Questo studio costituisce la prima monografia italiana su una delle più complesse pensatrici dell'ultimo millennio. Filosofa dal pensiero formidabile, così ne parlò Sarah Boxer sul New York Times, Gertrude Elizabeth Margaret Anscombe, moglie di Peter Geach e madre di sette figli, ha sempre battagliato per la verità. In lei vita, passione e filosofia sono un tutt'uno e in tale unità si cela l'irriducibilità e il fascino del suo pensiero. In compagnia dei classici dell'antichità, dei moderni e di quei filosofi del panorama contemporaneo con cui era solita dialogare, in primis Ludwig Wittgenstein, ella arrivò a elaborare un pensiero del tutto personale quale risposta ai diversi problemi sollevati in ambito sociale. Non a caso, come osserva Jane O'Grady, talvolta venne soprannominata la Dragon Lady di Oxford. Basti citare la sua opposizione pubblica al conferimento della laurea honoris causa al presidente Truman, o alle sfide che fronteggiò in campo morale. Autrice di numerosissime pubblicazioni, nel 1958 stilòil famoso scritto Modern Moral Philosophy, poi divenuto il manifesto della rinascita di un'etica di tipo neo-aristotelico. Il volume si conclude con una breve raccolta di testimonianze di persone, docenti, allievi e amici che hanno avuto occasione di incontrarla. E come ricorda Rosalind Hursthouse, Anscombe era una "filosofa straordinaria, e del tutto eccezionale".
"Questo è padre Marco D'Aviano, beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003: povero cappuccino, grandissimo stratega, grandissimo santo. Vive nei palazzi imperiali e dorme sul pavimento. Partecipa ai pranzi ufficiali e mangia un uovo sodo. Vince strepitose battaglie e si nasconde in un convento. Converte milioni di cuori, compie innumerevoli miracoli e si firma 'povero peccatore'"
"Garibaldi seguì negli anni la vicenda Calabresi con passione civile e rigore di cronista, ne fece una battaglia di principio e di verità storica. Anche grazie a testimonianze come la sua, a Calabresi fu data dal presidente Ciampi, con trentadue anni di ritardo, la medaglia d'oro al valor civile. Un riconoscimento postumo, assai postumo, che si insinuava come una piccola parentesi nel fiume di parole, interventi, pressioni per la grazia a Sofri e Bompressi. Nell'immaginario collettivo del Paese, i martiri erano diventati loro, non Calabresi. La vicenda Calabresi resta una ferita profonda nella storia civile ma anche culturale del nostro Paese. Non possiamo dimenticare che si mobilitarono contro di lui, in un famigerato manifesto, i quattro quinti della cultura e dell'intellighentia italiana. Ottocento firmatari, l'intero establishment culturale, accademico, editoriale e giornalistico italiano, tuttora in auge, si schierarono contro di lui, lo squalificarono, lo delegittimarono. Garibaldi ripercorre in modo appassionato e incalzante, attento ai dettagli e alle sfumature, la vicenda Calabresi, preceduta dal caso Pinelli - che Garibaldi tratta col rispetto che merita - e dal caso Valpreda, con rimandi alla vicenda Tortora e al sequestro Sossi, per poi tuffarsi in quel tunnel misterioso delle stragi senza volto e senza mandante che restano come un macigno sulla coscienza civile e nella memoria divisa del nostro Paese". (Dalla Prefazione di Marcello Veneziani)
I casi di Asia Bibi (da cinque anni in prigione per delitto di blasfemia) e di Malala (la più giovane candidata al Premio Nobel per la pace) hanno colpito profondamente l'attenzione dell'Italia e dell'Europa; ma si tratta solo della punta di un iceberg che vede svolgersi nella "Terra dei Puri" (questo il significato di Pakistan) un dramma quotidiano e continuo: migliaia di donne (soprattutto cristiane) per il fatto stesso di essere donne (e per il loro credo). Michela Coricelli, profonda conoscitrice del mondo islamico, già giornalista di "Avvenire", e oggi della RAI, conduce il lettore alla scoperta di un mondo drammatico, dove l'appartenenza religiosa e il genere sessuale possono ancora fare la differenza tra la vita e la morte. Un libro che parla di religione, sì, ma soprattutto di storie di donne in un mondo che non ha ancora compreso il valore personale e che non ha il coraggio di uscire da un oscurantismo che continua a produrre vittime. Malala, Asia Bibi, la lotta delle donne per la parola e la libertà.
