Il libro è il ritratto della crisi religiosa e filosofica verificatasi agli albori del mondo moderno, ai tempi di Newton, Cartesio, Rembrandt e, soprattutto, di Leibniz e Spinoza, il logico e matematico inventore del Calcolo. Al centro del racconto è Dio. Lo scenario è quello di un'Europa appena uscita dalla guerra dei Trent'anni, segnata dalle difficoltà di un'altissima conflittualità religiosa, scossa da rivolgimenti politici altrettanto profondi. Le due "idee" del divino che Leibniz e Spinoza elaborano sono tutt'altro che estranee a questo sfondo, rispetto al quale emergono come conseguenze e contromisure. L'autore contribuisce a fare di questa ricostruzione del passato un'immagine ben viva per l'attuale panorama politico, diviso tra rinascite di vario segno, dai neoilluminismi ai neotradizionalismi cristianeggianti.
Siamo all'alba di un nuovo mondo politico? La grande crisi finanziaria ha prodotto le rivolte della Primavera araba e il movimento degli indignados in Spagna, Grecia, Stati Uniti e Gran Bretagna. Sono rivolte meno organizzate rispetto al passato ma la loro forza è proprio quella di essere grandi e spontanei movimenti popolari che si oppongono alle parole d'ordine di questa modernizzazione: modernizzare, riformare, cambiare. I movimenti popolari nascono anche come risposta alla falsa disputa tra opposti schieramenti che si riduce tutt'al più a chi davvero possa proporre il "vero" cambiamento, a colpi di riforme e liberalizzazioni. Alain Badiou critica questa condivisa visione delle cose che vuole a tutti i costi il cambiamento e la modernizzazione, per riaffermare la potenza dell'idea. Sono proprio le rivolte a riaprire d'improvviso la storia che molti, a cominciare da Fukuyama, avevano frettolosamente considerato finita.