Se, come afferma il teologo russo Pavel Evdokimov, "non è la conoscenza che illumina il mistero, il mistero che illumina la conoscenza", c'è un rapporto profondo fra l'indagine sul mistero dell'inconscio umano - cara alla psicologia - e quella sulle profondità abissali del mistero divino, così come esso si è rivelato agli uomini in Gesù Cristo - cara alla fede e alla teologia cristiana. Il primato dell'ignoto sul già visto e sul già posseduto pone sia la psicologia sia la fede in una singolare condizione di povertà, la quale si traduce nell'esercizio dell'interrogazione, dell'ascolto e dell'umiltà, aprendo a fecondità irraggiungibili per un pensiero che voglia presuntuosamente comprendere e spiegare tutto. Fede pensante e analisi psicologica, cammini spirituali aperti alle profondità divine e percorsi psicoterapeutici verso le profondità dell'umano, scoprono così la ricchezza di una vicinanza in passato per lo più ignorata e spesso trascurata. Un libro che, nella sua essenzialità, schiude nuovi orizzonti di ricerca.
Tra il 1979 e il 1994 Norberto Bobbio interviene più volte sulla strage di Piazza della Loggia con conferenze a Brescia, lettere e articoli. Per la prima volta qui raccolti, in occasione del quarantennale della strage, questi scritti, partendo dalla mancata acquisizione di una verità giuridica, vertono sugli arcana imperii, sul potere invisibile: un rischio involutivo insito nella democrazia, quando il potere si sottrae al controllo pubblico e l'opacità dei suoi comportamenti mina la coesione del contratto sociale. Come se la vita della democrazia, per la tensione tra potere e libertà, corresse il rischio ciclico di uno scivolamento nell'opposto: l'autocrazia, con il suo intreccio di "potere invisibile e violenza". Scritti che sono insieme, nel loro malinconico disincanto, una sorta di testamento civile e una sintesi della lezione di Bobbio sui fondamenti della democrazia, e sulle sue promesse non mantenute.
Sebbene don Primo Mazzolari non fosse un teologo ma prima di tutto un pastore, da molti suoi scritti si possono desumere elementi di teologia morale e di ecclesiologia innovativi rispetto al suo tempo, al punto da anticipare il concilio Vaticano II - terra promessa di cui avrà occasione di parlare nei suoi ultimi articoli, ma nella quale la morte, come al vecchio Mosè, gli impedirà di entrare. Mazzolari però non è il solo a preparare il terreno su cui scenderà un giorno il seme del Concilio: altre iniziative, altri protagonisti, altre riviste svolgono un ruolo analogo e spesso hanno proprio in lui un punto di riferimento. I saggi qui raccolti - di Serena Noceti, Saverio Xeres, Bruna Bocchini Camaiani, Paolo Zanini e Bruno Bignami - si propongono non soltanto di mettere a confronto queste voci e esperienze, ma anche di indagare le basi teologiche di un percorso che, partendo dal Vaticano porta all'ecclesiologia fondata sul diverso concetto di popolo di Dio del Vaticano II: un popolo composto da chierici e laici, in cui il parroco di Bozzolo vede un antidoto contro l'eccessiva clericalizzazione della Chiesa stessa, nella convinzione che essa abbia nella parrocchia la sua prima e vera cellula vivente.
La storia della filosofia, nel presentare modelli tra loro diversi, esaurisce le possibilità del filosofare? La tradizione, pur essenziale per conservare una identità alla disciplina, può interdire la possibilità del nuovo, o è sua condizione? Sono le domande che guidano l'autore in una ricerca sulle forme logiche e retoriche della storiografia filosofica. Analizzando i paradigmi di Platone, Aristotele, Hegel - e di un acuto filosofo italiano, Luigi Scaravelli -, queste pagine mostrano la fecondità di una riflessione sulla pratica storiografica, imprescindibile per orientare la stessa attività del pensiero.
La cultura del "fine settimana" affonda le proprie radici nelle Scritture, dai valori delle quali è andata però progressivamente allontanandosi. Di più, oggi lo stesso weekend, secolarizzazione del tempo biblico, rischia di essere a propria volta secolarizzato, disciolto nel tempo frammentato e continuo che caratterizza il presente. Sorge allora l'esigenza di far luce, con i saggi qui raccolti, su questa eredità dimenticata, di origine giudaico-cristiana, da cui deriva la scansione settimanale di un tempo coronato dal sabato. Proprio in quanto settimo, il sabato - o la domenica pensata come sabato cristiano -, pur essendo diverso da tutti gli altri giorni, ha bisogno dei precedenti sei per essere tale. Sono la cessazione, la quiete e il riposo a delimitare e completare l'opera che li ha preceduti. La separazione che introducono, oltre a dare pienezza al compiersi della creazione, porta a misurarsi con il senso del limite, tra umano e divino. Ecco perché parlare del sabato, a partire dalla Bibbia ebraica e cristiana, significa riflettere sul tempo, di Dio e degli uomini, interiore e collettivo.
Credere è un'esperienza quotidiana, almeno nella sua declinazione di semplice "fiducia", ma appare sempre più difficile avere "fede": mentre la prima ne è l'accezione secolarizzata, quest'ultima implica un affidamento totale alla trascendenza. Se poi ci si riferisce al Dio cristiano, il salto della fede è vertiginoso: un uomo di Nazareth è il Dio incarnato nella storia per salvarci. La problematicità della corrispondenza fra questa credenza e il vero si avverte specialmente di fronte alla crescente complessità culturale e religiosa del contesto in cui viviamo, che rende difficile l'elaborazione di argomenti in giustificazione della fede. Il libro riporta i colloqui epistolari tra una persona che non riesce a decidersi di credere, perché non trova ragioni plausibili, e un teologo. Un dialogo dove lo schema domanda/risposta si dissolve nel comune interrogarsi circa il senso ultimo del vivere, sporgendosi oltre la frontiera che apparentemente divide pensare e credere.
