
Il volume offre una trattazione unitaria e ragionata dell'analisi economica del diritto pubblico. Il calcolo delle scelte razionali e la teoria dei giochi possono utilmente spiegare non soltanto i comportamenti tipicamente di mercato, da tempo oggetto dell'analisi economica del diritto privato, ma anche le condotte strategiche dei cittadini e degli attori politico-istituzionali nella sfera pubblica. Grazie anche a molteplici applicazioni ed esemplificazioni di diritto positivo, gli autori espongono con chiarezza i fondamenti di tale approccio e ne illustrano il contributo che può fornire all'approfondimento di alcune fra le principali questioni del costituzionalismo moderno e del funzionamento degli apparati pubblici. Il lettore potrà così comprendere perché, dal punto di vista economico, esiste lo Stato e quali sono i suoi compiti; quali sono le logiche delle scelte collettive a livello costituzionale e nel processo politico; che cos'è il mercato delle leggi e quando le norme possono considerarsi efficienti; quali sono gli strumenti più efficaci per controllare la pubblica amministrazione; se il federalismo stimoli una benefica concorrenza tra poteri pubblici o rappresenti una minaccia per gli interessi collettivi.
È davvero sempre così razionale il comportamento dell'homo oeconomicus per eccellenza, l'imprenditore? In realtà capita che le sue decisioni siano influenzate da emozioni, sentimenti, norme etiche, rapporti sociali; che possono spingerlo verso un comportamento altruistico e cooperativo anche in assenza di vantaggi, mentre altre volte coordinamento e cooperazione vengono a mancare anche se sarebbero indispensabili. Il volume, basato su una ricerca condotta sul campo, rileva tali aspetti in vivo, con riferimento a un sistema locale costituito da piccole imprese anche di tipo distrettuale; per sottolineare che l'importanza delle infrastrutture sociali non viene certamente meno in un contesto sempre più aperto e globale, e che coordinamento e cooperazione tra imprese sono una condizione necessaria per realizzare processi di riconversione e ristrutturazione, ma anche per diffondere innovazioni tecnologiche e organizzative.
La crisi globale pone sfide inedite all'Europa e richiede un convinto rilancio del processo di integrazione. Il volume guarda all'economia europea da una duplice prospettiva: la prima parte ripercorre le principali tappe dell'integrazione e delinea le caratteristiche e il funzionamento del modello economico e sociale europeo; la seconda ricostruisce l'intreccio dei fattori che hanno portato alla grave crisi internazionale e ne valuta l'impatto sul futuro dell'integrazione. Nel nuovo scenario mondiale, è solo attraverso la definizione di una politica economica adeguata al suo rango di potenza globale che l'Europa potrà rilanciare la crescita all'interno e affrontare le sfide che l'attendono.
La nostra epoca è dominata da un sistema economico senza più rivali: dopo il crollo del blocco sovietico, sulla scena mondiale il capitalismo è rimasto protagonista unico. Molti chiarimenti sono forniti da questa piccola guida al capitalismo come processo economico e come ideologia. È un sistema "naturale", che promuove la libertà, o una grande fucina di squilibri e disuguaglianze? Migliora la nostra vita o produce inaccettabili ingiustizie? Come è mutato nel tempo e nello spazio? E le sue ibridazioni con regimi politici autoritari? E il capitalismo globalizzato? A queste e a numerose altre domande il libro risponde chiamando in causa testimoni quali Adam Smith e Milton Friedman, John Maynard Keynes e Francis Fukuyama, Karl Marx e George Soros. Le conclusioni sono all'insegna di una preoccupazione che gli ultimi eventi sembrano confermare: che il "capitalismo scatenato" minacci di portarci verso un futuro di impoverimento.
Sessantacinque paesi con più di 600 istituzioni finanziarie totalmente islamiche o dotate di uno sportello islamico, circa 500 fondi di investimento: un'industria nata meno di trent'anni fa che sta occupando un ruolo sempre più importante sulla scena internazionale. È un modo diverso di intendere economia e finanza, fatto di pratiche, transazioni e contratti finanziari conformi ai dettami della "shari'a". Nel volume si fa luce sui principi ispiratori e sui meccanismi di questo sistema: dall'evoluzione storica delle strutture economiche e finanziarie del mondo musulmano fino al funzionamento di una banca islamica e alle sue differenze con quelle convenzionali; dalle caratteristiche del mercato islamico dei capitali fino al controverso rapporto col sistema di microcredito.
