Primo volume dell'Epistolario di Padre Pio da Pietrelcina. Corrispondenza con i direttori spirituali (1910-1922).
In questo volume è stata raccolta ed ordinata cronologicamente una buona parte degli articoli e di altri scritti di René Guénon, scelti fra quelli non ancora tradotti in lingua italiana o comunque di difficile reperimento. Nonostante la varietà dei temi in essi trattati, emerge chiaramente da queste pagine un preciso filo conduttore, che è quello della distinzione fondamentale fra la Tradizione, intesa come dottrina metafisica primordiale, e le singole forme tradizionali che da essa si sono via via originate nel tempo, come i rami di un unico grande albero.
L'Autore in queste poche pagine non vuole raccontare tutto il percorso di padre Pio prima di diventare sacerdote oppure raccontare la sua vita da presbitero a Pietralcina e successivamente a San Giovanni Rotondo, ma un brevissimo periodo della sua vita: dal 10 agosto al settembre di 100 anni fa cioè dal giorno della sua ordinazione sacerdotale a Benevento fino alle prime stimate a Piana Romana di Pietralcina, passando per il 14 agosto, giorno della celebrazione della sua prima messa in questo borgo del Sannio.
a cura della comunita di san leolino. Lettere della beata teresa maria della croce che rivelano la sua anima grande, fresca e limpida come acqua di sorgente.
In occasione del centenario della morte del Beato Michele Rua (1910-2010), l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice presenta ad un più vasto pubblico le lettere e le circolari che egli indirizzò alle educatrici salesiane.
Intende così rievocare alcuni aspetti del contributo dato dal primo Successore di don Bosco allo sviluppo della Congregazione, in un tempo di cambiamenti sociali e istituzionali.
Si tratta di una documentazione in gran parte inedita che rivela, con tocchi sobri e discreti, l’affetto di un padre, la saggezza di una guida, il realismo di un educatore, la spiritualità di una persona appassionata di Dio e dell’estensione del suo Regno.
L’intento della corrispondenza è quello di favorire la fedeltà allo spirito di don Bosco, rafforzare l’unità dell’Istituto e il senso di appartenenza ad una grande Famiglia, in un tempo in cui era forte la spinta di espansione nelle varie nazioni e continenti. Era dunque necessario potenziare i vincoli di comunione e soprattutto mantenere salda la convergenza sui principi fondamentali che avrebbero garantito l’unità dell’Istituto nella molteplicità delle sue espressioni.
Nei suoi scritti don Rua si mostra tempestivo nelle risposte, concreto e saggio nei riscontri. Suggerisce con discrezione le scelte che gli paiono più opportune, ma in genere si rimette al parere dell’interlocutrice facendo appello alla sua conoscenza delle persone e delle situazioni.
Il tono, sempre improntato a deferenza ed umiltà, anche quando invita a pagare i debiti, crea immediata simpatia e autentica comunicazione interpersonale, tanto più quando la serietà del messaggio è intersecata da battute di vivo colore e di autentico humor.
Per quarant'anni, dal 1901 al 1943, Benedetto Croce e Giovanni Laterza hanno intrattenuto una corrispondenza che attesta la complessità di un rapporto divenuto una profonda intesa intellettuale e un'autentica amicizia. Questo volume copre il periodo che va dal primo incontro, avvenuto a Napoli nel dicembre 1901, al 1910. Attraverso il dialogo tra il filosofo e l'editore, emergono le problematiche inerenti la genesi e l'evoluzione di alcune tra le più importanti collane della casa editrice: si riconfigura la "Biblioteca di Cultura Moderna", nascono i "Classici della filosofia moderna", gli "Scrittori d'Italia" e Croce stesso dà inizio alla pubblicazione delle proprie opere con Laterza. Un volume curato dall'Istituto Italiano per gli studi storici.
La conservazione di un ignorato archivio di lastre negative su vetro di un pioniere della fotografia di esterni della seconda metà dell'Ottocento - il pastore valdese Davide Peyrot - ha consentito la ricostruzione almeno parziale di un mondo contadino oggi scomparso, quello delle valli del Pellice e dei suoi affluenti, il Luserna e l'Angrogna, una delle cosiddette "valli valdesi". Un'ampia scelta di brani di narratori dell'epoca accompagna le illustrazioni. Introduzione di Carlo Papini.
La città, la società, raccontata in cento anni di immagini dello studio Ghilardi.