Una nuova biografia del presidente della Regione Sicilia ucciso nel 1980. Giovanni Grasso ha avuto accesso all'archivio di famiglia appena riordinato e può così offrire un quadro più completo di Mattarella politico e cristiano. In questo modo si rappresenta tutta la parabola politica di Mattarella come consequenziale al suo impegno civile e politico che parte dall'Azione Cattolica e che ad essa sarà sempre ispirato. Grasso dimostra inoltre alcune stranezze nella ricostruzione ufficiale dell'omicidio, suggerendo un coinvolgimento non solo della mafia ma anche del terrorismo nero. Si tratta delle tesi sostenute oggi dalla famiglia Mattarella. Un libro che racconta la vita e la morte di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia ucciso nel 1980. Prefazione di Andrea Riccardi.
Si tratta di un libro-intervista, dedicato a una star della lirica internazionale. Daniela Dessì, nata a Genova nel 1957, è uno dei soprani più importanti a livello internazionale e il soprano italiano più famoso nel mondo. È interprete di riferimento per il repertorio verdiano, pucciniano e verista. Voce splendida, tecnica impeccabile e istinto drammatico, ha al suo attivo oltre 70 titoli operistici. Ha ricevuto nel 2008 il Premio Abbiati, riconoscimento della critica musicale italiana, nel 2011 il prestigioso Premio Belcanto "Celletti" come "soprano assoluto" e nel 2013 l'International Opera Award (Oscar della lirica). Ha collaborato con direttori come Karajan, Giulini, Maazel, Levine, Muti, Abbado, Chailly, Metha, e con registi come Ronconi, Strehler e Zeffirelli. Ha cantato con nomi famosi, tra cui Domingo, Pavarotti. Vive a Gussago (Brescia). I cinque capitoli, corredati da una biografia e una discografia aggiornata, ripercorrono l'infanzia e la scoperta della vocazione alla lirica; la nascita del suo repertorio attraverso l'incontro con i grandi musicisti e la sua affermazione sulla scena lirica, attraverso la collaborazione con celebri cantanti, direttori e registi; e, da ultimo, la sua vita familiare e il suo percorso spirituale. Il taglio è divulgativo, volutamente discorsivo e tra i temi trattati vi sono le nuove leve della lirica, l'arte dell'interpretazione e il rapporto con il pubblico.
Questa è la storia di un uomo che avrebbe voluto fare la rivoluzione e che, sconfitto, fini per vivere il proprio ruolo come una prigione. È la storia di un rivoluzionario professionale del Novecento e, attraverso di lui, di un'intera generazione, delle sue passioni, speranze, illusioni, vittorie e sconfitte. È la storia di un dirigente politico e insieme il racconto della vita di un giovane che sognava la presa del Palazzo d'Inverno e si trovò invece a combattere la dittatura fascista; che avrebbe voluto rinnovare la vita del Paese attraverso la Resistenza e finì a fare il senatore e l'uomo d'apparato. Pietro Secchia fu un combattente sconfitto dalla storia, isolato all'interno del suo stesso partito, costretto a reinventarsi come storico del movimento operaio, per avere ancora l'illusione di "contare qualcosa". La sua vita fu un'avventura piena di fughe, di arresti, colpi di scena, dolori - come il tradimento del suo più stretto collaboratore, che gli costò la fine della carriera politica - di viaggi, di incontri, fino alla morte e ai dubbi su un possibile avvelenamento. Grazie a una documentazione in larga parte inedita e a un innovativo approccio interpretativo, Marco Albeltaro disegna un ritratto esistenziale che risponde a molte domande rimaste senza risposta: cosa è stata la militanza politica nel Novecento, pervasiva e totalizzante, come sia stato possibile, per Secchia e per la sua generazione, continuare a fare i rivoluzionari senza fare mai la rivoluzione.
Pubblicato per la prima volta nel 1993, il libro propone la ricostruzione storica della vita e del pensiero di Ipazia di Alessandria sullo sfondo dei conflitti politici e religiosi che caratterizzarono la sua epoca (IV-V sec. d.C). Filosofa e politica di prestigio, Ipazia fu una dei più importanti protagonisti di un movimento di rinascita politica e culturale che si ispirava ai valori della tradizione classica e si contrapponeva alla politica della chiesa gerarchica degli episcopi. Da alcuni suoi contemporanei fu riconosciuta come la terza grande caposcuola del platonismo dopo Platone e Plotino. Fu l'ultima grande astronoma dell'antica scuola matematica di Alessandria. Morì assassinata sulle strade della sua città natale nel marzo del 415.
I bambini, solo conoscendo il senso delle cose, riescono a spiegarsele. E per capire chiedono, instancabili, sempre. Quando si regge lo stillicidio dei loro perché e ci si sforza di dargli le risposte che meritano, si arriva sempre al cuore delle questioni. La voglia di raccontare la storia già molto conosciuta, ma non ancora da tanti digerita, di Franco Basaglia, del manicomio liberato e del suo superamento, nasce proprio dalle domande dei più piccoli e dal tentativo di provare a ripercorrere fatti già noti con gli occhi e il cuore di una di loro, per darne una lettura inedita, unica e spudorata, quella cioè di chi non ha ancora sovrastrutture imposte da regole sociali. In questo lavoro hanno preso forma le parole per cercare di rispondere a quei tanti perché e per raccontare scampoli di vita della bambina che è stata dentro a quella rivoluzione. Bambina che nel frattempo è cresciuta e che spontaneamente ha fatto di quella esperienza la base per costruire la sua professione.
