Ciò che, al primo impatto, maggiormente colpisce nell’icona di San Pietro sono la fluente capigliatura e la folta barba, entrambe bianche. Sono simboli per comunicare che ci troviamo di fronte ad un anziano (presbitero), ad un saggio. Mentre con la mano destra benedice, la sinistra presenta un “rotolo”, simbolo delle Lettere da lui scritte. Sempre nella mano sinistra si intravedono due chiavi: sono le chiavi del Regno affidate al Principe degli Apostoli: «Ti darò le chiavi del Regno dei cieli, tutto ciò che avrai legato sulla terra resterà legato nei cieli e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra resterà sciolto nei cieli» (Mt 16,19).Anche il mantello e la stola, con il loro colore oro, richiamano fortemente l’idea dell’autorità di Pietro (Primato) all’interno del collegio apostolico. San Pietro non guarda direttamente chi si pone di fronte all’icona, quasi a suggerire che egli non ne è il protagonista, lasciando così spazio alla contemplazione del rotolo della Parola.
Cosa succede quando chi non sapeva quasi nulla dell'argomento si ritrova, quasi per caso, accanto a un esorcista? Frate Alfonso, con il suo stile ironico, schietto e disarmante, racconta la sua incredibile esperienza nel mondo degli esorcismi. Tra sorrisi, dubbi, domande teologiche e situazioni al limite dell'assurdo, scoprirà che, paradossalmente, proprio gli indemoniati lo stanno convertendo. Come dice l'autore, questo non è un trattato di demonologia, ma una testimonianza autentica, vissuta, capace di mostrare la realtà complessa e sorprendente della presenza del male nella storia e nelle persone e, insieme, dell'azione della grazia divina. Un viaggio che sfida i pregiudizi e, mescolando sacro e profano, ci insegna che la fede non è una faccenda solo teorica, ma piena di umanità e fragilità, da non tenere lontana quando fa paura, ma da abbracciare con forza e tenerezza. Se pensi di sapere tutto sugli esorcismi, preparati a vedere le cose sotto una luce nuova. Perché, alla fine, il vero vincitore non è mai il demonio, ma la misericordia di Dio.
Il libretto si concentra sulle tre figure di riferimento del tempo liturgico dell’Avvento: Giovanni il Battista, Giuseppe, Maria. Giovanni il Battista, con la sua predicazione, esorta i credenti alla ricerca dell’essenziale e a vivere le esigenze del Regno con una scelta radicale che coinvolge ogni ambito dell’esistenza. Giuseppe di Nazaret, con la sua obbedienza silenziosa, rappresenta il modello del credente che, davanti alla novità di Dio, impara ad attendere la sua volontà, senza decisioni frettolose. La Vergine Madre è la porta dell’Avvento, la figura più vicina al Figlio fatto uomo. Nel canto del Magnificat Maria mostra la radice della sua beatitudine: la sconfinata fiducia in Dio e la sua umiltà. Inoltre, nel mistero del Natale, appare mentre custodisce e medita gli eventi del Figlio. Il volume si rivolge a quanti lavorano nell’ambito della pastorale (biblica, liturgica ecc.) e a quanti sono interessati a un cammino spirituale.
Nella preghiera l'uomo esprime tutta la consapevolezza di sé e, contemporaneamente, orienta la propria anima a quel Mistero da cui si attende il compimento dei suoi desideri più profondi e l'aiuto per superare le difficoltà della vita
Fin dall'inizio, in Gen 1,1, «Quando in principio Dio creò il cielo e la terra...», la Bibbia ebraica introduce il lettore nella sua modalità espressiva più rilevante: quella narrativa. Se il racconto della Bibbia si inscrive nella grande tradizione dei racconti umani, mettendo in atto gli universali dell'arte narrativa, se ne distingue anche per alcuni tratti particolari, legati alla singolarità del suo progetto. Dopo una rapida premessa alla storia di questo approccio, si caratterizza il modello narrativo della Bibbia e si presentano gli elementi costitutivi della sua arte di raccontare. Un capitolo dedicato al carattere composito della letteratura biblica offre un raccordo con il metodo storico-critico, impostazione che ha segnato l'esegesi biblica in maniera notevole. Nel capitolo finale si riflette sulla dimensione storiografica della Bibbia ebraica e si mostra come l'arte di raccontare molte storie sia legata alla sua pretesa di raccontare la Storia.
