Il 18 maggio del 1291, dopo un drammatico assedio, Acri, l'opulenta capitale del regno crociato di Gerusalemme, cadeva sotto i colpi d'un giovane ma ambizioso sultano mamelucco, seguita dieci giorni dopo dal castelletto templare, teatro dell'estrema difesa cittadina. Cessava così, dopo quasi due secoli, la presenza crociata in Terrasanta. L'Occidente metabolizzò il fatto con un gran vociare e molte recriminazioni, ma senza impegnarsi attivamente per recuperare quanto perduto. In questo libro, la fine degli stati crociati è letta nel contesto più generale dei sommovimenti che interessarono il territorio siro-palestinese nel corso del XIII secolo: un'area contesa a vario titolo fra Mongoli e Mamelucchi, Genovesi, Pisani e Veneziani, papi e imperatori, Templari e Ospitalieri, re, regine e reggenti, e difesa da nugoli di crociati sovente indisciplinati che finiranno per decretarne la rovina.
Questa stona del movimento crociato fornisce ai lettori tutti gli elementi di una narrazione "plurale" delle vicende che portarono all'affermazione delle entità politiche in seguito definite con il termine Outremer, gravitanti su Gerusalemme, conquistata nell'estate del 1099 da armate di pellegrini alla fine di una spedizione promossa da Urbano II. Ben lungi dall'essere una semplice ricostruzione degli eventi storico-politici dei secoli XI-XIII il libro fornisce una guida per orientarsi nei molteplici livelli del movimento crociato alla luce del dibattito storiografico più aggiornato, svincolando al contempo l'esposizione dalla mera elencazione delle spedizioni organizzate in soccorso della Terrasanta da parte delle autorità dell'Occidente medievale.