GIUBILEO 2025
giubileo 2025: libri e articoli religiosi
Realizzando un'opera per sola orchestra, al fine di esaltare la forza espressiva che ogni strumento sa trasmettere, l'autore, ispirato dalle famose melodie e dai loro testi, usa per gli arrangiamenti una particolare tecnica compositiva che ne sottolinea il carattere figurativo, portando l'ascoltatore ad immaginare il brano stesso. L'armonia si basa sui principi della polifonia: ogni voce (strumento) segue una melodia autonoma. Tra i diversi principi polifonici il "canone" rappresenta la forma più rigorosa: un'unica melodia appare in tutte le altre voci a distanze successive ben definite.
Il drammatico evento della Settimana Santa viene trasfigurato dalla musica sublimando la sofferenza la sofferenza di Cristo. Lo scenario della Passione viene "illuminato" dalla promessa salvifica che ne stempera la drammaticità. La musica diviene la chiave soprannaturale per leggere la morte come vittoria, la povertà come ricchezza, l'amore come potenza.
Christus Dominus è il terzo di una collezione di CD nata con l’intento di accompagnare musicalmente l’anno liturgico. Della stessa serie e dello stesso interprete fanno parte “Christus Natus - Melodie di Natale” ( CDNCS 0142) e “Christus Crucifixus - Melodie della Passione” (CDNCS 0149).
Il presente ciclo di brani comprende le feste di Pasqua, Ascensione, Pentecoste seguendo una rigorosa simmetria: il pezzo numero 1: "Cristo risusciti" si relaziona alla Pasqua, il numero 5: "Nei cieli un grido risuonò" all' Ascensione ed il 9: "Veni Creator Spiritus" alla Pentecoste.
Essi rappresentano figurativamente le 3 colonne portanti delle solennità pasquali.
In questa architettura musicale le citazioni di "Veni Creator Spiritus" e "Cristo Risusciti" appaiono come arcate di collegamento e così "Cristo risusciti" si interseca sottilmente ed in svariati modi nei brani 2, 3, 4, mentre in modo analogo "Veni Creator Spiritus" viene ripreso nei pezzi 6, 7, 8.
Gli elementi compositivi, dalla quale nascono forma e configurazione, seguono lo stesso principio apparso nei CD precedenti e sono: la melodia principale, un canone a 4 voci e un contro-tema.
'Christus Natus' è il primo di una collezione di 5 CD nata con l’intento di accompagnare musicalmente l’anno liturgico nel nuovo millennio cristiano. Nell’intero ciclo vengono raccolte in modo tematico le melodie tradizionali che scandiscono le più importanti solennità festive, percorrendo le tappe della vita di Cristo: l’autore ha voluto rinnovare la veste di questo repertorio con un arrangiamento per intera orchestra.
Per gli arrangiamenti Wilde usa una particolare tecnica compositiva che vuole stimolare con suggerimenti visivi una fruizione pittorica della musica, portando l’ascoltatore ad immaginare il brano. Per ottenere questo effetto egli ha tratto ispirazione dai testi, che gli hanno suggerito di volta in volta le sfumature da dare al brano. L’ascoltatore viene così coinvolto in questo viaggio musicale pensato cronologicamente: dai primi sentimenti che l’attesa del Messia procura fino ad arrivare a vedere la stella che guida i pastori davanti alla grotta di Betlemme.
L’armonia si basa sui principi della polifonia: ogni voce (strumento) segue una melodia autonoma. Le nove composizioni hanno un metodo compositivo comune.
La struttura viene suddivisa in tre parti: il tema, ovvero la melodia conosciuta che dà titolo al brano; il canone, ovvero la creazione di una melodia che si ripete ad intervalli regolari; la controparte, melodia di invenzione dell’autore, che si interseca con le altre. Il risultato di questi incastri crea delle suggestioni musicali visive/immaginative che tornano all’ascoltatore per farlo partecipare in prima persona all’evento.
Una costellazione di immagini sfumate meditative, sognante poesia nuziale dell’amore tra Dio e l’umanità: così ho voluto raffigurare nella policromia di questo recital così ricco eppur essenziale, il mistero dei miracoli del Signore. Segni del Regno che viene, carezza del Dio vicino, ne ho voluto offrire una lettura vivace, coraggiosa, partecipata.
