Il mondo è grande, ma oggi è diventato piccolo e interconnesso, e la pandemia sta lì a ricordarcelo. Al di sopra o al di sotto di stati e culture ci sono entità più vaste ed antiche: le civiltà. Nate più di duemilacinquecento anni fa, oggi si incontrano la civiltà cinese, quella occidentale (con le sue varianti continentale, angloamericana, sudamericana), quella islamica, quella indiana. Tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud del mondo, hanno dato vita ad una grande pedagogia. Un gigantesco curriculum formativo prodotto dalle religioni, dall’economia, dal paesaggio, dalla politica, dalla tecnologia, dall’etica, dalla storia, durato millenni, ha plasmato le mentalità e le identità che sono quelle di oggi. Di questo dovrebbe occuparsi anche l’educazione interculturale che qui viene proposta, con un libro ambizioso, consapevole dell’enormità dell’impresa, ma anche della sua urgenza. Un viaggio nello spazio e nel tempo, tra la Cina e il Messico, tra gli Stati Uniti e l’Europa, tra il passato preistorico e il futuro planetario. Se la prima globalizzazione si è costruita sulla competizione del turbocapitalismo, la seconda globalizzazione post-pandemica, la nuova mondializzazione, si dovrà basare sulla collaborazione e sul dialogo. Il compito della Pedagogia interculturale è favorire, al di là dei conflitti che uccidono e dei muri che separano, il dialogo tra civiltà e culture, tra esseri umani e esseri viventi.
Abstracts Editoriale Emanuele Serrelli A research skill development framework for education professionals? Alessandra Mussi - Maria Benedetta - Gambacorti-Passerini - Massimiliano Tarozzi, Ripensare la prossimità. Competenze di accesso al campo nella ricerca empirica in educazione dopo la pandemia Alessia Tabacchi, Percorsi di accompagnamento pedagogico per la formazione alle competenze di ricerca nel lavoro educativo: intreccio fra gesti e saperi professionali Simone Colli Vignarelli, Lo sguardo intersezionale come competenza euristica in pedagogia Paola Rigoni, Laura Landi, Ricerca qualitativa e quantitativa in dialogo: spunti di riflessione Chiara Bellotti, Expansive learning, dispositivo formativo dell'educatore in ricerca Luca Girotti, Etica della ricerca: da questione da affrontare a competenza da formare Valentina Meneghel, La ricerca come habitus delle professionalità educative e formative. Questioni aperte
Rivista di problemi pedagogici, educativi e didattici
Viviamo in un tempo di continue emergenze (sanitarie, economiche e sociali) che si riflettono in vario modo sui contesti educativi e chiamano in causa la responsabilità di educatori, formatori, insegnanti e pedagogisti. Più ancora sono chiamati all'azione responsabile i soggetti e le istituzioni che hanno compiti di tipo educativo, a cui compete dare linee di indirizzo e progettare piani d'intervento che sappiano leggere le emergenze del tempo presente e dare risposte significative. La Pedagogia sociale (PS) si colloca precisamente su questo livello, quello della lettura delle responsabilità educative dei soggetti a cui competono tali compiti, e cerca di offrire loro chiavi di lettura, orizzonti di significato, linee d'azione : una sorta di "bussola" per orientarsi nei territori delle grandi sfide educative. La prima parte del volume esplora l'identità della PS, come scienza e come disciplina, da un punto di vista storico, epistemologico, teoretico e metodologico, tenendo conto del dibattito nazionale e internazionale. La seconda parte propone un percorso che si configura come una sorta di "visita guidata" ad alcuni grandi temi, come la pedagogia della scuola e la pedagogia della famiglia, ma con un'attenzione particolare a quella che è possibile identificare come Pedagogia dei servizi alla persona, riletta in ottica di sussidiarietà.
Abstracts Editoriale Saggi Irene Fafalios The child, the invisible worker Luigini Bruni e Beatrice Cerrino Le idee pedagogiche di Antonio Genovesi Giovanni Ferri e Plinio Limata Educazione liquida per lavorare tutti Elena Zizioli Un'"Officina Creativa"nella reclusione: lavoro, identità, bellezza e comunità Raniero Regni Il lavoro della vocazione oggi Paolo Bertuletti L'amore pedagogico del maestro e la personalizzazione nella teoria educativa di Georg Kerschensteiner
Il volume raccoglie saggi che pur toccando tematiche differenti hanno sostanzialmente un filo conduttore comune: la secolarizzazione, fenomeno ambiguo e dalle molte facce. Di esso vengono approfonditi alcuni aspetti relativi all'incidenza sul terreno giuridico, sia nella teoria del diritto che nel concreto dell'esperienza giuridica positiva. Il fenomeno è oggetto di indagine in primo luogo con riferimento agli ordinamenti secolari, onde coglierne l'impatto sui diritti umani, segnatamente il diritto di libertà religiosa ed il diritto al matrimonio, ma anche su princìpi fondamentali del vivere civile quali la solidarietà. Ma non viene trascurata l'insolita prospettiva dell'influenza della secolarizzazione sul quel diritto canonico che, avendo il suo fondamento nel diritto divino, per natura sua dovrebbe essere immune - ma non lo è - dal contagio secolaristico.
