Il caso serio del cristianesimo è l’esito di un lavoro di ricerca che accosta due tra i maggiori teologi del secolo scorso, Karl Rahner e Hans Urs Von Balthasar. Il confronto fra le rispettive posizioni teologiche consente di imbattersi nel “caso serio” del cristianesimo che è Gesù Cristo, la sua passione morte e risurrezione, figura indispensabile per un’autentica comprensione del mistero di Dio e dell’uomo. Di fronte ad un diffuso fondamentalismo religioso, la rivelazione cristiana il cui centro è la divino-umanità di Gesù Cristo, entra in scena per affermare che non si può ridurre la verità di Dio alla violenza degli uomini o liquidare l’esperienza di fede come irrazionale e lesiva della libertà. Il «caso serio» apparso in Cristo crocifisso è il vaglio di ogni religione, la fine di ogni estetica mondana, il giudizio su ogni divinità che nel suo sottomettere gli uomini non si lasci prima crocifiggere dall’amore e dalla passione per la realtà e il legami di ogni giorno.
Vivere, praticare e riflettere sulla fede a partire dal contesto asiatico invita ad introdursi in un altro linguaggio e ad avvicinare una diversa esperienza religiosa. Vista dall’Asia, allora, diventa evidente che Dio si manifesta in molte maniere. Per poterlo “vedere” però è necessario andare oltre il paradigma ellenistico e riscoprire la creazione, tra altre cose, come pienezza cosmica e divino-umana. Se l’approccio occidentale pone Dio al di fuori e al di sopra dell’universo come creatore, confermando una concezione dualistica, l’approccio orientale cerca Dio all’interno, nella profondità del cuore, dello spirito. Oltre la metafisica greca, la teologia asiatica muove dalla non-dualità, dall’advaita. In questo si pone come importante contributo per la ricerca spirituale “oltre le religioni (storiche)”. Di questo sguardo e di questa riflessione sulla fede ha estremo bisogno anche il credente occidentale.
In un celebre passo il profeta Ezechiele parla del cuore dell'uomo come di un cuore che si è fatto "di pietra": immagine efficace che, come quella Kantiana "dell'albero storto", dice l'alienazione dell'umano fallito nella sua vocazione ad amare. Dio non si rassegna a questa alienazione e, attraverso la stessa voce profetica, promette: "Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" (Ez 36,26). Partendo dal termine "cuore", Armido Rizzi accompagna il lettore alla riscoperta affascinante di questa categoria intesa come coscienza etica interpellata dal bene-bontà o benevolenza, e ricostruisce l'originale e paradossale movimento ternario dell'antropologia biblica dell'alleanza: dalla "costituzione del cuore" alla sua "pietrificazione" e dalla sua pietrificazione alla sua "spietrificazione" o risurrezione.
L’offerta del perdono è un segno vincente di pace in ogni conflitto lacerante, specialmente dove massima è la violenza come la guerra o il terrorismo. L’inizio della pace avviene mediante gesti unilaterali di riconciliazione, rinunciando all’accanimento contro il nemico. Questo capovolgimento di mentalità è l’orizzonte del presente libretto nato dal confronto con il nodo della violenza radicale, alla cui origini si trova una ragione che la giustifica come “dovere etico”. Insieme, credenti e non credenti, sono interpellati ad agire per consolidare un’etica nonviolenta, mossi da un cuore pacificato che cerca di fare ciò che è giusto al di fuori della ragione giustiziera e vendicatrice.
La chiesa cattolica è chiamata ad assumere decisamente la teoria e la pratica della nonviolenza, per essere credibile con i suoi proclami di pace. Risolvere il dilemma morale fra pacifismo evangelico e responsabilità storica, è un kairós, un'occasione per inverare lo shalom pasquale con atteggiamenti sociali coerenti e scelte politiche creative. La pace, dono escatologico da invocare e attendere nella sua definitività, avrebbe un già nella storia dei facitori di pace che finalmente sarebbero beati (cfr Mt 5,9) anche di parziali ma concreti avvicinamenti al Regno.