Il papato medievale, più che ogni altro potere del suo tempo, si è servito di rappresentazioni e di simboli per affermare e sostenere la sua azione: raffigurazioni e idealizzazioni sono stati elementi inscindibili dalla vita di un'istituzione straordinariamente efficace in termini di autorappresentazione. Le chiavi e la tiara, la rosa d'oro e la Fenice, le sedie di porfido e la cattedra di san Pietro, gli affreschi dei Santi Quattro Coronati e le statue di Bonifacio VIII o l'accensione rituale della stoppa. Questi e molti altri sono i simboli di cui si parla, lungo un percorso che contribuisce a ricostruire il mondo mentale e ideologico del papato medievale, integrando lo studio dei testi con il messaggio proveniente dalle rappresentazioni visive.
La chiesa in Polonia accolse le costituzioni del Concilio di Trento nel Concilio Provinciale di Piotrków del 1577. I vescovi della diocesi di Vilna convocarono sinodi diocesani e promulgarono lettere pastorali, prendendo in considerazione oltre che la legislazione universale anche le questioni disciplinari specifiche per le diocesi. Dagli statuti emerge una figura di sacerdote legata esclusivamente alla cura delle anime attraverso una capillare conoscenza del proprio "gregge". Furono quindi introdotti l'obbligo di residenza così come il divieto del cumulo dei benefici cercando di evitare i vari trasferimenti del clero.
Tra la metà del XI secolo e la fine del XIII, la figura istituzionale del pontefice subisce profonde trasformazioni: immagine vivente di Cristo e quindi partecipe della sua duplice natura umana e divina, il papa rappresenta ormai il vertice dell'intera cristianità e rivendica un ruolo, non solo ecclesiale, ma anche politico, culturale e giurisdizionale. Il libro fornisce una ricostruzione storica del papato duecentesco alla luce della sua rinnovata vitalità e della rivoluzione operata da pontefici come Innocenzo III, Gregorio IX o Bonifacio VIII, che faranno della corte papale il perno politico, intellettuale e artistico di tutto l'Occidente.
T.E. Lawrence, il leggendario Lawrence d'Arabia, in due anni - dal 1916 al 1918 - riuscì ad organizzare un esercito arabo sotto il comando dell'emiro Feisal e a portarlo vittorioso fino a Damasco; ma per il governo inglese la guerra serviva solo a distruggere l'impero ottomano e a consolidare la propria posizione nel Medio Oriente. Alla fine della guerra T.E. Lawrence raccontò gli avvenimenti di quegli anni in un libro che non è un resoconto di guerra. "I sette pilastri" è un racconto epico poetico e avventuroso, un libro di saggezza, un ritratto dell'Arabia, della sua gente e dei suoi misteri ed è il diario intimo di un uomo, forse l'ultimo eroe romantico, che con il nome Lawrence d'Arabia è entrato nella leggenda.
Nel corso del Trecento medici e scienziati cominciarono a interrogarsi sul destino mortale del pontefice. Non era possibile prolungargli la vita? E se il Papa muore, la salma perde veramente tutti i segni dell'antica maiestas? Tra una cura corporis fatta di villeggiature, bagni termali e ginnastiche e i tentativi per una prolungatio vitae ricchi di elisir, ricette e balsami di ringiovanimento, emerge un quadro sconosciuto che, utilizzando il corpo del Papa come elemento di contraddizione fra dimensione umana e missione divina, contribuisce a delineare i contorni di una storia più completa del papato romano negli ultimi secoli del medioevo.
Un libro che soddisfa ogni curiosità in tema di storia dei comportamenti individuali e collettivi, di storia organizzativa e di storia della salute. Il suo obiettivo principale è passare in rassegna i problemi legati alle residenze dei papi, a Roma e fuori, alla mobilità della curia e ai suoi frequenti spostamenti, al tessuto sociale della corte, all'organizzazione finanziaria ed economica della vita curiale, alla produzione delle lettere papali, all'alimentazione, alla cura del corpo, ai rituali, all'interesse per la natura e per il prolungamento della vita, o, ancora, alle attitudini di fronte alla destinazione della propria salma.