La pace di Versailles ha segnato, per giudizio ormai unanime della storiografia, la fine della centralità dell'Europa nella storia mondiale. L'Europa che ne uscì, pur indebolita, continuò a interpretarsi come un «concerto delle potenze». E nell'estremo tentativo di stabilire quali di queste potenze dovessero assumere l'egemonia si giunse al loro collasso: per quanto non fosse allora evidente, si sarebbe trattato di un fenomeno che avrebbe coinvolto tanto i vinti quanto i vincitori della Grande guerra. Il tentativo di non accettare questo dato di fatto costò una nuova guerra mondiale, che lo sanzionò fuor di ogni dubbio. Nacque però una nuova e parzialmente diversa storia d'Europa, non più incentrata sul ripristino impossibile della sua centralità come «potenza» nel senso classico del termine, ma ancora percorsa dall'orgoglio di ricostruirsi almeno come «potenza civile». Questo volume offre una serie di riflessioni sulla complessità della vicenda che si è snodata fra due date simboliche: la conferenza di Versailles e la caduta del muro di Berlino. A cent'anni dal primo e a trent'anni dal secondo, in queste pagine si ragiona su una storia che ha visto mutare la geografia, i sistemi politici e sociali, la cultura, le relazioni internazionali, fino a giungere alle radici della crisi che attualmente coinvolge il nostro continente.
Il Nord-Est dell'Italia è un laboratorio particolarmente interessante per l'analisi degli sconvolgimenti che hanno segnato il primo dopoguerra nel nostro Paese. Teatro di operazioni belliche di grandi dimensioni, ne subì profondi danni. Alla fine della Grande Guerra, le regioni che avevano fatto parte dell'Impero asburgico furono scosse dai problemi dell'inserimento nel nuovo tessuto istituzionale, politico ed economico del regno. Mentre le vecchie classi dirigenti furono investite dalle richieste di ricostruzione e giustizia sociale delle masse popolari e dei loro nuovi rappresentanti sindacali e politici. Il volume prende in esame le complesse vicende sociali, economiche e politiche che hanno contrassegnato questa parte del Paese, tratteggiando per la prima volta in modo unitario e completo il passaggio dalla guerra al dopoguerra, dalle inedite dinamiche di riscatto sociale, che assunsero anche tratti rivoluzionari, fino all'avvento al potere del fascismo.
Dalla risistemazione degli assetti europei e internazionali tentata a Versailles alla fine della Grande Guerra al «nuovo disordine internazionale» conseguente alla scomparsa del bipolarismo della guerra fredda, il libro propone una nuova visione della storia delle relazioni internazionali contemporanee. Non più in una prospettiva tradizionale di storia diplomatica, ma secondo un'impostazione più inclusiva, in cui trovano posto gli aspetti economici, sociali e culturali, i processi transnazionali e i forti legami tra politica interna e politica estera. La nuova edizione, oltre a tenere conto di quanto accaduto nel sistema internazionale negli ultimi anni, dispiega un più ricco apparato integrativo e si dota di una versione on line.
Organizzata a Parigi nel 1919 fra i vincitori della Grande Guerra, la Conferenza di pace aveva lo scopo di ridisegnare la cartina geopolitica dell'Europa e di parte del mondo. Molto si è discusso sulle speranze e le delusioni che essa generò, sulla mancata corrispondenza tra i proclami di principio e la Realpolitik delle soluzioni, e soprattutto sulle sue conseguenze di medio e di lungo periodo, dall'ascesa del nazionalsocialismo alla crisi odierna in Medio Oriente. Il libro colloca gli eventi nel loro contesto storico originale, segnato dal crescente dissidio tra i vincitori, offrendo al lettore gli strumenti necessari a comprendere quanto e in che modo il processo di pace abbia influenzato gli sviluppi globali dei decenni a venire.
Dalla grande e discussa risistemazione degli assetti europei e internazionali tentata a Versailles alla fine della Grande Guerra al "nuovo disordine internazionale" in cui stiamo vivendo con la scomparsa del bipolarismo della guerra fredda, il libro propone una nuova visione della storia delle relazioni internazionali contemporanee. Non più in una prospettiva tradizionale di storia diplomatica, ma secondo un'impostazione più inclusiva che non dimentica gli aspetti economici, sociali e culturali, i processi transnazionali e i forti legami fra politica interna e politica estera.
Il ventennio fra le due guerre è un periodo di profonda crisi, contrassegnato da dispute irrisolte e da un diffuso caos economico e politico. Il riacutizzarsi delle tensioni internazionali con gli assetti della pace di Versailles; la rivoluzione russa e le sue conseguenze sulla lotta politica negli altri paesi; la modernizzazione e le spinte reazionarie che essa generò in tutta Europa; il grande crollo finanziario del 1929; la diffusione di regimi totalitari: il volume ricapitola le componenti storico-politiche di tale crisi e ne indica con chiarezza le conseguenze sulla successiva storia mondiale.
Frutto di una ricerca pluriennale, questa biografia di Giuseppe Lazzati rappresenta un passo fondamentale nella conoscenza di un testimone del cattolicesimo italiano del XX secolo. Dopo una prima formazione all'interno dell'associazione Santo Stanislao, con l'iscrizione all'Università Cattolica e l'adesione ai Missionari della Regalità di padre Agostino Gemelli, Lazzati si trovò a condividere il progetto che aveva individuato nell'esaltazione della regalità di Cristo l'ambivalente via per rilanciare la supremazia cattolica sulla società in un tempo di totalitarismi. La creazione di un proprio gruppo di laici consacrati - i Milites Christi - e l'esperienza della deportazione resero il progetto compatibile con la realtà italiana del dopoguerra.