Don Miguel Mañara, ricco nobile spagnolo, ha tutte le donne che vuole, ma è insoddisfatto. Nell'incontro con una giovane donna scopre che cosa il suo cuore desidera davvero, la sposa e inizia per lui una nuova vita. Ma poco dopo lei, Girolama, muore, e l'esperienza del dolore costringe Miguel ad andare fino in fondo al suo desiderio. Diventerà frate, e morirà in odore di santità. Come tutte le opere di Franco Nembrini, anche la lettura del Miguel Mañara di Milosz nasce da una lunga frequentazione, che inizia quasi quarant'anni fa, quando Franco usa questo testo per le sue lezioni di religione, e prosegue fino a oggi. Come tutte le sue letture, non è un'analisi estetica o accademica, ma un'introduzione appassionata, tesa a mostrare come le vicende di don Miguel mettano in scena il dramma umano di ciascuno.
Nella nuova traduzione CEI, il testo completo dei quattro Vangeli e degli Atti degli Apostoli in una edizione economica.
Il libro raccoglie alcune lettere di Cirillo, patriarca di Alessandria, indirizzate al patriarca di Costantinopoli Nestorio e ad altri personaggi. Il curatore aggiunge alcune repliche di Nestorio e commenta con competenza gli antichi testi inquadrandoli nella temperie religiosa dell'epoca, quando il rigore dottrinale e l'impeto polemico innervano i delicati rapporti fra le Chiese, fra le scuole teologiche e fra le autorità ecclesiastiche e il potere imperiale. Al centro del dibattito, una delle questioni fondamentali della fede cristiana: l'incarnazione di Cristo, un tema di estrema attualità anche oggi. Sullo fondo, il concilio di Efeso del 431 in cui questa questione fu affrontata. Nello stile della collana "Vetera sed Nova-, il volume propone una selezioni di brani in una traduzione moderna e curata: parole di grande forza, capaci ancora oggi di scuotere il lettore.
In questo piccolo libro, Severino Dianich immagina di avere davanti a sé un uomo o una donna che non ha mai, o quasi mai, sentito parlare di Gesù, oppure un cristiano che lungo la sua vita ha perso interesse per la fede. Con un taglio narrativo di sorprendente efficacia, l’autore racconta in dodici capitoli l’avventura di quel Gesù che, con soli tre anni dedicati alla sua missione, ha cambiato l’esistenza di milioni e milioni di credenti e ha offerto al mondo una nuova speranza. In queste pagine Gesù rivive e prende carne ai nostri occhi. Chi era? In che ambiente viveva? Da chi era circondato e, soprattutto, perché fu messo a morte? Le risposte ci sono consegnate dall’autore con maestria di narratore e profondità di teologo. Il libro è arricchito da dodici disegni di un giovane artista che dà vita a una raffigurazione di Gesù immediata, moderna, fuori dagli schemi.
L'eternità è già presente nella nostra vita, nonostante il mistero della morte. Da sempre, la Chiesa ha costruito l'annuncio del Vangelo attorno al centro focale della risurrezione di Cristo e della vita eterna come possibilità offerta a tutti. Dobbiamo però riconoscere che, lungo i secoli, molta polvere si è depositata su questa speranza di eternità, al punto che oggi il mondo sembra indifferente alla possibilità di vivere per sempre. Per ricomprendere questa misteriosa realtà, così presente nella predicazione di Cristo e così viva nell'esperienza umana di tanti uomini e donne che hanno illuminato la storia, Roberto Pasolini ci guida con maestria a riscoprire il senso dell'eternità attraverso un mosaico di elementi: il destino ultimo dell'uomo, il sapore della morte mentre si è ancora vivi, il bisogno di rinascita e l'accettazione della nostra finitezza. Integrare queste dimensioni permette di riconoscere l'eternità come dono divino, capace di trasfigurare il dolore presente in speranza e di aprire lo sguardo alla gloria futura.