"Quale omaggio alla Madre in occasione della presente raccolta, vorrei rifarmi, a modo di prefazione, al brano di un documento pontificio dove Paolo VI ci rimanda alla Vergine non solo come via veritatis, ma anche come via pulchritudinis: via da seguire se si vuole raggiungere la beatitudine promessa. Una beatitudine che non può essere tale se, appunto, è solo verità. La verità da sola può fare anche male. La verità la possiedono anche i dannati. Ma la bellezza!... Infatti Dostoevskij dice che sarà la bellezza a salvare il mondo. E io, senza sconvolgere nessun ordine, ma solo per dire quanto più mi preme, precisamente vorrei qui proclamare, avanti a ogni altra urgenza, la via della bellezza." (David M. Turoldo)
«Il giudizio – Matteo 25! – non ha bisogno di cavillare sul dono della fede e non sopporta sofismi sull’idealità sublime e impraticabile dell’amore altruistico: sancisce la giustizia incondizionata e suprema di agápe, in ragione della quale tutti sono giudicati, dentro la religione e fuori dalla religione. Il Signore si lascia incontrare nell’evidenza (universalmente disponibile) di una radice del mistero santo di Dio (in se stessa imperscrutabile) che è scritta sulle tavole della dedizione e della cura. In quel punto zero della grazia, universalmente offerta nella provocazione che viene dalla perdutezza dell’altro, si iscrive la salvezza di ognuno.»
La Passione, l'evento per eccellenza della nostra storia, non è conclusa, accade ancora e ha bisogno di essere immaginata con parole e gesti nuovi. Passio, testo insieme lirico e drammaturgico, si accosta alla narrazione evangelica attraverso una dimensione poetico-empatica che sfocia in una interpretazione intensa e inusuale dei personaggi dell'evento. Ma la Passione non coinvolge solo i credenti cristiani: la morte e resurrezione di quell'ebreo crocifisso a Gerusalemme duemila anni fa è come un macigno che interpella sofferenze e speranze dell'uomo d'oggi. Per questo, alle dieci stazioni del Canto (Passione di Gesù Cristo) fanno da pendant i tre movimenti del Contro-canto (Passione dell'Uomo), in cui un coro di non credenti e di dubbiosi rivolge le domande più essenziali e drammatiche a Gesù detto il Cristo.
Lo scopo del Colloquio, svoltosi a Camaldoli dal 31 ottobre al 2 novembre 2003, non è stato quello di commemorare l'enciclica Pacem in terris del beato papa Giovanni XXIII, ma di mettere in relazione il documento con l'oggi. L'enciclica segnò un modo di considerare il mondo e le cose del mondo con occhio buono, libero da pregiudizi e da ripulse con cui la chiesa l'aveva fino ad allora guardato. Per questo, non solo destò stupore, ma soprattutto registrò lo stupore del papa stesso, che affidava a tutti gli uomini "di buona volontà" un compito possibile e urgente: costruire e favorire la pace, come metodo e fine dell'esistere singolo e collettivo nella storia.