
Il progetto sociale e politico dell'Unione europea è in crisi: il rallentamento della crescita, la recessione e la stagnazione dei salari negli ultimi anni hanno colpito duramente i paesi membri. Le difficoltà economiche hanno inasprito le tensioni sociali portando alla ribalta sentimenti e tendenze apertamente nazionaliste e antieuropeiste, delle quali il voto per la Brexit e la crisi dei migranti sono le espressioni più dirompenti. Per Joseph E. Stiglitz l'eccessiva ¬fiducia in un neoliberismo aggressivo e in mercati non regolamentati ha privilegiato un'industria finanziaria spericolata e ha portato a un aumento della disuguaglianza tra i cittadini. Se si vuole recuperare l'identità originale del progetto europeo e preservare i valori fondanti dell'Unione è necessario ripensare radicalmente le politiche economiche e la loro applicazione. In Riscrivere l'economia europea Stiglitz avanza le sue proposte di riforme possibili e ormai necessarie: spostare la politica monetaria della Banca centrale europea dal contenimento dell'inflazione alla priorità all'occupazione; dare spazio ad attività finanziarie che arricchiscano gli stati anziché inseguire guadagni immediati; regolamentare in modo efficiente la concorrenza tra le imprese e la proprietà intellettuale; intervenire sul mercato del lavoro e sulle norme previdenziali per istituire un sistema di protezione sociale a livello europeo che garantisca istruzione, alloggi e stipendi adeguati per tutti. Con "Riscrivere l'economia europea" Stiglitz traccia il solco da seguire per strappare l'Unione dallo stallo economico e sociale in cui versa e fare in modo che i valori fondanti del progetto europeo possano rifiorire, garantendo un futuro migliore ai cittadini e trasformando questo complesso organismo in una forza finalmente protagonista del mondo globalizzato.
Questo è un libro sul surriscaldamento globale, sulla devastazione degli ecosistemi, sull'estinzione di massa ma non sull'Apocalisse. È, anzi, un libro sulla speranza. Possiamo ancora salvare il mondo, possiamo ancora cambiare il nostro destino, possiamo ancora sopravvivere all'antropocene. Dobbiamo però ripensare completamente il nostro modo di produrre e di consumare, abbandonando il paradigma della crescita economica infinita e dell'accumulazione, superando lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. Jason Hickel descrive esattamente come potrebbe essere questo mondo nuovo e traccia le linee di un'economia che, superato il capitalismo, possa assicurare maggiore uguaglianza tra gli esseri umani e, al contempo, evitare il collasso sociale e ambientale. Un libro che è un grido d'allarme ma anche una luce in fondo al tunnel: siamo ancora in tempo. Ma dobbiamo sbrigarci.
Il XXI secolo è il secolo della solitudine. Noreena Hertz lo sperimenta in prima persona: a un colloquio di lavoro viene valutata da un algoritmo; un pomeriggio fa shopping con un'«amica del cuore» affittata tramite un servizio online; di sera si trova a sfiorare la pelle artificiale di un robot progettato per essere il suo animale da compagnia. La solitudine che Noreena Hertz racconta non si limita alla frustrazione del desiderio di avere qualcuno vicino; è un male sottile che si è insinuato dentro di noi e ha permeato ogni aspetto della nostra società. È la solitudine strutturale creata dal sistema capitalistico, che ci spinge a pensare solo a noi stessi e a vedere gli altri come concorrenti o nemici. È l'isolamento provato dalle persone che si sentono trascurate e tradite dai propri rappresentanti e dalle istituzioni, al punto di lasciarsi sedurre dal richiamo del populismo e degli estremismi politici. È l'anziana signora giapponese che fa in modo di farsi arrestare per un reato minore, per poter trovare in carcere una forma di comunità. È il mondo parallelo e incontrollato dei social network, dove l'io si occulta dietro una maschera. È l'emarginazione sul posto di lavoro, dove il lavoratore si percepisce come un ingranaggio insignificante. È la solitudine speciale delle metropoli, dove possiamo ordinare centinaia di menu in consegna a domicilio ma non sappiamo il nome del nostro vicino di casa. "Il secolo della solitudine" è il racconto dolente della condizione in cui ciascuno di noi è venuto a trovarsi e insieme una chiamata alle armi contro le distanze siderali che si infiltrano nelle nostre vite, infettando come un virus tanto la salute dei nostri corpi e delle nostre menti quanto le strutture stesse della società. È una sfida a trasformare questa economia disumanizzante in un sistema più sostenibile attraverso interventi mirati dall'alto e dal basso, come maggiori investimenti nel welfare, ricostruzione delle comunità locali, banche del tempo e condomini solidali. È un invito a riscoprire e cementare i valori della collaborazione e dell'altruismo: la celebrazione del singolo non come atomo isolato ma come parte integrante di una comunità.
