L'archeologia è una disciplina ma anche una forma mentale, un modo di guardare la realtà che assegna forma materiale alla nostra "durata" nel tempo. L'archeologo tenta di ricomporre un puzzle infinito i cui tasselli sono parte del flusso ininterrotto della storia, dalla preistoria alla modernità. Il suo lavoro si fonda, innanzitutto, sull'interpretazione delle fonti materiali e su un approccio di tipo visivo. Per stimolare e sviluppare questa attitudine alla valutazione visuale, il volume si avvale di un ricco apparato illustrativo che accompagna la trattazione sistematica e ragionata di teorie, tecniche e strumenti della disciplina. Daniele Manacorda segue in queste pagine il filo di un lungo ragionamento che si dipana intorno a una "metafora biologica", aiutando il lettore ad accostarsi alle fonti archeologiche attraverso i concetti di nascita, vita, morte e rinascita. Il libro si sofferma poi sull'approfondimento di tematiche specifiche quali l'archeologia storica, il concetto di "perduto", il rapporto tra materialità, testualità e oralità, tra originale e copia.
Dire che la nostra società è definita e plasmata dai consumi non è un'affermazione sorprendente. Lo diventa quando si sostiene che le pratiche del consumo hanno influenzato la struttura sociale e politica del nostro paese sin dalle sue origini unitarie, ben prima che si cominciasse a parlare della cosiddetta "società dei consumi". Questo volume mostra come, dalla lotta contro la povertà dei primi governi liberali dell'Italia unita alla creazione, voluta dal fascismo, di un consumo nazionale autarchico, per arrivare fino all'oggi con le politiche del welfare e i movimenti del consumo critico, il fattore consumistico abbia giocato un ruolo fondamentale nella definizione della nostra fisionomia di nazione e negli orientamenti delle diverse politiche di governo. Emanuela Scarpellini conduce un'inchiesta sull'evoluzione storica delle abitudini d'acquisto degli italiani, attingendo ai risultati delle più recenti ricerche economiche, antropologiche e sociologiche in materia ma anche dalla letteratura e dall'arte. Particolare attenzione è dedicata al mondo e ai luoghi del commercio, colti nel loro sviluppo storico e architettonico che modifica profondamente il paesaggio urbano: dai negozi alle fiere di paese, fino ai grandi magazzini, ai supermercati "americani", ai centri commerciali e agli outlet dei nostri giorni.
Parlare, scrivere, leggere, pensare. Sono attività per lo più istintive e inconsapevoli, che sottendono tuttavia fenomeni di elevata complessità. Il principale problema di chi si avvicina al linguaggio con l'intenzione di analizzarlo è proprio quello di liberarsi da questo eccesso di consuetudine e riuscire nell'impresa di osservare le cose familiari come fossero nuove. Gli interrogativi in cui ci si imbatte, nel corso di questa esperienza, sono numerosi. Come si classificano le lingue storiche? Come variano? Quali sono i metodi di analisi? Questo volume, dopo aver introdotto i principali problemi relativi allo studio della lingua, prende in esame l'uso della lingua nelle sue varie componenti, secondo un approccio che tiene conto del contesto, del "far cose con le parole" e delle strategie dell'interazione verbale.
Hegel arriva a Jena nel 1801. Non è che un giovanotto di belle speranze, un trentunenne con qualche inedito nel cassetto e nessuna pubblicazione alle spalle. Quando ripartirà da quella città, nel 1807, sarà invece il celebrato autore della "Fenomenologia dello spirito". È in questa manciata di anni, dunque, che Hegel diventa Hegel; non serve altro per comprendere l'importanza nevralgica che gli scritti del periodo di Jena hanno nello sviluppo del suo pensiero. La "Filosofia dello spirito jenese" raggruppa frammenti di testo venuti alla luce in epoca relativamente recente, tra il 1931 e il 1932. Si tratta di manoscritti redatti da Hegel per uso personale e che, proprio in virtù di questa natura diaristica e autoreferenziale, riescono a introdurre il lettore dentro il "laboratorio" del filosofo, in quel luogo dove sembra che egli riesca a "guardarsi pensare".
