Il libro è un viaggio alla scoperta di sei tribù sconosciute. Tribù con una peculiarità: la pelle bianca. E che invece di vivere immerse in un molle privilegio tropicale, come vuole il luogo comune sui rapporti tra colonizzatori e colonizzati, sono povere, discriminate, a volte disperate. Sono gli ultimi olandesi dello Sri Lanka; i contadini tedeschi di Seaford Town, in Giamaica; i Sudisti americani del Brasile; gli ultimi polacchi di Haiti; i Baster di Rehoboth, allevatori calvinisti della Namibia; i Blanc Matignon, normanni e bretoni, della Guadalupa. Le loro storie, le loro tragedie, le loro follie offrono al lettore una lente d'ingrandimento attraverso la quale guardare, in modo diverso, sei Paesi del sud del mondo.
I sostantivi, come uguaglianza, libertà, cittadinanza; gli aggettivi, come formale e sostanziale, presidenziale e parlamentare; i verbi, come eleggere, rappresentare, decidere sono parole-chiave che ricorrono in ogni discorso sulla democrazia. Di fronte alla confusione della comunicazione politica, questo libro vuole ridefinire le regole del loro uso corretto e non equivoco. Certi "errori grammaticali" della democrazia, non riconosciuti come tali e, anzi, scambiati per usi corretti, contribuiscono a generare errori anche nella pratica. La democrazia rischia di trasformarsi nel "governo dei peggiori".
Tracciando confini, separando lo spazio 'addomesticato' da quello selvaggio, edificando villaggi e città, gli uomini hanno da sempre orientato se stessi e l'intero universo. Oggi, invece, parlare di insediamenti umani e di 'perdersi' implica dare testimonianza dello sconquasso del mondo dovuto a sempre maggiori situazioni di diaspora e di emigrazione e al costituirsi di forme di cittadinanza nuove. Un libro originale e sorprendente che, come scrive Gianni Vattimo nella prefazione, "muovendo da una riflessione essenzialmente antropologica e 'scientifico-positiva', ritrova la tematica centrale della filosofia contemporanea".
"Un saggio polemico ed estremamente intelligente, che rivendica la complessità della parola a fronte della videobanalità, della conoscenza a fronte della mera informazione". (Fernando Savater). La domanda di fondo intorno alla quale riflette Giovanni Sartori non può essere elusa: davvero il tele-vedere cambia la natura umana?
"Perché un libro sulle passioni? Raramente un'epoca si è sentita così 'spassionata' come la nostra. Le passioni, che hanno costituito per secoli il fulcro dell'affermazione di sé e un nesso potente tra l'individuo, i rapporti privati e la vita pubblica, sembrano aver esaurito la loro funzione. Eppure, nel bene e nel male, nella forma della presenza o dell'assenza, dell'affermazione o del diniego, esse orientano ancora la riflessione e l'agire umano". (Dall'Introduzione di Silvia Vegetti Finzi)
Lo sviluppo dell'Urbe si snocciola davanti agli occhi del lettore in tutte le sue sfaccettature: il profilo politico, la vita religiosa della città, l'attività amministrativa nel succedersi delle varie Giunte, lo sviluppo demografico, lo sviluppo urbanistico, le attività produttive, il cambiamento del quadro sociale, la sua posizione di capitale culturale. Il volume è corredato da una cronologia e da altri apparati come tabelle sui risultati delle elezioni politiche, amministrative e circoscrizionali che consentono un'analisi dello spostamento della base elettorale, la lista delle Giunte dal dopoguerra a oggi, indici dei nomi e dei toponimi.