Una Wonder Woman in borghese: non indossa le culotte con le stelle o il top rosso, eppure la protagonista di questo libro a volte si sente proprio così. Come la supereroina, lotta contro le avversità della vita armata di autoironia e tenta in ogni modo di andare avanti - crescere i suoi bambini di due e quattro anni, non allontanarsi dall'amato marito Ken e vedere le amiche di sempre - mentre affronta il tumore al seno. Ma i "sassolini", come li chiama per Attilino e la Iena, le portano anche una nuova terza misura di reggipetto. E Wondy è bravissima a vedere il bicchiere mezzo pieno, così, senza poter dimenticare i continui controlli, la chemio e i mesi passati sul divano, non perde l'occasione per sdrammatizzare e vedere il lato positivo. Con la valigia pronta per un nuovo viaggio e il pc sempre acceso, impara che il tempo è prezioso (e poco), che i veri amici si riconoscono subito - ti invitano a sessioni di shopping o preparano cene prelibate con consegna a domicilio - che l'affetto incrollabile dei figli è il nostro carburante migliore; insomma che vale la pena combattere al massimo per tenersi stretto ciò che si ama. E allora, senza capelli le feste in maschera e parrucca vengono meglio, se hai già la nausea puoi concederti infinite corse sulle montagne russe con tua sorella e, se non hai appetito ma il sushi lo mangi, ne approfitti per uscire più spesso a cena... Francesca Del Rosso racconta una storia, la sua, ricordandoci come ogni donna abbia dentro un potere nascosto...
Quella di Nicola Piovani è una vita nel segno della musica, e degli incontri che la musica ha reso possibili: con Ennio Morricone, Manos Hadjidakis; con il pubblico che lo ha ascoltato dal vivo negli auditorium, nei teatri, con i registi come Federico Fellini e Mario Monicelli. Ma se "la musica è pericolosa", come diceva Fellini, è un pericolo che vale la pena correre perché regala inaspettati scampoli di divinità. In queste pagine, Nicola Piovani ricorda com'è cambiata la sua vita con l'arrivo in casa della rivoluzionaria Lesaphon Perla, la fonovaligia acquistata per le feste da ballo di suo fratello. Racconta come sono nate molte delle sue musiche, come "La banda del pinzimonio" composta per Roberto Benigni, la combinazione mi-fa-sol di "Il bombarolo" scritta per Fabrizio De André o la canzone "Quanto t'ho amato", scritta con l'amato amico Vincenzo Cerami. Ma racconta anche gli scherzi goliardici che si concedeva con Gigi Magni, come quello di approntare un testo provvisorio per la metrica di una nuova lirica di "I sette re di Roma" usando il turpiloquio al posto dei numeri. Prende forma così una "vita cantabile" dove la musica diventa un pretesto per parlare della vita, e dove la vita si lascia agganciare proprio in quei momenti in cui un'aria, una combinazione di suoni, il fragore di una banda o l'audacia di un'orchestra hanno saputo toccarci il cuore e dirci qualcosa di più su questa rocambolesca avventura di essere musicalmente al mondo.
Di lei credevamo di sapere tutto: dalla nascita a Kiev nel 1903 alla morte ad Auschwitz nel 1942, dall'avventura del manoscritto di "David Golder", inviato anonimo nel 1929 all'editore Grasset, al manoscritto salvato di "Suite francese", apparso nel 2004 e tradotto ormai in trenta lingue. Sbagliavamo: Philipponnat e Lienhardt ce lo dimostrano in questa biografia. Per tre anni, costantemente affiancati dalla figlia di Irène, Denise Epstein, gli autori hanno consultato le carte inedite della scrittrice: la corrispondenza con gli editori come gli appunti presi a margine dei manoscritti, i diari come i taccuini di lavoro. Un'opera che non solo fa risorgere dall'oblio con una vividezza sorprendente le diverse fasi dell'esistenza di Irène (l'infanzia nella Russia prima imperiale e poi rivoluzionaria, la fuga prima in Finlandia e poi in Svezia, la giovinezza dorata in Francia, i rapporti con la società letteraria degli anni Trenta, gli sconvolgimenti della guerra, gli ultimi mesi di vita nel paesino dell'Isère dove si è rifugiata con la famiglia), ma coglie e restituisce tutte le sfaccettature di una personalità complessa, affrontandone senza remore di alcun tipo anche gli aspetti più discussi e contraddittori.