Dapprima ignorati, poi osteggiati, quindi accolti come benefattori del capitalismo finanziario barcollante, infine colpiti da pesanti perdite nella crisi finanziaria internazionale: i fondi sovrani sono saliti alla ribalta dell'opinione pubblica con investimenti eclatanti in aziende degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. I paesi del Golfo, Singapore, Cina, Libia, Russia, nonché la Norvegia, grazie ai loro ingenti surplus energetici e commerciali, sono i principali protagonisti di questo scenario. Come nascono i fondi sovrani? Quali sono le loro strategie di investimento? Con quali conseguenze sul piano geopolitico? Come si sono mosse le istituzioni internazionali per incentivarne la trasparenza? Il volume risponde a questi interrogativi offrendo un quadro aggiornato del fenomeno.
Quella che un tempo era la cenerentola dei servizi pubblici è diventato uno dei problemi più pressanti del nostro tempo. Oggi i rifiuti evocano veleno e distruzione dell'ambiente; ogni italiano ne produce circa 1 kg e mezzo al giorno, di cui una buona parte finisce in discariche in via di esaurimento, quantità crescenti ma insufficienti vengono recuperate, e altre fanno perdere le tracce in modi alquanto sospetti. Tuttavia, gestire i rifiuti in modo corretto si può: richiede una strategia complessa, volta a ridurre le quantità da smaltire e il loro potenziale nocivo, coinvolgendo il sistema produttivo e responsabilizzando i cittadini. Ma servono anche soluzioni tecnologiche efficienti che permettano di gestire quei rifiuti che comunque non si potranno riciclare.
Questo libro è il tentativo di capire e interpretare la crisi economico-finanziaria che si sta dipanando sotto i nostri occhi: la più sconvolgente da diversi decenni perché si tratta anche di una crisi politica, istituzionale e culturale. È venuta meno l'intelaiatura di regole, controlli e azioni di governo che in un'economia di mercato fa da necessario complemento alla ricerca del tornaconto da parte degli individui e delle imprese. Ma soprattutto si è accorciato l'orizzonte temporale dei mercati, dei governi, della comunicazione, delle imprese, delle stesse famiglie, dei nostri atteggiamenti mentali. È in questa "veduta corta", in questa incapacità di andare oltre il calcolo di breve periodo e di guardare il futuro lungo che sta la radice più profonda della crisi in atto, sostiene Tommaso Padoa-Schioppa nella sua lunga e ricca conversazione con Beda Romano.
Le grandi democrazie europee da tempo aiutano le famiglie a crescere i giovani, assistere gli anziani e a creare ricchezza favorendo il lavoro delle madri e di tutte le donne. Questa tradizione non esiste in Italia: le famiglie sono sempre più sole, prive di quel sostegno che migliorerebbe la qualità della vita e favorirebbe lo sviluppo. Del resto rispetto agli altri paesi europei qui sono maggiori le disuguaglianze tra uomini e donne, e rilevanti le ingiustizie nei rapporti tra le generazioni. Anche le disparità territoriali si sono recentemente acuite. In un periodo di crisi economica tutti questi problemi si amplificano e perciò diventa urgente fare adesso quello che non si è fatto finora. Bisogna attuare politiche lungimiranti, che non si limitino a mettere semplici toppe alle falle più evidenti, ma piuttosto precorrano le esigenze dei cittadini promuovendo l'autonomia dei giovani, sostenendo le scelte delle coppie, favorendo l'integrazione degli immigrati e delle seconde generazioni. È solo con un'azione chiara e incisiva su questi fronti che si riuscirà a trasformare quelli che oggi vengono visti come potenziali problemi, in risorse da valorizzare e in opportunità di sviluppo e crescita.