Il business plan è uno strumento operativo che esplicita tutti gli elementi che compongono qualunque progetto imprenditoriale alfine di pianificarli, analizzarli, individuarne eventuali punti critici e valutarne tutte le possibili ricadute, sia da un punto di vista qualitativo sia quantitativo. Si tratta di uno strumento di pianificazione, ma anche di comprensione, controllo e comunicazione che, se correttamente utilizzato, rappresenta un'opportunità unica per analizzare tutte le fasi della vita di un'azienda, dalla nascita al suo successivo sviluppo. Tutti i passi necessari, i consigli, gli errori da evitare per costruire il business pian più adatto alle proprie esigenze: per promuovere una nuova iniziativa imprenditoriale, per investire in un'azienda esistente, per analizzare le dinamiche di sviluppo di un'azienda, per accedere al credito bancario, per richiedere agevolazioni pubbliche inquadrando correttamente la propria impresa in base alla definizione comunitaria e nazionale di PMI, per promuovere nuovi rapporti commerciali, per ottenere certificazioni di qualità e ambientali. E con un'appendice specificamente dedicata atte esigenze di pianificazione per favorire la ristrutturazione e il rilancio di imprese in crisi, con le ultime novità normative che hanno ampliato l'efficacia degli strumenti finalizzati al risanamento aziendale. Il CD-ROM allegato contiene un fastplan personalizzabile per sviluppare le prime proiezioni numeriche del proprio progetto imprenditoriale.
Come i manager vengono scelti e hanno successo nel capitalismo familiare è l'oggetto di questo libro, che si pone due obiettivi: il primo, fornire agli imprenditori spunti di riflessione, suggerimenti, strumenti e metodologie per scegliere i manager più adatti; il secondo, aiutare i manager a rimanere a lungo e in armonia nelle aziende familiari.
Quattro manager hanno dato il loro punto di vista in interviste riportate nella parte centrale del libro: Aldo Bisio di Vodafone che ha lavorato con la famiglia Merloni, Gianni Mion di Edizione Holding, che lavora con la famiglia Benetton e ha lavorato con Marzotto, Lorenzo Pellicioli di De Agostini, che lavora con la famiglia Drago-Boroli e ha lavorato con la famiglia Costa e Mondadori, e Paolo Scaroni di Rotschild che, prima di ENI, ENEL e Pilkington, ha lavorato con la famiglia Rocca.
Quattro dei più grandi esperti al mondo sull'argomento hanno contribuito alla parte teorica: John Davis (Harvard Business School e Cambridge Institute for Family Enterprise), Sonny Iqbal (Egon Zehnder), Robert Kaplan (FED, Harvard Business School e Goldman Sachs), Eric Salmon (Eric Salmon & Partners).
Il tempo scorre in fretta, troppo in fretta. E spesso manca l'occasione per riflettere sia su cosa si stia davvero facendo sia in quale direzione si stia andando. Per questo le drammatiche vicende della pandemia hanno forse un solo aspetto positivo: l'isolamento forzato spinge a farci domande non solo di tipo esistenziale ma che riguardano le scelte necessarie per uscire dall'emergenza e sui modelli da seguire. Nelle settimane scorse, a partire da quando è risultato evidente che la crisi era destinata a cambiare la vita di tutti noi, abbiamo dato spazio sulle pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore ai contributi di economisti, professori, esperti che hanno colto l'occasione per andare oltre la cronaca e alzare lo sguardo dai singoli alberi alla foresta.
La premessa della ricerca e delle riflessioni che la professoressa Elena Beccalli porta avanti da anni sulle pagine del Sole 24 Ore è che l'economia neoclassica si è tradizionalmente basata sull'utilitarismo individuale, ritenendo che sia neutrale sotto il profilo etico (anche se in realtà così non è). La pandemia e la crisi finanziaria globale hanno però evidenziato i limiti di questo paradigma, stimolando riflessioni su modelli alternativi, che includono etica e responsabilità sociale e mettono in discussione la prevalenza della finanza sull'economia reale. Il nuovo sguardo sull'economia e sulla finanza è chiamato a enfatizzare una concezione integrale e sostenibile, concentrandosi sulla natura relazionale della persona e sull'imprescindibilità di etica, fiducia e cooperazione, superando la logica di mera massimizzazione del profitto e aprendo la strada all'ottimizzazione del valore.