L'architettura del Rinascimento nasce a Firenze nel primo '400, si diffonde in Europa nel '500 e poi in tutto il mondo dove arriva l'espansione dei popoli europei. Entra in crisi alla metà del '700, quando è criticata dalla nuova cultura razionale che prepara il ciclo dell'architettura moderna. In queste pagine Leonardo Benevolo ne dà un resoconto completo, illustrando anche il rapporto tra architettura e altre forme culturali del tempo, in particolare la grande avventura delle arti figurative da Mantegna a Michelangelo, a Rembrandt.
L'Illuminismo in Italia, in una sintesi storica di vasto respiro che dà conto sia della cultura e delle riforme nel secolo dei Lumi sia dei migliori risultati della ricerca. L'opera si articola in sei parti. La prima, costruita sul terreno della demografia e della storia economica e sociale, considera l'intero secolo XVIII. La seconda, che si concentra sul pensiero politico, intellettuale e religioso, racconta gli echi italiani della crisi della coscienza europea, fino alla metà del secolo. La terza e la quarta, organizzate in un arco cronologico che giunge alla crisi dell'Antico Regime, illustrano le politiche e i modelli di riforma. La quinta completa il discorso sull'Illuminismo maturo attraverso un'analisi del pensiero politico ed economico. La sesta parte sposta il fuoco sul metodo storiografico e si occupa di come gli storici hanno ricostruito e interpretato il diciottesimo secolo italiano, dal Romanticismo a oggi.
Piero, il giurista liberal-socialista che era stato amico dei fratelli Rosselli e che battezzerà la Costituzione repubblicana. Franco, il gappista che aveva comandato il gruppo di fuoco di via Rasella e che diventerà uno dei massimi dirigenti del Pci. Sembra una storia ispirata alla continuità dei sentimenti e delle memorie, tra generazioni diverse, all'interno di una delle grandi famiglie che ha "fatto" l'Italia nel Novecento. Invece è una storia di incomprensioni, lacerazioni, sofferenze. Le vicende e i tormenti di quel padre e di quel figlio, che avevano ispirato alcune delle più belle pagine di storia scritte da Alessandro Galante Garrone, riflettono una vicenda più vasta: la resa dei conti tra due generazioni di italiani che la guerra e la Resistenza avevano collocato all'interno di uno stesso campo - l'antifascismo - ma quasi ai confini, psicologicamente, politicamente, esistenzialmente lontani gli uni dagli altri. In mezzo, una donna: Maria Teresa Regard, la ragazza dei Gap che Franco conosce nel vivo della lotta e che segnerà l'occasione della definitiva emancipazione.
Questo è un libro filosofico, interessato a influenzare niente altro che le riflessioni. Non ambisce a portare a termine l'impossibile cerimonia di seppellire Dio, né vuole assumere un ruolo diretto sul piano politico o giuridico e neanche presentare dogmi nei quali si possano riconoscere gli arei per costituire la chiesa di coloro che sono senza chiesa. Questo libro muove dalla fiducia che la civiltà del nostro paese permetterà di accogliere le idee di coloro che sostengono esplicitamente che la morale e i valori sono qualcosa che non solo può unire credenti e non credenti, ma esige da tutti noi un surplus di indipendenza e di autonomia, da realizzare vivendo come se Dio non esistesse.