La prima infanzia è, sul piano educativo e pedagogico, una «scoperta» moderna o affonda le sue radici nella storia più antica? Per rispondere in maniera critica e documentata a questo interrogativo, l'autrice esplora in due volumi (vol. I "Dall'antichità a Comenio", vol. II "Da Locke alla contemporaneità") le concezioni pedagogiche e le pratiche educative che hanno, di fatto, accompagnato la condizione delle bambine e dei bambini nella fascia d'età compresa fra 0 e 3 anni dall'antichità fino ai giorni nostri. La ricostruzione è anche occasione per riscoprire le radici epistemologiche di una 'agoghé del pâis' progressivamente finalizzata a gettare le basi di un'educazione capace di confrontarsi con i caratteri precipui della «natura umana». Dall'analisi della prima comparsa di un pensiero «intenzionalmente» pedagogico fra età antica ed età medievale (vol. I), si è passati (vol. II) allo studio della formulazione in età moderna e contemporanea di una pedagogia sistematica della prima infanzia, distinta (anche se mai separata) dai saperi della letteratura, della teologia, della filosofia. Il ricorso ad una pluralità di fonti storiche ha consentito di far emergere dai «silenzi dell'educazione» la figura ancora poco abbozzata dell'infans, riconosciuto però nel corso del tempo come portatore di un lógos in potenza e, in quanto tale, protagonista e destinatario di un'educazione secundum naturam.
Questo testo intende evidenziare e analizzare il contributo determinante che il romanzo di formazione ha dato alla forma-romanzo, all'indomani del grande quindicennio di sperimentalismi degli anni Sessanta e Settanta, attraverso una serie di opere, tra cui Altri libertini, Seminario sulla gioventù, Treno di panna, Camere separate, Gli sfiorati, che diventeranno riferimenti imprescindibili per la letteratura e gli autori successivi. Questi romanzi di formazione, liberandosi gradualmente dal timbro generazionale, offrirono, attraverso il racconto della maturazione dei propri personaggi, giovani irrequieti ed in cerca di identità, una rappresentazione e interpretazione di quel tempo nuovo che furono gli anni Ottanta, il decennio dell'Io, al tempo stesso rinnovando e rilanciando il romanzo italiano. Dopo aver definito il perimetro del romanzo di formazione, e averne tracciato brevemente la storia, europea e italiana, questo libro, partendo da una approfondita analisi del ritorno del romanzo del decennio precedente, ne descrive la parabola vitale lungo gli anni Ottanta, le ragioni della sua affermazione e della sua diffusione, i motivi della sua ancora attuale validità.
Rivista di problemi pedagogici, educativi e didattici.
Il volume è una riflessione sulle sfide cui si trovano oggi di fronte educazione e insegnamento, nella scuola e nelle attività extrascolastiche, dovendo rispondere alle domande formative di allievi diversi tra loro da un punto di vista cognitivo, culturale, linguistico, ma anche morale, etico, nell'ambito dei valori di riferimento e così via. In particolare il libro è dedicato alla diffusione dei principi e delle idee a fondamento del concetto di mediazione, quale modalità di interpretazione del rapporto apprendimento-insegnamento, nel contesto della complessità. Il testo è caratterizzato dalla ricerca di un percorso pedagogico che, a far inizio dal pensiero di Socrate, Platone e Aristotele giunge a ricordare la figura e l'opera di Reuven Feuerstein, considerato il padre della pedagogia della mediazione nell'epoca contemporanea. Autore noto in tutto il mondo, fondatore di una scuola di pensiero e di un metodo alla base di esperienze molteplici in tutti i continenti, il suo pensiero ha svolto senza dubbio un ruolo fondamentale nell'evoluzione del concetto e della pratica di una scuola e di una società che accolgano e valorizzino ciascuno.
«L'interlocutore, nel dialogo, non è un nemico da vincere. Non è neanche un ingenuo da persuadere, né un ignorante da istruire, e nemmeno un adulatore di cui si sia andati alla ricerca. E il compagno di strada con cui si impara a sincronizzare il passo, giorno dopo giorno, verso la meta che l'uno fa intravedere all'altro. Con cui si cerca pazientemente un punto in comune, solido, che tenga, che consenta l'abbandono del solipsismo e la mutua comprensione. Che è un cercante, una persona reale, colta e avvicinata nella sua realtà. È colui mediante il quale la nostra vita interiore si illumina e si fa vera, per cui il nostro agire, e primamente quello interiore, attinge vigore e si dispiega. Questo richiede anzitutto che si impari ad essere attivi interiormente, che si restringa lo spazio della passività, indicato dal ricevere da fuori, dallo sperimentare quello che il diverso da noi ci invia, e che noi avvertiamo come un nostro mutamento provocato. Diventare attivi portando (o riportando) al vivo le fibre del proprio essere, vinta l'innata pigrizia, e vinta anche la paura di quell'irrepetibilità scritta in queste stesse fibre» (E. Ducci, "Approdi dell'umano. Il dialogare minore").