I primi anni Cinquanta del Cinquecento vedono uno scontro durissimo tra il Sant'Ufficio e papa Giulio III, sempre più in conflitto con gli inquisitori che di fatto non riconoscono la sua autorità, ma troppo debole e screditato per proporre una linea alternativa. La battaglia si apre con il lungo e drammatico conclave del 1549-50, quando Gian Pietro Carafa (il futuro Paolo IV) non esita a formulare esplicite accuse di eresia contro alcuni dei più autorevoli esponenti del sacro collegio. Forte del suo ruolo istituzionale di supremo difensore della fede, il Sant'Ufficio riesce a imporre il primato dell'ortodossia teologica su ogni altra considerazione di natura politica e pastorale, ergendosi cosi al rango di supremo tutore e garante della Chiesa e del suo magistero. A dispetto degli ordini del pontefice, l'Inquisizione continua ad accumulare prove e documenti processuali per eliminare i propri avversari anche avvalendosi delle denunce di persone screditate o di documenti falsi. Massimo Firpo tratteggia un quadro inatteso delle origini della Controriforma, colte negli aspri conflitti ai vertici della Chiesa di Roma, con esiti destinati a lasciare un segno profondo e duraturo sulla sua identità storica, teologica e pastorale.
Il libro raccoglie le relazioni del Simposio svoltosi presso l'Universita della Santa Croce (8-9 marzo 2001) riguardante il Concilio di Calcedonia e la questione dell'identita di Cristo. Il quarto Concilio Ecumenico, convocato nel 451 dapprima a Nicea e poi trasferito a Calcedonia, affermo la doppia condizione, divina ed umana, di Cristo. La definizione conciliare costitui una svolta nella storia del dogma cristiano e il Simposio organizzato nel 2001 si e interrogato sull'attualita del Concilio e sulle problematiche che la sua dottrina suscita nel nostro tempo.
Attraverso l'esame di inedita documentazione si delinea la storia della riforma della provincia domenicana di Spagna, che si sviluppò anche nelle province di Aragona e Portogallo.