Le Memorie della prepositura clarense di Stefano Antonio Morcelli sono la testimonianza di un cambiamento epocale, vissuto in prima persona da un uomo di fede e di grande cultura, che si era formato in quel crogiolo di esperienze intellettuali, artistiche, filosofiche, religiose che fu la Roma della metà del Settecento, nel fulgore dell'Antico regime maturo; cittadino della sopranazionale Repubblica dei dotti, che vive la militanza nella Compagnia di Gesù; insegnante in varie città e Collegi della illustre Compagnia, compreso il principale, il Collegio Romano, e in esperienze "internazionali": fu infatti stimatissimo professore nel Collegio gesuitico di Ragusa in Dalmazia, finestra aperta sull'oriente ortodosso e sul vicino contesto politico ottomano. Un uomo dunque che guarda e sa guardare il grande orizzonte della Chiesa e dell'Europa, il fecondo dibattito delle ricerche storiche, archeologiche, agiografiche, teologiche della stagione post-muratoriana e delle tensioni gianseniste, ma che vive la propria piena maturità chiamato dalla sua gente ad un ritorno alla propria terra e all'humus religioso e culturale da cui ha tratto vigore, e dove lo aspetta non il riposo, ma la stagione della sua vita più agitata e fervida di trasformazioni
DESCRIZIONE: Se c'è un pianista, nel Novecento, al quale si possa applicare la categoria di «aura» questi è certamente Arturo Benedetti Michelangeli. Un suono, il suo, nel quale si univano unicità e trascendenza. Partendo da alcuni incontri, avvenuti tra il 1994 e il 1995, l’autore ritrae il maestro nel suo ritiro a Pura, vicino a Lugano. Emerge il profilo di un uomo dai tratti francescani: l’ascetismo s’era fatto forma di vita, in una circolarità tra arte ed esistenza. Come se l’interpretazione musicale facesse tutt’uno con un’etica di rara intransigenza. Sono pagine che non descrivono Michelangeli, ma con accenni - alcuni dialoghi, i gesti, i silenzi, le collere - cercano di trasmettere al lettore quell’indefinibile tonalità che l’ha reso un classico.
COMMENTO: Un ritratto a tutto tondo del celebre musicista, uno dei più grandi pianisti del '900, che ridà il senso della sua avventura intellettuale.
ARMANDO TORNO (Milano 1953) è editorialista del «Corriere della Sera». Tra i suoi scritti, pubblicati da Mondadori, ricordiamo: Quel che resta di Dio; Mozart a Milano; La moralità della violenza; Le virtù dell'ozio; La truffa del tempo.
Questo volume offre al lettore italiano la traduzione, sempre limpida e precisa a cura di Augusto Del Noce, dei testi di Lequier riuniti da Charles Renouvier nel 1865 sotto il titolo La ricerca di una prima verità. Il tema del libero arbitrio – nel suo paradossale rapporto con la creazione divina, la necessità naturale, il tempo – è stato così lucidamente scandagliato in questi testi da renderli dei classici del pensiero contemporaneo. L’introduzione premessa da Augusto Del Noce costituisce un vero e proprio libro su Lequier, che mira a risolvere un problema presente ad ogni studioso: la precisa collocazione della filosofia di Lequier nell’orizzonte storico del pensiero che lo precede, lo accompagna e soprattutto lo segue. Questa introduzione ha però un interesse più che storiografico, in quanto attraverso lo studio della filosofia del suo autore, Del Noce giunge a un chiarimento e a un giudizio su una posizione di pensiero tipica, il personalismo, e alla focalizzazione, nei suoi termini essenziali, del problema della libertà nei quadri di quello che egli chiama “spirito tradizionale”, di cui fu strenuo difensore.
Il volume propone una rigorosa analisi del pensiero filosofico e politico di Louis de Bonald, tra i principali protagonisti dell'elaborazione teorica e dell'azione politica controrivoluzionaria, nemico implacabile della filosofia dei Lumi e critico tenace e acuto della modernità. Ripercorrendo l'opera bonaldiana e commentandone i passi più significativi, l'autore ne evidenzia i principali nuclei tematici, dalla santa alleanza di politica e religione al timore cieco di ogni dissenso, dall'origine divina del linguaggio al modello organicistico e gerarchico di società, matrice di gran parte della successiva riflessione positivista. Un'attenzione particolare è riservata alla concezione del potere, che implica l'indissolubile legame concettuale tra la santificazione dell'unità e l'ossessione del nemico, e alla filosofia della storia, complicata dalla coesistenza di una concezione antropologica radicalmente negativa e della fiducia in un ordine provvidenziale necessariamente orientato verso una perfezione ultima e definitiva.
