Forse nessuno dei filosofi del'900 è stato oggetto di attenzione da parte dei teologi come Martin Heidegger (1889-1976). Non sempre però vi è stata la preoccupazione di comprendere la ragione più profonda dell'interesse teologico: ci si è limitati a cogliere affinità di prospettive oppure a usare alcune tematiche in lui presenti. Ricercare tale ragione sembra l'impresa più produttiva per il pensare teologico, e a questo si dedica il volume. In questione non è anzitutto questo o quel contenuto, bensì lo statuto epistemologico della teologia con il quale Heidegger si misura fin dai primi anni della sua formazione e che poi riformulerà radicalmente oltre lo stesso cristianesimo, mettendo in evidenza l'incapacità del pensare teologico cristiano a mantenere unite due istanze imprescindibili, benché divergenti: l'indeducibilità e alterità del fondamento, da una parte, e il ruolo irrinunciabile del soggetto umano, dall'altra.
Si tratta di una provocazione alla quale i teologi non possono sottrarsi, pena non riuscire a mostrare che la loro "scienza" è un'impresa culturalmente seria.
Giacomo Canobbio