I risultati economici e sociali dell'Italia sono da vent'anni tra i peggiori dei Paesi avanzati. Bassa crescita del Pil, alta disoccupazione, alto debito pubblico, bassi investimenti, contrazione della base industriale. Il senso comune attribuisce tale situazione esclusivamente alle inefficienze e agli sprechi della politica, e alla mancata realizzazione di adeguate riforme liberiste. Eppure, si dimentica che quanto accade è, prima di tutto, influenzato da tre fenomeni di importanza epocale. Il primo è la realizzazione del mercato mondiale che ha trasformato le imprese, delocalizzato gli investimenti e decretato la fine delle tradizionali politiche pubbliche degli Stati-nazione. Il secondo è la "crisi secolare" che rimette in discussione la capacità del capitalismo di garantire lo sviluppo economico e la soddisfazione dei bisogni collettivi. Il terzo è l'integrazione valutaria europea che, rigidamente allineata alle logiche neoliberiste, ha peggiorato l'impatto della crisi. Se se ne vuole uscire, bisogna prima di tutto andare al di là dei luoghi comuni e capire i meccanismi della globalizzazione e dell'integrazione europea. Domenico Moro ce li spiega in questo volume impreziosito da grafici e tabelle esplicative.
La competizione e la punizione, l'invidia sociale e la colpa, la vergogna e il ricatto, sono i nodi di un progetto divisivo in cui le membra del corpo sociale si elidono invece di sommarsi e tendono allo zero civile. La crisi produttiva, occupazionale e sociale del nostro paese non è che il capitolo di un arretramento più generale dei diritti e del benessere diffuso che sta investendo l'Occidente democratico. Le sue cause sono spesso raccontate con gli strumenti della politica e dell'economia. Con questa raccolta ragionata di saggi l'autore si propone di «raccontare quel racconto» per individuare nella rappresentazione del declino e, paradossalmente, delle ricette con cui si pretende di superarlo, la sua radice più profonda e tenace. Il «romanzo» dei capitali che occupano lo Stato reclamandone le prerogative con vincoli finanziari, privatizzazioni, deflazione competitiva e cessioni della sovranità popolare è tanto più pericoloso in quanto acclamato dalle sue stesse vittime e tollerato da chi vi si deve opporre. Prefazione di Alberto Bagnai.
Sollecitati da papa Francesco – che a marzo 2020 ha convocato ad Assisi da tutto il mondo giovani under 35, economisti, imprenditori e innovatori sociali per riflettere su un nuovo modello di sviluppo, e a maggio, a Roma, ha indetto l’evento “Ricostruire il patto educativo globale” – avvertiamo la necessità di una rivoluzione morale, sociale, culturale, economica e politica. Il nostro vivere insieme e la ricostruzione delle nostre città si rigenerano con le culture dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare.
L’etica del bene comune oggi recupera il nesso con la cura del creato. In questo contesto nasce il presente volume che propone riflessioni di autorevoli personalità da tempo impegnate su queste nuove frontiere.
Introdotto da Enrico Giovannini, il libro ospita un primo contributo della teologa Gaia De Vecchi, in cui è tracciata la prospettiva dell’ecologia integrale. Il demografo Alessandro Rosina affronta poi il rapporto tra la conversione ecologica e il patto tra le generazioni; all’economista Emy Zecca è affidata la presentazione dell’economia circolare e di nuovi sistemi produttivi.
L’imprenditore Marco Gualtieri tratta dell’impatto degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, mentre alla finanza etica è dedicato il contributo di Umberto Ambrosoli.
Al consumo critico e alle diseguaglianze volge l’attenzione il saggio della sociologa Francesca Forno, mentre il diplomatico Grammenos Mastrojeni affronta la relazione tra crescita, benessere, pace e ambiente. Francesco Rutelli si concentra sulla città inclusiva, tra identità e diversità, green e digitale; infine chiude il volume il contributo di Gianni Bottalico sul patto educativo globale.
«The Economy of Francesco è un evento eccezionale e non si fermerà al 2020: papa Francesco vuole che questa congiuntura del momento sia illuminata dalla luce del tempo, dell’orizzonte più grande, dell’utopia che ci apre al futuro. Assisi 2020 non sarà ricordato come il momento in cui sono state trovate tutte le soluzioni per un nuovo modello di sviluppo economico, ma sarà l’inizio di un processo irreversibile per costruire una economia diversa e possibile, una economia che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda.» Stefania Proietti (Sindaco di Assisi)

