Ismael fa il pescatore lungo le coste del Nord Africa, a pochi chilometri dalla tanto vagheggiata "Talia". Il mare è parte integrante della sua vita, fonte di sostentamento e simbolo di appartenenza insieme; ma quando il mare, all'improvviso, gli strappa il padre, a Ismael non resta altro che abbandonare tutto quello che conosce e che gli è caro, e intraprendere un viaggio disperato, alla ricerca di fortuna e di un luogo che possa veramente chiamare casa. Età di lettura: da 10 anni.
Si ritrovano sempre con le gambe sotto il tavolo, Mario Soldati e l'amico Gigi Arnaudi, origini piemontesi ma naturalizzato in Valpadana, di professione maresciallo dei carabinieri. E così, alla trattoria del Leon d'Oro, o alle Tre Ganasce, o anche nel vagone ristorante di un treno, il maresciallo racconta i suoi casi professionali e lo scrittore li annota mentalmente, per poi metterli su carta: vicende di normale umanità nella provincia italiana, una quotidianità in cui Arnaudi si muove, pedinatore di storie, immalinconito dalle manette, degustando il piacere dell'indagine come quello di un buon pasto. Con uno scritto di Roberto Perrone.
Pubblicato cinque anni dopo "Il Profeta", nel 1928, "Gesù figlio dell'uomo" è un ritratto composito della figura di Cristo. Prendono la parola, in diversi monologhi, alcuni dei personaggi chiave del Vangelo, come Maria, Giovanni il Battista, Pietro, Ponzio Pilato, Giuda, e una serie di altre figure create da Gibran, come il logico Elmadan, il farmacista greco Filemone, Melachi l'astronomo... Ma tutti, discepoli o amici e nemici, parlano di Gesù a partire da loro stessi: l'oratore vede in lui la perfezione dell'oratoria, il medico il miglior medico, il poeta lo interpreta come il poeta supremo. L'ultimo a parlare è un uomo del Ventesimo secolo, che la critica identifica con lo stesso Gibran. Gesù, per Gibran, è soprattutto figlio dell'uomo e rappresenta il compimento e la realizzazione di ogni singolo uomo: la libertà, la pienezza, la passione dell'essere. Il rapporto tra "Il Profeta e Gesù figlio dell'uomo" appare così strettissimo: nello stile solenne e metaforico, mutuato dalle Sacre Scritture, nel messaggio spirituale e persino nelle illustrazioni che accompagnano i due testi. Dall'amatissimo autore del "Profeta", una lettura ispirata di Gesù, riletto come vivente metafora dell'uomo contemporaneo.
Arte, letteratura, sensualità si intrecciano nelle pagine di "Venere in pelliccia", dove si racconta la relazione del giovane aristocratico galiziano Severin con Wanda Dunajew, una nobildonna vedova, ricca e bella. Con lei, antesignana di tanti personaggi femminili della letteratura decadente, il protagonista sottoscrive un vero e proprio contratto: sarà il suo schiavo, con il nome di Gregor, e lei la sua dea, con potere di vita e di morte purché, ispirandosi alla "Venere allo specchio" di Tiziano, indossi una pelliccia. Pubblicato nel 1870, e in una nuova versione ampiamente rivista (che qui si pubblica) nel 1878, "Venere in pelliccia" è un romanzo pervaso da forti toni autobiografici che non va però letto come un "diario", perché assai accentuato è l'aspetto di letterarietà: Sacher-Masoch fonde infatti gli elementi più tipici della cultura germanica, dal mito romantico dell'innamoramento per un'opera d'arte al tema faustiano del patto con una forza infernale, fino alla contrapposizione tra civilizzazione decadente (l'uomo, il Nord, il castello in Galizia di Wanda) e natura primigenia (la donna, il Sud, l'Italia dove i due compiono un viaggio). È in questo che risiede il fascino dell'opera, e la sua estetizzante, colta, ma non per questo meno potente, carica sensuale.
"Menzogne S.p.a." è un romanzo in cui la ricerca della verità è un'azione bizzarra, tragicomica, eppure eroica, proprio come il viaggio che Rachmael, il protagonista, vuole intraprendere. Siamo in un futuro in cui per risolvere il problema della sovrappopolazione della Terra è stata fondata una Neocolonia nel sistema di Fomalhaut, chiamata Bocca di Balena. Laggiù sembra che tutti siano felici: ma anche se qualcuno fosse scontento, non potrebbe mai tornare indietro, perché il Telpor, il teletrasporto con cui i terrestri arrivano sulla colonia lontana ventiquattro anni luce, non funziona come viaggio di ritorno. Per questo Rachmael si ostina a volerla raggiungere con la sua nave, a costo di viaggiare per diciotto lunghi anni. Odissea nello spazio, viaggio attraverso lo specchio, sfida alla realtà e ai suoi simulacri, all'identità e al potere che vuole plasmarla, questo libro mostra il percorso che conduce a una sia pur provvisoria verità come tortuoso e difficile. E nella narrativa dickiana non esiste un intervento divino che salvi Rachmael dalla falsa utopia di Bocca di Balena, come un novello Giona. Ma almeno, come osserva Carlo Pagetti nella sua introduzione, il fatto che il protagonista si ponga la domanda su quale sia la via della conoscenza - What way?- implica che una risposta, seppure parziale o insoddisfacente, possa ancora esistere!