Giuseppe Toniolo. Società e cultura tra Ottocento e Novecento a cura di Daniele Menozzi. Sezione monografica: D. Menozzi, I nodi di un percorso; J. De Maeyer - H. Moeys, Toniolo e il movimento cattolico internazionale; G. Formigoni, Toniolo nelle reti transnazionali del cattolicesimo sociale. Spunti di discussione; G. Vian, Toniolo e il modernismo; M. Gronchi, Toniolo e il modernismo. Tra persone e idee, con obbedienza e libertà; P. Nello, Toniolo e la questione della democrazia nel suo tempo; S. Cassese, Giuseppe Toniolo e la democrazia; L. Cerasi, Il corporativismo "normale". Giuseppe Toniolo, tra medievalismo, laburismo cattolico e riforma dello Stato; A. Cardini, Giuseppe Toniolo, la questione sociale e l'"organizzazione corporativa" della scuola italiana in economia; S. Zamagni, Giuseppe Toniolo. Un economista in anticipo sul suo tempo e perciò misconosciuto; A. Nuvolari, Giuseppe Toniolo economista; R. Bichi, Toniolo e gli studi di Sociologia; M. Colasanto, L'attualità di Giuseppe Toniolo, o dell'esigenza di un recupero di storicità; E. Rossi, A mo' di conclusione. Toniolo, il pensiero per l'azione.
Editoriale: Giuseppe Nicolaci, Sull'immemoriale; Osservatorio: Richard Kearney, Writing trauma. Narrative Catharsis in Homer, Shakespeare and Joyce; Metafisica in questione: Alberto Giovanni Biuso, Ontologie del tempo e nichilismi a temporali; Michele Paolini Paoletti, Ci sono più cose di quelle che esistono? Essere, esistenza, identità a partire da van Inwagen; Marco Rincione, Esiste un "principio di contraddizione" in Aristotele?; Ricerche critiche: Jacinto Choza, Un modelo genetico de la religión paleolítica; Christophe Perrin, D'une passion primitive à une position décisive. R. Descartes, J.-L. Marion et l'amour; Sylvana Tomaselli, "Fra diseguali non ci si può associare". Riflessioni sulla diseguaglianza nelle opere politiche di Mary Wollstonecraft. Rassegna e note: Daria Trafeli, Olgiati contro lo spiritualismo.
Gesù Cristo e il cristianesimo - qui per la prima volta in edizione critica, condotta su manoscritti in parte riprodotti nel testo - è un'opera della maturità in cui, rifacendosi alle tradizioni della scuola storica tedesca, Martinetti cerca di rispondere all'interrogativo "possiamo ancora dirci cristiani?", ripreso poi da Croce. Ai suoi occhi, il cristianesimo ha un profondo significato filosofico e un valore universale, fondati sul messaggio di Gesù e incarnati storicamente nelle "eresie". La prospettiva di un futuro rinnovamento del cristianesimo è per lui affidata più all'iniziativa delle piccole comunità di credenti (i "cristiani senza chiesa") che non alle istituzioni ecclesiastiche, a cominciare dalla Chiesa cattolica, storicamente prigioniera di una mondana volontà di potenza che la lega diabolicamente al potere (all'epoca, il regime fascista). "Un messaggio e una lettura inattuali, ma che non hanno perso nulla della loro potenza drammatica." (Giovanni Filoramo)
Papa Francesco con la canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II ha riconosciuto la grande rilevanza per la Chiesa di due pontefici che lo hanno preceduto: Angelo Giuseppe Roncalli, il papa del Concilio Vaticano II, e Karol Wojtyla, il papa protagonista della scena mondiale. La santità dei papi ha segnato il percorso bimillenario della Chiesa. Se la tradizione liturgica ha considerato martiri e santi tutti i romani pontefici dei primi quattro secoli del cristianesimo, al contrario soltanto Celestino V e Pio V sono ascesi alla gloria degli altari rispettivamente nel medioevo e nell'età moderna. Negli ultimi due secoli, dopo la caduta del potere temporale della Chiesa, la santità dei papi è tornata a essere un tratto caratteristico della storia ecclesiastica: da Pio IX, beatificato nel 2000, a Pio X, santificato nel 1954, ai due nuovi papi santi del 2014, a cui si aggiungono le cause di beatificazione in corso di Pio XII - ostacolata dalle polemiche sul suo "silenzio" nei confronti della Shoah -, di Paolo VI e di Giovanni Paolo I. Il riconoscimento della santità dei suoi predecessori costituisce un ulteriore banco di prova per gli orientamenti del papato di Francesco: l'occasione per riflettere sul ruolo del romano pontefice nel futuro della Chiesa.
Mohr: Milioni di persone, ogni giorno della loro vita, fanno finta di essere d'accordo per poter sopravvivere. Tu pensi che siano tutti delle bestie? Sophie: Oh, ci sono pochissime "bestie". Il danno reale è fatto da quei "milioni" che vogliono "sopravvivere". Quegli uomini onesti che vogliono solo "sopravvivere". Quegli uomini onesti che vogliono solo essere lasciati in pace; che non vogliono che le loro piccole vite siano disturbate da niente più grande di loro.