Richard Overy si propone di riformulare il modo in cui guardiamo alla Seconda guerra mondiale, alle sue origini e alle sue conseguenze. Secondo il grande storico inglese si trattò di una «Grande guerra imperiale», la conclusione terribile di quasi un secolo di espansione imperiale globale, che raggiunse il suo apice nelle ambizioni di Italia, Germania e Giappone negli anni Trenta e all'inizio degli anni Quaranta, prima di sprofondare nella più estesa e costosa guerra della storia dell'umanità che, dopo il 1945, sancì la fine di tutti gli imperi territoriali. Al centro del volume, le modalità secondo le quali questa guerra su vasta scala venne combattuta, alimentata, subita, sostenuta dalla mobilitazione di massa e moralmente giustificata. Overy sottolinea l'immane prezzo pagato da chi si trovò coinvolto nei combattimenti e l'eccezionale livello di criminalità e atrocità di ognuno di questi progetti imperiali. Una guerra mortale per militari e civili, una guerra all'ultimo sangue la cui posta in gioco era il futuro dell'ordine globale.
In breve
Benedetto Croce e Giovanni Laterza costituiscono un binomio esemplare nella storia della cultura italiana, punto di riferimento per chiunque voglia approfondire la comprensione dell’epoca in cui vissero. Questo carteggio, il quarto della serie, conclude l’edizione integrale del corpus della corrispondenza tra loro intercorsa e offre sulla vicenda una prospettiva privilegiata e di inestimabile valore documentario. Il periodo interessato – dal 1931 all’agosto del 1943, data di morte dell’editore – riveste straordinaria importanza e densità per i drammatici avvenimenti che segnano l’evoluzione politica e culturale della nazione, l’eco dei quali affiora in modo esplicito nelle lettere dei due protagonisti. In un’Italia che vede il regime fascista al culmine della propria parabola, il carteggio testimonia le misure restrittive e i condizionamenti imposti all’attività intellettuale, alla sua produzione e diffusione attraverso l’editoria e la stampa. Un minaccioso susseguirsi di episodi lascia intendere come e quanto la casa editrice sia ormai, principalmente a causa del legame con l’‘oppositore’ Croce, nel mirino delle autorità. Eppure il rapporto di reciproca fedeltà e amicizia, ormai quarantennale, tra il filosofo e il suo editore non ne risulta minimamente offuscato, anzi il legame che li unisce si manifesta semmai in modo più intenso lungo le aspre vicissitudini degli anni della guerra.
Indice
Avvertenza - CARTEGGIO - TOMO I: 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - TOMO II: 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - 1943 - Proemio alla «Critica» nel suo XLII anno e commemorazione di Giovanni Laterza - Scritti di Benedetto Croce citati nel volume - Indice dei nomi
I "Quaderni neri" presentano una forma che, secondo le sue caratteristiche, risulta oltremodo singolare non solo per Heidegger, bensì in generale per la filosofia del XX secolo. Tra i generi testuali di cui solitamente si fa uso i Quaderni sarebbero anzitutto da paragonare a quello del "diario filosofico". In essi gli eventi del tempo vengono sottoposti a considerazioni critiche e messi continuamente in relazione con la "storia dell'Essere". Il presente testo è il primo dei tre volumi in cui saranno pubblicate le "Riflessioni". Il primo quaderno di questo volume incomincia nell'autunno del 1931, l'ultimo, con le "Riflessioni VI," si conclude nel giugno del 1938. Le "Riflessioni" non corrispondono ad "aforismi" da intendersi come "massime di saggezza". Ciò che è "decisivo non è", "che cosa si rappresenti e che cosa venga riunito a formare una costruzione rappresentativa", "bensì solo come si ponga la domanda e assolutamente il fatto che si domandi dell'essere". Dal "tentativo" di Heidegger di riconoscere la "storia dell'Essere" nei suoi segni quotidiani nasce un manoscritto che, dall'inizio degli anni trenta fino all'inizio degli anni settanta, interpreta anche i due decenni più oscuri della storia tedesca e l'eco che ne seguì.
Questo volume contiene un'introduzione di Luigi Malerba e le seguenti opere di Cesare Zavattini: Parliamo tanto di me; I poveri sono matti; Io sono il diavolo; Totò il buono; Ipocrita 1943; Come nasce un soggetto cinematografico; Straparole; Toni Ligabue; Non libro; Stricarm'in d'na parola; Le voglie letterarie; Al macero; La notte che ho dato uno schiaffo a Mussolini; La veritàaaa; Gli altri.
Il volume pubblica le sentenze del Tribunale della Rota inerenti all'anno 1931: un servizio" utilissimo per guiristi e cultori di Diritto canonico. "
I destini dei fratelli Cioran, uniti in gioventù dalla passione intellettuale e dal fervore politico, si separano sul finire degli anni Trenta. La guerra mondiale e la cortina di ferro che taglia l'Europa in due blocchi contrapposti, li costringeranno a quarant'anni d'esilio forzato. L'uno, Emil, meteco a Parigi, nel cuore di quel "paradiso desolante" che è diventato ai suoi occhi l'Occidente; l'altro, Aurel, prigioniero in patria, in una Romania ormai simile a un grigio inferno "che non è più di nessuno". I due fratelli affidano alla sorte incerta e vulnerabile della missiva il desiderio di sentirsi uniti, nonostante la Storia stessa cospiri contro di loro. Dalle lettere ad Aurel emerge un altro Cioran, per certi versi inedito. Benché animato da un orrore gnostico per la procreazione, di fronte alle sofferenze dei congiunti il "persuasor di morte" cambia registro, rivelandosi di volta in volta provvidenziale medico dell'anima, consulente familiare e scrupoloso... farmacista. Sotto il segno della malinconia - eredità a un tempo familiare e culturale - Cioran si riconcilia col fondo romeno della sua anima ed è colto da un'"ineffabile nostalgia" per i luoghi incontaminati dell'infanzia, metafora del suo sradicamento metafisico.