Il punto di vista è quello di uno spettatore del tempo: di quel “tempo intermedio” che è in fondo anche il nostro stesso stato “esodale”, il nostro essere in cammino verso un’eredità promessa e donata, attesa e già vissuta; un “tempo” di ieri e insieme di oggi, che solca i millenni e congiunge “sacramentalmente” l’esperienza dei testimoni oculari a quella dei nostri giorni affaticati e incerti. L’inno incastonato a mo’ di inclusione tra inizio e fine della rappresentazione traduce questo respiro che dissolve e riannoda spazio e tempo: “Venite con noi… è passato l’inverno!”. Un invito, dunque, a condividere la gioia messianica, ma anche un messaggio di ardente speranza: nel cuore della notte, è ancora possibile cercare le note silenziose della lode a Colui che ha abbracciato la nostra infamia per avvolgerla nel suo manto regale: “Alla tua ombra, Signore…”. È così che l’immagine si fa
icona, la poesia si fa preghiera, il canto si fa lode: la sequenza cinematica si arresta, le “pose fotografiche” bloccano il flusso narrativo e vi iniettano il respiro plastico di uno spazio simbolico. Ho deciso di commentare in questo modo le scene dei miracoli: attraverso un intreccio di mimica, meditazione poetica ed evocazione simbolica che
esalta sinergicamente i vari registri espressivi e li fa interagire. Al centro, il “miracolo-icona” di una conversione possibile: quello testimoniato dalla peccatrice, in un gioco chiaroscurale che avvolge il lucore opaco di un falso amore e lo trasforma, ai piedi del Principe del cielo, in ombra luminosa di un Amore vero. Qui che si arresta – ma solo
per innestare un circolo infinito di nuovo e sempre più “vero” amore – la parabola meditativa del recital: ai piedi del Signore, all’ombra del sepolcro che il suo Giorno ha inondato di luce. “Alla tua luce fugge la nostra paura; alla tua ombra, un canto si innalza nella notte. Non siamo più soli: Tu sei vicino. Alla tua ombra, Signore…”. Ringraziare
chi mi è stato accanto in questo lavoro è il più doveroso, ma anche il più ingrato dei compiti, soprattutto se a collaborare – come in questo caso – sono stati veramente in tanti. Volti amici, persone la cui opera si è spesa nel silenzio, con la discrezione e l’umiltà di chi sa servire ed amare senza chiedere nulla in cambio. È così che mi piace pensare a mia madre, fondatrice ed ispiratrice del Movimento Apostolico, testimone dell’amore del Crocifisso risorto, esempio di dedizione e di sacrificio; è così che penso alla mia famiglia, e particolarmente a mia figlia Bernadette, perla preziosa e cuore delle mie attenzioni quotidiane; è così, ancora, che penso a monsignor Costantino Di Bruno, Assistente ecclesiastico centrale del Movimento, guida e orientamento luminoso del nostro cammino di fede. Un grazie vivissimo a tutti… Un ricordo va anche a tutti i sacerdoti che mi sono stati vicini, a tutti gli aderenti che si sono prodigati per rendere possibile questa rappresentazione, a tutti i giovani che sono stati coinvolti – molti dei quali per la prima volta – e con il loro impegno hanno dato prova di amore grande per il Signore.
Il fatto di averli visti lavorare gomito a gomito, immedesimati nelle loro parti, rapiti dal mistero che sapevano di poter testimoniare con la recitazione, la danza, il canto o – assai spesso – con il lavoro silenzioso svolto “dietro le quinte”; è questa la più edificante
dichiarazione di fede, un dono che ci ha arricchiti tutti, senza eccezioni. Con loro, ho ripetuto entusiasta il sì di ogni giorno: il sì alla missione di annunziare e ricordare al mondo la parola del Vangelo, con coraggio e freschezza. . . con la gioia di chi ha scoperto, all’ombra dell’Altissimo, il tepore di un sole che non tramonterà mai
sulla storia degli uomini.
Collana audiolibri in mp3 i profeti
isaia Capp 1-66
geremia Capp 1-52
lamentazioni Capp 1-5
dizione di benedetto nardacci