Lui italiano, lei straniera. Lui straniero, lei italiana. Oppure nuovi italiani, figli a loro volta di genitori di nazionalità diverse. Nella relazione a due le identità si moltiplicano, si mescolano, si frammentano, a volte si contrappongono, diventano un caleidoscopio ricco e complesso. I matrimoni tra stranieri e italiani negli ultimi dieci anni sono triplicati e negli ultimi quattro anni il numero dei bambini nati da loro è aumentato del 22 per cento. In queste pagine, i racconti di quattro autori della nuova letteratura italiana fotografano la società che cambia, ne colgono le sfumature, i dettagli, li rileggono in modo ironico, svagato, intenso. Il figlio in arrivo in una coppia afro-italiana irrompe come un ciclone nelle vite dei genitori e ne stravolge il rapporto. Una ragazza somala racconta con tenero umorismo la fine del suo amore con un italiano, decretata da cause di forza maggiore. Un impacciato ragazzo cinese chiede in sposa un'italiana, ma non ha idea dei guai in cui sta andando a cacciarsi, a voler conciliare le tradizioni millenarie delle rispettive famiglie. Nel Nord Italia un musulmano si incontra e si scontra con il mondo provinciale e piccolo borghese della sua compagna cattolica.
Nel 1930 un ragazzo ventitreenne di nome Kurt Gödel dimostrò un teorema destinato a cambiare per sempre la nostra comprensione della matematica e, forse, di noi stessi: il Teorema di Incompletezza dell'Aritmetica. Questo libro ci guida, e senza presupporre alcuna particolare competenza matematica, nei segreti della leggendaria dimostrazione di Gödel e delle sue controverse implicazioni filosofiche. Francesco Berto mostra come alcuni usi del Teorema oggi invocato in migliaia di siti Internet, in discorsi di politica, religione, sociologia e, naturalmente, ermeneutica e postmodernismo - sorgano da buffi fraintendimenti del risultato gödeliano. E discute le posizioni dei molti nomi celebri del pensiero contemporaneo che hanno sentito il bisogno di dir la loro sul Teorema. Da Wittgenstein al profeta dell'Intelligenza Artificiale Douglas Hofstadter, vincitore del Premio Pulitzer col celebre Gödel, Escher, Bach; dal fisico Roger Penrose, per il quale invece il Teorema di Incompletezza mostra che nessun computer può emulare la mente umana, allo stesso Kurt Gödel, che associò la propria scoperta a un'intuizione puramente intellettuale dell'infinito.
Una scuola possibile dà spazio ai sistemi scolastici democratici e progressisti già presenti e funzionanti in Europa, laddove l'educazione scolastica si è incontrata con la disponibilità a investire sulla welfare society. Alla base di questo modello funzionale di scuola non possono mancare la consapevolezza che una elevata formazione scolastica costituisce un capitale che nessun paese può permettersi di trascurare o inaridire, e che investire nella formazione significa dunque investire strategicamente nel futuro. Franco Frabboni delinea il profilo problematico dell'istituzione scolastica nell'Unione europea del terzo millennio, posta di fronte a uno snodo fondamentale della sua esistenza: la scelta tra una faccia buia e antidemocratica e una illuminata e democratica, figlia di un modello socioeconomico solidaristico che assicuri concretamente il diritto alla libera istruzione.
A guidare lo studio di Vincenzo Ferrone sulla politica dei Lumi alla fine del Settecento è una vicenda umana ed editoriale che fece scalpore nell'Europa di fine secolo: la pubblicazione, a partire dalla primavera del 1780, della Scienza della Legislazione di Gaetano Filangieri. Quell'opera divenne infatti nel decennio che precedette la rivoluzione francese un clamoroso best seller tradotto nelle principali lingue e ripetutamente ristampato. Non c'era persona colta che non ne parlasse con ammirazione e stupore. In tutto il continente divennero famose le pagine che discutevano il necessario rapporto tra morale e politica, l'antieconomicità del regime feudale, la centralità del diritto della Roma repubblicana nel nuovo costituzionalismo illuministico, il danno arrecato dalla polarizzazione della ricchezza nelle mani di pochi alla libertà e al rispetto dei diritti degli individui. Il volume ripercorre la cultura dei Lumi italiana ed europea e riscopre nell'opera di Filangieri, accanto al Settecento delle riforme, un altro non meno importante Settecento dei diritti, del costituzionalismo, del patriottismo repubblicano, della creazione della sfera pubblica, a fondamento della coscienza democratica europea. Il libro ha avuto una precedente edizione in "Collezione Storica".