DESCRIZIONE: Esistono vari motivi che conferiscono al generalato di Claudio Acquaviva un’importanza particolare. Da qualunque punto di vista lo si osservi – sia da quello della storia della Compagnia di Gesù, che dell’educazione, della scienza e dei saperi, dell’espansione missionaria, dell’arte, delle pratiche spirituali o della crescita dell’istituzione – questo generalato può essere letto come un momento di compimento. Il periodo che va dal 1581 al 1615 rappresenta il crocevia di un gran numero di linee convergenti: la realizzazione della Ratio Studiorum che, portata a completamento con il testo del 1599, riconosce e sostiene l’attività degli ormai più di cento collegi che risultano aperti alla fine del secolo. Il moltiplicarsi delle litterae indipetarum, le lettere di domanda d’invio nelle missioni indirizzate al generale, rispecchia l’ampiezza e la complessità dell’impegno missionario (con la costituzione della prima missione in Cina nel 1582 e la fondazione, nel 1610, delle prime reducciones del Paraguay), in un’epoca anteriore alla creazione della Congregazione de Propaganda Fide, quando l’espansione a livello planetario della Compagnia non conosce nessun altro equivalente all’interno della Chiesa cattolica.
Se il più che trentennale governo di Acquaviva deve essere considerato – per comune consenso degli studiosi – un punto di svolta irreversibile nella costruzione della moderna identità dell’Ordine ignaziano, attraverso un processo di istituzionalizzazione che era rimasto incompleto nel periodo precedente, allora la necessità di indagare in profondità aspetti diversi e concorrenti connessi con lo sviluppo storico della Compagnia di Gesù diventa cruciale.
SAGGI DI: José Martínez Millán, Giovanni Pizzorusso, Paolo Broggio, Francesca Cantù, Carmen Salazar-Soler, Pierre-Antoine Fabre, Ines G. Zupanov, Bernadette Majorana, Antonella Romano, Maria Antonietta Visceglia.
SEZIONE MONOGRAFICA
Cristiani, ebrei, musulmani nell’Occidente medievale
Gian Luca Potestà-Roberto Rusconi, Introduzione
Matthias Maser, «Islamische Welt» und «christliche Welt» im Spiegel arabischer und lateinischer Quellen aus dem mittelalterlichen Spanien. Konditionen der Wahrnehmung zwischen Topos und Beobachtung
Ann Christys, Muslims and Christians in Umayyad Cordoba: the Formation of a Tolerant Society?
Francesca Sosio, La parabola dei «tre anelli» nella tradizione letteraria e religiosa dell’Occidente medievale
Kenneth Stow, Medieval Jews on Christianity
SAGGI
Annarita Magri, Caino, lo gnosticismo e i "testimonia", nel quadro dell’esegesi del II sec. I Perati e i Cainiti
Maria Teresa Dolso, La Vie de S. François di Paul Sabatier tra impegno storiografico e propaganda religiosa
NOTE E RASSEGNE
Clara Gennaro, Donne cristiane e sacerdozio. Note ed osservazioni riguardo ad un recente volume
John Tedeschi, Note marginali a Ferdinand Meyer, «La Comunità Riformata di Locarno»
Marina Caffiero, «Battesimi forzati». Una messa a punto storiografica
Giovanni Vian, Di una biografia recente di Pio XII
INTERVENTI
Nuovi studi su Roma nell’età rivoluzionaria e napoleonica
Marina Caffiero, Introduzione
Valter Curzi, Bene culturale e pubblica utilità. Politiche di tutela a Roma tra Ancien Régime e Restaurazione (Massimo Cattaneo)
Jeffrey Collins, Papacy and Politics in Eighteenth-Century Rome. Pius viand the Arts (Susanne Adina Meyer)
Gérard Pelletier, Rome et la Révolution française. La théologie et la politique du Saint-Siège devant la Révolution française (1789-1799) (Claudio Canonici)
Luigi Fiorani-Domenico Rocciolo, Chiesa Romana e Rivoluzione francese. 1789-1799 (David Armando)
CRONACHE
Gianmario Italiano, I tribunali della fede: continuità e discontinuità dal Medioevo all’età contemporanea, XLV Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia, Torre Pellice, 3-4 settembre 2005
La Storia della Chiesa di K. Bihlmeyer ed H. Tuechle sa congiungere la documentata esposizione scientifica alla chiarezza divulgativa, con l'aggiunta di una ricchissima e aggiornata informazione bibliografica. Se la storia, più che maestra della vita, è vita, questa storia ha il merito di presentare le vicende terrene della Chiesa in tutta l'espansione e vastità della storia dell'umanità nei duemila anni che hanno seguito la venuta di Cristo. Civiltà, culture, valori profani, tutta la varietà delle attività umane che la Chiesa ha potenziato, dalla teologia alla musica, nulla è dimenticato e tutto sistemato armoniosamente. Piano dell'opera: Vol. I L'antichità cristiana (fino al 692); Vol. II - Il Medioevo (692-1294); Vol. III - L'epoca nuova o delle riforme (1294-1648); Vol. IV - L'epoca moderna (1648 - ai nostri giorni).
