"Quando arrivai a destinazione mi domandai se fossi sveglia o stessi sognando. Le costruzioni erano completamente fatiscenti, come se nessuno se ne occupasse. Respirai un innaturale senso di abbandono. Nel giro di pochi minuti il Lotto divenne un oceano di voci, colori, rumori e odori: una moltitudine di vita prese forma, suono e odore e si propose violentemente davanti ai miei occhi". Io sono nata due volte: la prima dal grembo di mia madre, la seconda a Scampia. Ho accolto una chiamata che è partita da un profondo desiderio del mio cuore, mi sono lanciata nel vuoto e, se non lo avessi fatto, non avrei mai scoperto di saper volare."
Tanti autori letterari hanno scritto "contro" la fede in Dio, l'appartenenza alla Chiesa Cattolica e la religione in genere, ma solo perché animati da un ideale "alto" di Dio, Chiesa e religione. Sono i "cristiani contro". Rivivono in questo libro che ne fa una carrellata di ritratti essenziali e sorprendenti, ricchi di citazioni dalle loro opere, attraversando i secoli, le opere e gli stili della letteratura italiana: da Iacopone da Todi a Pier Paolo Pasolini, da Giovanni Boccaccio ad Alessandro Manzoni, da Ludovico Ariosto ad Antonio Fogazzaro, da Giuseppe Gioacchino Belli a Ignazio Silone e a padre David Maria Turoldo. Anche Giacomo Leopardi, Luigi Pirandello e Umberto Eco appartengono, metaforicamente, a questo percorso morale e letterario. I loro, sono ritratti di "cristiani senza Cristianesimo", ma profondamente segnati dall'educazione cattolica e dalla cultura religiosa.
Una giovane ragazza bionda viene trovata sgozzata nella campagna retrostante una famosa discoteca del riminese. Accanto, con la testa fracassata, giace il suo assassino. Lui ha ucciso lei, ma chi ha ucciso lui? Il Maresciallo Maggio, di stanza a Viserba, dovrà sfidare molti luoghi comuni e sarà il suo istinto a fargli scoprire retroscena impensabili. Più testimone che protagonista, Maggio si muove in una Riviera ambigua e pericolosa, sempre orientandosi con la sua coscienza. "Nulla è più ingannevole dell'evidenza", sostiene un adagio: il delitto scatena la fantasia dei mezzi di comunicazione, che cercano di soddisfare il desiderio del pubblico alla facile commozione più che compiere il loro primo dovere, cioè informare. In conseguenza della pressione, gli organi di giustizia si sentono spinti ad agire per mostrare i risultati delle loro azioni. Ma questa pressione, tanto è indebita, causa indebite conseguenze. Il Maresciallo Maggio, metodico e riflessivo, vuole superare l'ipocrisia del mondo accelerato che viviamo, fatto di convenzioni sociali molto difficili da scalfire.