In una prosa vivace e accattivante Michael Coogan ripercorre la lunga storia dei dieci comandamenti cercando di spiegare per quali vie siano diventati il decalogo. La Bibbia ebraica tramanda versioni diverse del decalogo: perché furono necessarie? come si giunse a stabilire quale fosse la più autorevole? Nell'agile saggio di Coogan si approfondisce il significato che i dieci comandamenti poterono avere per lettori dei tempi biblici, e si fa osservare come la loro forma non sia mai stata fissa e perché non sempre siano stati osservati rigorosamente. Oggi è evidente che non tutti i valori sanciti dal decalogo sono difendibili, non ad esempio la proprietà di schiavi né la donna come possesso dell'uomo. Quale funzione continuare a riconoscere ai dieci comandamenti?
Nel suo commento Thomas Dozeman presenta una nuova versione del testo ebraico dell'Esodo, accompagnata da note filologiche puntuali e da introduzioni e commento che fanno emergere i motivi del libro biblico, la sua struttura letteraria, la storia della sua composizione. In uno stile piano e sempre perspicuo, Dozeman illustra i molti generi letterari che si articolano nel testo biblico, anche nel confronto particolarmente istruttivo con le tradizioni letterarie del Vicino Oriente antico. Senza mai trascurare i due temi ispiratori di uno dei grandi scritti della Bibbia ebraica ? l'identità del Dio d'Israele e l'autorità di Mosè ? , questo nuovo commento tiene conto anche dell'influenza del libro dell'Esodo nella storia dell'esegesi giudaica e cristiana.
L'opera si articola in cinque parti dedicate rispettivamente alla pasqua nel Nuovo Testamento in rapporto alla pasqua veterotestamentaria e giudaica, agli elementi della celebrazione pasquale, alla terminologia della salvezza pasquale, alla pasqua come evento salvifico (pasqua e alleanza, pasqua ed espiazione), e infine alla salvezza come liberazione, anche nei risvolti liturgici e sacramentali e sotto l'aspetto della componente ecclesiologica. Lo schema strutturale molto chiaro adottato da N. Füglister gli consente di mettere ordine in una moltitudine di dati documentari di grande importanza, secondo finalità ben precise, utilizzabili soprattutto per il rinnovamento teologico, liturgico e pastorale.
La chiesa di Palestina e di Gerusalemme – il luogo, poi chiamato «terra santa», in cui Cristo patì, morì e risorse –, come pure la chiesa di Antiochia – dove per la prima volta si parlò di «cristiani» –, sono le regioni originarie della fede ecclesiale in Gesù il Cristo. Dalla comunità gerosolimitana la predicazione cristiana si propagò nella «mezzaluna fertile» e per vie disparate raggiunse le regioni della Mesopotamia, della Persia e del Caucaso.
Nel periodo che separa il concilio di Calcedonia e la fine del VI secolo, prima dell’esplosione islamica, in quelle regioni si formarono chiese con gerarchie autonome, ed è questo il tempo in cui fattori di natura gerarchica iniziano a entrare nel panorama delle chiese locali, creando quell’immagine nebulosa che ancor oggi caratterizza il cristianesimo nel Medio Oriente.
Questo nuovo tomo della grande cristologia del card. Alois Grillmeier – dovuto alle cure di Theresia Hainthaler – mira a inquadrare gli sviluppi della dottrina cristologica in un’area variegata e complessa che si distinse per i grandi centri di studio e le figure di pensatori eminenti. Come nei tomi già pubblicati, ricchissimi indici – lessicali, onomastici e analitici – facilitano un uso altamente proficuo di un’opera senza precedenti.
Questo volume 9 della Nuova Introduzione allo Studio della Bibbia fornisce una presentazione ragionata e approfondita, oltre che aggiornata, della ricca letteratura giudaica che per convenzione viene anche detta intertestamentaria, grosso modo contemporanea al Nuovo Testamento: i testi di Qumran, i cosiddetti apocrifi dell'Antico Testamento, la letteratura rabbinica. In questa nuova edizione ? aggiornata soprattutto sotto l'aspetto bibliografico (fondamentale, in particolare per gli scritti qumranici e le loro edizioni) ? i singoli testi sono presentati nei loro contenuti, situati nel contesto in cui videro la luce e presero forma, e messi in rapporto con la letteratura coeva, affine o per contenuto o per genere letterario.
In queste sue pagine, in dialogo con i contributi più recenti della ricerca esegetica contemporanea Marco Settembrini mette a fuoco negli oracoli più celebri di Isaia dibattiti e attese nella città di Gerusalemme tra l'epoca neo-assira (VIII sec. a.C.) e la ricostituzione della società giudaica posteriormente all'esilio babilonese (V sec. a.C.). Su questo sfondo si esplorano le speranze riposte nell'«Emmanuele», nella «radice di Iesse», in un «servo» che patisce per il proprio popolo. In Isaia è questione di cecità spirituale, di «castighi», di genealogie e di sterilità, di promesse riservate a chi è indegno, nell'ottica della fiducia in un Dio che salva: Gerusalemme, sposa, madre e figlia, pur ferita dal male, è amata da chi sa risanarla.