programma imprescindibilmente progressista, che promuova l'espansione della rete di sicurezza sociale e riduca la disuguaglianza.