II Meridiano propone un'ampia scelta di narrativa breve e lunga, a partire da "Itinerario di Paolina" del 1937, "ricordi di una donna che rievocava, in terza persona, la sua infanzia e la sua adolescenza". Tra i romanzi, il più famoso è "Artemisia" (1947), che ripercorre la vita della pittrice seicentesca Artemisia Gentileschi, "una delle prime donne che sostennero colle parole e colle opere il diritto al lavoro congeniale". Anche gli altri romanzi presentati sono ciascuno una perla: "Il bastardo" (1953), una "storia di famiglia", espressione di una società "intimamente logorata"; "Noi credevamo" (1967), ispirato alle vicende del nonno rivoluzionario calabrese; "La camicia bruciata" (1973), in cui la Banti colloquia con Marguerite d'Orléans; "Un grido lacerante" (1981), pagine scritte a dieci anni dalla scomparsa di Longhi, compagno di una vita. Inframmezzati ai romanzi, in ordine cronologico, sono collocati i racconti, tratti da raccolte che spesso già nel titolo dicono l'appartenenza alla "rivoluzione" femminile e il profondo interesse dell'autrice per le "epoche di profonda crisi".
Nati a quindici mesi di distanza in un sobborgo di Calcutta negli anni tormentati dell'indipendenza indiana, i fratelli Subhash e Udayan si somigliano al punto che perfino i parenti li confondono tra loro, ma sono anche l'uno l'opposto dell'altro. Subhash, silenzioso e riflessivo, cerca di compiacere i genitori esaudendo ogni loro richiesta; Udayan, ribelle ed esuberante, non fa che mettere alla prova il loro affetto. Così, quando sul finire degli anni Sessanta nelle università bengalesi si diffonde la rivolta di un gruppo maoista contro le millenarie ingiustizie subite dai contadini, Udayan vi si getta anima e corpo, pur consapevole dei rischi; Subhash invece se ne tiene alla larga e preferisce partire per gli Stati Uniti. I loro percorsi sembrano divergere inesorabilmente: Subhash intraprende una tranquilla carriera di studioso in una cittadina sulle coste del Rhode Island, mentre Udayan, contravvenendo alle tradizioni, sceglie di sposarsi per amore con Gauri, una giovane studentessa di filosofia, affascinata dal suo carisma e dalla sua passione. Poi la tragedia irrompe, improvvisa e distruttiva. Quando Subhash scopre cosa è accaduto a Udayan nella spianata dove da bambini trascorrevano intere giornate a giocare, si sente in dovere di tornare a Calcutta per farsi carico della sua famiglia e curare le ferite causate dal fratello, a partire da quelle che segnano il cuore di Gauri.
Hardy sosteneva che un bravo scrittore dovesse saper rendere grandiosa la vicenda di un essere umano qualunque. A dimostrazione della sua teoria, questi due magistrali racconti fanno di un nonnulla la struggente avventura di una vita. Affascinanti microcosmi narrativi ambientati nell'immaginario Wessex, hanno tutta l'aria di essere canovacci d'intreccio per lo sviluppo di più estesi romanzi, tra paesaggi rurali, tradizioni campestri, e personaggi annichiliti di fronte agli scherzi di un destino ostile e crudele.
"Di mare uomini e vele" è una selezione di saggi e racconti di Joseph Conrad che hanno per protagonista il mare, con i suoi pericoli e le sue meraviglie. Le navi, i venti, gli uomini e le disgrazie e le gioie dell'andar per mare sono raccontati dallo scrittore polacco con una rara maestria e profonda passione. Appassionanti descrizioni di quegli uomini così legati al mare e dei loro caratteri, nemici e compagni accomunati dall'amore e dal rispetto per il grande oceano. In questa raccolta c'è tutta l'epica del mare che ha fatto di Conrad uno dei più grandi scrittori d'avventura della storia della letteratura mondiale.
Un grande giornalista traduce, rispettando finalmente la stesura originale, e commenta, mostrandone la deflagrante attualità, l'opera letteraria del suo illustre collega degli inizi dell'era moderna. L'isola dove si svolgono le avventure del naufrago Robinson rappresenta tutti i problemi e le contraddizioni di quel mondo moderno che, agli inizi del XVIII secolo, si andava delineando nel confronto tra l'Europa e le nuove terre scoperte. Il romanzo può essere quindi considerato una sorta di "Odissea semplificata" degli albori della nostra epoca, con la stessa carica simbolica, la stessa ricchezza di allegorie.
Certi libri vanno letti al momento giusto, cioè da giovani. "Il ritratto di Dorian Gray" è uno di questi, e lo è per due motivi: perché offre il primo assaggio della corruzione; e perché mette alla prova, inscena una tentazione che vale per un'età, e una soltanto. Dopo, sarebbe una sfida troppo facile, e anzi verrebbe da desiderare, cercare, rincorrere una proposta simile, e anche i suoi effetti collaterali. Può un libro rappresentare una tentazione e portare alla rovina? La risposta è in questo stesso romanzo. Il volume è corredato da esclusivi contenuti extra, spunti e approfondimenti nella cultura contemporanea: film e serie TV, musica, arte, libri, fumetti e graphic novel.