Indossando di volta in volta i panni dell'avidità, della cupidigia, dell'usura, della concupiscenza, della taccagneria o della grettezza, la vocazione camaleontica dell'avarizia è tale che essa può talvolta assumere anche le sembianze della virtù. E' il vizio più "economico" dei sette ed è un economista ad indagare le ragioni per le quali nel corso del tempo, a partire dalla tarda antichità, esso sia andato soggetto ad una pluralità di slittamenti semantici, secondo un'alternanza che non trova riscontro in nessuno degli altri vizi capitali. Da radice di tutti i mali e quindi primo dei vizi, l'avarizia diverrà seconda alla superbia durante l'alto Medioevo, per ritornare al primo posto all'epoca della Rivoluzione commerciale, e trasformarsi poi nell'Umanesimo civile - con un altro mutamento di prospettiva - in impulso alla prosperità. Nell'ultimo quarto di secolo, l'avarizia è tornata ad essere vizio, quello che più di ogni altro è cresciuto in maniera spettacolare. L'avaro di oggi è posseduto dalle cose, accumula e conserva ma non usa, possiede ma non condivide. La sua infelicità è un fallimento della volontà o della ragione?
Stefano Zamagni insegna Economia politica nell'Università di Bologna e alla Johns Hopkins University di Bologna. E' presidente dell'Agenzia per le Onlus. Tra le sue pubblicazioni per il Mulino "Economia civile" (con L. Bruni, 2004), "Teoria economica e relazioni interpersonali" (con P.L. Sacco, 2006), "La cooperazione" (con V. Zamagni, 2008), "Laicità e relativismo nella società post-secolare" (con A. Guarnieri, 2009).
Già da tempo oggetto di studio dell'economia, solo di recente il commercio internazionale è divenuto terreno di indagine specifica delle discipline politologiche, interessate soprattutto alle ricadute sociali dei suoi effetti redistributivi interni e al suo ruolo nella promozione di interessi strategici in politica estera. Significativamente sono i periodi di crisi internazionale a stimolare l'avvicinamento dei due tipi di analisi, economica e politica, suggerendo che la criticità delle contingenze spinge a interrogarsi in maniera congiunta sulla natura complessa del fenomeno commerciale, in riferimento sia al legame tra stato e mercato, sia ai rapporti tra stati in mercati diversi. In questo filone di studi si inserisce il presente volume, che illustra i risultati di un'ampia e approfondita ricerca intesa a valutare il peso delle determinanti politiche nei flussi commerciali internazionali.
Indice: Prefazione. - Introduzione. - I. Le cause politiche del commercio nella letteratura di International Political Economy. - II. Modelli, metodi di stima e variabili. - III. Le cause politiche del commercio (1): le istituzioni politiche interne. - IV. Le cause politiche del commercio bilaterale (2): le alleanze militari. - V. La cooperazione commerciale istituzionalizzata. - VI. Commercio, alleanze, democrazia. - VII. Mercato e Res Publicae: una legge aurea? - VII. Il dividendo della pace tramite il commercio: Il caso del SAFTA. - IX. Democrazia, guerra e diplomazia commerciale nell'età della globalizzazione. - Appendici. - Riferimenti bibliografici.
Eugenia Baroncelli è ricercatrice nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, sede di Forlì, dove insegna Politica dell'economia mondiale.
Gli economisti più stimati hanno a lungo sostenuto che in economia la sperimentazione non fosse possibile, e che proprio questo valesse a distinguerla dalle scienze applicate. Oggi invece il metodo sperimentale è accettato in tutti i campi dell'analisi economica. Con l'esperimento si possono testare le predizioni enunciate dalle teorie e dai modelli e, quando i dati contraddicono le teorie, si può aprire un dialogo costruttivo su nuove basi. Non solo, la sperimentazione può avere un ruolo importante quando la teoria è assente o carente, e può contribuire al processo decisionale: si possono simulare strategie di mercato e dimostrare l'efficacia delle politiche. Questo libro, molto chiaro nell'esposizione, vuole presentare al lettore la ricchezza dell'economia sperimentale, offrendo una sintesi dei principali risultati di laboratorio.
Nicolas Eber è professore di Scienze economiche all'IEP di Strasburgo e membro di LARGE (Laboratoire de recherche en gestion et économie). Marc Willinger è professore di Scienze economiche nell'Università di Montpellier-I, e dirige il laboratorio sperimentale LEEM.