La Storia della Chiesa di K. Bihlmeyer ed H. Tuechle sa congiungere la documentata esposizione scientifica alla chiarezza divulgativa, con l'aggiunta di una ricchissima e aggiornata informazione bibliografica. Se la storia, più che maestra della vita, è vita, questa storia ha il merito di presentare le vicende terrene della Chiesa in tutta l'espansione e vastità della storia dell'umanità nei duemila anni che hanno seguito la venuta di Cristo. Civiltà, culture, valori profani, tutta la varietà delle attività umane che la Chiesa ha potenziato, dalla teologia alla musica, nulla è dimenticato e tutto sistemato armoniosamente. Piano dell'opera: Vol. I L'antichità cristiana (fino al 692); Vol. II - Il Medioevo (692-1294); Vol. III - L'epoca nuova o delle riforme (1294-1648); Vol. IV - L'epoca moderna (1648 - ai nostri giorni).
DESCRIZIONE: Le "reliquie" si impongono – siano esse resti corporei oppure oggetti appartenenti alla persona in vita – come veicoli della sacralità: un valore aggiuntivo che la comunità stessa conferisce loro. E se il "sacro" nasce come prodotto culturale determinato da una scelta umana, esso non preesiste come una categoria a priori.
L’originalità di questo testo si delinea, da un lato, nel mostrare l’attualità del concetto di sacro come fonte di interpretazione della religiosità contemporanea, con attenzione agli sviluppi antropologici; e, dall’altro, come investigazione sul campo in vari conventi in Francia e in Italia: interrogazione vivente della comunità religiosa, attraverso l’analisi del caso storico riguardante la beatificazione della duchessa bretone Françoise d’Amboise (1427-1485). In queste pagine si assiste – e l’occasione è il ritrovamento di un documento relativo a una reliquia della duchessa posseduta dal Carmelo di Vannes – a una sorta di "metamorfosi": la studiosa da asettico ricercatore diventa "mediatore" della pratica sacra, perché condivide con le monache una vera scoperta.
Il lettore, introdotto nel mondo conventuale, è guidato a decodificare i processi sociali e simbolici che suscitano e alimentano il valore sacrale della reliquia: inaspettati significati si celano dietro i gesti delle religiose che "fabbricano" l’oggetto, nelle pratiche che lo definiscono e negli scritti che ne autenticano la verità.
COMMENTO: Un manuale di antropologia delle reliquie, a partire dal caso della duchessa bretone, e poi beata, Françoise d'Amboise (1427-1485), che mostra l'importanza e il valore sacro delle reliquie, analizzate come prodotti culturali e come forme del sacro.
FRANCESCA SBARDELLA è ricercatrice in discipline demo-etno-antropologiche all’Università di Bologna, dove insegna Antropologia sociale ed Etnologia delle culture europee. Si occupa di antropologia religiosa in ambito europeo. Oltre a vari saggi su riviste specialistiche e a collaborazioni, ha pubblicato il volume Il culto di s. Antonio Abate nel folklore prenestino (1998).
DESCRIZIONE: L’Oriente e noi è, sin dal titolo, una provocazione: un rovesciamento di quell’osservatorio – il "noi" – che abilita a decifrare un mondo "altro". Un altro – l’Oriente – al quale, secondo l’autore, l’Occidente non è riuscito a dare "ospitalità": una mancanza imputabile alla pretesa di egemonia culturale europea. L’analisi assume i tratti della denuncia di un errore metodologico che ha i connotati di una prigionia: quella stessa precomprensione dalla quale occorre liberarsi affinché le scienze delle religioni superino un modello univoco di razionalità e infine "postmoderno" possa dirsi sinonimo di "postcolonialismo". È come un disfare le trame dell’occidentalismo per restituire alle altre culture (Buddhismo, Induismo), unitamente al diritto di esistenza, quello di essere interpretate nel rispetto. Si profila un ripensamento dello studio delle religioni attento non soltanto ai loro aspetti normativi interni, ma – ben di più – in ascolto delle diversità di tono, fonti di un peculiare senso religioso.
Il saggio con ricchezza documentaria si snoda tra storia delle culture, filosofia, antropologia ed etnologia, e suscita riflessioni su un mondo che – ponendo questioni ineludibili sul terreno dell’umano, del divino e della scienza – sporge sulle nostre vite.